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Autore: Potteriana_V    30/05/2020    3 recensioni
Sono passati quattro anni dalla fine della Seconda Guerra Magica, Hermione torna in Inghilterra dopo avere iniziato la sua vita in Francia. Tante cose sono cambiate ed è proprio il suo ritorno che le aprirà gli occhi su tanti aspetti della sua vita: nuove attrazioni, vecchie storie e tanto altro sono pronti a coinvolgere i nostri protagonisti. Gli anni di terrore sembrano ormai storia passata... ma se così non fosse?
Genere: Azione, Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La ragazza si smaterializzò a qualche centinaio di metri dalla sua meta, così da potersi godere i raggi tiepidi del sole sulla sua chiara pelle e godere così di qualche minuto di solitudine nella sua tensione per poi tornare alla sua solita aria distaccata. Aveva terminato un turno notturno, ma doveva essere carica per la giornata che avrebbe dovuto affrontare.                                                                                                                      
Un qualsiasi passante non avrebbe mai potuto notare alcun segno di emozione a turbare il volto e la postura della giovane, che camminava sicura avvolta da un elegante tubino verde menta e con ai piedi dei sandali dal tacco altissimo, ma che lei calzava quasi come fossero delle scarpe da ginnastica. Sicurezza; ecco cosa traspariva da quella figura elegante che arrivò di fronte un condominio elegante che si trovava a metà tra la Parigi magica e quella babbana. Entrò, attraversò l’atrio accompagnata dal rimbombo dei tacchi sul marmo e prese l’ascensore diretta all’ultimo piano che ospitava l’attico. Mentre infilava le chiavi nel portone in legno scuro sentiva dall’altra parte rumori di posate “bene almeno sono sveglie” pensò.                          
-Sono a casa- disse mentre lasciava le chiavi sul mobiletto all’entrata in compagnia di altri due mazzi che appartenevano alle sue coinquiline. Sorrise pensando a come già solo quei piccoli ammassi di metallo potessero dire così tanto di loro, del loro legame ed anche delle loro differenze. Tutti e tre i mazzi contenevano la chiave delportone dell’appartamento e quella dei rispettivi armadietti al centro Auror, a distinguerli invece erano i portachiavi: il suo era una piccola riproduzione argentata di un tulipano, uno era una palla pelosa fucsia simile ad una puffola pigmea e l’ultimo una miniatura di una piuma.                                               
 -Io sono in cucina- la voce la ridestò dai suoi pensieri. Arrivata in cucina seduta mentre sorseggiava un te verde e dava un’occhiata ad una delle tante riviste di nozze sparse ormai nell’appartamento da mesi, c’era una la sua amica d’infanzia. Notando che indossava un vestito rosso fuoco tirò un sospiro di sollievo: "almeno una delle due era pronta."                                                                                                                                                 
 -Buongiorno Daph. Com’è andato il turno? Hai già fatto colazione?- chiese la ragazza dopo aver alzato lo sguardo nella sua direzione, pronta già a mettere sul fuoco il bollitore o la caffettiera per la sua amica: dopotutto erano colleghe, sapeva quanto i turni di notte potessero essere stancanti.

La bionda si sedette al posto di fronte e liberò i piedi dalle scarpe che, nonostante l’incantesimo contro il dolore, iniziavano a dare i primi segni di cedimento dopo una notte di lavoro.

-Tutto bene a parte qualche ubriacone che tenta di lanciare incantesimi di fronte a babbani e qualche ragazzino sprovveduto. Metti su la caffettiera per favore. Lei lo ha bevuto?- disse indicando con la testa la camera aldilà del muro. Le ciocche del caschetto si mossero insieme al volto di Pansy che scosse la testa in senso negativo.

-Beh allora mettilo così lo troverà già pronto ed eviteremo di fare tardi.-

-Ma se sono ancore le otto ed un quarto… l’appuntamento è alle nove! L’atelier è a due passi, non abbiamo neanche il bisogno di smaterializzarci- disse la mora dando le spalle alla sua amica per mettere la caffettiera sul fuoco.

-Pan perché stavi guardando quei vestiti da cerimonia fucsia?- chiese Daphne con uno sguardo inquisitore dopo aver lanciato uno sguardo alla rivista lasciata sul tavolo dalla coinquilina.

