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Autore: destiel87    28/05/2020    3 recensioni
3 trilogie, 3 storie ambientate al college, 3 improbabili dj.
1968 San Francisco: Il professor Kenobi insegna storia, il suo ragazzo Anakin, suona in un gruppo rock, i Sith. Padme si batte per la fine della guerra in vietnam. I loro destini s’incrociano, mentre i Beatles suonano alla radio e dj Yoda ci racconta una storia.
1979 Chicago: Leila insegna diritto. Han corre con la sua macchina, il Falcon, e il suo compagno di stanza Luke, immortala tutto con la sua polaroid, R2D2. I due ragazzi fanno una promessa, mentre Leila dovrà scegliere tra il cuore e la ragione. Dj Chewbecca ci guida tra i classici del rock.
2010 NY: Ben Solo insegna filosofia e suona il piano. Rey per poco non lo investe con la sua moto. Tra di loro si crea un unione, nata tra i ricordi di una vita passata e di una presente che s’intrecciano. Finn scappa dalla sua gang, The First Order, aiutato da Poe. Da allora diventano inseparabili, finché amicizia ed amore non diventano una cosa sola. Dj Hux,ci racconta i rapporti attraverso la musica pop.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Kylo Ren, Luke Skywalker, Obi-Wan Kenobi, Principessa Leia Organa
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Story 1 – Across the universe



 
“Limitless undying love,
Which shines around me like a million suns,
It calls me on and on across the universe.

Nothing's gonna change my world.”

 
 
“Abbiamo appena ascoltato un classico del 68’, Across the universe, dei Beatles! Qui è dj Yoda che vi parla, per la Light Force radio, in diretta dall’assolata San Francisco. Oggi ci sono 35 gradi, le spiagge sono affollate di surfisti e belle ragazze in bikini, mentre davanti al municipio centinaia di ragazzi si sono radunati per protestare contro la guerra del Vietnam. Ma il vostro Yoda lo sapete, non vuole parlare di guerra con voi! Ditemi invece, se poteste girovagare per l’universo, con uno zaino in spalla, dove andreste?”
 
