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Autore: Lady I H V E Byron    28/05/2020    0 recensioni
(DescendantsXKingdom Hearts crossover)
Auradon è stata distrutta da creature oscure chiamate Heartless: i sopravvissuti decidono di divenire custodi dell'arma chiamata Keyblade per difendere ciò che è rimasto loro. Ma dovranno superare una prova...
(Un AU in cui gli eventi ed i personaggi di "Descendants" si incrociano con quelli di Kingdom Hearts. Un AU dove i personaggi di Descendants hanno vissuto nei mondi dei loro genitori fino ad essere condotti o abbandonati da essi su Auradon o nell'Isola degli Sperduti. Un AU dove Auradon non è un regno, ma un mondo. Un AU in cui, ad ogni capitolo, verrà raccontata la storia di ognuno dei personaggi principali di Descendants.)
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Organizzazione XIII, Riku, Sora, Terra, Yen Sid
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note dell'autrice: ok, qui inizia il vero AU; ho stravolto le storie dei Descendants, per renderle canoniche alla trama di Kingdom Hearts; e in questo gioco, ogni cartone Disney ha un proprio mondo. E prima di iniziare il Tuffo nel Cuore di Mal, diamo un'occhiata alla storia che ho scritto su di lei. Se non vi torna qualcosa, tanto verrà chiarito nei background di tutti gli altri.

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Mal's Story



Girava una leggenda, in un regno, ovvero che, un giorno, una potente forza oscura sarebbe giunta per eliminare la Luce di quel regno, e farlo sprofondare nell’Oscurità.
I sovrani erano timorosi per la sorte del loro regno. E di recente si era sparsa la voce che Malefica, la strega più potente del regno, avesse deposto un uovo di drago. Non esisteva nulla di più malvagio di Malefica stessa: qualunque creatura nata da lei, dunque, sarebbe stata malvagia quanto lei.
Forse sarebbe stato il nascituro di Malefica la potente Oscurità che avrebbe portato il regno alla distruzione.
I sovrani non potevano permetterlo. Con l’aiuto delle fate, infatti, riuscirono a rubare l’uovo di Malefica ed esiliarlo in un mondo lontano dal loro.
Questo provocò, per la prima volta da anni, disperazione in Malefica. Affranta, aveva deciso di togliersi la vita, facendo crollare il suo castello intorno a sé.
Aveva raggiunto il regno dei morti, ma scoprì che la sua ora non era ancora giunta e che non poteva morire.
Ade, il dio dei morti, da sempre aveva ammirato Malefica, il suo potere, il suo rigore. Malefica aveva trovato in lui un valido alleato e confidente: era stato lui ad averle suggerito un valido piano di vendetta.
-Non puoi permetterti di morire, quando un intero regno sta prosperando sul corpo di tuo figlio. O figlia.-
Questo l’aveva spinta a tornare nel mondo dei vivi, e vendicarsi su Aurora, la figlia di re Stefano, a sua volta figlio dei sovrani che avevano rapito il suo primogenito.
Il primo figlio o figlia di Malefica era nato da una relazione tra draghi. La secondogenita, Mal, dall’unione della Signora di tutti i mali e del Dio dei morti.
Malefica non poteva permettersi di perdere la figlia come aveva perduto il primogenito.
Rinchiusa in una torre del castello di Malefica, Mal crebbe senza sapere nulla del mondo esterno.
Non aveva contatti con il mondo esterno, con l’eccezione dei seguaci della madre, quando le portavano i pasti, e della madre stessa.
Non aveva nemmeno conosciuto suo padre Ade: Ade aveva permesso a Malefica di tornare nel mondo dei vivi proprio il giorno della festa di battesimo della principessa Aurora. Da allora, non erano rari i loro incontri. Ma, poi, le loro visite diventavano sempre più rare, fino a non incontrarsi più. I loro doveri erano venuti prima dei loro sentimenti. Malefica dovette accudire Mal da sola, dopo averla data alla luce.
Le era concesso uscire dalla sua stanza solo una volta alla settimana. Ma doveva restare all’interno del castello; non appena si avvicinava al ponte levatoio, Diablo iniziava a gracchiare, a mo’ di allarme.
