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Autore: Sabriel Schermann    07/06/2020    5 recensioni
Due ragazzi e tante storie che si intrecciano in un connubio di esperienze bizzarre e divertenti.
Pillole di demenzialità e stravaganza raccontate da chi le ha vissute in prima persona.
Semplicemente, Sindy e Rickard nel loro appartamento fuori città.
[Storia partecipante alla challenge "Just stop for a minute and smile" indetta da Soul_Shine sul forum di EFP]
Genere: Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Casa di Cristallo'
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Premesse per chi non conosce la serie: Sindy e Rickard vivono insieme in un appartamento di Rotterdam, ma NON sono una coppia, bensì due giovani con un rapporto di amicizia molto profondo.
Questa raccolta è ambientata nel periodo in cui Sindy lavora come agente della polizia, anche se la sua passione è il pattinaggio artistico, che più tardi diventerà la sua professione a tutti gli effetti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'esecutore

 

 

 

 

 

 

 

 

Quel giorno Sindy era più stanca del solito: l'allenamento quotidiano e le ore di lavoro, seppur a tempo parziale, non le avevano lasciato un minuto di tregua.
Rickard era tanto gentile da farle trovare una cenetta sana e saporita ogni sera, e la ragazza non poteva che essere sempre più grata a se stessa per aver accettato di accoglierlo nel proprio appartamento fuori città.
«Che ne dici di fare un gioco?» domandò il giovane all'improvviso, osservandola mangiare con appetito.
«Che tipo di gioco?»
Rickard sorrise: solitamente Sindy trascorreva le proprie serate al palaghiaccio e lui aveva ormai terminato di guardare tutte le serie televisive interessanti che non conosceva.
Parlare un po' degli avvenimenti passati sarebbe stato divertente: in fondo, vivere per anni insieme ai suoi fratelli gli aveva dato modo di accumulare parecchi preziosissimi aneddoti.
«Mi è venuto in mente oggi: dobbiamo raccontarci gli episodi più bizzarri che ci siano mai capitati. Che ne dici?»
La ragazza annui. Non mangiava nulla dal mattino e il frutto con cui aveva concluso il pasto le aveva appesantito lo stomaco.
«Cercherò di farmi venire in mente qualcosa sotto l'acqua...»
Una sorpresa, però, l'attendeva nella stanza da letto.
Sindy si alzò debolmente dalla tavola, lasciando il piatto nel lavandino per raccattare il necessario per una doccia veloce e rinfrescante.
«Se potessi andrei in letargo come gli orsi...» borbottò fra sé, spalancando qualche cassetto per tirarne fuori la biancheria intima e il pigiama.
Non fece in tempo ad alzare lo sguardo, però, che qualcosa di terribile attirò la sua attenzione. Due minuscoli occhi neri la fissavano a pochi centimetri dal naso, e otto zampe spesse e scure andavano aggrappandosi alla parete poco sopra la testiera del letto.
In cucina, il canticchio di Rickard fu interrotto da un grido improvviso.
«Oddio, oh mio dio, oddio, oddio Rickard!»
Sindy si era precipitata nella stanza con una velocità e un'energia degne di un corridore professionista, avvinghiandosi al torace del giovane, abbracciandolo in quella che un estraneo avrebbe facilmente scambiato per un'improvvisa dimostrazione d'affetto.
Ma il coinquilino sapeva bene di che cosa si trattasse: Sindy non gridava mai, se non quando qualche pericolosissimo insetto incrociava il suo cammino.
«Rickard! Ti prego, vai in camera, Rickard, c'è un mostro!»
Non gli diede nemmeno il tempo di osservarla in viso, spingendolo verso il salotto e infine verso la stanza incriminata.
Il giovane si guardò intorno, come faceva sempre quando gli si chiedeva di uccidere un ragno. Se fosse stato per lui, quegli animali avrebbero anche potuto rimanere dov'erano; ma se con lui c'era anche la giovane pattinatrice, l'omicidio diveniva una “questione di vita o di morte”.
