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Autore: chiara21    02/06/2020    0 recensioni
A undici anni Cassandra Corvini scopre il mondo della magia. A Diagon Alley fa amicizia con un ragazzino dagli occhi verdi e insieme iniziano un'avventura nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
In pratica un rewrite dei sette libri con l'aggiunta di un personaggio che potrebbe cambiare alcuni dei fatti narrati
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Pansy Parkinson | Coppie: Vicktor/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Cassandra Corvini, di anni undici, in un giorno di ottobre ricevette una strana visita, che le avrebbe cambiato la vita. Un uomo, vestito con uno strano abito scuro con tanto di mantello, si presentò come impiegato del ministero della magia italiano, dichiarando che Cassandra era una strega e porgendole due lettere. Le lettere erano provenienti da due scuole di magia, Beauxbatons e Hogwarts. L’uomo spiegò a un’esterrefatta famiglia Corvini che maghi e streghe iniziavano la formazione scolastica a undici anni e che non essendoci purtroppo una scuola di magia italiana Cassandra avrebbe potuto scegliere se andare in Francia o in Scozia. Spiegò anche come trovare il ministero della magia, situato a Roma, e che sarebbe stato disponibile in caso di bisogno.

Cassandra stette per un po’ a fissare le lettere, per poi aprirle. Erano praticamente identiche, ma quella di Beauxbatons era scritta in francese e a Cassandra non ci volle molto per scegliere in quale scuola andare. Conosceva già l’inglese e la Scozia le era sempre sembrata un luogo affascinante. Sulla lettera di Hogwarts c’era scritto di inviare una risposta via gufo alla scuola entro il 31 luglio, e di recarsi a Londra il primo settembre alla stazione di King’s Cross per prendere il treno. Inoltre, era necessario comprare molte cose per la scuola.
Cassandra e i suoi genitori decisero di cercare la comunità magica di Milano e fare lì la maggior parte delle spese. Una delle entrate più usate per il mondo magico della città si trovava in una viuzza apparentemente banale, che celava però una casa antica di epoca romana a cui i babbani non facevano mai particolarmente caso.

Una volta dall’altra parte però, tutto cambiava. Stradine e case si snodavano come un labirinto, persone vestite in modo strano camminavano parlando di argomenti sconosciuti, le vetrine dei negozi mostravano oggetti non certo definibili comuni.

Alcuni maghi e streghe si girarono a guardare Cassandra e la sua famiglia, ma dovettero riconoscere la lettera che Cassandra teneva in mano perché presto ricominciarono a ignorarli. La lista di oggetti da comprare era molto lunga, ma dopo qualche ora passate tra libri, divise e calderoni, avevano finito. Cassandra decise di aspettare a comprare un animale (la scelta era tra un gatto, un gufo e un rospo) per evitare di portarlo fino a Londra. Mancava anche la bacchetta; in Italia l’unico negoziante di bacchette era a Roma, il quale vendeva le bacchette fabbricate da Ollivander, in quanto parenti alla lontana, ma tutti quelli a cui chiese consiglio le dissero di andare direttamente a Londra al negozio originale. Andarono anche all’ufficio postale magico per spedire la risposta per Hogwarts.

Cassandra passò tutto l’anno tra il mondo babbano e quello magico, comprando libri e cercando di informarsi il più possibile su vari argomenti. Lesse di notizie su Hogwarts, sulle creature magiche italiane, sui maghi importanti della storia e sulle materie che avrebbe iniziato il settembre successivo.

Il 31 luglio Cassandra e la sua famiglia partirono per l’Inghilterra. Lei sarebbe rimasta a Londra, mentre i suoi genitori e sua sorella avrebbero trascorso le vacanze viaggiando per il paese. L’alloggio consigliato per essere vicini all’entrata del mondo magico a Londra era un pub, il Paiolo magico, e fu lì che Cassandra ebbe un incontro alquanto importante per la sua vita futura.