Il professor Kenobi stava ascoltando la radio, seduto nel suo ufficio alla San Francisco University, con un libro sulla guerra in corea tra le mani.
Si accarezzava distrattamente la barba, pensando alla domanda appena sentita.
Era un ufficio piuttosto grande e luminoso il suo, le librerie erano ricolme di libri e la scrivania di saggi da correggere.
Improvvisamente la porta si aprì di colpo, ed un giovane ragazzo entrò fischiettando.
Solo un ragazzo in tutta l’università, in tutto lo stato a dirla tutta, avrebbe potuto entrare nel suo ufficio senza bussare, lanciando la sua giacca di pelle nera sul divanetto.
“Buongiorno Anakin!” Esclamò il professore, fingendo indifferenza.
Con la coda dell’occhio tuttavia si fermò ad osservare quello splendido e seducente ragazzo, con le cuffie alle orecchie, che scuoteva il corpo e mimava con i movimenti delle dita, quelli che avrebbe eseguito con la sua chitarra.
I jeans stretti, la maglietta nera con la scritta “the sith” il nome del suo gruppo, stampata in rosso.
I capelli biondo castano che ricadevano mossi come le onde sul collo.
Il ragazzo, ben consapevole dello sguardo su di lui, continuò a muoversi per la stanza, ignorando il professore, e aspettando che abboccasse alla trappola.
Non dovette attendere a lungo, che il professor Kenobi si alzasse per catturarlo tra le sue braccia, iniziando a muoversi con lui in una specie di danza.
Anakin gli mise le cuffie sulle orecchie per fargli sentire la melodia, e l’altro in tutta risposta gli diede un bacio.
Anakin si sentii pizzicare le guancie dalla sua barba, e ispirò a pieno quel suo odore di sapone e muschio bianco. Appoggiò la testa sulla sua spalla, e strinse le braccia intorno alla sua ampia schiena.
Erano tutte cose che adorava di lui, cose semplici, che però lo facevano sentire bene.
 “Sai mi sento un po’ tradito però…” Esclamò dopo un po’.
Il professore si tolse le cuffie per sentirlo meglio, guardandolo confusamente.
“Ti ho beccato sai? Stavi ascoltando i Beatles!”
Obi Wan scoppiò a ridere.
“Ma non ti vergogni? Il tuo ragazzo suona in un gruppo rock e tu ascolti quella roba!”
Obi Wan sospirò.
“Se è per questo, il tuo compagno legge Hugo e tu fumetti. Chi si dovrebbe vergognare adesso eh?”
Anakin gli fece una linguaccia, che subito si trasformò in un’altro bacio.
Obi Wan gli stava accarezzando la schiena, scivolando sotto la sua maglietta, quando d’improvviso bussarono energicamente alla porta.
C’era solo un ragazzo, anzi, una ragazza, che bussava in quel modo.
Obi Wan si sistemò il maglione, mentre Anakin gli passava le dita tra i capelli, pettinandolo alla buona.
Giusto il tempo per dire: “Entri pure” Che la ragazza aveva già sfondato la porta.
“Signorina Padme.” Esclamò compostamente Obi Wan.
“Ciao Padme!” Aggiunse Anakin, sollevando le dita per fargli un segno.
“Immaginavo che ti avrei trovato qui Ani!” Ripose lei, alzando il sopracciglio.
“Mi conosci!”
“Oh altrochè! Ma adesso mi serve il professore, ho delle domande importanti!” Disse lei, lasciando cadere una pila di libri sulla sua scrivania.
Obi Wan sospirò, osservando quella piccola determinata ragazza.
Ammirava la sua forza di volontà ed il suo altruismo, anche se temeva che prima o poi i suoi modi bruschi e diretti l’avrebbero messa nei guai.
“A dir il vero, ero convito che fosse andata a manifestare per la pace stamattina.”
“Oh ci sono andata!” Rispose lei, mostrando fieramente un grosso segno rossastro sul braccio.
“Quei porci degli sbirri!” Sbottò Anakin, andando a controllare.
“Anakin, modera il linguaggio!”  Lo rimproverò lui.
“E in quanto a lei signorina, credo che faremo bene a fare due chiacchere.” Aggiunse, incrociando le braccia sul petto.
Anakin e Padme si guardarono, sapevano entrambi che quel gesto significava una lunga ramanzina, ormai avevano imparato a conoscerlo.
Qualche ora dopo, i due ragazzi erano seduti in aula, nelle file centrali, ad ascoltare non molto attentamente il discorso del professore, sulla storia dell’occupazione giapponese in corea.
Padme stava disegnando dei nuovi volantini per la manifestazione studentesca che si sarebbe tenuta tra qualche giorno, pensando ad uno slogan accattivante.
Anakin invece stava giocherellando con la matita, facendosela passare sulla labbra, mentre guardava Obi Wan, sperando di attirare la sua attenzione.
“Ani, dammi una mano! Non mi viene in mente niente!” Sbuffò esasperata Padme.
Anakin osservò i suoi volantini, rifletté qualche momento e poi ci scrisse sopra: Unitevi alla ribellione!
Lei sembrò soddisfatta, e gli diede un bacio sulla guancia.
“Allora ci vieni al mio concerto stasera?” Chiese Anakin.
“Oh giusto, era questa sera… Com’è che vi chiamate?” Domandò, infilandosi la matita tra i capelli.
Lui la guardò storto, indicandole la maglietta.
“I sith!” Esclamò seccato.
“Scusa… Troppe cose per la testa!” Si giustificò lei. “Stasera non posso Ani, ho un esame tra due giorni e devo studiare…”
Lui mise il broncio, come faceva sempre quando era arrabbiato.
A Padme ricordava tanto un bambino capriccioso, ma del resto, era un lato del suo carattere che trovava semplicemente adorabile. Ma non era la sola del resto, visto che anche il professore lo stava guardando, mordendosi il labbro inferiore.
“Ti prometto che la prossima volta vengo!” Disse alla fine. “E ti faccio anche i volantini!”
Lui borbottò qualcosa, poi le offrì il mignolo, che lei strinse con un sorriso.
Il concerto si teneva in un locale in centro città, The Black Hole.
Era un locale sotterraneo, angusto e buio, da li prendeva il nome. Tuttavia, era in quel luogo che si tenevano i migliori concerti degli artisti emergenti punk rock.
E i Sith, erano senza dubbio uno dei gruppi più richiesti quell’anno. Con il loro sound narcotico ed elettrico,  era facile perdersi in un trip. E la voce graffiante del cantante, era a detta di tutti, ammaliante.
Quando Anakin si presentò sul palco, le ragazze nelle prime file si misero ad urlare istericamente.
Aveva dei pantaloni di pelle nera, una maglietta rossa strappata sul torace, e i suoi occhi grigio azzurri risaltavano con la matita nera che portava.
Tra le mani reggeva una Fender stratocaster bianca, lo stesso modello che usava Hendrix.
Obi Wan era nelle prime file, incantato da quella visione, da quel ragazzo che cantava a squarcia gola, muovendosi sul palco come una pantera nella notte, con grazia e ferocia.
Quando poi catturava i suoi occhi, Obi Wan aveva l’impressione che il resto del mondo fosse sparito, e che esistessero solo loro.
Alla fine del concerto, Anakin gli corse incontro, saltandogli addosso e circondandogli la schiena con le gambe.
Era una cosa che che Obi Wan adorava, quel gesto da bambino, così semplice e dolce allo stesso tempo. Tuttavia, non era un gesto che poteva fare in pubblico.
Lo fece scendere, allontanandosi dal suo abbraccio.
“Non qui…” Gli disse. “Quando saremo a casa io…”