«Dov'è?»
«L-lì!»
Sindy, rimasta sulla soglia, indicò timorosa un punto indefinito della parete.
«Ma lì dove? Non c'è niente qui!»
«Ma lì, lì, Rickard! Oddio, oh mio dio! Dov'è andato?!»
La ragazza si precipitò nell'altra stanza, lasciando l'amico alquanto confuso: una tale reazione poteva essere scatenata soltanto da un ragno piuttosto grosso, di quelli che di tanto in tanto ritrovava anche a casa sua a Sugar City.
Il fatto che non riuscisse a vederlo, però, non era un buon segno. Se non lo avesse trovato prima di dormire, la notte avrebbe potuto essere molto lunga con Sindy costretta nella stessa stanza.
«Vabbè» disse tornando sui suoi passi, ignaro che qualcuno lo stesse aspettando con la scopa in mano e un'espressione minacciosa dipinta in volto.
«Non osare, ragazzo!» sbraitò la giovane donna, impugnando il manico come se fosse un'arma. «Tu ora vai di là, lo trovi e lo uccidi o io ucciderò te attraverso le peggiori sofferenze!»
Rickard aveva sempre avuto dei seri dubbi riguardo al soggetto a cui Sindy si riferiva con “questione di vita o di morte”.
La situazione, però, non gli impedì di sorridere: l'amica si era ritrovata spesso in condizioni di pericolo, eppure un ragno pareva farle più paura di un sociopatico.
«A volte mi chiedo come tu abbia potuto sopravvivere nel bosco!»
«Sì, me lo chiedo spesso anche io! Ma ora vado a farmi la doccia e quando esco voglio che sia stecchito sul pavimento! Per quale motivo pensi che abbia accettato di convivere con te?»
Rickard sorrise ancora, afferrando la scopa.
«Quindi sono diventato il tuo esecutore personale di ragni?»
La ragazza emise un grugnito: «Certo, mica posso chiedere sempre ai vicini! Potrei pagarti per questo!»
Oh, ne saresti in grado, avrebbe voluto risponderle, se non fosse stato ormai troppo lontano.
Tornato in camera, Rickard non sapeva dove cercare, ma non ci volle molto perché una macchia scura attirò la sua attenzione. Sindy doveva aver lanciato la biancheria sul letto, interrotta dalla vista dell'insetto, che nel frattempo aveva fatto di essa il proprio giaciglio.
«Ehm, Sin...»
Avrebbe quasi voluto mostrarle la scena, per il solo e unico gusto di vedere la sua espressione; sapeva che, davanti a una simile vista, la ragazza avrebbe anche potuto prendere la porta e non tornare prima di qualche ora.
Poi la vide approcciarsi alla soglia con passo incerto.
«Volevi farti la doccia per caso?» borbottò prima di colpire le mutande con la scopa; il ragno si divincolò veloce sulle coperte, costringendolo ad afferrare ciò che gli capitò sotto mano per premerlo sul corpo ormai esanime.
Quando decretò l'ora del decesso, un ringhio proveniente dalla cucina gli suggerì che anche le mutande avevano ormai raggiunto l'ora della fine.
«Potevi farlo cadere sul pavimento con la scopa, idiota! Rickard, che cazzo! Le mie mutande!»
Sul punto di gettarle via, il ragazzo gliele porse sotto il naso: «Si possono lavare, se vuoi».
Un potente ruggito lo convinse a infilarle nella pattumiera insieme ai resti dell'insetto.
«Poteva andare peggio...»
Poi riprese a sparecchiare la tavola da dove si era interrotto, ma un altro grido disumano raggiunse il suo udito.
Era sicuro che i vicini prima o poi li avrebbero denunciati per inquinamento acustico.
«Rickard!!! Sono rimaste le zampe sulla coperta, che schifo!»
«Arriverà tra tre, due, uno...»
Sindy tornò di corsa in cucina, stavolta col pigiama in mano: «Togli subito quello schifo! Non capisco perché debbano esistere questi schifosi, sono esseri inutili, nessuno li ama! Rickard, ti prego, pulisci!»
Sorrise: il racconto delle novelle bizzarre avrebbe dovuto aspettare ancora un po'.
«Ah Sindy, se non esistessi, bisognerebbe inventarti!»


   
 
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