-Dai, perché dobbiamo scegliere quei colori pastello, sono così spenti!- fece lei voltandosi per guardare l’amica con lo stesso sguardo che poneva ai genitori quando da bimba voleva l’ennesimo regalo costoso.

-Perché sono la sposa e sono io a scegliere i vestiti per le mie testimoni e ad assicurarmi che i colori da loro scelti non li facciano somigliare alla Umbridge.- disse lei col tono di chi non ammette repliche. Il caffè iniziava ad uscire e a lasciare il suo aroma per tutta la cucina.

-Non tornare ad usare la scusa della sposa, noi indosseremo quei vestiti e dobbiamo sentirci a nostro agio. Vediamo cosa ne pensa…- ma venne interrotta prima che potesse finire la frase.

-Cosa ne pensa chi?- appoggiata allo stipite della porta con dei pantaloni a palazzo di lino beige ed un leggero top bianco Hermione Granger guardava divertita le sue coinquiline intraprendere l’ennesima discussione riguardante gli abiti. Spense il fuoco, prese due tazze per poi versarvi il caffè e porgerne una a Daphne che la ringraziò con un sorriso.

Hermione si sedette e continuò a guardare le coinquiline discutere.

Eccole, Hermione Granger, Daphne Grengrass e Pansy Parkinson insieme sedute al tavolo della cucina del loro appartamento, se qualcuno le avesse descritto questa scena 5 anni prima sicuramente si sarebbe preso una fattura oltre a tante cattive parole. Eppure eccole lì, coinquiline ormai da quasi tre anni, amiche da quattro.
 

INIZIO FLASHBACK

Appena finita la guerra Magica lei e i suoi coetanei si erano trovati ad un bivio: continuare gli studi o introdursi nel mondo del lavoro. Hermione era ancora indecisa poiché l’idea di una propria indipendenza la intrigava ma si sentiva di dovere portare a termine il percorso di studi prima di fare questo passo; l’unica cosa che la frenava era che per fare tornare Hogwarts com’era prima, con ogni angolo impregnato di magia, non ci sarebbe voluta una sola estate ma anni di lavoro di maghi esperti, perciò tutti gli studenti inglesi vennero deviati tra Durmstrang e Beauxbatons. Questa causa logistica e le pressioni dei suoi amici la avevano convinta a rimanere in Inghilterra. Si era trasferita in un piccolo appartamento con Ron, che ormai era il suo fidanzato, ed aveva iniziato a frequentare l’accademia per diventare Medimago al San Mungo, mentre il ragazzo si era affiancato a George nella gestione dei Tiri Vispi Weasley. Le ferite della guerra non si erano ancora rimarginate, ma sembrava che tutto stesse tornando alla normalità e che ormai potessero godersi la vita in pace alla ricerca di quella tranquillità e felicità che ormai sembravano così lontane. Tutto sembrava al suo posto… fino a quel giorno.

Era il 15 Agosto quando Hermione era appena tornata a casa da una estenuante giornata all’ospedale, perché essere matricole non era di certo facile e per arrivare in alto senza l’aiuto della sua fama avrebbe dovuto sgobbare per un bel po’, quando chiudendo il portone aveva sentito degli strani rumori provenire dalla camera da letto. Era accorsa velocemente convinta che Ron fosse colpito dall’ennesimo incubo o da qualche malore, ma quando arrivò all’uscio della porta semichiusa capì che quei gemiti non erano dovuti ad una sofferenza. Dallo spiraglio della porta lo aveva trovato nudo steso sul loro letto con sopra di lui quella che riconobbe essere Samantha, la ragazza che faceva le pulizie al negozio.

-Si Sam… continua così- diceva con gli occhi pieni di desiderio mentre teneva i fianchi della ragazza per darle un ritmo ancora più deciso, mentre la bionda sospirava e gemeva su di lui. Fu così, nascosta dietro quel pezzo di legno che sentì il suo ragazzo toccare l’apice con un'altra donna, appellando tutto il sangue freddo che aveva per capire come meglio muoversi.

-Allora quando le parlerai?- squittì Samantha con la voce ancora affannata mentre accarezzava la guancia al ragazzo ormai steso accanto a lei.

