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Autore: Teo5Astor    08/06/2020    15 recensioni
Tratto dal testo: "Cerco di focalizzare la scena: due ragazzi seduti su un grande blocco di cemento a fissare le macerie di quella che una volta era una splendida città.
Lui con la spada e lei con un fucile a tracolla.
Una scena quantomeno bizzarra. Più drammatica che romantica, probabilmente.
Uniti dalla guerra. Accomunati dal dolore.
Scelti dal destino.
Io mi sento bene, adesso. Più leggero.
Provi lo stesso anche tu, Mai?"
L'amore, la sofferenza e la speranza vissute dagli occhi di un ragazzo con un intero mondo sulle spalle per l'ennesima volta, dopo l'arrivo di Black Goku.
Il sorriso, il coraggio, la positività e la gentilezza di una ragazza sconosciuta potranno aiutarlo?
La storia del primo incontro tra Mai e Trunks nel mondo del futuro.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mirai!Mai, Mirai!Trunks
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mai
 
 
Mai…
Già, ho sentito uno dei tuoi soldati chiamarti così, oggi.
Suona bene il tuo nome, mi piace. Come mi piaci tu, soprattutto, che ti getti ogni giorno in questa assurda guerra armata solo del tuo cuore e di quel fucile che porti sempre a tracolla.
Io combatto contro Black Goku e rischio la vita tutti i giorni, ma tu fai di più, perché dai speranza e un posto dove stare alla gente che fino ad oggi è riuscita a sopravvivere.
Un pezzo di pane, un abbraccio, una carezza. Un bicchiere d’acqua e un sorriso.
Tu fai più per loro di quanto non riesca a fare io, nonostante abbia poteri che forse non potresti nemmeno immaginare. Io lotto, ci provo, ma non ce la faccio ancora a eliminare l’ennesima minaccia di questo nostro mondo.
Già, il nostro è un mondo maledetto: vent’anni di cyborg, un breve periodo di pace che quasi non ricordo, l’arrivo di Darbula e Babidi e adesso quello di Black.
Ce l’ho fatto finora a portare sulle spalle da solo questo mondo, anche quando sembrava mi stesse schiacciando. Ma ora… ora non so se potrò farcela di nuovo. Non sono abbastanza forte e non c’è abbastanza tempo per migliorare.
Però… però vorrei dirti che la mia vita è cambiata da quando ti ho visto scendere sul campo di battaglia contro Black con quel fucile che in realtà gli fa solo il solletico. Lo sai benissimo anche tu, ma non hai paura. Sei coraggiosa, ma non incosciente. Sei lucida.
Me l’hai anche salvata la vita, una volta, distraendolo con tutti quegli spari, e non ho ancora avuto la forza di ringraziarti. Perché ti guardo sempre da lontano, ma non ho mai il coraggio di parlarti.
Sai, forse sono solo uno stupido, ma quel giorno in cui mi hai sorriso è stato forse il più bello della mia vita. Mi hai fatto battere il cuore. Mi hai fatto sentire di nuovo vivo, anche se ero ricoperto di sangue e macerie e faticavo a respirare.
Anche adesso ti guardo da lontano, seduto su un pezzo di cemento pieno di crepe di quello che un tempo era un enorme e magnifico edificio della Città dell’Ovest.
Ti osservo, un po’ rialzato, sopra un cumulo di macerie, vetri e sogni infranti.
Nella mia mano stringo ancora la spada, che riflette la luce del sole al tramonto e i miei occhi azzurri colmi di malinconia.
Sai, Mai, vorrei che ci fosse mio padre qui con noi a combattere, adesso. Tu non lo conosci, ma ti assicuro che lui saprebbe cosa fare insieme a Goku per salvarci tutti. E lo sa anche mia madre, per questo dobbiamo resistere finché la macchina del tempo non sarà di nuovo pronta per un nuovo viaggio della speranza. Ci vorranno mesi, e io ti giuro che farò in modo che sarai viva anche tu nel momento in cui vinceremo questa maledetta guerra.
 