Ma non fece in tempo a finire la frase, che il viso di Anakin si rabbuiò.
“Cazzo, ma perché fai sempre così?”
“Lo sai il perché… Per persone come noi, è meglio essere prudenti.”
Anakin alzò gli occhi al cielo. “Io voglio divertirmi, non essere prudente!”
“Lo so… Temo che dovrò esserlo io per entrambi. Scoppierebbe uno scandalo se ci scoprissero.”
“Dall’altra parte del mondo scoppiano le bombe…” Replicò Anakin, appoggiandosi contro la parete di mattoni. “E tu ti preoccupi degli scandali…”
“Non sarà sempre così tesoro… Un giorno le cose cambieranno.” Dicendolo, sfiorò le sue dita con le proprie, facendogli un timido sorriso.
Anakin le strinse, provando a convincersi che sarebbe stato davvero così, per quanto facesse male.
Intorno a lui, coppie di amanti si baciavano, ballavano, e si tenevano per mano, godendosi il loro amore e la loro gioventù.
Ma a lui questo non era concesso. Non poteva semplicemente avvicinarsi e baciarlo, come avrebbe voluto fare. C’erano sempre persone pronte a fare del male, a quelli come loro.
Non che gli importasse, ma per il suo compagno, insegnare era tutta la sua vita, e uno scandalo del genere, gli avrebbe portato via tutto.
“Ci vediamo dopo a casa?” Chiese gentilmente Obi Wan.
Anakin annuì, e guardò le dita di lui che si staccavano lentamente dalle proprie.
Il suo viso sparì tra la folla, e lui tornò dai suoi amici.
C’era almeno una cosa che poteva fare, per non pensare.
Ed era già davanti a lui, allineata in tante piccole strisce bianche.
Il suo batterista gli passò una banconota arrotolata.
Anakin sorrise e la prese.
Quella notte, dopo aver festeggiato fino alle quattro con i suoi amici, prese la metro e poi si fece qualche isolato sotto la pioggia, per arrivare a casa del suo ragazzo, o compagno, come preferiva dire lui.
Quando Obi Wan gli aprì la porta, strofinandosi gli occhi, con solo le mutande addosso, Anakin gli saltò di nuovo addosso, baciandogli il collo e la bocca.
L’altro lo afferrò per le cosce, sollevandolo e spingendolo contro il suo petto, per poi catturare la sua bocca.
Chiuse la porta con un calcio, dirigendosi verso la camera da letto.
Non vedeva l’ora di poter possedere quel ragazzo, di poterlo avere tutto per sé.
Finché vide i suoi occhi, e notò le pupille dilatate.
Sapeva fin troppo bene, cosa voleva dire.
Aveva già notato che tirava su con il naso, ma pensò che fosse per il freddo.
“Anakin, dimmi la verità.” Disse con serietà, facendolo scendere. “Ti sei fatto questa sera?”
Il ragazzo fece spallucce. “E allora?”
“E allora? Anakin!” Sbottò lui, tirando un pugno sul tavolino del corridoio.
“Devi smetterla con quella roba… Non capisci che ti fa male?”
“Ma se sto benissimo! Perché ti tanto fastidio che io mi diverta?”
“Perché questo non è divertirsi, questo è uccidersi!”
“Cazzate!” Esplose Anakin. “Tu sei solo invidioso, perché io mi godo la vita, al contrario di te!”
“Oh quindi adesso sarei io il problema?”
“Si maledizione! Tu… Te ne stai nascosto nel tuo ufficio, tra i tuoi libri, e intanto la vita ti scorre davanti e neanche ti accorgi che te la stai perdendo!”
Obi Wan sospirò scoraggiato… Non era la prima discussione che avevano su quell’argomento, e temeva che non sarebbe stata l’ultima.
“Ti sbagli… Io sto vivendo la mia vita, la sto vivendo con te.”
“E questo secondo te è vivere?”
“E quello che fai tu lo è?”
“Io mi diverto Obi Wan! Voglio provare tutto, tutto quello che la vita ha da offrire, bello o brutto che sia. Non voglio avere rimpianti quando morirò.”
“E io non voglio trovarti morto in bagno, perché sei andato in overdose.”
Restarono a lungo a guardarsi, nell’oscurità della notte, a qualche metro di distanza l’uno dall’altro. Ognuno fermo nella sua idea, ognuno a stringere i pugni, combattendo contro la voglia di ridurre quella maledetta distanza.
Alla fine, Anakin fece qualche passo avanti, e Obi Wan arretrò.
Il più giovane se ne andò di corsa, sbattendo la porta dietro di sé.
Camminò sotto la pioggia, isolato dopo isolato, fino ad arrivare nel quartiere residenziale dove viveva Padme.
La luce del suo piccolo appartamento era accesa, segno che era ancora china sui libri.
Salì le scale, bussò alla sua porta.
Padme aprì, con un libro sotto il braccio e la matita tra i capelli.
“Anakin? Che ci fai qui a quest’ora?”
Lui non disse niente, e abbassò la testa.
“Hai litigato con Obi Wan?”
Il ragazzo annuì, stringendo i pugni sulle cosce.
Padme lo fece entrare, e andò a preparargli qualcosa di caldo.
Nel frattempo lui si accomodò sul divano, guardandosi distrattamente intorno.
Era un appartamento piccolo ma elegante, pieno di ogni comodità.
Il padre lavorava in politica, e aveva insistito affinché la figlia avesse solo il meglio, al contrario di Anakin, che veniva da un quartiere povero, e aveva dovuto fare due lavori per permettersi di studiare.
Ogni tanto pensava a sua madre, china a cucire tutta la notte, per poter comprargli i libri.
Eppure Padme non era una di quelle ragazze con la puzza sotto il naso, che ostentava il suo benessere, o lo guardava con disprezzo.
Era l’unica ragazza, che gli volesse davvero bene così com’era, la sua migliore amica fin dai primi giorni di università.
Quando tornò dalla cucina, con il suo pigiama rosa, intenta a non rovesciare  la tazza fumante che teneva tra le mani, Anakin non poté far a meno di sorridere.  
Si sedette vicino a lui, e con un asciugamano iniziò ad asciugargli i capelli, mentre lui beveva.
Alla fine, lui appoggiò la testa sulla sua spalla, lasciandosi andare alla tristezza, mentre lei gli passò un braccio sulla spalla, tirandolo più vicino a sé.
“Resta qui stanotte Ani… Dormi un po’. Vedrai che domani risolverete tutto, come sempre.”
“Non ne sono così sicuro Padme… Vorrei solo… Non lo so, che fosse più semplice stare con lui.”
“E quando mai le storie d’amore sono semplici?” Disse lei, con un mezzo sorriso.
Lui annuii e fece spallucce.
“Almeno tu sai cosa di prova… Io invece…”
Lei si avvicinò un po’ di più al suo viso, guardandolo a lungo negli occhi.
“Sono sicuro che un giorno ti innamorerai anche tu, e quel giorno riderò, perché sarai tu a piangere sulla mia spalla!” Esclamò lui, facendole l’occhiolino.
“E se mi fossi innamorata, proprio del ragazzo che piange sulla mia spalla? Non sarebbe una bella sfortuna?” Rispose malinconica, avvicinandosi ancora di più.
Lui si scostò un poco, imbarazzato.
“Per favore Ani… Vorrei tanto sapere cosa si prova, almeno una volta.”
“Padme io… Tu sei la mia migliore amica, lo sai, ma… Obi Wan….”
“Lo so… Lo vedo come lo guardi. A volte mi chiedo come sarebbe, se guardassi me in quel modo.”
“Non dipende da me… Credimi, sarebbe tutto più semplice se potessi guardare te…”
“Allora guardami Anakin. Solo per una notte, guarda me. Ama me.”
Padme si avvicinò alle sue labbra, sfiorandole con le proprie.
Titubante, confuso, stanco e arrabbiato, Anakin ricambiò il bacio.
Qualche minuto dopo, si tolse la giacca.
Poi, spese la luce.
 