-Al più presto possibile, non la sopporto più. Ogni volta che sto con lei penso a te.- disse il rosso con gli occhi chiusi mentre si godeva quel momento -Penso che ne parlerò con lei questo fine settimana, devo trovare il momento giusto…-

-Non devi trovare un bel niente Ronald.- Hermione non seppe mai spiegare come fosse riuscita a mantenere un tono così distaccato mentre dentro di lei tutto andava a pezzi.

-Hermione cosa ci fai qui? Non è come credi.- disse Ron dopo un attimo in cui si era reso conto di ciò che stava accadendo, guadagnandosi uno sguardo sconcertato dalla ragazza stesa accanto a lui.

-E’ come credo ed anche peggio. Non voglio sentire niente. Tornerò tra mezz’ora e al mio ritorno voglio che qualsiasi oggetto che mi possa ricordare te o il tempo perso per venirti dietro sia scomparso.- e si smaterializzò mentre il rosso cercava di fermarla non ancora cosciente della nudità sua e di Samantha.

Grimmould Place. Si era smaterializzata a casa di Harry e Ginny.

Il Salvatore del mondo Magico le aveva aperto ed appena l’aveva visto Hermione gli si era buttata addosso in lacrime, sfinita da tutto quell’autocontrollo che aveva dimostrato. Aveva iniziato a raccontare tutto all’amico che la ascoltava accarezzandole la testa in silenzio. In quel momento era scesa Ginny che l’abbracciò in silenzio senza chiedere spiegazioni. Se fosse stata lucida si sarebbe preoccupata: da quando Ginny Weasley non chiedeva spiegazioni? Annebbiata dal tutte le emozioni che la sovrastarono e dai singhiozzi che la scuotevano non si era resa conto di niente. Quando sentì una smaterializzazione e, aprendo gli occhi, si ritrovò di fronte Samantha che Hermione non capì più nulla e, guardando l’espressione confusa di Harry e quella tesa e rigida di Ginny che capì.

Ginny sapeva. Si staccò da Harry che era rimasto senza parole e fece due passi indietro.

-Herm posso spiegare.- disse la rossa con un tremolio nella voce.

-Cosa devi spiegarmi? Tu sapevi?- chiese lei scossa ancora dai singhiozzi ma con lo sguardo carico di rabbia.

Il silenzio di quella che una volta riteneva la sua migliore amica disse tutto. Uscì da quella casa che l’aveva accompagnata in tanti momenti e corse via senza dare la possibilità a Ginny di spiegarsi e senza sentire la furiosa lite che nasceva tra lei ed Harry. Corse via e, quando il fiato cominciava a mancarle iniziò un temporale estivo. Camminò fino a casa sua incurante dei vestiti fradici, sperando che l’acqua potesse riempire quel vuoto che sentiva dentro.

Arrivata a casa la trovò silenziosa. Ron era già andato via, portandosi dietro tutto ciò che gli apparteneva e senza nemmeno provare a dare spiegazioni.

“Vigliacco” fu l’unica parola che Hermione riuscì a pensare, prima di appoggiarsi al muro e scivolare per terra.

Il sole mattutino la trovò stesa sulle fredde mattonelle, con i vestiti ormai asciutti grazie al caldo che aveva investito Londra in quei giorni. A svegliarla da quel sonno disturbato dai pensieri e dalla posizione scomoda fu un gufo intento a beccare la finestra del salotto. Hermione si avvicinò per prendere la lettera che portava e dopo avergli dato un biscotto volò via.

La riccia non riconobbe subito la scrittura, ma dopo aver letto qualche riga le nacque un sorriso sincero ma spento sulle labbra. Era la professoressa McGrannitt che le chiedeva di valutare nuovamente la proposta di Madame Maxime di continuare gli studi a Beauxbatons perché “ nonostante la bravura in qualsiasi cosa facesse, la strega migliore della sua età non poteva non terminare gli studi”.

