Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Mondlicht    31/05/2020    0 recensioni
Dal testo:
Maledetto il rancore, che è la versione mutata di un sentimento genuino e sfiduciato, uno piangente e respinto. Pensava di esserne scevro, e invece ha sbagliato i suoi calcoli, ed il nervo pudendo fa male se sollecitato di continuo da mani indelicate.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non c'ha mai capito nulla, di amore. Non ci ha mai capito nulla, a tal punto che non sa manco se l'abbia mai provato, se quell'emozione, quel sentimento – come lo definiscono le persone? - sia esistito concretamente, abbia abitato davvero il suo corpo. L'ha ricercato nei libri, in quei romanzi esistenzialisti che lo raccontano come qualcosa di struggente e terrificante al contempo, qualcosa di incredibilmente simile all'odio per la sua forza annichilente, eppure diametralmente l'opposto di esso.

Ma lui lo sa, che chi non è capace di amare non sa odiare.

Levi non sa cosa significhi odiare, anche se quelle farfalle-spasmi-vuoti nello stomaco, come tanti scrittori definiscono con la licenza poetica quel senso di nulla, di fame e nausea insieme, è più che certo di sentirli. È sordo al loro richiamo, non ha voglia di ascoltarli, mentre cammina a passo lento sul marciapiede sozzo del suo palazzo, Lilo che alza la gamba per urinare vicino alla campana dell'immondizia. Eren sta arrivando, come ha fatto poche sere prima, e poi una settimana fa, e quella ancora precedente.

Ha voglia di parlargli e dirgli che ha sbagliato, ad invaghirsi di lui. È trascorso solo un minuto ed ora non vuole più, non vuole più dirgli nulla, se non "Torna a casa, dai. Non è cosa stasera." Fa troppa paura confessare, quando sa che essere corrisposti sia un'utopia campata in aria. Chissà perché, poi, sia divenuto soggetto di una maledizione che lo veda protagonista di fallimenti sentimentali. Eren è l'ennesimo, ed è difficile comprenderne il motivo.

Giura di averci provato, come col ragazzo prima di lui, e quello che ha frequentato a dicembre dell'anno precedente, perché si è fatto incantare da farfalle-spasmi-vuoti, ha ascoltato il richiamo, ha acconsentito consegnando la fiducia. L'hanno masticata la prima, la seconda e la terza volta, e ora anche lui, prima di incontrare qualcuno, la nasconde perché timoroso di vedersela consegnare a brandelli. Vorrebbe odiare, e invece l'amore diventa rancore e ristagna in quello stadio, si accuccia e non vuole sentirne, di andare oltre. Maledetto il rancore, che è la versione mutata di un sentimento genuino e sfiduciato, uno piangente e respinto. Pensava di esserne scevro, e invece ha sbagliato i suoi calcoli, ed il nervo pudendo fa male se sollecitato di continuo da mani indelicate.

Eccolo, Eren. Avrà voglia di fare sesso in quell'auto stretta ma non troppo, adatta per ospitare i loro corpi smaniosi di toccarsi, aversi, lasciarsi, per poi bere una birra che non è più fredda come quando l'hanno comprata nel minimarket all'angolo della strada. È innamorato, Eren, e di qualcuno che non è lui. Di qualcuno che l'ha tradito, di qualcuno che non l'ha amato a sua volta, e gli viene la nausea al pensiero che il suo, di amore, quello sincero e che desidera essere accolto, non sia sufficiente.

Forse è per questo, che non c'ha mai capito nulla di amore. Ma da quando conosce Eren, comprende la natura di quel sentimento, di quell'emozione dagli occhi cerulei, e sente ogni fascio di muscoli fremere dalla voglia di fondersi con chi ama.

"Allora, porti su Lilo e andiamo?", gli domanda sorridendo, circondandogli i fianchi per baciarlo. Accetta, si arrende e lo bacia, il guinzaglio celeste stretto nella mano e le braccia che si allungano per posarsi sulle sue spalle, mentre la lingua di Eren dal retrogusto di menta incontra la sua. Se lo domanda, il motivo per cui non gli vada bene, e poi riflette sulla ragione per cui Eren lo cerchi: perché si sente solo.

Ha gli occhi della solitudine, lui, anche se si illuminano soltanto in sua presenza. Forse è proprio quella la ragione per cui si frequentano. Come il peggiore dei rimpiazzi e il più fiero dei chiodi, il suo affetto è stato trasformato in strumento per edulcorare il vuoto lasciato dal precedente fidanzato di Eren. Che male che fa, ripensandola così, ed il bacio si interrompe in quel momento, il suo corpo si ritrae dinanzi alla consapevolezza che quel ragazzo sia l'ennesimo che gli ricordi di non essere abbastanza.

