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Autore: LoveAlwaysAndForever    04/06/2020    1 recensioni
Era tutto così strano con lui, in quelle stanze a non parlare di nulla, a rimanere abbracciati a fumare sigarette e pensare ad un piano per arrivare al traguardo prima di chiunque altro, a pensare quanto fosse strano esser mezzi nudi su un letto con il proprio migliore amico posato sulla spalla ed io ad avvolgerlo, posando la mano sul suo ventre: se solo qualcuno avesse visto avrebbe pensato ci fosse qualcosa tra noi, non per forza una relazione, ma qualcosa che non riuscivamo ad accettare.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: L, Matt, Mello, Near | Coppie: Matt/Mello
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Something between you and me.


Le cose tra me e Matt erano sempre state strane, entrambi non parlavamo molto ne ora ne quando eravamo nella Wammy's House, eppure nonostante tutto c'eravamo l'uno per l'altro, tanto da non volerci quasi staccare da questa dipendenza che avevamo creato tra noi. Lui mi aveva seguito anche quando decisi di andare contro Near perchè per una volta volevo essere io quello apprezzato e non quel nano dai capelli bianchi, volevo arrivare primo nella corsa contro il tempo che avevamo inconsciamente creato, nonostante ciò c'erano momenti in cui anche un coglione come me poteva capire che Near era sempre un passo avanti a me nel caso Kira o in qualsiasi altra cosa si facesse: in questo Matt mi paragonava ad un certo Chris Redfield, così forte fisicamente ma poco astuto nel trovare una soluzione al problema, in ogni caso - diceva - l'aiuto di Chris era decisamente essenziale nel risolvere la missione.
Non capivo un cazzo di videogiochi, non mi piacevano come piacevano a lui e spesso lo guardavo giocare solo per il puro gusto di capire che ci trovasse in quei cosi tecnologici, tanto da far finire la sigaretta tra le sue labbra o sul posacenere. Ci passava ore intere e quando finiva di giocare era stanco ed andava a dormire, alcune volte si metteva a discutere sulla prossima mossa da attuare contro il nano, ma queste volte erano rare, tanto che - come detto prima - eravamo di poche parole: a noi bastava poco per capire cosa fare con il caso, poco per star vicino, ma così tanto per comprendere a pieno cosa fare di noi due dato che eravamo strani l'uno con l'altro.
Entrambi avevamo un rapporto amichevole un pò particolare, e lo era anche quando eravamo nell'orfanotrofio: ricordo chiaramente i pomeriggi dopo la scuola, ancora eravamo piccoli, quando passavamo il tempo a rincorrerci nel giardino, quando poi Near ci faceva spaventare sbucando da dietro un albero o quando ci buttava secchi di acqua addosso e sia io che Matt cercavamo di bloccarlo e fargli il solletico. Ricordo chiaramente, poi, quando iniziammo a crescere e ci vergognavamo di quello che ci passava per la testa, dello sviluppo, dei commenti spinti fatti alle ragazze più grandi, delle sigarette prese di contrabbando da un nostro conoscente. Quando ci aspettava vicino al cancello principale della Wammy's House durante la notte, e di ogni cosa fatta di nascosto, delle ore saltate in soffitta nascosti da tutti: mi manca l'orfanotrofio, per quanto lo odiassi, ora mi manca...
In ogni caso, quello a rendere strano il nostro rapporto arrivò lentamente intorno ai 14 anni. Avevamo appena saputo della morte di L, eravamo tutti scioccati, lo era tutto l'orfanotrofio, e dopo aver fatto una sfuriata sulla scelta di Near al comando nel caso Kira, me ne andai nel luogo in cui io, Matt e Near ci rifugiavamo quando non volevamo avere niente a che fare con il mondo esterno, lì dove nessuno ci avrebbe visto: la cantina.
La cantina era piena di scatoli di ogni tipo e con ogni genere di necessità, ci potevi trovare decorazioni natalizie e strani attrezzi da lavoro, fino a stare attento nel non inciampare in materassi per terra o altro. Alcune volte io e Matt ci ritrovavamo lì.
Difatti dopo circa un ora nel rifugiarmi in quell'oscurità sotterranea sentii il mio amico chiamarmi e - dopo aver acceso la luce fioca della lampadina posta sul soffitto - venirmi vicino e sedersi, spalle al muro, su quel materasso sporco.
