Fanfic su attori > Cast Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: littlepink6690    03/06/2020    1 recensioni
Cosa succede quando una macchina scivola e si ribalta sull'asfalto bagnato? Cosa succede alla persona che conduce quell'automobile? Cosa farà adesso Jennifer, chi lascerà avvicinare a sé, adesso che ne ha più bisogno? Qualcuno riuscirà ad abbattere quei muri che adesso lei sta costruendo per difendersi?
Morrilla
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Ginnifer Goodwin, Jennifer Morrison, Josh Dallas, Lana Parrilla, Rebecca Mader
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2Illusion

2

 

Tornare a casa non le era pesato mai così tanto. Adesso c’era qualcuno, suo padre David, che la stava spingendo in sedia a rotelle nella sua casa di Los Angeles.

 

Quando al mattino aveva visto quel “mezzo” avrebbe voluto urlare, prendersela con quella dannata pioggia, quella maledetta strada scoscesa e con quello stronzo che l’aveva abbagliata. A cosa sarebbe servito? A nulla e lei lo sapeva bene, quindi si era armata di santa pazienza e aveva ascoltato il terapeuta che le spiegava come avrebbe dovuto gestire il tutto.

 

“Tesoro sei sicura di non voler stare da noi, per i primi tempi?” – la donna alzò lo sguardo verso il genitore e provò a muoversi per conto suo.

 

“Non voglio essere un peso per nessuno” – rispose andando verso la cucina.

 

“Non sarai mai un peso per noi” – lo sguardo della figlia non lo lasciò continuare.

 

“Lo sono per me stessa figurarsi” – rispose – “Adesso lasciami sola papà va dalla mamma” – avevano avuto una triste discussione.

 

“Se ti serve qualcosa, non ti fare problemi a chiamarci” – la guardò.

 

“Me la caverò” – rispose allontanandosi.

 

“Jen, non allontanarci” – provò ancora il padre – “Per favore noi vogliamo solo il tuo bene”

 

“Io vorrei ancora camminare, allora sì che mi vorrei bene” – rispose restando di spalle - “Non voglio litigare anche con te” – sospirò – “Spero abbiate detto a Jaime di non divulgare nulla” – chiese.

 

“Certo che no tesoro” – le accarezzò i capelli baciandola tra di essi – “Riposati”

 

 

 

Una settimana dopo

 

“Non capisco perché tu sia così masochista, Jen” – la guardò il fratello.

 

“Daniel così non l’aiuti” – disse Julia la sorella.

“Se avete finito, potete anche andare” – disse facendo slittare la sedia sul pavimento.

 

“Jennifer, avanti! Non puoi negare che potresti almeno provare con la fisioterapia” – disse la donna – “Cosa ti costa?”

 

“Cosa mi costa?” – sospirò – “Mi costa che se non dovessi tornare a camminare, mi sarei solo illusa di averci provato” – rispose.

 

“Sis, non puoi saperlo come andrà, provaci” – il fratello si beccò un’occhiataccia.

 

“Ormai mi sto abituando a le cose messe ad una certa altezza, non me la faccio più sotto, perché ho i muscoli per rimettermi sulla sedia velocemente, visto ci sto provando” – disse e gli occhi della sorella si riempirono di lacrime. Sapeva che non doveva essere facile per lei, dover sopportare tutto quel peso, e non saper come gestirlo.

 

“Jennifer, almeno parla con Jaime, con uno psicologo” - la guardò.

 

“Non serve, mi sembra di aver già accettato la mia condizione” – sorrise.

 

“Stai sfuggendo dal dolore” – disse il fratello.

 

“Oh ti assicuro fratellino, che c’è molto dolore, a cui non sfuggo” – si allontanò, il discorso era chiuso.

 

 

Altre due settimane dopo

 

Erano giorni che la donna non rispondeva al suo manager, alla cerchia dei suoi amici, quei pochi che sapevano cosa le fosse successo. I fratelli si accertarono che non le fosse successo niente di preoccupante.

Poi quella mattina una chiamata, la donna rispose e si premunì di tenere un tono basso di voce.

 

“Jennifer siamo qui fuori, aprì! Ci sono anche Oliver e Hugo, vogliono vederti! E che vuoi che ne dica non sono spaventati da te” – disse la donna all’altro capo. Così la bionda percorse il tragitto in seria a rotelle e aprì la porta poco dopo.

 

“Zia” – dissero i due bambini saettando verso di lei.

 

“Ragazzi piano” – disse Josh, praticamente Hugo si era seduto sulle sue gambe e Oliver, voleva spingerla.

 

“Gli ometti” – Jennifer finalmente sorrise vedendo quelle due forze della natura.

 

“Hugo, non fare male a Jen” – disse preoccupandosi la madre.

 

“Nessun problema, non sento nulla” – trattenne un sorriso – “Accomodatevi”

 

Li lasciò accomodarsi in salotto, e chiese loro se volessero qualcosa da bere, o se potesse dare qualcosa per i bambini. Si mosse in sedia verso la cucina e i due coniugi, notarono come la disposizione della casa fosse diversa, si guardarono negli occhi e sorrisero.

 

“Dove stai andando a fare la fisioterapia?” – chiese Josh aspettando che Jen rispondesse. Non lo fece subito, si era allontanata di proposito, perché conoscendo il suo manager, erano stati mandati proprio da lui. Ricordò tristemente quando avevano lavorato insieme qualche anno prima, e scoppiò in un pianto silenzioso, rimpiangendo quello che non avrebbe più avuto. Poi tirò un lungo sospiro, si asciugò le lacrime, recuperò dei succhi di frutta in break e ritornò da loro.

 

“Ecco qui, piccoli” – sorrise – “la cannuccia è fichissima” – ridacchiò.

 

“Jen?” – Ginnifer la guardò con un mezzo sorriso.

 

“Non ce la faccio Gin, non voglio farmi illusioni” – ammise – “Farebbe troppo male”

 

Un mese dopo

 

Suonarono alla porta, ma non lo sentì all’istante dato che si stava dilettando un po’ al pianoforte. Quando sentì bussare, allora si decise a muoversi e percorse a scorrimento veloce il corridoio, e aprì la porta. La persona davanti a lei era ancora con un braccio alzato e la mano chiuse in un pugno, che colpiva il legno.

 

“Che cosa ci fai qui?” – era l’unica persona che davvero non si aspettava alla sua porta.

 

“Ciao Jennifer” – le sorrise con il suo modo genuino di farlo.

 

“Vieni accomodati” – tirò indietro la sedia e la lasciò entrare. Si soffermò per qualche minuto sulla su figura. Dio non era cambiata per niente, era bella come sempre, forse anche di più.

 

“Ehi i miei occhi sono qui” – disse per provare a richiamare l’attenzione sperando di non essere stata inopportuna.

 

“È bello rivederti Lana” – sorrise incatenando gli occhi ai suoi, chiuse la porta di casa, l’altra sorrise di rimando.

Cosa ne pensate di questo capitolo? La vostra curiosità è la cosa che voglio più alimentare per la lettura di questa storia! Fatemi sapere anche con una sola parola, la vostra opinione, anche le critiche sono bene accette. Alla prossima xoxo Buonanotte Oncer

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: littlepink6690