E se non era Diablo era Pietro Gambadilegno, il nuovo tirapiedi della madre.
Le urlava: -Ah-ah! Beccata!- e poi se la caricava sulle spalle per condurla nella sua stanza.
-Io proprio non ti capisco. Hai un castello tutto per te e tu vuoi scappare. Così farai spezzare il cuore alla tua povera mamma. La capisci, vero? È così sola, fa di tutto per proteggerti e tu la vuoi abbandonare. Che figlia ingrata che sei, Mally.-
“Mally”. Odiava quel nome. Specie quando veniva pronunciato da quel gatto obeso. Cercava in ogni modo di costringerla a non tentare la fuga, con i sensi di colpa.
E funzionavano. E quei giorni, Malefica si recava nella sua stanza, rimproverandola di aver tentato di fuggire, di essere un’ingrata. I soliti rimproveri di un genitore.
Mal non sapeva i sentimenti che provava per la madre: se odio o devozione. O entrambi.
Aveva sentito dire, soprattutto da Pietro, che Malefica aveva quell’atteggiamento verso di lei a causa del rapimento del primo figlio da parte dei sovrani genitori di Re Stefano. “Per il bene del regno”, come avevano detto. Ed era per questo che non voleva che la figlia scappasse dal castello.
Ma non per affetto o premura.
Malefica non era capace di provare amore. Aveva in mente un piano, con la figlia.
Vivendo da reclusa, a Mal non erano concessi molti svaghi: giocava con delle bambole o leggeva dei libri che i seguaci della madre le portavano dalle razzie dei villaggi circostanti, dipingeva sui muri, affinando, poco a poco, il suo talento con il disegno; ma, soprattutto, stava seduta sulla finestra, fissando la nebbia che circondava la Montagna Proibita.
La fissava continuamente, immaginando cosa celasse: a volte immaginava un prato fiorito e tanti alberi, talmente alti che, non appena si fosse arrampicata, sarebbe stata capace di vedere tutto il mondo; a volte un villaggio con tanti bambini della sua età con cui giocare e ballare il girotondo; una volta aveva persino immaginato di vivere in un mondo dove tutto era fatto di dolci e il suo era l’unico regno del carbone perché la madre ed i suoi seguaci erano cattivi; oppure che lei e sua madre fossero le uniche umane di tutto il creato ed il resto degli abitanti dei regni fossero animali parlanti che avevano ammazzato gli umani per le loro cattiverie e la nebbia serviva a tenerli lontani.
Questi e molti altri pensieri.
Qualunque cosa per distaccarsi dal suo pensiero e timore principale: rimanere rinchiusa in quella torre fino alla morte.
La sua possibilità di libertà arrivò al suo quattordicesimo anno di età; anche se non era proprio libertà quella che ottenne.
Sul muro era apparsa una macchia enorme, oscura, divenendo grande abbastanza da far passare una persona. Infatti, da quella macchia comparve un uomo: carnagione scura, capelli grigi e lunghi, e due occhi rossi brillanti che fissavano la ragazza, spaventata da quello sconosciuto. Portava persino un soprabito con una strana spilla al centro del petto, un cuore nero.
Mal voleva urlare, ma l’intruso riuscì a coprirle la bocca con una mano. La fissò negli occhi con sguardo freddo e minaccioso.
-Mi sarai utile con tua madre, piccola colomba.- le aveva sibilato. Un appellativo persino peggio di “Mally”.
L’aveva presa per i capelli viola e trascinata a forza in quel portale, nonostante le proteste e le grida.
Nessuno accorse per salvarla.
Mal si ritrovò in un nuovo castello. Una nuova prigione. Era un castello messo meglio di quello di sua madre, ma si rivelò essere la sua nuova prigione.
Ed era stata messa in una vera prigione, dopo averla sottoposta a torture psicologiche ed averla spaventata con esseri oscuri, formiche giganti con grandi occhi gialli, persino più spaventosi dei seguaci della madre, e con un essere ancora più spaventoso che appariva spesso alle spalle dell’uomo, una creatura senza gambe, dal torso con un foro simile ad un cuore e bocca digrignata ma bloccata da bende.
Non faceva altro che piangere e tremare, all’ombra di quella fredda e umida prigione.