FINE FLASHBACK

Fu proprio in quella scuola che la riccia si trovò come compagne di stanza le due ex-Serpeverde che dopo la guerra erano completamente cambiate e, mettendo da parte le divergenze con non poche difficoltà, erano diventate colleghe e coinquiline. Quelle due serpi erano gli unici contatti fissi che aveva con il suo vecchio mondo dopo di quell’estate,  oltre a Neville che passava spesso dalla Francia alla ricerca di qualche radice o pianta particolare e ad Harry col quale si scambiava qualche lettera ma che non aveva più rivisto, non aveva più accettato l’idea di rivedere Ginny e sapeva che loro fossero inseparabili. Quelle due erano state una ventata di aria fresca per lei, così diverse ma allo stesso tempo così uguali a lei, ed era grazie a loro che era riuscita a rialzarsi anche se per fidarsi aveva impiegato un po’. Terminati gli studi nessuna delle tre aveva deciso di tornare in Inghilterra per lo stesso motivo: non volevano rivivere un passato doloroso, che poi questo dolore fosse causato da famiglia, amici o uomini questo era un altro discorso. Erano così diventate colleghe Auror; Hermione aveva anche terminato gli studi di medicina magica mentre le altre due usavano le loro conoscenze di Magia Oscura ed era così che erano diventate tra i migliori componenti della squadra della Capitale francese.

-Pan basta, tanto oggi lo sceglieremo dopo la prova del mio abito, quindi andiamo.- disse Daphne  ridestando Hermione dal suo flusso di coscienza su quei ricordi che ormai grazie al tempo e a quelle due ragazze non facevano più male.

 



Pansy stava cercando di convincere Hermione ad affiancarla nella sua guerra contro i colori pastello per il loro abito da testimoni, mentre entrambe sedute sul divanetto dell’atelier aspettavano che Daphne uscisse dal camerino bevendo lo champagne che gli era stato offerto dalla proprietaria, una signora paffuta che sprizzava eleganza e conoscenza di moda da tutti i pori.

-Pan dopo la prova vedremo cosa ci proporranno, sai anche tu che Daphne ha deciso che il colore principale della cerimonia sarà il rosa antico, non possiamo sicuramente presentarci con un vestito blu elettrico.- disse la riccia guadagnandosi un’occhiataccia dall’amica che stava per proporre proprio quel colore.

La conversazione delle amiche venne bloccata dal rumore della tenda di velluto del camerino dal quale uscì quella che per tutti non poteva che essere una fata. Hermione fin dai tempi di Hogwarts aveva pensato che Daphne potesse essere una Veela, perché aveva una grazia ed una bellezza così eteree che non potevano essere solo causate da una buona educazione purosangue e da una giusta combinazione genetica.

La ragazza indossava un abito da sposa sobrio ma non per questo sciatto o noioso. Il corpetto con lo scollo a barca aderiva perfettamente al fisico della ragazza e all’altezza dell’ombelico partiva un ricamo in pizzo leggero che dava poi inizio alla gonna vaporosa ma non ingombrante che terminava con un leggero strascico.

-Allora?- chiese spazientita Daphne dopo aver ricevuto solo silenzio dalle due amiche, per poi capire che quel silenzio era dovuto alle lacrime delle due che lottavano di uscire. L’unica cosa che le sue accompagnatrici riuscirono a fare fu quella di correre ad abbracciarla, stando attende a non fare danni, anche se coscienti che la magia potente della proprietaria avrebbe potuto riparare qualsiasi cosa.

Quella prova aveva fatto intendere a tutte e tre quanto ormai il matrimonio fosse vicino. La data scelta era il 16 Settembre e quella sarebbe stata la prima volta in Inghilterra per Hermione dopo il suo arrivo in Francia, perché le sue due amiche nonostante avessero scelto la vita Parigina erano comunque tornate in patria qualche volta per rivedere quello che era rimasto delle loro famiglie e anche per rivedere i loro amici. Hermione aveva capito che i Serpeverde erano legati all’idea di amicizia ancora più morbosamente ed in modo meno pretenzioso ed ipocrita dei Grifondoro, perché nonostante la freddezza apparente facevano di tutto per incontrarsi, organizzare viaggi e cene insieme alle quali qualche volta le sue amiche avevano provato a trascinarla ma senza risultati. Nonostante Hermione ritenesse quelle due forze della natura come delle sorelle non aveva mai voluto avere contatti con gli altri componenti del loro gruppo eccezione fatta per Blaise Zabini, futuro marito di Daphne, poiché la stabilità raggiunta per portarli al matrimonio era il risultato di anni ed anni di prendi e molla, di scenate e gesti d’amore che bene o male avevano sempre messo in mezzo oltre a Pansy anche Hermione.

