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Autore: laurakovac    07/06/2020    4 recensioni
Dal primo capitolo:
"...Il convulsivo zapping si bloccò però all’improvviso.
Avrebbe potuto riconoscere quegli occhi tra mille altri.
Occhi verdi, da gatto, determinati e concentrati, affascinanti e al tempo stesso rassicuranti.
Benjamin Price stava tenendo una intervista dopo una importante partita di campionato.
L’attenzione della ragazza venne infatti catturata da quello sguardo che da piccola l’aveva sempre ammagliata.
Solo dopo passò ad osservare l’intera figura che tranquillamente rispondeva alle domande che gli venivano poste.
Quanti anni erano passati? Più di dieci. ..."
Susanne e Benji si conoscono da piccoli. L'antipatia è reciproca. Ritrovandosi solo dopo molti anni, scopriranno che quell'avversione reciproca e infantile, nasconderà qualcosa di ben diverso e molto più profondo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

Susanne stava mollemente seduta sul divano, una mano appoggiata al bracciolo e l’altra che freneticamente premeva sui tasti del telecomando.
Doveva stirare ma non ne aveva voglia. Fuori pioveva e sembrava non accennare a smettere.
Il convulsivo zapping si bloccò però all’improvviso.
Avrebbe potuto riconoscere quegli occhi tra mille altri.
Occhi verdi, da gatto, determinati e concentrati, affascinanti e al tempo stesso rassicuranti.
Benjamin Price stava tenendo una intervista dopo una importante partita di campionato.
L’attenzione della ragazza venne infatti catturata da quello sguardo che da piccola l’aveva sempre ammagliata.
Solo dopo passò ad osservare l’intera figura che tranquillamente rispondeva alle domande che gli venivano poste.
Quanti anni erano passati? Più di dieci.
Lei e Benji si erano conosciuti un’estate di tanto tempo fa, erano molto piccoli.
Le loro famiglie abitavano vicine poco fuori Amburgo, ville che usavano solo in estate e infatti loro due si vedevano solo un paio di mesi all'anno, durante le vacanze.
Sorrise a quei ricordi.
Si erano sempre odiati, parola forse esagerata, ma di sicuro non vi era simpatia reciproca.
Si mal sopportavano e quel tempo che erano costretti a passare insieme, lo trascorrevano facendosi scherzi reciproci e litigando.
Odiava il fatto che Benji giocava sempre con il pallone e non pensava ad altro che il calcio.
Lei invece amava le bambole, soprattutto le Barbie e quando si trovavano insieme, ognuno stava comunque per conto proprio.
Lui di poche parole, lei un fiume in piena, sempre pronta ad esprimere il proprio parere su ogni cosa.
Continuava ad osservarlo, persa in quegli occhi verdi e con la testa a vagare tra i ricordi di infanzia.
Non aveva ascoltato una sola parola dell’intervista.
Avevano trascorso insieme un paio di estati, poi lei si era trasferita all'estero per studiare.
Non si erano più incontrati. Ma sapeva benissimo che Benji era diventato un famoso portiere di fama internazionale e dalla divisa che indossava ora giocava nel Bayern.
Strana la vita, pure lei ora lavora per la ditta del padre a Monaco. Chissà se il destino li avrebbe fatti nuovamente incontrare.
E così avvenne. Ma non a Monaco, bensì nella fredda Amburgo, dove vivevano ancora le famiglie di entrambi.
Il padre di Susanne aveva organizzato una cena di beneficienza a cui la figlia avrebbe dovuto partecipare.
La ragazza aveva sempre odiato qualsiasi forma di festa ufficiale, che si trattasse di scopi lodevoli o no.
Faceva del bene ovvio, ma in forma privata. Tutta quell’ostentazione non le era mai piaciuta.
Sospirando, dopo mille saluti e foto di rito, era finalmente riuscita a ritagliarsi un momento privato, tutto per sé.
Tra i numerosi invitati, le era sembrato di scorgere Benji.
Per un attimo, pareva aver fisso su di sé lo sguardo di due occhi verdi magnetici che la fissavano.
"Troppe volte che lo vedo alla televisione e ora pure qui mi perseguita!"
Borbottava tra sé seduta su un divanetto, in un angolo privato della sala.
"Troppa televisione e troppo dolore ai piedi! Mannaggia a me che mi sono lasciata convincere da mio padre!"
Aveva appena tolto il vertiginoso tacco dodici che le causava quel terribile fastidio ai piedi e se li stava massaggiando, inveendo contro quella massa di persone che usavano la festa solo per un attimo di celebrità.
Quando invece gli scopi erano ben altri.
"Finalmente ti ho trovato Sussy..."
Verso la porta, la ragazza udì una voce.
Una voce a lei ben nota, ben conosciuta, quel tono… E soprattutto quel soprannome. Solo lui la chiamava in quel modo.
Alzò lo sguardo e vide ancora su di sé quei due occhi che la scrutavano.
Benji era entrato nella stanza e le stava andando incontro.
"B-benjamin Price"
Il portiere stava ritto dinnanzi a lei, incrociò le braccia.
"Già proprio io... Susanne Linder meglio conosciuta come Sussy"*
Ripresa dallo stupore, la ragazza si mise in piedi di fronte a lui.
"Odiavo e odio quel soprannome! Non sono un bignè o qualcosa altro di dolce io!"
Ma il portiere non prestò attenzione a quelle parole.
"Scappi dalla mondanità e non riesci a sopportare gonne merletti o tacchi.... Proprio come quando eri bambina! Non è cambiato nulla! Forse hai guadagnato qualche centimetro in altezza."