Matt non disse una parola, mi passò del cioccolato e si accese una sigaretta annegando ogni forma di sentimento in quel silenzio tombale che si era creato, non sapevo se lui stesse pensando a L o se avesse la minima idea che ora in qualche modo fossimo da soli, senza una guida a dirci che fare o come agire, ma ero sicuro che quello che avvenne dopo determinò il rafforzarsi del nostro rapporto, se così si poteva chiamare, o qualsiasi cosa fosse quella dipendenza nel tenerci al sicuro l'un l'altro.
Matt posò la testa sulla mia spalla e fece scivolare la mano nella mia, con una lentezza che quasi mi sembrò impaurito in quello che stesse facendo.
Non mi voltai a guardarlo, eravamo tutti e due inermi nel farci trasportare da ogni cosa succedesse, come se quei gesti fossero meccanici e senza un briciolo di sentimento, ma forse era la situazione generale a farci sentire in quel modo. Comunque la mia risposta a quel gesto fu stringere quella mano e posare la mia testa sulla sua.
"Mello..." sussurrò solamente.
Non risposi, ancora una volta preferii far parlare il silenzio che forse era molto più significativo di ogni altra cosa.
Crescendo capimmo che quei gesti non erano meccanici, con calma ci avvicinammo l'un l'altro fino a ritrovarci ad aspettare l'altro per pranzare e cenare, a guardare qualche film nelle serate fuori dal lavoro e dal caso, fuori dagli scagnozzi della mafia che mi baciavano i piedi solo perchè avevamo il Death Note tra le mani. Fuori da ogni cosa che ci stressasse, per poi ritrovarci nel letto in quella quiete così famigliare, se non interrotta da qualche gioco di corsa o spara tutto di Matt.
Di tanto in tanto faceva giocare anche me, ma ero una schiappa e finiva che quel cretino del mio amico si metteva a ridere con la testa posata sul mio petto tentando di darmi consigli alla ben e meglio su cosa dovessi fare, ma fallendo ancora una volta: fosse stato reale li avrei uccisi tutti quegli stronzi di zombie.
Dopo aver riso di me abbastanza a lungo da spostarlo via incazzato, si faceva perdonare prendendo alcune barretta del mio cioccolato preferito e dicendo che stava solo scherzando. Questo ovviamente lo rendeva ancor più odioso siccome sapeva non avrei mai rifiutato quella determinata marca.
Era tutto così strano con lui, in quelle stanze a non parlare di nulla, a rimanere abbracciati a fumare sigarette e pensare ad un piano per arrivare al traguardo prima di chiunque altro, a pensare quanto fosse strano esser mezzi nudi su un letto con il proprio migliore amico posato sulla spalla ed io ad avvolgerlo, posando la mano sul suo ventre: se solo qualcuno avesse visto avrebbe pensato ci fosse qualcosa tra noi, non per forza una relazione, ma qualcosa che non riuscivamo ad accettare.
Non era normale, era strano e basta, e all'età di 20 anni ancora non riuscivo a capirlo, forse l'unico modo per comprenderlo era che uno dei due facesse il primo passo, che dicesse che quelle effusioni non erano abbastanza eppure questa stessa maturità mi diceva anche che avere un rapporto malato come quello era qualcosa di peccaminoso da fare, come lo era stare in quelle situazioni compromettenti tra di noi, malgrado ciò era qualcosa che facevamo così spontaneamente e da così tanto tempo che neanche noi ce ne rendevamo conto: era qualcosa che si creava quando eravamo sicuri di essere soli nella stanza.
"Matt." feci, sbuffando il fumo dalla bocca.
"Non ti vado a prendere la birra." disse poco dopo "Sono le 3 di notte e sono al boss finale!"
Guardai lo schermo vedendo diversi mostri scagliarsi contro il protagonista.
"Ma io non posso muovermi con il tuo corpo che mi blocca." sbottai.
"Resisti."