“Qui è dj Yoda che vi parla, miei giovani apprendisti! E’ un’altra giornata di sole, nella nostra bella San Francisco! Lo sentite sul viso? Sentite il suo calore sulle braccia? Fin dentro il vostro cuore? Richard Nixon si è ufficialmente candidato come nuovo presidente degli stati uniti, e lasciatevelo dire, se dovesse vincere, anni oscuri si prospettano davanti a noi. Ma non pensiamo a lui, non pensiamo alla guerra, e alle bare che tornano dal Vietnam. Io dico, pensiamo al sole sul nostro viso, pensiamo al vento tra i capelli, ma soprattutto pensiamo all’amore! Perché dopotutto, cosa sarebbe la vita, senza amore? E allora adesso ascoltiamo insieme un altro successo dei Beatles, all you need is love! Questo è per voi, mio giovani apprendisti innamorati!”
 
Anakin vagava tra i corridori dell’università, perso tra le tante persone che  camminavano accanto a lui.
Erano tutti vestiti di verde e oro, i colori dell’università, per la partita di football che si sarebbe svolta quel pomeriggio.
La maggior parte degli studenti rideva e scherzava, eccitati per l’evento.
Alcuni, erano più concentrati sugli esami, e si riconoscevano per il loro aspetto stanco e trasandato, il naso nei libri e qualche merendina nelle tasche.
E poi c’era il gruppo di studenti che si batteva per la fine della guerra, che urlava slogan, distribuiva volantini, che chiedeva a gran voce attenzione.
E quella voce, era quella di Padme.
Quando la vide, Anakin si fermò di colpo.
Dopo quello che era successo, non sapeva proprio come affrontarla.
Vergogna, imbarazzo, colpa, si dibattevano dentro di lui.
Appena lo vide, la ragazza gli corse in contro con un sorriso smagliante, che subito si spense nel vedere la sua espressione.
Rimasero per un po’ a guardarsi, senza sapere cosa dire.
Poi d’improvviso, nei corridoi apparse il professor Kenobi, vestito con un completo marrone, i capelli ben pettinati, le scarpe lucide, la valigetta in mano, e lo sguardo spento.
Anakin incrociò il suo sguardo, e si sentì mancare, quando l’altro, dopo averlo guardato tristemente, si era voltato.
Appena la sua figura sparì tra la folla, Anakin diede un pugno contro il muro, imprecando.
“Non qui, Ani.” Disse lei, prendendolo per mano, e portandolo in un’aula vuota.
Stanco e sconfitto, Anakin si accasciò per terra.
Padme si sedette accanto a lui.
“Mi dispiace…” Disse Anakin alla fine.
“E’ a me che dispiace… Sapevo che tu… Che tu lo ami, sono stata un’egoista.”
Dopo qualche minuto di silenzio, lui le prese la mano.
“Non possiamo scegliere chi amare, Padme. Ma possiamo scegliere a chi volere bene, e io, ti voglio bene, e te ne vorrò sempre. Perdonami, se non posso darti di più.”
“Lo so Ani…” Disse lei con un timido sorriso, poi appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi.
Per un po’ di tempo, rimasero ad osservare le foglie che volteggiavano in cielo portate dal vento, oltre la grande vetrata.
“Adesso però devi andare!” Esclamò Padme, alzandosi in piedi.
“E dove?” Rispose lui confuso.
“Da lui! Ti sta aspettando, di questo ne sono certa. Perciò vai, e lotta, Anakin!” Dicendolo, gli tirò la mano, facendolo alzare.
Lui annuì, sospiro, poi le baciò la fronte.
“Tu però devi promettermi che starai bene, ok?”
“Starò bene Ani.”
Quando lui chiuse la porta dietro di sé, lei scoppiò in lacrime.
Lacrime di tristezza, ma anche di gioia.
Perché dopotutto, per quanto male facesse, adesso, sapeva cosa si provava.
Anakin percorse di corsa i corridoi, cercandolo ovunque.
Non era in mensa, non in biblioteca, sembrava che non ci fosse da nessuna parte.
Poi alla fine si ricordò.
C’era una ala della biblioteca, quella dove si trovavano i testi in greco antico e latino, dove di solito andavano le coppie per trovare un po’ di intimità.
Una volta, anche loro ci erano andati. Più di volta, in realtà.
Quando arrivò, lo trovò appoggiato contro la parete, gli occhi chiusi, il libro per terra.
Sorrise, lo raccolse, e glielo porse.
Obi Wan sembrò sorpreso, ma felice.
“Come stai?” Chiese, scostandogli un ciuffo di capelli dal viso, e portandolo dietro l’orecchio.
“Meglio, adesso.” Rispose lui.
L’altro sorrise appena, accarezzandogli la guancia.
“Ascoltami Anakin… Ci ho pensato molto, e credo che sia anche colpa mia, se tu ti comporti così. 
Lo so, sono freddo con te. Sono distante. Ti ferisco, ti allontano, e tu ti senti solo. Ma se non ti do abbastanza, allora ti darò di più. Ti bacerò di più, di stringerò di più, ti amerò di più. Perché tu sei importante per me. Perché ti amo. Amo la tua mente brillante, e sono sicuro che potresti fare grandi cose, se lo volessi. Amo il tuo corpo, e non voglio vederlo distrutto dalla droga. Perciò smettila, ti prego, smettila.”
Obi Wan lo strinse, abbracciandolo con tutto sé stesso, appoggiando la testa sulla sua.
“Davvero mi ami?” Sussurrò Anakin, sprofondando nel suo maglione di lana.
“Si. Avrei dovuto dirtelo più spesso, ma lo farò ogni giorno, se servirà a convincerti. Tu dici che mi nascondo, che della vita non m’importa, ma non è vero. Io… Ho dei progetti, per noi. E magari non te ne parlo, perché ho paura che tu li trovi stupidi e noiosi, ma li ho.”
“Parlamene, voglio sentirli… Per favore.”
Obi Wan gli prese il viso tra le mani, sollevandolo fino ad incontrare i suoi occhi.
“Voglio insegnarti tutto ciò che so. Voglio mostrarti il mondo e le sue meraviglie. Voglio portati in italia, bere un caffè sotto il colosseo, fare l’amore e svegliarci a Firenze. Voglio baciarti sopra la Tour Eiffel. Voglio portati in scozia,  a vedere le montagne verdi… Voglio fare il bagno in grecia, e guardare insieme il tempio di apollo. Voglio portarti sotto le piramidi d’egitto. Ecco, quello che voglio.”
Fu allora, che Anakin sorrise.
“Hai dei progetti per noi…” Disse, accarezzandogli i capelli.
“Li ho.” Rispose lui, sfregando il naso contro il suo.
“E quanto pensi che dureranno, questi progetti?”
“Beh, se non è chiedere troppo, che ne dici di tutta la vita?”
Anakin  sorrise, ed i suoi occhi s’illuminarono, al punto che al professore sembrò che in essi ci fossero milioni di stelle.
“Non è chiedere troppo…” Rispose alla fine, stampandogli un bacio, mentre si dondolava tra le sue braccia, tra l’odore di vecchi libri e muschio bianco.
 