La sua testa si ciba di perché quotidianamente, sintomi di troppe domande senza risposta. Anche se ha smesso di dubitare di se stesso da un po', non ignora la confusione che segue il distacco da quelle persone che si professano amanti zelanti. 
Glielo chiede quella sera, trova il coraggio, forse perché visceralmente sente la necessità di zittire quel sentimento, annullare quella piacevole agitazione che precede i loro incontri, e ricominciare da zero.

"Davvero credi che possa trovare qualcun altro, mentre frequento te?"

Il castano è disorientato, e ricorda le parole che si sono scambiati quel pomeriggio, quando Eren, forse per ricordargli l'aleatorietà del loro rapporto, gli ha detto "Se questa situazione finirà perché avremo trovato qualcun altro, come lo dirai ai tuoi, visto che pensano che stiamo insieme?"

Tutti, nel vicinato, credono che loro due siano una coppia ufficiale, perché si incontrano quasi ogni sera e si baciano per ore, ridono fino a sentire i crampi allo stomaco, e poi prendono il motorino e vanno altrove, lontanissimo, per bere e ridere ancora, o mangiare un panino per strada, beandosi della temperatura tiepida delle serate estive. Tutti ci credono, anche Levi, e si sente un misero per aver azzardato a formulare un simile pensiero.

"Non ho detto questo", risponde quasi risentito, mentre il sorriso si spiana rapidamente. Adesso anche lui teme che quella serata possa concludersi nel peggiore dei modi, ora che Levi gli sta servendo una verità che fa male, ma fa male solo a lui.

"Sì, invece. Credi davvero che fingere di stare insieme per tutta l'estate, mi permetterà di cercare una persona diversa da te?"

Spiazzato, Eren arretra ma continua a reggere il suo sguardo. Lo sa, Levi, di aver gettato all'aria i suoi piani, eppure non sa quanto ancora avrebbe potuto continuare a fare il suo gioco. Non desidera un'etichetta per il loro rapporto, ma vuole sentirsi dire che non sia unidirezionale, quel desiderio di vedersi ogni singolo giorno.

"Quello che ti sto dicendo è che potresti invaghirti di qualcuno che non sono io, mentre sto tre settimane in montagna con Mikasa ed Armin. Non lo possiamo sapere."

"Sei tu, quello che sta macinando la sua pietosa relazione finita mesi fa, non io", tiene a ricordargli, mentre non può fare a meno di dardeggiarlo con gli occhi. Gli vuole imprimere a fuoco il suo malessere, e tutto quello che può perdere, se dovesse scomparire dalla sua vita. Ci perderà lui, non io, si ripete sempre con un coraggio che viene spazzato via da troppe incertezze. 

Ed Eren sente quell'intenzione, anche se è mascherata dall'orgoglio di non mostrarsi ferito, e per quel motivo gli avvolge il volto e si avvicina di un passo, e Levi lo sente, l'uragano di emozioni che torna prepotente a fare razzia nel suo corpo. "Quello che siamo io e te non ha nulla a che fare con questo. Ci siamo incontrati nel momento sbagliato, è iniziato tutto con leggerezza, ma ciò non significa che stia affrontando il nostro rapporto in maniera superficiale."

"E allora dimmi cosa intendevi con qualcun altro. Stai ancora lasciando la porta aperta per il tuo ex, dopo tutto quello che ti ha fatto in tre anni?"

Il silenzio colma lo spazio che li separa, ma i palmi di Eren sono ancora sul suo volto, e mai si sono guardati in quel modo: una risposta sancirà la fine di tutto, ed entrambi ne sono consapevoli.

"L'ho chiusa, quella porta. L'ho chiusa per te. Ma potresti davvero conoscere qualcuno in quelle tre settimane, e non ho il potere di dirti di non farlo."

È un gioco di rinuncia a cui non vogliono rinunciare, se lo dicono con gli occhi. Levi gli ha chiesto tacitamente di abbandonare il perfido fantasma che continuava a legarlo a quella persona, ed Eren ha acconsentito già da tempo. Non l'ha capito subito, e forse è vero, che ha bisogno di un'etichetta. No, non un'etichetta, non un contratto invisibile, neppure le storie su Instagram, le foto insieme, la conferma del loro rapporto alle domande di amici intimi e parenti. Si scrollano da dosso la superficialità della copertina patinata che le relazioni adolescenziali portano con sé, e decidono di amare, di amarsi, senza parole di troppo e con la calma necessaria per far germogliare un nuovo sentimento. Uno che non sia figlio della solitudine, che non abbia gli occhi della nostalgia, che non sia un rimpiazzo, un chiodo fiero.

"Non voglio quel potere, però voglio te."

Ci provano entrambi, si sorridono, oggi è un nuovo inizio.

Anche se Levi, glielo dice onestamente, che d'amore non c'ha mai capito nulla.

   
 
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