Arrivata infatti davanti all’ingresso del Paiolo Magico, rischiò quasi di andare addosso a un altro ragazzino che si guardava attorno spaurito. Con lui c’era un omone enorme con una barba molto fitta, ma uno sguardo buono. Sentì che diceva al bambino “Andiamo Harry, abbiamo molto da fare.” Quindi il bambino si chiamava Harry, pensò Cassandra. Vincendo tutta la sua timidezza si avvicinò a loro.

“Scusate, potete indicarmi come arrivare a Diagon Alley? Arrivo dal mondo babbano e non sono molto sicura su dove devo andare.” L’uomo le sorrise dicendo “Certo, ti puoi aggiungere a noi, anche Harry arriva dal mondo babbano.” Cassandra e Harry si guardarono per un attimo, poi lui le porse la mano. “Ciao, io sono Harry Potter.”

“Ciao Harry, io sono Cassandra Corvini, piacere di conoscerti.” Rispose. I suoi occhi si spalancarono un po’.

“È un nome particolare.”

“Era il nome di una mia bisnonna e ho anche letto che una profetessa dell’antichità si chiamava così.” rispose ripensando a come una volta scoperto di essere una strega il suo nome le era piaciuto ancora di più. “Beh mi piace molto!” disse il ragazzino sorridendo. Sollevata, anche la streghetta sorrise, guardandolo negli occhi. Harry aveva gli occhi verdi, anche se nascosti da un paio di occhiali tondi, i capelli neri e disordinatissimi e, dettaglio non irrilevante, aveva una cicatrice a forma di saetta in fronte. La curiosità ebbe il sopravvento. “Come te la sei procurata quella?” chiese, indicando la fronte.

Fu l’uomo a rispondere. “Quella gliela fece un mago oscuro cercando di ucciderlo mentre era ancora un neonato. I suoi genitori morirono quella notte, ma Harry no. È l’unico essere umano a essere sopravvissuto a quell’incantesimo. Ora, però, dovremmo sbrigarci. Il tempo stringe e voi dovete comprare tutto l’occorrente per la scuola. Tu hai già fatto il cambio di soldi?” l’ultima domanda era rivolta a Cassandra. “Si, signore. In realtà a Milano ho anche già comprato quasi tutto, mi manca solo la bacchetta e un animale.” L’omone fece un altro sorriso, “Chiamami pure Hagrid, sono il Custode delle Chiavi a Hogwarts.” Poi si girò e picchiettò con un ombrello rosa su un muro, che si aprì rivelando una strada colorata e affollata, simile a quelle che ka ragazzina aveva visto a Milano.

La prima tappa fu la Gringott, la banca dei maghi. Aveva un aspetto simile a quella di Milano, ed era gestita dai goblin, cugini degli gnomi italiani. Harry doveva prelevare i soldi dalla camera blindata appartenuta ai suoi genitori e Hagrid lo accompagnò. Cassandra invece aspettò nell’atrio, osservando i goblin che lavoravano e i maghi che entravano e uscivano.

Una volta usciti dalla banca l’insolito trio si dedicò allo shopping scolastico. Cassandra si divertì a constatare che anche in fatto di moda magica l’Italia era passi avanti rispetto all’Inghilterra. Al negozio di animali, mentre Harry era al negozio di vestiti, Hagrid comprò a Harry una civetta bianca come regalo di compleanno, mentre Cassandra scelse un gatto nero, che chiamò Zeref. Quando si ricongiunsero a Harry con il regalo Cassandra poté vedere sul volto del ragazzino mille emozioni diverse, e dentro di sé le venne spontaneo chiedersi se Harry avesse mai ricevuto dei regali. Poi quasi scoppiò a ridere quando Harry chiamò la sua civetta Edvige.