Ti guardo camminare in quella che un tempo era una strada, in mezzo ai calcinacci e a ciò che resta di qualche automobile. In mezzo a ciò che rimane della nostra stupenda città, con soldati e civili che ti parlano, ti salutano, ti ringraziano. Due bambini ti abbracciano e corrono via.
Sei bellissima col tuo lungo cappotto verde e il fucile a tracolla. Ti togli il cappello e scuoti la testa, liberandoti con la mano dalla polvere grigia delle macerie che ti erano piovute addosso. I tuoi capelli neri e la tua frangetta mi sembrano impeccabili e meravigliosi anche così, anche ora che hai la faccia stanca. Sorridi, distratta e gentile, ma i tuoi occhi mi dicono che stai pensando alle persone che non sei riuscita a salvare oggi.
Mai, mi sembri sola in questa città, nonostante tutto e tutti. Come me.
Hai lo sguardo perso, ma comunque fiero. Ti accorgi appena della gente, chissà a cosa stai pensando. Magari alle persone che hai perso, o magari a niente. Boh.
Hanno detto anche a te che con l’età impari a dare il giusto peso ai pensieri, ai dubbi, alle preoccupazioni? Alle paure?
Io so solo che quando è sera e quando sono solo tutto questo non vale. I pensieri si fanno sentire eccome. Di giorno è più facile non pensare, mentre si fa altro. E mi chiedo se sia così anche per te.
Sai, c’è stato un periodo in cui ho sperato che la vita potesse essere un party, ma poi mi sono reso conto che, presto o tardi, tutti vanno via. Che la pace non dura nel nostro mondo. E che, a parte tre o quattro piatti e due fette di torta, il resto è da buttare via, come alla fine di una festa di compleanno.
Vorrei dirti di non essere triste, Mai. Di non fare come me.
Se potessi parlarti, ti direi che capita. Che è tutto ok. Che è normale certe volte sentirsi di merda. Che non c’è nulla di sbagliato se a volte ti guardi allo specchio senza sapere chi sei. Perché la vita è una guerra, noi che siamo cresciuti in questo mondo infame lo sappiamo fin troppo bene. Osservo ogni giorno la mia immagine riflessa nella lama della spada e ti assicuro che non ci vedo tutte le volte lo stesso sguardo e la stessa forza. Credo che avrei bisogno di una persona come te, al mio fianco. Che sarebbe bello amarti. E sentirsi amato da te. Che sarebbe un privilegio. Un onore che forse nemmeno merito.
E ti giuro che non avrai più nulla da temere, se un giorno dovessimo metterci insieme. Non dovrai avere paura di nulla, perché ci sarei io sempre pronto a proteggerti. Non dovrai più nemmeno temere quei pensieri negativi che iniziano a frullare in testa di sera e ti tengono sveglia la notte anche se sei a pezzi. Perché ci sarei io, penserei ad ogni cosa pur di farti sentire bene. Io… io credo che sarei disposto a morire per te.
Non ti conosco, non ti ho mai parlato. Eppure sento che ti amo.
 
Un soldato tira fuori una borraccia e dei bicchieri da un borsone e ti porge dell’acqua. A te e alle gente che ha sete.
Ma io vedo solo te, con le tue labbra che disegnano il vetro. E sei uno spettacolo meraviglioso.
Lo so che sei stanca di questa guerra, di questo dolore. Ma io ti chiedo di aspettare, di tenere duro. Perché in qualche modo ti salverò da tutta questa merda.
Sai, mia madre una volta mi aveva detto che il mondo gira e che tutto torna indietro. Ma che questo non vale per le stelle o per le esplosioni in generale. Mi chiedo se valga per il nostro mondo tutto questo o se siamo destinati a esaurirci come una stella per porre fine a questa guerra.
Io so solo che ce la faremo, io e te, se saremo insieme. Che non permetterò che nessuno ti faccia del male.
Magari dovremo andarcene da qui, forse avremo bisogno di un nuovo mondo.
Penso che saremo come pattini sull’acqua, fuori luogo e senza strategia. Ma credo che ce la caveremo lo stesso. Saremo capaci di restare a galla, di nuotare anche in un mare di dolore. Perché quando arriveremo a riva troveremo la felicità che abbiamo sempre cercato.
E tu non avrai più nulla da temere, Mai.
 
