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Autore: Ori_Hime    04/06/2020    1 recensioni
Con questa fan fiction voglio raccontare come Roy Mustang e Riza Hawkeye si sono conosciuti, dalla loro adolescenza fino a diventare colonnello e tenente, tenendo conto dell'anime Brotherwood e in parte del manga. A inizio capitolo inserisco pezzi di canzoni che descrivono le scene oppure che parlano di fiamme e cicatrici, simboli di Roy e Riza.
Ecco un piccolo stralcio del primo capitolo, Roy dal punto di vista di Riza: "Notai fin dalla prima volta che varcò la soglia di casa il suo sguardo determinato, deciso e impaziente di apprendere i segreti che solo mio padre conosceva: l'alchimia di fuoco. Era già alto come tutti oggi lo conosciamo, ma non ancora abbastanza muscoloso, mentre il portamento di chi era sicuro di sé, che puntava già in alto, non era stato l'esercito a plasmarlo così, lo era già di natura, come il fascino che esercitava attorno a sé."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I'm a fire starter

I'm a sweet disaster

I melt hearts like water


 

Fire Starter – Demi Lovato

 

 

Pov Riza Hawkeye

 

Avevo solo 12 anni quando conobbi Roy Mustang e lui ne aveva compiuti da poco 16 quando entrò per la prima volta nello studio di mio padre per imparare l'alchimia.

Notai fin dalla prima volta che varcò la soglia di casa il suo sguardo determinato, deciso e impaziente di apprendere i segreti che solo mio padre conosceva: l'alchimia di fuoco. Era già alto come tutti oggi lo conosciamo, ma non ancora abbastanza muscoloso, mentre il portamento di chi era sicuro di sé, che puntava già in alto, non era stato l'esercito a plasmarlo così, lo era già di natura, come il fascino che esercitava attorno a sé.

Si accorse che lo stavo guardando, nonostante mi ero nascosta dietro la tenda della finestra: un po' per timidezza e un po' perché odiavo l'alchimia poiché portava mio padre alla pazzia, stando sveglio tutta la notte, dimenticandosi di me e inizialmente non volevo avere a che fare con il suo studente, ma lui scostò la tenda e si presentò: -Sono Roy Mustang, mi dispiace per averti spaventata.-

-R...Riza Hawkeye, signore.- risposi cercando di essere un po' più disponibile nei suoi confronti e porgendogli la mano che strinse forte, tanto da farmi uscire da dietro la tenda. Si era preoccupato per me e nemmeno mi conosceva. Forse non tutti gli alchimisti erano come papà, iniziai a pensare.

I giorni passavano e Mustang ogni giorno varcava la porta di casa, entrando sempre un po' più nei miei pensieri. Ogni volta che mi guardava mi sentivo bloccare: ero sicura che stesse studiando l'alchimia di fuoco e non di pietra o qualcosa che mi facesse rimanere sempre di sasso in sua presenza? Mi sentivo in suggestione, un po' osservata e un po' giudicata, fin quando intuii il motivo del suo interesse nei miei confronti: io avevo sulla schiena impressi tutti i segreti che ancora non conosceva e al quale aspirava fin dalla prima lezione. Mio padre me li aveva tatuati perché nessuno ne venisse a conoscenza, ma avendo ora un discepolo un giorno sarei stata io la lezione del giorno e non volevo spogliarmi di fronte a lui, ne di fronte a nessun altro.

Cominciai a nascondermi quando arrivava e quando doveva uscire e non dietro la tenda, ma in giardino, dietro i cespugli, o in soffitta, a seconda del luogo più vicino in quel momento, fin quando lui si accorse della mia chioma bionda dietro alle foglie verdi. Mi toccò la testa con un leggero “pat pat” così dovetti sollevare lo sguardo: mi stava sorridendo come se fossi una bambina impaurita dalla sua presenza e mi dovesse rassicurare, ma io non ero più una bimba e lui non mi faceva paura, perciò mi alzai e uscii dal mio nascondiglio, dicendogli che lui non avrebbe mai saputo i segreti di mio padre, non glielo avrei mai permesso. Mustang scoppiò a ridere: -Ragazzina, non ho idea di cosa tu stia parlando, ma hai del carattere, te lo concedo.- Capii allora che in realtà del mio tatuaggio non ne sapeva ancora niente e che avevo fatto un buco nell'acqua, ma fui comunque soddisfatta di avergli dimostrato che non ero una bambina e che non doveva trattarmi come tale. -Se vuoi domani ti mostrerò quello che ho imparato, così stai tranquilla, ok?- continuò rassicurandomi tanto che annuii, anche se l'alchimia non mi interessava per niente. Quel suo tono di voce pacato e quei suoi dannatissimi occhi magnetici mi stavano già attraendo, senza che io capissi il perché.