“Eccomi di nuovo, ragazzi e ragazze, in diretta per voi dalla Light Force radio! Che siate soli o innamorati, che stiate lavorando o studiando, passeggiando o pulendo casa, dj Yoda è qui per tenervi compagnia. Sono giorni difficili questi, Martin Luther King è stato ucciso, ma non il suo sogno. Oh no ragazzi, i sogni non muoiono mai. Le idee resistono al tempo. Perciò, aggrappatevi ai vostri sogni, che possano essere la vostra luce nell’oscurità. E adesso, ascoltiamo insieme un altro successo dei Beatles, amici miei: Hey Jude!”
 
Era una sera come tante, Obi Wan era impegnato a correggere alcuni saggi, e Padme stava studiando per l’esame di diritto civile. Anakin era con i suoi amici, nel garage del batterista, a provare i nuovi brani che avrebbero suonato al Black Hole, il sabato successivo.
Uno dei brani lo aveva scritto lui stesso, anche se non aveva detto a nessuno a chi si riferisse nel testo.
Erano sudati e stanchi, con mani, piedi e gola a pezzi per lo sforzo. Ma erano eccitati, perché le prove erano andate bene.
Verso mezzanotte, uno dei ragazzi estrasse una bustina bianca dalla tasca, sostenendo che per i Sith, era ora di rilassarsi.
Anakin appoggiò la chitarra contro il muretto, poi si sedettero tutti intorno al tavolino, abbassarono le luci, misero su un vinile dei Pink Floyd, e iniziarono a versare la polverina bianca sullo specchio.
Anakin la guardava ipnotizzato, osservando quei piccoli granelli bianchi che da li a poco lo avrebbero fatto sognare. Tutto ciò che voleva, era partire per un viaggio, sentire il corpo sciogliersi e brillare, essere tutt’uno con l’universo. Sentire la mente espandersi, il corpo ricoprirsi di brividi e scariche di piacere. Essere tutto ed essere niente. Fare parte di qualcosa più grande di lui.
Fu allora che realizzò.
Faceva già parte di qualcosa di più grande.
Lui ed Obi Wan, lo erano.
Erano tutto e niente, quando erano insieme.
Erano brividi di piacere, erano diamanti nel cielo, erano il viaggio attraverso l’universo.
Sorrise.
“Ha dei progetti per me…” Sussurrò.
I suoi amici non capirono, gli chiesero di che parlasse.
“Dei progetti per noi… E io non dovrei essere qui!”
Non aspettò nemmeno una risposta, corse via, senza pensare a niente, la direzione la conoscevano già i suoi piedi.
Arrivò a casa sua sudato ed esausto, sentendosi invincibile ed eccitato allo stesso tempo.
Quando Obi Wan aprì la porta, entrò bruscamente dentro, spogliandosi.
L’altro sembrò confuso, ma contento di farsi strappare i vestiti da dosso.
“Voglio essere parte dei tuoi progetti. Voglio farne di miei, e voglio che ci sia tu.”
“E quali sarebbero i tuoi progetti, se posso chiedere?”
“Farmi scopare per tutta la notte!” Rispose lui malizioso, sbottonandosi i jeans.
“Mi sembra un ottimo progetto…” Esclamò, prendendolo in braccio.
Lo trascinò in camera, sbattendo contro mobili e muri, fino a cadere nel letto.
Finirono di spogliarsi con movimenti bruschi e veloci, impazienti di essere una cosa sola, di assaggiarsi e consumarsi nella notte.
Obi Wan gli mordeva il petto, il ventre, i fianchi, lasciando segni di morsi e scie di saliva sul suo corpo caldo.
Anakin gli tirava i capelli, graffiava la sua schiena, giocava con la sua lingua. Incrociò le gambe dietro la sua schiena, muovendo il bacino contro il suo.
Di solito al suo compagno piaceva fare le cose con calma, gustarsi ogni piccola sensazione, per poi prenderlo quando il desiderio si faceva bruciante.
Ma quel giorno, aveva troppa voglia di lui, per fare le cose con calma.
Gli entrò dentro con impeto e passione, baciando la sua bocca.
Il ragazzo sotto di lui gemeva di piacere, assecondando i suoi movimenti con i fianchi e inarcando la sua schiena.
Presto i loro movimenti si sincronizzarono, trovando il ritmo perfetto per quell’unione, come se fosse un ballo, dapprima lento, poi sempre più veloce.
Due corpi che s’incastravano l’uno dentro l’altro, due spiriti irrequieti che si cercavano, urlando i loro nomi.
Anakin gli era salito a cavalcioni, e muoveva il bacino in movimenti circolari, strizzandogli i capezzoli, mentre Obin Wan gemeva, aggrappandosi ai suoi fianchi, cercando le sue mani.
L’estasi arrivò varie volte, prima che riuscissero a fermarsi, ormai allo stremo sulle forze.
Anakin si sdraiò sul petto del suo compagno, all’altezza del cuore.
Non c’era di più bello al mondo, che addormentarsi ascoltando il battito del suo cuore.
Non c’era una sensazione al mondo, capace di eguagliare quel senso di pace e di calore.
Le sue braccia strette intorno alla schiena, come a volerlo proteggere.
I leggeri baci che gli dava sulla sua testa, furono le ultime cose che sentì, prima di addormentarsi.
“Ti amo prof…” Disse, prima di chiudere gli occhi.