Le visite dell’uomo erano frequenti e le torture continuavano.
Mal pensava di essere di nuovo da sola.
Ma un'altra persona venne condotta nelle prigioni da quelle creature oscure: un ragazzo. Aveva lo sguardo assente, nonostante la luce nei suoi occhi cerulei.
Non riuscì, però, a vederne il volto. E lui camminava senza averla vista.
Parlava di rado; specialmente per lamentarsi dei continui pianti di Mal. Erano quelle le loro conversazioni.
Non si erano mai visti in faccia: avevano memorizzato il tono della voce dell’altro e persino i propri nomi.
Il ragazzo si chiamava Riku: veniva da un’isola, da quanto aveva raccontato. E un’isola è, di norma, circondata dal mare. Lui si sentiva un prigioniero nella sua stessa casa. Voleva vedere i mondi al di fuori del suo, viaggiare, scoprire cose nuove, scoprire perché di tutti i mondi esistenti, lui fosse “proprio capitato in quello più noioso”, come aveva detto.
E, per questo motivo, si sentiva responsabile per la sua distruzione. L’unica cosa che rimpiangeva, era essere stato separato dai suoi amici, dalla sua famiglia. Sperava, al suo risveglio, di trovarli al suo fianco.
Mal comprese l’affinità tra lei e Riku: entrambi due anime prigioniere alla ricerca di una via di fuga.
Ma Riku aveva una famiglia. E degli amici.
Lei era sola. Lei avrebbe avuto delle ragioni valide per distruggere il suo mondo. Lui non le aveva.
Aveva distrutto il suo stesso mondo, la sua casa, per capriccio. Mal non si fece scrupoli a rimproverarglielo.
E, in quel momento, Riku sentì il suo orgoglio spezzarsi: era ben cosciente delle conseguenze delle sue azioni, ma non poteva più tornare indietro.
E si rese conto che, in confronto a quello che Mal gli aveva raccontato su di sé, sì, in effetti aveva molte meno ragioni di lei di distruggere il suo mondo.
Nonostante il rimprovero, i due divennero amici: lei sarebbe rimasta ore ad ascoltare le storie che lui raccontava su di lui, sulle avventure nella sua isola con i suoi due migliori amici, Sora e Kairi. E la compassione che lui provava per lei aumentava ogni volta che Mal raccontava della sua vita da reclusa nel suo stesso castello.
Si erano promessi che, una volta riusciti a scappare dalle loro prigioni, sarebbero partiti insieme alla ricerca di Sora e Kairi.
Erano troppo distanti l’uno dall’altra, ma con il cuore si erano stretti il mignolo.
Purtroppo, non ebbero modo di realizzare il loro desiderio: l’uomo dagli occhi rossi era tornato nelle prigioni ed ordinato alle formiche giganti di prendere Mal.
Appena portata all’esterno, la ragazza aveva allungato la mano verso la cella di Riku, chiamando il suo nome, in lacrime.
Per la prima volta, vide qualcosa muoversi, dietro le sbarre: una sagoma non molto alta, lievemente muscolosa, a giudicare dal braccio che aveva allungato verso l’esterno. E, tra il buio e le sbarre, vide uno dei suoi occhi cerulei, e una ciocca di capelli albini. Non vide mai il suo volto. Ma non si sarebbe mai scordata della sua voce.
E anche la sua voce esprimeva preoccupazione e paura insieme, mentre chiamava il nome della ragazza.
-Riku!-
-Mal!-
Mal non fu condotta in una stanza da letto, come al solito: fu portata in un salone, con un grande portale a forma di cuore.
-Ora ho tua madre in mio potere.- le sibilò l’uomo dagli occhi rossi, sorridendo malignamente, dopo averle afferrato un braccio –Finché le dirò che sei ancora mia prigioniera, farà tutto ciò che le ordinerò. Non si renderà mai conto di essere manovrata. Quindi, ora non servi più, piccola colomba.-
Senza aggiungere altro, spinse Mal verso il portale. Lei non fece altro che urlare, cadendo in un abisso senza fine.