Dopo aver appurato la perfezione dell’abito da sposa era partita la ricerca degli abiti di Pansy ed Hermione che per volere della sposa dovevano essere uguali, se non per qualche lieve differenza. Fu così che dopo ore di ricerca condite da lamentele di Pansy, riuscirono a trovare l’abito perfetto che accontentasse tutte e tre.
-Sono loro.- disse Daphne annuendo convinta.

Entrambi gli abiti erano di leggero chiffon color carta da zucchero, con la gonna lunga e liscia che per rendere i movimenti più comodi si apriva in uno spacco profondo ma non volgare sulla gamba destra. L’unica differenza era lo scollo, perché Pansy aveva optato per un monospalla che le dava l’aria da Dea Greca mentre invece Hermione uno scollo a cuore che, con l’aiuto della magia non avrebbe creato nessun tipo di problema. Sotto consiglio esperto della proprietaria scelsero dei sandali con tacco argentati e, dopo aver adattato la lunghezza e aver apportato qualche modifica concordarono di farsi spedire direttamente gli abiti nella villa dove si sarebbe tenuta la cerimonia così da evitare problemi.

 



Dopo essere passate dal lato babbano della città per pranzare in un ristorantino caratteristico che frequentavano spesso, decisero che nel pomeriggio avrebbero portato a termine le ultime commissioni per il matrimonio. Dall’esterno nessuno avrebbe capito che quelle tre ragazze che chiacchieravano amabilmente mentre consumavano il loro pranzo fossero dotate di poteri magici, eppure quello era il risultato di anni ed anni di insegnamenti della Nata Babbana del trio, che aveva introdotto le altre due nel loro mondo con cautela, facendogli così apprezzare tante cose a tal punto che la decisione di prendere casa a cavallo tra i due mondi era stata di Daphne supportata da Pansy le quali avevano anche ammesso che gli stilisti babbani ci sapessero fare.

Erano le 5 del pomeriggio quando convinte dal caldo che quella giornata di fine Agosto gli stava riservando tornarono a casa. Solo Pansy notò il gufo alla loro finestra con tre lettere e, dopo averlo congedato con un pezzo di baguette staccò la ceralacca e lesse con un sorriso soddisfatto le righe che aveva davanti.

-Sono già arrivate le partecipazioni del matrimonio? Ma le abbiamo fatte spedire poco fa.- disse la Greengrass notando l’amica intenta a leggere.

-Hai inviato le partecipazioni a te stessa e a noi?- chiese divertita e sconcertata Hermione -ti aspettavi che non ci presentassimo?- continuò con tono ironico meritandosi una smorfia dalla futura sposa.

-Questo è anche meglio- disse Pansy con un sorriso malizioso sventolando la lettera.

-Cosa può esserci di meglio?- chiesero le altre in contemporanea.

-Si torna ad Hogwarts ragazze.- rispose raggiante.
 

Hermione rimasse interdetta ed immobile dopo quella frase e Daphne invece avanzò per aprire la missiva che portava il suo nome per poi leggere ad alta voce così da rendere partecipe anche Hermione:

-Cara Signorina Greengrass,

dopo quattro anni di lavori e sacrifici la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è pronta ad ospitare nuovamente le generazioni di Maghi inglesi il primo Settembre dell’anno in corso. E’ per questo motivo che è stata invitata alla cena di riapertura che si terrà la sera del 31 Agosto alle ore 20.30 proprio qui per dare inizio a questa rinascita della storia della nostra antica Scuola. Si chiede conferma entro il giorno 28 Agosto.

I miei migliori saluti,

                                                                                                                                     la preside Minerva McGrannit-

-Allora dove avete messo le pergamene?- chiese Pansy rovistando tra i cassetti.

-Per cosa?- chiese Hermione che sembrava aver ritrovato la parola dopo qualche secondo di mutismo.

-Mando la conferma, oggi è 26!- disse Pansy che guardandola si fermò.

