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Autore: sfiorarsi    10/06/2020    5 recensioni
«Avanti, scegline uno» la incoraggiò, prendendola in braccio, facendo attenzione a non bruciarla con la fiamma della candela.
Sullo scaffale illuminato, Lucy poté leggere decine e decine di titoli accattivanti: Il fauno Locus e la mappa segreta, Come preparare un tè con foglie magiche, La storia dello scoglio parlante, e così via. Ce n’era uno, in particolare, che attirò l’attenzione della bambina, che si intitolava Favole di Narnia, Volume I. Dall’alba dei tempi alla storia contemporanea. Lucy lo prese tra le mani e, anche se all’apparenza sembrava piuttosto pesante, sembrava di tenere fra le mani una piuma.
«Scelgo questo» disse al fratello, che la mise a terra.
«Ogni sera, Lu» cominciò lui «leggeremo una di queste favole insieme, così ti aiuteranno a dormire e, nel frattempo, placheranno un po’ della tua curiosità» proseguì e, dopo aver letto il titolo del libro, lo restituì alla sorella «e poi, chissà, potremmo proseguire noi e scriverne un secondo, o addirittura un terzo volume!» esclamò.
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lucy Pevensie, Peter Pevensie
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Favole di Narnia, Volume I

 

Disclaimer: I personaggi descritti nella raccolta non sono frutto della mia invenzione, ma appartengono a C.S. Lewis, che ne detiene i pieni diritti.
La storia viene ideata, scritta e pubblica senza alcuno scopo di lucro.

 

 