Quell’uomo, Ansem, voleva usare la ragazza come esca per Malefica. Voleva fare leva sulla sua brama di potere, per farle guidare il suo esercito di creature oscure, Heartless, come suo comandante. O, almeno, era quello che credeva lei. Ma per convincerla ad accettare l’offerta, doveva rubare la cosa a cui lei teneva più al mondo: sua figlia.
Non era una madre affettuosa, ma Mal era davvero importante per Malefica, tanto quanto uno strumento di necessità.
E funzionò.
In realtà, Malefica non era altro che un capro espiatorio, uno specchio per le allodole da usare contro l’Eroe del Keyblade. E non sarebbe stata solo lei la prigioniera nella sua rete: altre persone malvagie come lei divennero suoi “schiavi”. E tra loro anche Ade, padre di Mal, ed il primo amico di lei: Riku.
Pensava che il portale non avesse una fine, che avrebbe terminato lì i suoi giorni.
Ma poi rotolò su qualcosa di duro: una strada.
Era buio, ma riusciva ugualmente a scorgere sagome di case e persone.
Trovò un rifugio presso un vicolo, attendendo la mattina.
Era stata inviata in un luogo chiamato L’Isola Degli Sperduti; ivi vivevano persone esiliate dai loro mondi d’origine per aver compiuto atti illeciti.
Avendo vissuto in una torre per tutta la vita, fu uno shock, per Mal, vivere in mezzo alla gente.
Era solo abituata agli scagnozzi della madre ed a Pietro: nulla di paragonabile agli abitanti dell’Isola degli Sperduti.
Scoprì fin dal principio di non potersi fidare di nessuno e contare sulle proprie forze.
Fino all’incontro con tre ragazzi: Evie, Jay e Carlos.
Si raccontarono le loro storie, scoprendo punti in comune: per questo riuscirono a stringere subito amicizia.
La vita, nell'Isola degli Sperduti era ardua per tutti e quattro, ma uniti avevano superato ogni ostacolo ed erano pronti a darsi una mano a vicenda.
Tra gli abitanti dell'Isola, loro non facevano del male a nessuno e non partecipavano a nessuna sommossa. Non in tutte, almeno.
Ciò li aveva messi in posizione di vantaggio per il decreto del futuro re Benjamin: Mal ed i suoi tre amici, infatti, erano stati scelti come prova per un progetto di integrazione tra Auradon e gli abitanti dell'Isola degli Sperduti, specialmente quelli che erano stati inviati lì per sbaglio, soprattutto i bambini.
Ma la sera prima del trasferimento ad Auradon, Mal venne sorpresa dall'ultima persona che si aspettava di vedere: Pietro. Era apparso nel rifugio creato da Mal, Evie, Jay e Carlos, da un portale oscuro.
-Mally! Che piacere rivederti!- l’aveva salutata –Oh, se tua madre ti vedesse…! Ok, saltiamo i convenevoli. Sono qui con una missione per te, Mally, da parte di tua madre.-
Doveva rubare una bacchetta, a quanto pare, una bacchetta molto importante, per Auradon, praticamente un cimelio.
Mal non aveva avuto modo di fare domande; Pietro era già svanito.
Non sapeva spiegarsi come sua madre fosse stata a conoscenza del fatto che si trovasse ad Auradon. Forse Ansem l’aveva ingannata di nuovo. Ma non importava.
Non voleva affrontare l’ira di sua madre: più volte, nel castello, aveva sentito cosa accadeva, quando si arrabbiava. Come minimo, fulminava tutti quelli che incontrava.
Doveva rubare la bacchetta di Auradon con ogni mezzo possibile.
All'inizio, Mal aveva corrotto Jane, la figlia di Mago Merlino e della Fata Smemorina, promettendole tutto quello che desiderava, se l'avesse aiutata a rubare il libro di magia del padre.
Lì, sperava di trovare una pozione o un incantesimo in grado di farle ottenere quella bacchetta.
Arrivò persino ad incantare Benjamin, figlio della Principessa di Luce Belle e futuro re di Auradon, con un incantesimo d'amore, per avere più possibilità di avvicinarsi alla bacchetta.
Ma lui, come previsto, le stava rivolgendo tutte le attenzioni possibili e non l'aveva nemmeno fatta avvicinare alla bacchetta.