Spinsi Matt dall'altra parte del letto, avendo la sua logica reazione in un imprecazione, probabilmente aveva sbagliato una mossa a causa di quella distrazione, in ogni caso ritornai ad immergermi nei miei pensieri quando entrai nel salone per dirigermi in quella lurida cucina, dove vi era sporco e disordine ovunque: vivere con gente di quel tipo ti portava a conoscere quanto schifo potesse fare il lasciar andare le cose più semplici, come pulire per l'appunto. Comunque ciò non distrasse quegli inutili pensieri da quella notte turbolenta e piovosa, potevo vedere la porta leggermente aperta  illuminata dalla nostra camera da letto lasciare una scia di luce lungo il salone e far risaltare il computer sempre acceso ed alcuni sacchi con all'interno le robe degli altri componenti dell'SPK.
Presi quella bottiglia di birra dal frigo e mi diressi di nuovo nella stanza in cui Matt era ancora steso a giocare a quello stupido gioco, per poi stupirmi del fatto che lo avesse lasciato sul comodino e si fosse steso a pancia in giù a fissare il vuoto. Mi sedetti al suo fianco e diedi un lungo sorso a quella bottiglia fredda, che come ghiaccio scivolava lungo la gola fino allo stomaco vuoto. Non avevo cenato quella sera, ormai cenavo raramente.
"Sconfitto?" dissi, senza un reale interesse.
"No!" rispose "Qualcuno ha fatto in modo che mi sparino in testa!"
Lo guardai sogghignando e lui mi guardò con altrettanto sguardo truce, se solo avesse avuto le palle mi avrebbe sparato a me in testa in quel momento stesso, che tanto avevamo ucciso anche per molto meno. Avevamo le mani sporche di sangue solo per poter arrivate lì e sopravvivere senza il supporto di nessuno, usciti da quell'orfanotrofio abbiamo chiuso i ponti con chiunque, ritrovandoci da soli e con l'unica cosa che eravamo bravi a fare: seguire cattive strade.
"Spara me in testa. Lo dici sempre tu, no? Occhio per occhio..."
"Già." affermò "Per questo voglio che quello stronzo muoia, ti ha portato a questo!"
Mi punto il dito alla cicatrice sul viso e scosse la testa, poi si mise di fronte a me con le gambe incrociate, come lo ero io, e mi guardò attentamente.
"Ho cercato di curarla nel migliore dei modi, ma..." continuò, poi abbassò lo sguardo "Mi dispiace non esser stato in grado di renderla meno evidente."
"Ma sta zitto, cretino." risposi di getto.
Presi un altro sorso di birra ed evitai di guardarlo, non volevo vedere quegli occhi da cane bastonato che aveva ogni volta che mi parlava di quell'incendio o che si parlava di quella cicatrice che avevo su tutta la parte sinistra del corpo. Lo ringraziavo per quello che aveva fatto e a dirla tutta, quei segni rossi mi davano un aspetto più rude e quindi quasi mi piacevano.
"Si, ma-"
"Oh, diamine. Ci risiamo."
Matt mi accarezzò le dita con la propria mano, fino ad arrivare lì dove c'era l'inizio di quelle cicatrici, poco prima del gomito, subito dopo mi guardò e mi sorrise. Era visibilmente triste e in questo lo conoscevo fin troppo bene, eppure era bravo a mentire con gli altri: sapeva fingere così bene da convincerti a portarti in un vicolo buio e derubarti dopo circa 10 minuti dalla conoscenza, questa furbizia era la sua particolarità e forse quella che ci ha permesso di andare avanti e sopravvivere.
"Mi dispiace." sussurrò infine.
Posò la fronte contro la mia spalla e sospirò, per quanto potesse sembrare forte e disadattato anche lui aveva quei momenti di sconforto, come chiunque altro, nonostante ciò non feci nulla per alleviare il suo dolore: in fin dei conti noi eravamo così, non c'erano coccole o robe simili, non eravamo una coppia e non volevamo esserlo. Non c'era altro che totale fiducia l'uno dell'altro e quelle serate a stare abbracciati o vicini su quel materasso immersi nei nostri pensieri.
Matt mi prese la mano ed io la strinsi nello stesso modo in cui lo avevo fatto quella volta in cantina, da soli e lontani dal mondo esterno, lontani dal dolore ancora vivo di aver perso L, poi alzò il viso a guardarmi e per un attimo il suo sguardo si fece differente, quasi dolce.