Passarono alcuni mesi, da quel giorno.
Mesi in cui tutto sembrava scorrere per il meglio, in cui l’equilibrio sembrò ristabilito.
Anakin e Padme avevano recuperato la loro amicizia.
Lei andò ai suoi concerti, lo aiutò a mettere la matita sotto gli occhi, a pettinargli i capelli.
Teneva a bada le donne e la curiosità dei suoi amici, prendendolo per mano.
Lui andò alle sue manifestazioni, scrisse altri slogan, disegnò volantini, curò le sue ferite, e la protesse dai manganelli della polizia.
Nel frattempo, anche se ancora non era ufficiale, e ancora non aveva una chiave tutta sua, Anakin viveva da Obi Wan. Erano anni ormai che andava avanti e indietro, lasciando ogni volta piccole cose in casa del compagno. Un vinile, un paio di scarpe, dei libri, lo spazzolino, la giacca.
Alla fine, Obi Wan gli aveva detto di prendere le poche cose che erano ormai rimaste nel suo vecchio appartamento e portarle da lui.
Aveva sempre pensato che il compagno non avrebbe mai avuto il coraggio di chiederglielo, e che se fosse successo, sarebbe accaduto con un grande gesto.
Mazzi di fiori, scritte sui muri, fuochi d’artificio, una cena romantica. Cose di questo genere, pensava. E invece era successo nel modo più naturale possibile, tanto che solo dopo qualche ora, aveva realizzato cosa era realmente accaduto.
Gliel’aveva detto mentre si stavano lavando i denti, prima di andare a dormire.
Anakin  stava cantando, reggendo lo spazzolino come fosse un microfono, mentre l’altro rideva, finché alla fine gli era caduto nel water. Obi Wan gli aveva dato il suo, e alla fine aveva aggiunto che avrebbe fatto dello spazio nel bagno, in modo che lui potesse metterci le sue cose, tra cui uno spazzolino di ricambio.
E in salotto, e in cucina, e nell’armadio, Così aveva detto.
Anakin lo aveva baciato, ancora sporco di dentifricio, ed erano finiti a fare l’amore contro il muro del corridoio.
Erano caduti tre quadri e una lampada, ma era stata una bella serata.
Ma prima della tempesta, c’è sempre la quiete.
E’ una lezione che i marinai imparano in fretta.
E alla fine, la tempesta arrivò.
Un giorno di giugno, un giorno come tanti altri.
Anakin era casa di Padme, lei era stranamente silenziosa da qualche giorno, e sotto i suoi occhi c’erano pesanti occhiaie. Le tremavano le mani, mentre beveva il the.
Finché alla fine esplose, in un pianto disperato.
E lì, sul tavolo della cucina, Anakin ricevette la notizia che gli avrebbe cambiato la vita.
Di nuovo, le grandi notizie non arrivarono con gesti importanti e grandi dichiarazioni, ma nella quotidiana e semplice vita di due ragazzi, che capiscono di dover crescere troppo in fretta.
Tra un cartone di cereali e un cesto di frutta, piangendo e tenendosi per mano.
Alla fine, lui le fece la domanda che entrambi temevano.
“Che cosa vuoi fare adesso Padme? Vuoi tenere il bambino?”
Lei lo guardò a lungo, gli occhi velati dalle lacrime, le labbra tremanti.
“Voglio tenerlo. E’ nel mio corpo, è nella mia vita, e io lo amo. Non credevo, che si potesse amare così tanto qualcuno… Ma è così. Morirei per lui, vivrò per lui. Questo lo sento dentro il mio cuore, in ogni fibra del mio essere.”
Lui annuì, stringendole più forte la mano.
“Ma non voglio… So che ti sembrerò egoista nel dirlo, ma non voglio che la mia vita si fermi.
Non voglio essere solo una moglie e una madre. Non voglio che la mia vita si riduca a preparare la cena aspettando il tuo arrivo, a cambiare pannolini e fare la spesa. Non voglio che tutto finisca in un sogno infranto, in una canzone mai cantata. Io voglio di più dalla mia vita. Voglio fare la differenza e cambiare il mondo, così quando nostro figlio crescerà, lo troverà migliore. Potrà essere fiero di me.”
“E io voglio aiutarti a farlo. Non ti mentirò Padme, non l’ho mai fatto e non inizierò adesso. Sono terrorizzato. Non ho idea di cosa devo fare. Non so come farò a diventare adulto, a diventare padre. Non so come si pagano le bollette o come si chiede un mutuo. So a malapena allacciarmi le scarpe da solo. Ma posso imparare, voglio imparare. Perché nostro figlio ha bisogno di me, e perché tu hai bisogno di me. E io ci sarò, questo te lo prometto. Voglio far parte della vita di mio figlio, voglio vederlo crescere, insegnargli a suonare la chitarra. E voglio esserci quando avrai bisogno di me. Ma… Non posso sposarti. Lo so che sarà uno scandalo, che tuo padre mi minaccerà con il fucile, che qualcuno ti guarderà con disprezzo. Che mi odierai. Ma ti prego, non chiedermi questo… Perché gli spezzerei il cuore, proprio adesso che ha imparato ad usarlo…”
“Lo so Ani… So che tu lo ami, e non potrei mai chiederti di rinunciare alla tua felicità per me. Tu mi hai dato molto più di quanto immagini, e non potrei mai perdonarmi, se tu vivessi una vita infelice per causa mia.