Ti vedo girare l’angolo e sparire dalla mia vista dietro una casa in rovina. Un po’ mi sento morire dentro ora che non sei più davanti ai miei occhi, anche se immagino che tu sia semplicemente tornata nel tuo rifugio sotterraneo dal quale guidi la resistenza.
Sospiro e guardo di nuovo la spada. Il mio volto è scavato, provato. Ho del sangue incrostato sulla fronte e dei segni neri sullo zigomo. Ma, soprattutto, è il cuore a sanguinarmi. Oggi è un uno di quei giorni in cui sento terribilmente il peso delle mondo sulle mie spalle. Uno di quei giorni in cui avrei bisogno di aiuto… di mio padre, del mio maestro Gohan, semplicemente di te, Mai.
«Ciao! Posso sedermi un po’ qui con te? Sembra un bel posto per godersi il tramonto!»
Una voce gentile e squillante mi va voltare di scatto.
Lunghi capelli neri, occhi leggermente a mandorla che brillano più del sole riflesso dalla lama della mia spada, un sorriso meraviglioso.
La gola che mi si secca. Il cuore che mi martella nel petto.
È Mai, e si sta sedendo tra le macerie al mio fianco. Sembra felice, ora.
«C-certo!» farfuglio, imbarazzato, riponendo goffamente la spada nel fodero e facendola sorridere ancora di più.
«Ti chiami Trunks, vero? Sei stato forte oggi, hai salvato tantissime persone! Grazie!»
«Sono io che dovrei ringraziare te. Anche per avermi salvato la vita l’altra volta» accenno un sorriso, anche se fatico a guardarla negl’occhi perché mi sento esplodere il cuore nel petto quando lo faccio. «Mi chiamo Trunks, giusto. Tu sei Mai, se non sbaglio».
«Non sbagli!» sorride dolcemente, mettendosi poi a frugare in un sacchetto. «Hai fame?» aggiunge, porgendomi metà di un panino che ha appena scartato e diviso in due parti.
«N-no, grazie, ho già mangiato» mento, con la mia pancia che però brontola all’improvviso, tradendomi.
«Bugia!» ride lei, schiacciandomi improvvisamente la punta del naso con un dito.
Arrossisco visibilmente e le strappo il panino di mano, per poi voltarmi. Quanto sono goffo, chissà cosa penserà di me!
«Aspetta, sei tutto sporco in faccia!» ridacchia, tirando fuori dalla tasca un fazzoletto e passandomelo delicatamente sulla fronte e sullo zigomo, facendomi imbarazzare di nuovo.
«G-grazie!» balbetto, deglutendo il nulla.
«Grazie a te, Trunks! Hai già salvato questo mondo due volte, del resto, no? Guarda che so che sei stato tu a uccidere quel bestione con la pelle rossa e il mantello bianco e quella specie di topastro giallognolo che lo comandava! Non ci hai liberato solo dagli androidi!»
La guardo mentre addenta il suo panino e sorrido. Non pensavo che sapesse anche di Darbula e Babidi, pensavo che ci fosse solo Kaiohshin con me quel giorno. Già, Shin… un’altra vittima delle assurde guerre di questo mondo di dolore in cui sono nato. Un altro amico che non sono stato in grado di salvare.
Mi rendo conto che i miei occhi si sono velati di lacrime. E se ne rende conto anche lei.
Si avvicina all’improvviso e appoggia la fronte contro la mia. Mi guarda negl’occhi.
«Io lo so che vincerai anche questa volta, Trunks» sorride. «Vinci per me, ok?»
Annuisco, paonazzo, e mi allontano dal suo volto. Mi irrigidisco, devo sembrarle un perfetto imbranato. Ma il suo respiro sulle labbra e il suo corpo così vicino al mio mi hanno fatto staccare ogni connessione col cervello.
«Te lo prometto» riesco a dirle con un filo di voce, addentando a mia volta il panino e sentendo crescere a poco a poco in me una nuova speranza, mentre osservo il sole rossastro scendere lentamente sulla linea dell’orizzonte ormai tinta di rosa e lilla.
È un tramonto meraviglioso, anche se nemmeno lui può competere con Mai ai miei occhi.
 