Le possibilità si azzerarono quando Audrey, con l'aiuto delle tre fate buone Flora, Fauna e Serenella, aveva scoperto la vera identità dei quattro ragazzi che avevano accolto ad Auradon, incentrandosi sul fatto che Mal fosse la figlia di Malefica, la strega che aveva rapito le sette Principesse di Luce, tra cui le madri dei futuri tre sovrani, per far sprofondare i mondi nell'Oscurità.
Tutta Auradon allontanarono i quattro ragazzi. Fu solo grazie a Benjamin che non furono rispediti nell'Isola degli Sperduti.
Mal era di nuovo al punto di partenza. Tutto si concentrò proprio nel giorno dell'incoronazione dei tre sovrani di Auradon, Benjamin, Audrey e Chad.
Lì scoprì la vera natura della bacchetta che doveva rubare: essa proteggeva Auradon dall’Oscurità. E senza protezione, quel mondo sarebbe caduto nell’Oscurità.
Ecco perché Malefica era interessata a quella bacchetta.
Ma non fu lei a rubarla, ma Jane, corrotta dalla proposta fattole da Mal, ovvero essere bella.
La difesa magica cominciò a vacillare, il giusto per far irrompere Malefica e Pietro nel mondo.
Ma Mal non consegnò la bacchetta alla madre: non voleva tornare alla sua vecchia vita da reclusa e prigioniera. Ad Auradon aveva avuto delle opportunità, poteva essere se stessa, e non la copia della madre.
Questo bastò a farle raccogliere abbastanza coraggio per affrontare la madre, con l'aiuto dei suoi amici, dei tre sovrani e anche dello stregone Yen Sid.
Tutta Auradon fu grata a Mal di aver scacciato Pietro e Malefica e impedito che l’Oscurità si impadronisse del mondo, convincendosi, finalmente, che lei non era come sua madre. O suo padre, come avrebbero scoperto anni più tardi.
Benjamin fu liberato dall'incantesimo, ma lui, in realtà, lui era già innamorato della ragazza.
Mal si sentiva sempre a suo agio, in compagnia di Benjamin, ma non era ancora sicura dei suoi sentimenti: non aveva smesso di pensare a Riku, dal suo esilio nell'Isola degli Sperduti, chiedendosi continuamente se fosse riuscito a sopravvivere all'uomo dagli occhi rossi. I suoi sentimenti erano per lui. Ma non poteva negare di provare qualcosa anche per Benjamin.
Ma gli abitanti di Auradon avevano già sparso la voce che lei fosse la fidanzata di re Benjamin. Non la abbandonavano un secondo, facendole domande su domande sulla loro relazione. Benjamin non c'era per portarla via da quell'orda di curiosi. E nemmeno i suoi amici. Dovette scappare, con la scusa della toilette.
In uno di quei momenti, infatti, le capitò di rivedere Riku, cresciuto, molto alto, persino più di Benjamin.
Entrambi erano felici di rivedersi l'un l'altra, salvi da Ansem, l'uomo con gli occhi rossi.
Mal gli implorò di riportarla nell'Isola degli Sperduti, dove nessuno si aspettava qualcosa da lei, dove poteva essere al sicuro.
Riku esaudì tale richiesta. La riportò nel rifugio che aveva costruito con Evie, Jay e Carlos.
Lì, espressero senza parole quello che provavano l'uno per l'altra. Fino ad allora, Mal aveva sempre pensato di amare Riku: ma, una volta baciato, non aveva sentito quello che le era stato descritto come “il bacio del vero amore”.
Nel frattempo, Benjamin, insieme ad Evie, Jay e Carlos, si era recato nell'Isola degli Sperduti, con la speranza di ritrovare Mal e convincerla a tornare ad Auradon, scusandosi per il male che le aveva recato.
Ma fu rapito da Uma, la figlia di Ursula, una ragazza che voleva uscire dall'Isola degli Sperduti, arrivando a ricattare Mal: la vita di re Benjamin, per la bacchetta di Auradon.
Ricatto che Mal accettò: amava ancora Ben, e avrebbe fatto di tutto per lui.
Tuttavia, non fu la vera bacchetta che diede ad Uma, ma una copia realizzata da Carlos.