“Possiamo farcela Padme. Tu ed io. E… Obi Wan. Lo so, sarà strano, sarà difficile. Ma possiamo farcela. Se tu me lo permetti…”
Lei annuì, appoggiando la testa sulla sua spalla.
Lui le baciò la fronte, e fece un profondo respiro.
Una parte della sua vita era finita, un’altra stava per iniziare.
La strada sarebbe stata lunga, ed era appena iniziata, ma prima, c’era ancora un ostacolo da superare.
Obi Wan dormiva al suo fianco, russando leggermente, con la testa sul suo ventre, raggomitolato al cuscino. Sembrava quasi un gatto quando dormiva, pensava Anakin, accarezzandogli i capelli.
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dirgli la verità, e che la verità lo avrebbe allontanato, distrutto. Che forse lo avrebbe perso per sempre.
Guardò la sua fender bianca, appoggiata sulla poltroncina sotto la finestra, proprio accanto ad una pila di libri del suo compagno.  Era davvero uno strano accoppiamento il loro, due persone così diverse, che tuttavia traevano l’uno il meglio dall’altro.
Obi Wan spesso leggeva in salotto, mentre Anakin  suonava qualcosa con la chitarra.
E a volte, il ragazzo traeva ispirazione per i suoi testi dalle storie che Obi Wan gli leggeva dai suoi libri.
Guardò di nuovo l’uomo straiato al suo fianco, gli baciò la fronte, lo lasciò svegliarsi con calma, ricoprendolo di dolcezza, temendo che ogni bacio, ogni carezza, potesse essere l’ultima.
Poi lo prese tra le braccia, e iniziò a parlare, con il cuore in gola.
“Devo dirti una cosa… Una cosa terribile. Ho commesso uno sbaglio, e capirò se mi odierai, perché anch’io mi odio, per averti fatto questo. Per averti ferito.”
Obi Wan lo guardava dritto negli occhi, scrutandolo attentamente, come una preda che cerca di capire dove la freccia del cacciatore lo colpirà.
“Perciò odiami, insultami, picchiami se devi, ma non rinunciare a me. Non rinunciare ai progetti che avevi per noi, e ti prometto che passerò il resto della mia vita a rimediare a quello sbaglio.”
“Raccontami cosa hai fatto Anakin, dimmi ogni cosa, non importa quanto farà male…”
Anakin gli raccontò tutto, guardando le lacrime scendere sul viso del suo compagno.
Alla fine, Obi Wan era seduto per terra, la testa tra le gambe, che piangeva sommessamente.
Anakin tentò di abbracciarlo, di accarezzargli i capelli, di prendergli la mano.
Ogni sua parola, era come una coltellata.
Ogni sua lacrima, un veleno che avrebbe voluto bere.
Obi Wan urlò, prese a pugni il muro, lanciò contro la parete tutto ciò che trovò.
Lo insultò, gli disse che era un codardo, che aveva rovinato tutto, che lo aveva tradito, che lo odiava, che era finita, che malediva il giorno in cui lo aveva incontrato.
Anakin piangeva, ascoltava, lo lasciava sfogarsi, sperando che almeno così, il suo dolore si sarebbe alleviato.
Erano passate ore, ore di urla e di lacrime, quando alla fine, si ritrovarono entrambi seduti sul bordo del letto, distanti, e vicini al tempo stesso.
“Non posso cambiare il passato… E forse, anche se potessi non lo farei, perché anche se ho sbagliato, anche se a causa di quell’errore le nostre vite sono cambiate per sempre, da quell’errore è nato qualcosa di buono. Non lo so, forse era destino, che accadesse. Ma dopotutto, sono solo un ragazzo, cosa posso saperne della vita, del destino? Però posso scegliere che cosa fare adesso, questo posso farlo. Posso scegliere che tipo di uomo voglio essere. E io ho scelto di aiutare Padme, di veder crescere mio figlio, ma ho scelto anche te. Ho scelto di amare te. Di vivere una vita con te. Adesso, sta a te, scegliere.”
“Scegliere? Cosa posso scegliere io?” Esclamò Obi Wan, quasi in un sussurro, con la voce ancora impastata dal pianto. “Tu hai fatto tutto questo e l’hai chiamato destino. Hai scelto di restare al suo fianco, di crescere vostro figlio, quindi dimmi, che scelta potrei mai avere io?”
Anakin raccolse tutto il suo coraggio, tutto l’amore, tutta la speranza che gli era rimasta, si fece spazio tra le sue braccia, raggomitolandosi sulle sue gambe come un bambino.
“Puoi odiarmi e cacciarmi via. Puoi rifarti una vita, lasciarmi andare, e un giorno, amare qualcun altro. Io lo capirò. Oppure puoi restare. Puoi aiutarmi ad essere padre. Puoi essere un padre per mio figlio. Perché tu saresti un ottimo padre, e sarebbe fortunato, ad avere te. Io sarei fortunato, a dividere la mia vita con te. Non posso farcela da solo tesoro, ho bisogno di te. Perciò aiutami a crescere, insegnami ad essere un uomo, mostrami il mondo, mostrami ogni cosa. E un giorno, quando sarà grande, lo mostreremo anche a nostro figlio. Insieme.”
Ci fu un lungo momento, il tempo di un respiro, il tempo di una vita.
 