-Herm- non si era accorta che Daphne si fosse avvicinata a lei nel frattempo.

-Non so… sono passati quattro anni.- disse lei con un filo di voce. Ormai non soffriva più da tempo, ma tornare in quella scuola non sarebbe stato facile. Fu durante un lungo silenzio che arrivarono due gufi che tutte e tre riconobbero essere uno quello di Zabini e l’altro di Harry.

“Ciao Herm,

non so se hai già ricevuto la lettera per la festa da Hogwarts, ma spero che tu ci sarai. Sai quanto voglia rivederti e sai anche quanto tu stessa dentro di te vuoi ritornare tra quelle mura anche se solo per una sera. Non preoccuparti di incontrare determinate persone, sarà sicuramente una festa in grande e la professoressa McGrannit da quando le parlasti prima di partire non permetterebbe mai che qualcosa o qualcuno ti rovini la serata. Sei una donna fenomenale e lo sappiamo anche qui attraverso i giornali, non lasciare che la paura di tornare ti impedisca di goderti una serata così piacevole nel posto che più hai amato al mondo. Promettimi di pensarci, abbiamo tanto da raccontarci.

Con affetto,

                                                                                                                                                                                 Harry”

 

-Blaise dice che ha ricevuto la lettera come anche gli altri, penso proprio che sarà una cosa in grande.- disse Daphne in conferma di quello che aveva appena letto da Harry. Hermione rifletteva, era divisa a metà, era da tanto che non aveva questo tipo di dubbi.

Accantonando momentaneamente il discorso si era fatta l’ora di cena e si erano messe a cucinare. Hermione e Daphne si destreggiavano ai fornelli senza l’uso della magia mentre Pansy apparecchiava e lanciava qualche sguardo alla televisione; erano tante le cose babbane che aveva iniziato ad apprezzare. A cena la mora aveva deciso di tenere il broncio ammettendo che se Hermione non avesse accettato l’invito neanche lei sarebbe andata.

“Ma dai te lo ha detto anche Potter”

“Che ti costa, sappiamo tutti che vuoi tornarci”

“Possiamo chiedere alla McGrannitt di farti fare un giro nella biblioteca”

“Non hai voglia di rivedere Gazza disperato per la gente in giro”

“Non dimenticarti che il tacchino di Hogwarts è il migliore della storia..”

“… per non parlare dei dolci!”

ed altre frasi simili che stavano riuscendo perfettamente nell’obiettivo di Pansy: farle provare nostalgia.                    
Lei ricordava ogni dettaglio di quella scuola ed era anche per questo che nel salotto sopra la fotografia di loro tre con la divisa celeste il giorno del diploma c’era un quadro di Hogwarts che grazie alla magia cambiava l’ambiente a seconda delle stagioni e la luce a seconda dell’orario. Le mancava terribilmente quel pezzo della sua vita e non poteva negare che appena Daphne avesse letto la lettera il suo cuore aveva iniziato a battere forte dall’emozione, però poi era venuta anche la paura. Era certa di non provare più niente per Ron e neanche di sentire la mancanza dell’amicizia di Ginny, però riaverli davanti sarebbe stato difficile. Fu il pensiero di Harry, Neville, la McGrannitt, Luna e tanti altri che la convinse e proprio nel momento in cui la sue due amiche le toccarono le mani con fare affettuoso che disse:

-Pansy vai a prendere le pergamene nel cassetto della mia scrivania.-  e fu così che la mora saltellando uscì di scena prevedendo già un pomeriggio di shopping perché “si torna sempre con stile”.




Angolo Autrice:
Ciao a tutti! Sono una vecchia frequentatrice di questo sito che, grazie alla quarantena, è tornata a leggere quelle storie che tanto ha amato con un sorriso sulle labbra. E' stato bello tornare qui ed è per questo che mi è venuta l'ispirazione per questa fanfic. Sono sempre stata pro Dramione perciò non stupitevi se saranno la coppia principale! Li troveremo entrambi cresciuti e maturati, ma sarà facile tornare e mettere da parte un passato da nemici?
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, fatemi sapere che ne pensate, sono pronta ad ogni tipo di critico e pensiero. Un bacio!

 

  
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