Benjamin venne liberato, ma Uma scoprì presto di essere stata ingannata.
Per vendicarsi, fece un incantesimo su di lui, lo stesso usato da Mal non molto tempo prima.
Mal comprese i sentimenti che provava per Benjamin: lo dimostrò il bacio che gli diede.
Avrebbe conservato Riku nel cuore, ma solo con Benjamin si sentiva completa.
Uma, furiosa, si trasformò in kraken. Mal, per proteggere coloro che amava, si trasformò in drago, come sua madre.
Vinse la battaglia, mettendo Uma in fuga.
Non passò molto tempo, prima che Benjamin annunciasse il suo fidanzamento ufficiale con Mal.
L'intero regno fu euforico alla notizia. Addirittura, qualcuno si lasciò sfuggire che la volessero come regina.
Quel commento fece infuriare Audrey: temeva che volessero Mal al posto suo, come regina di Auradon.
Ma quel trono era suo di diritto, in quanto figlia di una Principessa di Luce e futura Principessa di Luce a sua volta.
Nessuno sapeva come, ma, il giorno successivo, Audrey era apparsa all’interno della Auradon Prep completamente diversa. Più oscura, maligna.
Era stata corrotta dall’Oscurità. Lei, la figlia di una Principessa della Luce.
L’unico modo per fermarla si rivelò essere l’aiuto da parte del padre di Mal, Ade, dio dei morti.
Fu invocato dalla figlia tramite un antico incantesimo che aveva scoperto in un libro di storia.
Ade acconsentì ad aiutare la figlia, preso da un particolare e curioso affetto paterno per lei, e le diede una pietra in grado di rafforzare i suoi poteri.
Mal, però, non poteva affrontare i malefici di Audrey da sola, ed i suoi amici non erano sufficienti: Uma era tornata, e con sé aveva portato Harry, figlio di Uncino, e Gil, figlio di Gaston, i suoi due scagnozzi. Decisero, tramite accordo, di collaborare contro Audrey: Uma avrebbe aiutato Mal a patto che liberasse lei ed i suoi due scagnozzi.
E la promessa era stata mantenuta.
L’Oscurità di Audrey era stata rimossa dal suo cuore, grazie alla pietra di Ade e dall'intervento di Benjamin e Chad. Lei era salva, ma non ricordava nulla degli ultimi avvenimenti.
Auradon era finalmente in pace. L’integrazione con l’Isola degli Sperduti sembrava funzionare.
Tuttavia, un giorno, il cielo si fece scuro: una grande sfera rossa aveva preso il posto del sole.
E stava assorbendo ogni frammento di Auradon.
E delle creature oscure spuntavano dal nulla e rubavano il cuore di ogni abitante.
Heartless. Mal aveva già visto quelle creature, quando era prigioniera di Ansem.
Sperava ogni giorno di non vederle mai più. Erano orrende e crudeli. Ben era stato il primo a cadere, nel tentativo di salvare la sua ragazza ed il suo mondo. Ma fu tutto inutile.
Anche Mal fu tra le vittime. E come loro, anche lei cadde in un’Oscurità senza fine.
Ma poi si svegliò. Non era ad Auradon: era in una città dal pavimento in pietra.
E, per fortuna, non era sola: i suoi amici erano con lei, anche Ben, Chad, Audrey, persino Uma, Harry e Gil.
E si trovavano nella Città di Mezzo, primo luogo di rifugio per tutti coloro che avevano perduto il proprio mondo.
Si erano ricongiunti con la Fata Smemorina, madre di Jane, che spiegò loro gli ultimi avvenimenti, di come Sora avesse liberato tutti i cuori una volta aperto il Kingdom Hearts artificiale dell’OrganizzazioneXIII, e fatto tornare le persone normali.
Ma Auradon era perduta. E loro tredici erano gli unici sopravvissuti.

Aver perduto il mondo in cui non era una prigioniera, ha sconvolto Mal. Convinta da Carlos, decide di seguirlo per ottenere l'arma chiamata Keyblade, per proteggere tutto ciò che le rimane.
Viene a sapere che anche Riku è un Custode del Keyblade, questo la incentiva nella sua decisione.
E, soprattutto, dimostrare di non essere la copia di sua madre...
   
 
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