“Ed eccoci qui, mie giovani apprendisti, nell’inverno di questo nuovo mondo. Qui è dj Yoda, in diretta da Washington, per la Light Force radio. E’una data storica oggi, una data che rimarrà per sempre nei libri di storia: E’ il 27 gennaio del 1973, e posso ufficialmente dire che la guerra è finita! La vita, ha vinto ancora una volta. La pace, ha vinto. L’amore ha vinto. L’oscurità ci ha tentato, ci ha picchiato, umiliato, sottomesso. Ma anche l’oscurità, prima o poi deve cessare. E oggi, è quel giorno. Il giorno in cui il mondo può tornare a respirare, in cui una nuova luce sorge ancora più luminosa. Perciò ditemi, miei apprendisti, come intendete passare questa nuova vita che vi viene concessa? Vi lascio adesso, con un classico immortale dei Beatles, let it be!”
 
 
Scendeva la neve, leggera e soffice come una carezza.
Scendeva la neve, in una piccola casa di legno in nevada.
Tutto intorno solo i boschi, selvaggi e impotenti.
Due bambini giocavano nella neve, rincorrendosi e lanciandosi palline.
Due adulti, erano seduti sulla neve, il più giovane tra le braccia dell’altro, rannicchiato contro la sua schiena, con le gambe di lui che circondavano le sue.
“Quando hai detto che viene a riprenderli Padme?” Chiese Obi Wan, massaggiandogli il petto.
“Tra tre settimane. Deve finire di preparare la campagna elettorale.”
“Tre settimane… Bene, abbiamo un sacco di tempo allora! Volevo portarvi a vedere una cosa…”
“Che cosa?”
“Ah è una sorpresa!” Rispose l’altro, facendogli l’occhiolino.
Anakin gli stampò un bacio, poi si perse a guardare i bambini, che stavano facendo un pupazzo di neve.
“Credi che gli piaceranno i regali che gli abbiamo fatto?”
“Ah non ho dubbi. Ho dovuto praticamente strapparteli dalle mani, per impacchettarli. Sei poco meno bambino di loro, perciò se piacciono a te, piacciono a loro.”
“Aha mister adulto, ti ricordo che tu hai giocato con me fino a ieri.”
“Per accontentare te…”
“Ma piantala, che ti stavi divertendo come un matto!”
Obi Wan sorrise, non potendo negare oltre l’evidenza.
Leila stava correndo verso di loro, sfuggendo alle palle di neve lanciate dal fratello.
“Papà Obi aiutami!” Urlò lei, salendogli sulle spalle.
La piccola aveva lunghi capelli neri raccolti in una treccia, che le circondava la testa come una corona, occhi dello stesso colore, un visino dolce e minuto e un cappottino bianco.
Obi Wan la prese tra le braccia, rotolando nella neve, fin quando riuscì a tirarsi su.
Luke e Anakin nel frattempo, avevano già preparato altre palle di neve, e gliele stavano lanciando contro.
Per quasi tutto il pomeriggio, continuarono a giocare, a fare gli angeli nella neve e a costruire pupazzi ciocciotelli con una carota al posto del naso.
Dopo aver fatto il bagno e aver cenato, i bambini poterono finalmente aprire i regali, e gli adulti accoccolarsi sul divano, vicino al camino.
Luke urlava dalla gioia, “Papà Ani guardami! Sono un cavaliere!” Esclamò mostrando al padre la spada laser azzurra.
Era minuto e biondo, gli occhi azzurri ed innocenti, e la vitalità che solo un bambino poteva avere.
“Lo sei tesoro!” Gli rispose lui, con un gran sorriso.
“Anch’io anch’io sono un cavaliere!” Disse Leila, mostrando la sua spada laser verde.
“Non preferisci essere una principessa?” Chiese Anakin ridendo.
“Posso essere entrambe le cose?” Replicò lei, saltellando.
“Certo che puoi principessa!” Rispose Anakin.
I due bambini ripresero presto a combattersi, alzando e abbassando le spade, giocando a fare i cavalieri di una grande battaglia.
Obi Wan diede un bacio sulla tempia ad Anakin, che appoggiò la testa al suo petto, circondandogli la vita con il braccio.
“L’avresti mai immaginato, che sarebbe andata a finire così?” Chiese, guardando i bambini ridere.
“No. Avevo immaginato una vita completamente differente, ma questa, è decisamente migliore di ogni sogno che io abbia fatto.”
Anakin sorrise, dandogli un leggero bacio sulle labbra.
Non era il primo, non sarebbe stato l’ultimo, ma solo uno dei tanti baci, che si danno in una vita passata insieme.


“Qui è dj Yoda, un’ultima volta in diretta con voi dalla Light Force radio. Ascoltate buona musica, leggete tanti libri, amate, fatevi amare, fate il bagno nudi nell’oceano, ballate sulla sabbia, urlate ad un concerto, prendete uno zaino e partire per un lungo viaggio, baciate uno sconosciuto, e non dimenticate mai di guardare le stelle. Che la forza sia con voi, miei apprendisti! Qui dj Yoda, passo e chiudo.”






 

 
  
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