Come ultima cosa si avviarono a prendere le bacchette. Ollivander, il proprietario, si mise subito all’opera nel cercare due bacchette adatte. Per Cassandra fu abbastanza semplice, la seconda scelta si rivelò quella giusta: una bacchetta di legno di larice con nucleo di corda di cuore di drago. Per Harry invece fu complicato, le prime tre bacchette crearono confusione nel negozio finché il proprietario gliene porse una che cominciò a sprizzare scintille. La bacchetta aveva scelto il suo proprietario. Il caso, o il fato, volle che la fenice la cui piuma era nel nucleo della bacchetta di Harry aveva fatto cadere anche un’altra piuma, che era nella bacchetta di quel famoso mago oscuro, che i maghi per paura chiamavano Tu-sai-chi o Colui che non deve essere nominato. Cassandra si trovò a pensare che erano nomi un po’ lunghi e che forse sarebbe stato meglio chiamare le persone col proprio nome, fossero anche maghi oscuri, ma non lo disse, in fondo non sapeva quasi nulla di quel mondo.

Quando la giornata volse al termine, Hagrid e Harry si congedarono. Harry doveva tornare dai suoi zii, ma lui e Cassandra si misero d’accordo per trovarsi a King’s Cross il giorno della partenza.

Agosto passò in fretta e lasciò spazio a settembre, e con esso al giorno della partenza. Con un po’ di fatica, visto il gran numero di persone alla stazione, Cassandra e Harry riuscirono a incontrarsi e si avviarono verso il binario 9 ¾, dove avrebbe dovuto trovarsi il treno. Peccato però che arrivati tra il binario nove e il binario 10 non ci fosse l’ombra né del treno né del binario 9 ¾.

“E ora? Tu hai idea di dove si trovi il binario?” Entrambi apparivano leggermente preoccupati. Harry scosse la testa. Si guardarono intorno e all’improvviso videro la salvezza. Una famiglia di persone dai capelli rossi e con carrelli e bauli molto simili ai loro si stava avvicinando e quello che doveva essere il fratello maggiore, aumentando di velocità andò a schiantarsi nel muro che divideva i binari. O almeno così pensavano Cassandra e Harry. Il rosso invece era passato attraverso il muro ed era sparito. I due si guardarono sbalorditi. Il resto della famiglia li notò ed Harry si avvicinò a chiedere se da lì si arrivava al binario per andare a Hogwarts. La madre li guardò con affetto.

 “Sì, siete al primo anno? Anche Ron inizia quest’anno.” E indicò un ragazzino dietro di lei, che rivolse un cenno di saluto.

“Dovete solo prendere la rincorsa e andare, non è pericoloso. Ma sbrigatevi, altrimenti perdete il treno.” Dopo un attimo di esitazione, Cassandra, tenendo forte il carrello partì e si ritrovò dall’altra parte del muro, davanti a un treno a vapore. Tutto intorno c’erano una cacofonia di suoni e colori, e persone che apparivano da tutte le parti. Subito dopo la raggiunse Harry, ma in quella confusione persero di vista la famiglia di rossi.

Dopo aver caricato i bagagli si sedettero insieme in uno scompartimento vuoto ad aspettare che il treno partisse, e lì li raggiunse di nuovo il ragazzino dai capelli rossi, che si presentò come Ronald Weasley.
L’argomento di conversazione fu Harry, che nel mondo magico era considerato quasi come una star, e tutti, Ron compreso, sembrava sapessero la sua storia, chiamandolo il Bambino sopravvissuto. Da parte sua Harry sembrava leggermente a disagio per tutte quelle attenzioni, quasi come se nella sua vita non gliene avessero date molte.

Mentre i tre chiacchieravano e Ron tentava di far vedere ai due nuovi amici una magia, un’altra ragazzina entrò nello scompartimento. Aveva lunghi capelli ricci e occhi nocciola. “Ciao, avete visto un rospo? Un ragazzo di nome Neville lo ha perso. State facendo magie? Posso vedere? Io sono Hermione Granger, molto piacere. Oh tu devi essere Harry Potter.” Disse senza quasi prendere fiato, stringendo la mano a Harry.