Susanne incrociò le braccia "Sempre altezzoso, borioso ed egocentrico. Vedo che anche tu non sei cambiato di una virgola!"
Si guardavano, occhi negli occhi. Verde contro nero.
Quasi a sfidarsi, a punzecchiarsi come facevano da piccoli.
"Ti sbagli! Sono un portiere affermato ormai"
"Già... Una cosa è cambiata quindi... Sei più megalomane di quando eri piccolo!"
Entrambi stavano con le braccia incrociate, a fissarsi.
La stanza divenne silenziosa per qualche secondo. Poi entrambi scoppiarono a ridere e sorrisero.
"Per un attimo mi era sembrato di essere tornata indietro nel tempo"
"Vederti su quel divanetto ad imprecare contro le feste e per il male ai piedi mi ha fatto venire in mente quando tua madre ti obbligava a indossare la gonna o qualche altro vestito da signorinella e tu piangevi o ti nascondevi"
"Tu mi tiravi sempre le trecce!"
"Tu ti lagnavi sempre"
I due sembravano ricominciare il battibecco ma Susanne lo terminò subito con un dolce sorriso.
"Ora siamo grandi. Direi che è meglio se parliamo da persone civili no? Concordi SGGK?"
Un cameriere passò accanto a loro. Benji prese due calici di champagne e la invitò a sedersi accanto a lui.
"Conosci il mio soprannome? Da quando segui il calcio?"
"Sei famoso, anche non volendo, tante informazioni su di te le vengo a sapere da internet o dalla televisione"
Il portiere sorrise.
"Non mi aspettavo di trovarti alla festa"
"Non amo queste cose lo sai, anche se lo scopo è lodevole. Ma i riflettori e la mondanità non fanno per me."
"Di cosa ti occupi ora? Ci siamo persi di vista per così tanto eppure il tempo, poco fa, pare essersi fermato"
"Mi sono laureata in economia e gestisco l’azienda di mio padre"
"Capisco."
Susanne guardava oltre la grande vetrata che stava di fronte a lei.
Non riusciva a reggere il contatto visivo con Benji, eppure sapeva lo vedeva riflesso, che lui la stava scrutando
Quegli occhi verdi la scrutavano in ogni centimetro della sua pelle.
Rivederlo in TV dopo così tanto tempo e soprattutto di persona l’aveva fatta tremare, allo stesso modo quando lo aveva visto per la prima volta quando era solo una ragazzina.
"Le fossette che si creano quando sorridi, il rossore sulle guance. Non è cambiato nulla sai?"
Susanne si portò una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
"Una cosa però è cambiata"
A quelle parole, la ragazza si voltò verso di lui.
"I tuoi capelli, sono molto più corti. Un bel caschetto che ti contorna il viso. Niente più trecce o codini da poterti tirare. Peccato!"
Sorrise sghembo il portiere, appoggiando la sua mano su quella di lei che si stava tormentando un capello.
Susanne per quel semplice gesto, per quel tocco avvampò.
Poteva sentire benissimo il rossore che si stava diffondendo sul suo viso.
Benji sorrise. Stava per dire qualcosa quando si udì una voce provenire verso di loro.
Una donna alta, formosa, li stava raggiungendo.
"oh Benji finalmente ti trovo. Ci sono i fotografi di la, ci reclamano."
Susanne aveva notato che Price era arrivato alla festa accompagnato da una modella, forse la sua fidanzata.
Una donna famosa, una bellezza stratosferica che amava la mondanità. Probabilmente il tipo di ragazza che Benji amava avere al suo fianco.
Il ragazzo nel sentire quella voce si alzò sospirando.
"Arrivo arrivo"
Sorrise per un’ultima volta a Susanne e senza parlare ulteriormente uscì dalla stanza.
La ragazza trascorse il resto della festa in modo svogliato. Il suo pensiero andava continuamente a Benji, a quel breve incontro che avevano avuto poco prima.
Si erano ritrovati per caso, dopo molto tempo. Ma il tutto era stato veramente fugace.
Avrebbe voluto intrattenersi un po’ di più con lui, parlare ancora, ma era stato richiamato dalla sua fidanzata e se ne era andato velocemente così come era apparso.
Durante la serata non lo aveva più visto. Era stata intrattenuta da suo padre con vari ospiti e le ore erano volate.
Passata ormai la mezzanotte, iniziava ad esser stanca. Decise quindi di congedarsi.
Andò verso la reception e chiese il suo cappotto.
"signorina Linder ecco a lei. Ah quasi dimenticavo. Una persona ha lasciato questo biglietto per lei"
Susanne stupita lo aprì.
Era un messaggio di Benji.
Sussy, vorrei approfondire certi discorsi con te. Ti aspetto martedì sera a cena. Il mio autista verrà a prenderti.
Seguiva un numero di cellulare e luogo e ora dell’appuntamento.
Salì in macchina. Lesse e rilesse più volte quelle parole che la facevano tremare. Le aveva dato il suo numero e invitata a cena. Anche se più che un invito, sembrava una specie di ordine che non ammetteva repliche.
Anche da quelle poche righe emergeva il Benji Price che da piccola aveva conosciuto: diretto, schietto, incisivo.
Ammise con sé stessa, che trovarselo di fronte era stata una piacevole sorpresa.
Ancora più bello che in televisione, era diventato un uomo. E che uomo!
Alto, fisico atletico, affascinante. Il tocco della sua mano l’aveva fatta tremare.
Guardò fuori dal finestrino. Il buio e il freddo erano calati su Amburgo. La notte aleggiava sovrana, eppure lei sorrideva. Sì! A quella cena ci sarebbe andata. Era curiosa di capire quali discorsi il bel portiere avrebbe voluto approfondire con lei.
  
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