Il giorno seguente dopo la lezione quando mi vide in soggiorno mi chiese se avessi qualcosa da aggiustare, ma scossi la testa, con un alchimista a casa era raro avere oggetti rotti e avevamo gli stessi da una vita, gli spiegai. -Si vede...- commentò guardando gli oggetti sulla mensola dietro di me, senza dubbio datati. Prese una tazza e prima che potessi bloccare il suo braccio lui la scagliò a terra. Sentii il mio cuore infrangersi come la ceramica, in mille pezzi, ma lui si abbassò e con un gessetto disegnò un cerchio attorno ai cocci e poco dopo si aggiustò. -Ecco fatto.- disse prendendola e rimettendola a posto appena ebbe terminato, con tono soddisfatto e un po' saccente. Sebbene avessi capito cosa stava per fare io ero ancora accucciata impietrita a terra: -Non dovreste abusarne sa? Non è che deve per forza rompere un oggetto per dimostrare le sue capacità.- gli risposi un po' bruscamente.

-E come pensi facessi a lezione? Non potevo mica farmi scorta di oggetti rotti...- aveva parlato anche troppo: gli tirai un cuscino del divano che lui però schivò e colse da terra, pronto a ricambiare, almeno nella mia testa. -Hey!- urlai e ne presi un altro, cercando di picchiarlo con quello, ma parò il mio colpo. -Sei brava, occhio di falco!- dovette ammettere.

-È il mio nome, devo esserlo per forza!- replicai, facendo a lungo resistenza, fin quando non perdemmo l'equilibrio e caddi sul divano dietro di me e lui letteralmente sopra.

-Riza, non importunare il mio studente chiaro?- sentii la voce di mio padre dalla stanza adiacente. -Sìììì...- dovetti urlargli da quella posizione sconveniente. Mustang mi guardò fisso negli occhi e preoccupato che il suo insegnante potesse vederlo così, si alzò, si sistemò i vestiti e mi chiese perdono per avermi rubato tempo e si congedò. Io rimasi a lungo a guardare la porta, anche se se n'era andato, arrossendo ripensando che avevo avuto il suo volto troppo vicino al mio. Non avevamo decisamente iniziato a conoscerci nel migliore dei modi... O forse sì?

I giorni seguenti lo ignorai, un po' imbarazzata dall'accaduto, finché lui ruppe il ghiaccio, letteralmente: mi mostrò l'ultima cosa che aveva imparato, ovvero trasfigurare gli oggetti. Fece tramutare il ghiaccio in acqua e infine farla evaporare. Ammisi che non era una cosa che vedevo spesso, nonostante fosse semplice, papà era più occupato a stare sui libri perché potesse intrattenermi con l'alchimia, e mi scappò un mezzo sorriso.

-La signorina Hawkeye sta forse sorridendo? Che fine ha fatto il suo contegno?- Mi stava prendendo in giro, ma tornai improvvisamente serissima e composta, accennando però un pizzico d'ironia: -Nulla, signore. Se non trasfigurerà più nulla non accennerò più nemmeno ad un sorriso, glielo prometto.-

-Cos'è questa formalità? Mi chiami pure Roy...-

-No, signore, preferisco chiamarla così, se non le dispiace.- chiamarlo per nome ci avrebbe solo avvicinato di più e io avevo bisogno di una barriera tra noi due, qualcosa che mi avrebbe tenuto al sicuro... All'epoca ero molto timida e riservata, ma non volevo fidarmi ancora di lui, temevo di perdere me stessa se mi fossi aperta a qualcun altro e lui era un alchimista, non era certo una garanzia.

-Certo che sei proprio strana... Ma come vuoi, Riza, spero non si offenda se le do del tu almeno io.- Non era stato insistente e gradii questo suo comportamento, quindi risposi con un “no signore” e lui ne fu soddisfatto.

Si fermò ancora a parlarmi dopo lezione, forse nella speranza di strapparmi altri sorrisi con i piccoli traguardi che raggiungeva, e, senza che me ne rendessi conto, mi stavo lasciando andare sempre di più: mi piacevano le piccole attenzioni che mi riservava, mi intratteneva e divertiva e aveva iniziato ad aprirsi con me, rivelandomi che non si sarebbe accontentato di produrre oggetti da zero, ma voleva diventar così bravo da diventare alchimista di stato. -Mi rendo conto che la strada è ancora lunga, ma ho iniziato da poco e se ci metto tutto me stesso penso di potercela fare!-

“Eccolo ancora lì, quel suo sguardo determinato e maledettamente seducente...” pensai mentre lui guardava il cielo: voleva forse ammaliare le prime stelle della notte?