“Ma solo io non sapevo nulla di lui?” esclamò Cassandra ridendo. “Vivo proprio fuori dal mondo”.

“Ma no che dici, sono io quello che mi conosco di meno.” Disse Harry scoppiando a ridere anche lui e contagiando gli altri.

Hermione sembrava interessata anche a Cassandra oltre che ad Harry. “Da dove vieni? Non sembri inglese.”

“No, sono italiana.”

“Non c’è una scuola di magia in Italia?”

“Purtroppo no, io ho potuto scegliere se venire a Hogwarts o andare in una scuola di magia in Francia. Probabilmente ci saranno anche altre scuole nel resto del mondo.”

“Sul serio? Penso andrò a cercare libri che parlano delle altre scuole allora.” Disse Hermione.

Il carrello con merendine di tutti i generi distrasse gli occupanti dello scompartimento, che cominciarono a mangiare dolci e snack dai nomi magici quanto i dolci stessi. Le cioccorane ad esempio saltavano sul serio.
A un certo punto si affacciò nello scompartimento un bambino dai capelli color platino accompagnato da due ragazzotti che disse: “E così è vero, il famoso Harry Potter frequenterà Hogwarts.” Cassandra si girò verso Harry sorridente, “Ed ecco l’ennesima persona che sa tutto di te.”

Il ragazzino si avvicinò tendendo la mano a Harry. “Io sono Malfoy, Draco Malfoy.” Prima che Harry gli potesse stringere la mano però Ron tossì nascondendo una risatina e il biondino lo incenerì con lo sguardo, prima di dire parole sprezzanti contro la sua famiglia che fecero abbassare lo sguardo al rosso. Poi si girò di nuovo verso Harry, il quale però decise di non stringergli la mano. Un lampo di frustrazione passò negli occhi grigi del biondino. Evidentemente non era abituato a essere rifiutato. Cassandra si disse che se fosse capitata nella sua classe, avrebbe cercato di non essere sua nemica. Il problema era che invece Harry l’aveva probabilmente appena fatto.

Verso sera il treno arrivò finalmente alla stazione di Hogsmeade, un villaggio magico vicino a Hogwarts, e Cassandra e Harry ritrovarono Hagrid che guidò tutti gli studenti del primo anno in riva al lago per prendere le barche che li avrebbero fatti arrivare alla scuola. Più che una scuola era un castello medievale enorme, circondato da una foresta, oltre che affacciato sul lago e Cassandra, che amava profondamente tutto ciò che riguardava castelli e ambientazioni medievali, ne rimase affascinata.

Una volta entrati e salite le scale, gli studenti furono fatti fermare davanti a una grande porta mentre una professoressa, che si presentò come Minerva McGonagoll, spiegava le prime regole e il meccanismo delle case della scuola: Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde.
Non ci fu molto tempo per stare a pensare a come venivano scelte le case perché le porte si aprirono rivelando l’entrata in una grandissima sala con quattro lunghissime tavolate. In fondo c’era un tavolo al quale erano seduti i professori, tra cui al centro il preside Silente e appena prima uno sgabello con un vecchio cappello da mago sopra.

La professoressa di prima prese il cappello in mano e spiegò che serviva per la cerimonia di smistamento. Cominciò a chiamare gli alunni in ordine alfabetico, e Cassandra sentì dire a Ron che tutti i maghi oscuri andavano a Serpeverde. Presto fu il turno di Cassandra. Si avvicinò allo sgabello e il cappello le fu posato in testa. Una voce le rimbombò nella testa. “Mmmm, difficile, molto difficile, era da un po’ che non mi capitava una persona senza una caratteristica preponderante. Staresti bene in tutte le case.” “Per favore non mi rimandare a casa, mi saprò adattare ovunque” la paura di non essere presa era sempre più reale “Adattare dici eh, allora so dove mandarti ed è SERPEVERDE.” Gridò il cappello.