Mangiamo in silenzio quel misero pasto che abbiamo condiviso. Un pasto che però, almeno per me, ha un sapore speciale che non dimenticherò mai. Un sapore che fa battere il cuore. Un sapore di serenità.
Cerco di focalizzare la scena: due ragazzi seduti su un grande blocco di cemento a fissare le macerie di quella che una volta era una splendida città.
Lui con la spada e lei con un fucile a tracolla.
Una scena quantomeno bizzarra. Più drammatica che romantica, probabilmente.
Uniti dalla guerra. Accomunati dal dolore.
Scelti dal destino.
Io mi sento bene, adesso. Più leggero.
Provi lo stesso anche tu, Mai?
Mi volto verso di lei e noto che le nostre mani sono vicine, forse a neanche dieci centimetri di distanza.
Sento il cuore battermi un po’ più forte.
Penso che vorrei stringerti quella mano, che in tua compagnia non mi sentirei più solo.
Ma se trovassi davvero la forza necessaria a colmare questi dieci centimetri, sarei poi anche capace di avere il coraggio di lasciare la tua mano? Credo che non vorrei che ti allontanassi da me mai più.
Sollevo lo sguardo dalle nostre mani appoggiate su questo blocco di cemento proprio nel momento in cui tu allunghi la tua verso la mia e la stringi. Intrecci le tue dita intorno alle mie. Mi fai sentire uno stupendo tepore al centro del petto, una sensazione che non avevo mai provato.
Mi sorridi e mi sembra che i tuoi occhi stiano scavando dentro i miei.
Sei bella, Mai. E sei tutto il mio mondo.
Non te lo dico ad alta voce, ma sono certo che tu l’abbia capito dai miei occhi sinceri e cristallini.
«E-ecco, Mai, io…» farfuglio, prima che tu mi zittisca.
Sì, mi zittisci con un bacio che mi toglie il fiato e mi fa sgranare gli occhi.
Premi sulla mia nuca con la mano e mi inviti a godermi le tue labbra e il tuo sapore.
E io lo faccio, perché sento che non potrò più farne a meno.
Ti cingo la vita con un braccio e ti stringo a me, senza smettere di baciarti. Di desiderarti. Di volerti.
Mi sento bene.
Sicuro. Sereno. Felice.
Il mondo sulle mie spalle è più leggero, ora. La speranza più tangibile.
Sì, te lo giuro, porremo fine a questa guerra in qualche modo.
E non avrai più nulla da temere, Mai.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: è sempre bello per me ritornare di tanto in tanto a scrivere della mia coppia canon preferita di Dragon Ball, stavolta ho pensato di immaginarmi il primo bacio di Mai e Trunks nel mondo Mirai e anche la prima volta in cui si sono parlati, nonostante si conoscessero indirettamente da un po’. Un paio di anni fa avevo scritto delle mini long (“New World” e “Dove finisce il cielo”) in cui mi ero immaginato che si fossero conosciuti molto prima, da adolescenti, ai tempi in cui imperversavano sul loro mondo già da anni Mirai 18 e Mirai 17, ma stavolta ho voluto fare così. Voi cosa ne pensate? Quando si sono conosciuti secondo voi?
Avevo voglia di scrivere su di loro perché nella mia long attualmente in corso, “Le sette (sfere) e una notte”, loro due purtroppo compaiono solo in un minuscolo cameo, per il resto posso solo sperare che vi sia piaciuta queste breve one shot. La dedico a Vale e a tutti coloro che amano la coppia formata da Mai e Trunks, a tutti quelli che hanno sempre una speranza nel cuore e che non mollano nei momenti di difficoltà.
Ringrazio tantissimo in anticipo tutti voi che vorrete lasciarmi il vostro parere, inserire la storia nelle liste o anche solo leggerla. Siete la mia forza, come sempre!
Questa one shot l’ho scritta sulle note di “Asia” di Raige.
Ci vediamo come al solito mercoledì per il nuovo capitolo de “Le sette sfere e una notte”, a presto!
 
Teo

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