-E tu, Riza, cosa vorresti fare in futuro?- improvvisamente rivolse quel suo sguardo su di me e scostai lo sguardo, fissando il cielo stellato anch'io. -Il mio futuro... onestamente non so ancora cosa voglio fare nella mia vita. Sicuramente non l'alchimista come voi, signore.- terminai, pur sapendo che Mustang non sarebbe stato compiaciuto della mia risposta.

-Se posso... Come mai ce l'hai tanto con noi poveri alchimisti? È un mestiere come un altro, anzi, io lo rispetto molto!- provò infatti ad indagare con il suo tono tranquillizzante.

-Non ho avuto un buon esempio di alchimista in famiglia.- abbassai lo sguardo, rannicchiando le gambe, come per chiudermi a riccio.

-Tuo padre è un bravo insegnante e alchimista.- cercò di capire Mustang.

-Ma non un bravo padre. Anzi direi pessimo, assente, senza contare che...- stavo per raccontargli il suo e mio segreto, ma non era il caso, lui non doveva saperlo.

Il colonnello si avvicinò e mi porse un fazzoletto, non ero riuscita a trattenere le lacrime e lo ringraziai per il gesto, prendendolo e asciugandomi gli angoli degli occhi.

-Ora devo andare, ho un appuntamento, ci vediamo domani!- disse alzandosi e sorridendomi, sentendomi una stupida per il mio comportamento infantile e per essermi dimenticata che lui era un uomo e il mio cuore non sarebbe mai potuto essere soggetto di interesse nei suoi confronti. “Anche lui è come papà, stava per avere la mia confessione e se n'è andato, fregandosene dei miei sentimenti”, pensai e piansi a lungo prima di addormentarmi.

Quando mi rivolse ancora la parola io mi dimostrai distaccata, non dandogli retta, ma ad un certo punto non riuscii a trattenermi e interruppi il suo monologo sulle sue ultime scoperte: -Com'è andato il suo appuntamento ieri sera?- mi pentii subito di averglielo chiesto, non doveva assolutamente interessarmi la sua vita privata.

-Oh bene, grazie, ma mi stai ascoltando? Ti stavo dicendo che sono riuscito a creare un cerchio alchemico più complesso che possa trasmutare più oggetti contemporaneamente... guarda.- Mi avvicinai incuriosita: per un attimo fui orgogliosa di lui, ma poi ricordai che ogni progresso lo avrebbe allontanato da me e che probabilmente non ero l'unica che imbambolava in quel modo e così risposi, riportandolo alla realtà e forse demotivandolo: -è un inizio.-

-Sì e non è stupendo?- il mio intendo non aveva funzionato.

-E vai in giro a mostrare i tuoi progressi a chiunque?- non so perché gli diedi improvvisamente del “tu”, ma volevo fargli capire che essere un alchimista non doveva essere un vanto, ma una responsabilità. Le piccole cose che al momento aveva imparato erano ancora innocenti, ma un giorno avrebbe imparato ben più di questo e poteva essere pericoloso rivelare i segreti di mio padre a orecchie indiscrete...

-Se la cosa ti consola no, Riza, li mostro solo a te.- quando terminò di pronunciare quelle parole sorrise appena, come se volesse trattenerlo, ma non riuscisse a non mostrarmi ironia in tutto quello che diceva. Era quel sorriso che mi faceva ogni volta trasalire, ma questa volta non mi bloccò, mi scaldò dentro come se una fiamma mi avesse investita in pieno. Socchiusi gli occhi e seppi rispondergli solo “bene”: si era appena riguadagnato la mia fiducia.

 

_____

Note: 

 

Dedico questa storia a chi mi ha stimolato a scriverla e ai miei amici che mi sopportano sentir parlare di Fullmetal Alchemist! In particolare ringrazio Alessia e Mattia per avermi dato un loro parere sui capitoli... GRAZIE MILLE!!!

E un grazie a tutti voi che siete arrivati a leggere fin qui: spero leggerete anche i prossimi capitoli e che possiate apprezzarli!

La scelta della canzone di questo capitolo è andata su Fire started di Demi Lovato, trovandola adatta per Roy, o almeno le frasi che vi ho citato. Ho pensato che Riza ragazzina potesse essere subito ammaliata da lui, per questo “scioglie cuori come acqua”! Eh sì, il Mustang sedicenne l'ho immaginato già un donnaiolo... o almeno che iniziasse in quel periodo a esserlo!

Vi aspetto anche sulla mia pagina facebook “Fairy Floss” per i prossimi aggiornamenti e fan art a tema!

Un abbraccio a distanza,

Ori_Hime

 

 

  
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