Cassandra guardò sollevata gli abiti che cambiavano colore in verde e argento, i colori serpeverde, e si affrettò ad andare al tavolo, sedendosi vicino a una ragazzina che si presentò come Millicent Bullstrode. Vide con la coda dell’occhio Ron rivolgerle uno sguardo torvo e girarsi a dire una cosa a Harry che invece la stava guardando stranito. Lo smistamento intanto andava avanti. Hermione rimase sullo sgabello quasi quanto Cassandra e fu smistata in Grifondoro, altri ragazzini si sedettero al tavolo Serpeverde tra cui il biondino del treno, Draco Malfoy, e i due ragazzotti che erano con lui. Cassandra stava facendo la conoscenza di un’altra Serpeverde, Pansy Parkinson, quando si sentì il nome “Harry Potter”.

Nella sala ci fu silenzio, interrotto solo da qualche brusio. Seduto sullo sgabello Harry sembrava discutere col cappello che alla fine gridò: “GRIFONDORO”. Da un tavolo si levarono grida di felicità mentre tutti facevano spazio a Harry. Dopo che gli ultimi studenti furono smistati, Ron in Grifondoro e Blaise Zabini in Serpeverde, il preside diede il via al banchetto. Pietanze di ogni genere comparvero sul tavolo e tutti iniziarono a mangiare con gusto. Cassandra si presentò a Draco Malfoy e Blaise Zabini, che erano amici d’infanzia di Pansy. Malfoy sembrò riconoscerla. “Ti ho vista prima in treno, eri vicino a Potter, siete amici?”

“Beh, non lo conosco ancora bene, ma è la prima persona che ho incontrato a Londra ed è stato molto gentile con me. Probabilmente se non avessi insultato Ron, ti avrebbe stretto la mano.” Rispose Cassandra con un sorrisino.

“Si, ma vedi, devi sapere che non scorre buon sangue tra i Malfoy e i Weasley. Loro sono pezzenti e traditori del sangue puro. È stato istinto.”

“Capisco.” Tuttavia, Cassandra non era molto convinta. Insomma a undici anni si poteva essere amici di chiunque. O no? Forse nel mondo magico ci si atteneva di più a certe cose. Nemmeno il concetto di traditore di sangue le era chiaro, ma decise di rimandare le domande a un altro momento.

Finito il banchetto e dopo un discorso del preside su luoghi vietati e pericolosi, gli studenti furono invitati a seguire i prefetti delle rispettive case per andare nei dormitori. Mentre uscivano dalla sala Cassandra riuscì a salutare brevemente Harry, che a differenza di Ron non sembrava avercela con lei per essere una Serpeverde, e continuò a seguire gli altri studenti.

Il dormitorio di Serpeverde era nei sotterranei, nascosto da una parete che si spostava dopo aver detto una parola d’ordine. Gemma Farley, una dei prefetti, fece un discorso ai nuovi studenti su cosa significasse essere un Serpeverde, raccomandandosi di comportarsi in modo dignitoso per la casa. Fece il suo ingresso anche un professore vestito totalmente di nero, che si presentò come professor Severus Piton, insegnante di pozioni nonché capo-casa di Serpeverde. Anche lui spiegò brevemente in cosa consisteva l’orgoglio verde-argento e poi mandò tutti a dormire.

Cassandra seguì le altre ragazzine nella camera del primo anno. La stanza era rettangolare, anch’essa verde e argento, con cinque letti a baldacchino. Un’enorme vetrata mostrava il fondale del lago e Cassandra si sentì stranamente a casa. L’acqua le faceva sempre quell’effetto. Tutti i bagagli erano già sistemati e Zeref si avvicinò subito per farsi coccolare. Oltre a Cassandra e Pansy, le altre ragazze erano Millicent Bullstrode, Daphne Greengrass e Tracey Davis. Le streghette si cambiarono per la notte e andarono a dormire in fretta, la giornata trascorsa era stata stancante.
Cassandra si addormentò felice pensando a quella nuova vita che aveva appena cominciato.
  
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