Non capivo che gli prendeva, doveva essere incazzato con me per quel gioco a cui aveva perso a causa mia, ma non lo era, anzi si avvicinò a me e posò la fronte sulla mia chiudendo gli occhi.
"L era sempre stato bravo a capire tutto." cominciò "A dedurre ogni cosa velocemente... Vorrei fosse qui per schiarirmi le idee che mi circolano per la testa da quella sera in quella cantina con te."
"E che ti passa per la testa?" domandai.
Sospirò ancora, io non capivo quale fosse il problema o forse ancora una volta non volevo accettare che noi potessimo far parte di quello schifo di mondo dove due uomini o due donne possano avere una relazione amorosa tra di loro. 
Era una delle tante cose che non capivo. Non potevamo essere malati, non noi.
Matt riaprì gli occhi e scosse la testa.
"Le stesse cose che passano per la tua testa, idiota!" sbottò.
Alzai il sopracciglio, ora ero più confuso che mai, tanto da farmi pensare che sul Death Note ci fosse una particolare regola che potesse far leggere la mente delle persone se solo si chiedesse allo Shinigami di farlo.
Si avvicinò pericolosamente a me e mi diede un bacio sulle labbra, delicato e casto, era imbarazzante pensare che quello era il mio primo bacio e che quello di fronte a me fosse il mio migliore amico. Un uomo tra l'altro.
Lo spinsi via dopo qualche secondo. Era strano quello che sentivo, un turbine di emozioni diverse che ancora non riuscivo a decifrare chiaramente, ma di certo piacevoli. Troppe cose per la mente rimbalzavano come ricordi confusi e senza senso, ricordi di tutte le volte in cui siamo stati vicini e ci siamo addormentati abbracciati, a volte ubriachi e a volte stanchi dalle troppe risse fatte al bar.
Lo guardai sbalordito.
"Cazzo, Matt!" sbottai senza volerlo "Che schifo!"
Matt non disse nulla, era semplicemente con lo sguardo basso e guardava le proprie mani, io invece mi crogiolavo nei sensi di colpa per quello appena fatto.
"Andremo all'Inferno per sta stronzata." continuai.
"Non è vero." disse lui, alzando lo sguardo su di me.
"Perchè?"
"Entrambi abbiamo toccato e usato quel quaderno!" fece lui ridendo "Sai... Per gli umani che hanno utilizzato il quaderno della morte non esiste nè paradiso nè inferno... Tanto vale provarci!"
Lo guardai ridere come se avesse appena detto la cazzata del secolo e quella risata contagiò anche me per un attimo, poi divenni serio. Fosse stato qualche mese prima non ci avrei mai pensato nel fare un gesto del genere, ma dopo tutto Matt aveva ragione: per noi, ora come ora, c'era solo il più completo nulla e poteva spaventare, ma poteva anche esser piacevole non avere conseguenze a cui badare.
Come se i nostri peccati non fossero abbastanza comunque.
"Non hai torto, Matt." feci.
Lo presi tirando quella maglia a righe in un pugno e lo baciai ancora ed ancora, nella foga del momonto mi cadde anche la bottiglia semi piena sulle lenzuola, ma non me ne fregava un cazzo, dato che ora avevo quel ragazzo così vicino a me, a farmi sentire cose che in tutta la mia vita non avevo mai provato, cose totalmente diverse dalla violenza a cui eravamo abituati.
Quella maledetta società ci aveva spinto a stare così distanti e non viverci, eppure ripensando al corso della nostra amicizia e vita, saremmo andati comunque in quel luogo pieno di peccato e fiamme: ci saremmo andati per gli omicidi, per i furti, per tutte le cose che avevamo fatto, quindi tanto vale andare nell'oblio con le labbra di Matt che mi sfioravano e continuavano quei baci sul collo e sulle cicatrici che lui odiava così tanto.
Rimpiango non aver corroso la mia anima molto prima.

Note:
  • La caratterizzazione che ca Matt a Mello viene dal personaggio di Resident Evil: Nemesis. In realtà fa parte di quasi tutta la saga quel personaggio, ma non è un asso in perspicacia in quello in particolare!
  • La mia prima One Shot su sti due, potrei piangere. Abbiate pietà se non sono IC T.T
   
 
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