Lucy non riusciva a dormire.
Si girava e rigirava nel letto, tra le lenzuola di seta - così lontane da quelle ruvide dell’Inghilterra -, ma una grande eccitazione la teneva sveglia, impedendole di lasciarsi cullare dalle soffici braccia di Morfeo.
Quella notte non furono i bombardamenti nemici a impedirle di dormire, e nemmeno la scrosciante, usuale, fredda pioggia inglese, ma quel fervore che sentiva nel petto, ed ella sapeva che era dovuto all’infantile, ingenua impazienza di esplorare ogni meandro e ciascun angolo di quella magica terra. Narnia sembrava la rappresentazione fisica di tutte le favole e di tutti i sogni: ruscelli gorgoglianti, uccelli che cinguettavano e volavano felici, fiori e piante ricchi e prosperi. C’era anche dell’inverosimile - ma era poi così inverosimile, in un mondo come quello? -, perché le radici degli alberi erano come piedi scalzi, e i tronchi avevano le sembianze di volti umani, e ciò faceva sì che, mentre si camminava nel giardino del castello, qualche pianta potesse seguirti e muoversi al tuo fianco.
Lucy aveva voglia di esplorare, e questo desiderio le impediva di prendere sonno. Così scivolò fuori dal letto, infilando delle babbucce di stoffa morbida, circondandosi le spalle con un largo mantello per ripararsi dalla fresca brezza notturna, e si mosse con aggraziata gentilezza per i corridoi di Cair Paravel, immersi nel buio e nel silenzio. Nonostante fosse stata incoronata Regina solo da poche settimane, Lucy conosceva a memoria ogni anfratto del castello: suo fratello Peter, Re Supremo di Narnia, spesso l’aveva condotta tra le grandi sale da ricevimento, nei lunghi corridoi, nelle stanze più nascoste, e insieme avevano esplorato la loro nuova dimora. C’era, però, un luogo che la bambina non aveva ancora visto, ed era la biblioteca.
Ogni volta che vi camminavano davanti, Peter accelerava il passo, e le tirava dolcemente il braccio per farla muovere più velocemente. Non le aveva mai spiegato il motivo, e Lucy - per via di quel pudore infantile e di rispetto - non ne aveva mai domandato la ragione.
Quella notte, però, la fanciulla sentiva crescere nel petto il desiderio di vedere la biblioteca con i propri occhi, perché tante volte l’aveva immaginata: le pareti nascoste da immense librerie, su cui erano posti centinaia di libri, volumi antichi, racconti di Narnia, o ancora un grazioso pavimento in legno, coperto da un grande tappeto riccamente decorato. Trovandosi davanti all’immensa porta di mogano, però, Lucy tentennò per un attimo: e se ci fosse stato qualche oscuro segreto oltre quella porta? E se suo fratello Peter avesse voluto solo proteggerla, impedendole di essere rapita da una strega cattiva o di essere divorata da uno spietato mostro a tre teste? Sciocchezze, si trovò a pensare Lucy, Aslan non permetterebbe mai che creature del genere vivano a Narnia. Solo a pensare che il Grande Leone vegliasse su di lei, la bambina sentì diffondersi in lei un grande coraggio, che la condusse a spingere la massiccia porta di legno e ad entrare nell’immensa biblioteca.
A primo impatto, la stanza sembrava immersa nel buio. Ma, in pochi secondi, gli occhi di Lucy si abituarono all’oscurità, e le permisero di scorgere un fuoco acceso nel camino, a circa tre dozzine di passi da lei. Il fuoco era vivo, come se qualcuno lo avesse appena ravvivato con un attizzatoio. In effetti, quel qualcuno doveva essere ancora lì, perché la fanciulla riuscì a scorgere una sagoma illuminata per metà dalla luce rossastra della fiamma, mentre l’altra metà scompariva nello sfondo d’ombra dell’ambiente circostante.
Facendo attenzione a non fare rumore, la Regina Lucy si incamminò verso la misteriosa figura, sperando che questa non si girasse. Magari, poteva essere il bibliotecario. Ma no, sciocca, pensò la giovane, il bibliotecario è un nano, e quella sagoma ha le gambe troppo lunghe per essere un nano. Che fosse un fauno era altrettanto impossibile, perché Lucy riuscì a scorgere dei piedi scalzi che, senza ombra di dubbio, non erano zoccoli; men che meno che fosse un centauro, perché mai una creatura tanto nobile e maestosa sarebbe stata in grado di sedersi come un umano. A pochi passi dalla sagoma, nascosta dietro una grande libreria alta fino al soffitto - oh, erano molto alti, i soffitti di Cair Paravel, anche se questo non era in vetro come quello della Sala del Trono -, Lucy riconobbe le fattezze di suo fratello Peter. Era così simile al Peter dell’Inghilterra, che a Lucy spuntò un sorriso a fior di labbra: nonostante indossasse degli abiti tipici di Narnia, non erano sontuosi come quelli da Re che indossava ogni giorno. In più, la fanciulla si accorse che il fratello non indossava la corona. Prima ancora che potesse fare un passo nella sua direzione, lui la colse di sorpresa.
«Ciao, Lu» la salutò, senza però scostare la sua attenzione dal libro che aveva tra le mani. La sorella si avviò, con circospezione, verso di lui, accomodandosi nella poltrona accanto alla sua.
«Ciao, Peter. Ti chiedo scusa se ti ho disturbato» si scusò Lucy, e solo allora il fratello la guardò negli occhi, rivolgendole un sorriso.
«Nessun disturbo, Lu» la tranquillizzò il ragazzo.
Tornati in Inghilterra, parlarono spesso di Narnia, ma nessuno dei due fece menzione dell’episodio, e Lucy non chiese mai perché la biblioteca fosse un luogo privato e perché non ve l’avesse mai portata prima. Pensava di averlo capito, ma non ne chiese mai la conferma.
«Che cosa leggi?»
«Oh, alcuni episodi della storia di Narnia, prima dei cento anni del Lungo Inverno di Jadis» spiegò il maggiore, chiudendo il pesante tomo ed abbandonandolo sul tavolo di legno fra le poltrone.
«Cosa ci fai sveglia? Non riesci a dormire?» le domandò lui, con fare preoccupato. Assunse, sì, quel solito cipiglio da fratello maggiore, ma niente a che vedere con il nuovo volto da Re - sempre gentile, per intenderci, ma molto più saggio e risoluto.
«No, è che… da quando siamo a Narnia, ho come la sensazione che…»
«Dormire sia una perdita di tempo?» concluse lui. Lucy si trovò ad annuire.
«C’è così tanto da esplorare, da vedere e da scoprire, che non riesco a stare ferma in un letto. È come se riposare non mi servisse più» spiegò la sorella.
«Non è una cosa negativa, ma dormire ti servirà. E ho qualcosa che potrebbe aiutarti a farlo» annunciò Peter, alzandosi dalla poltrona e prendendola per mano. La fanciulla si chiese come facesse a non sentire freddo, con quei piedi scalzi, perché, per quanto il castello di Cair Paravel fosse riscaldato, e per quanto fosse estate, trovandosi sul mare una brezza fresca soffiava per le stanze e i corridoi durante la notte, il che rendeva i pavimenti e l’ambiente circostante piuttosto freddi.
Peter la condusse in una sezione specifica, illuminando il loro cammino con una candela che aveva raccolto dal tavolino e acceso con una fiammella del fuoco del camino. Si fermarono solo quando, di fronte a loro, trovarono una parete di marmo. Il fratello si volse verso l’immensa libreria alla loro sinistra, ed illuminò alcuni degli scaffali nel mezzo.
«Avanti, scegline uno» la incoraggiò, prendendola in braccio, facendo attenzione a non bruciarla con la fiamma della candela.
Sullo scaffale illuminato, Lucy poté leggere decine e decine di titoli accattivanti: Il fauno Locus e la mappa segreta, Come preparare un tè con foglie magiche, La storia dello scoglio parlante, e così via. Ce n’era uno, in particolare, che attirò l’attenzione della bambina, che si intitolava Favole di Narnia, Volume I. Dall’alba dei tempi alla storia contemporanea. Lucy lo prese tra le mani e, anche se all’apparenza sembrava piuttosto pesante, sembrava di tenere fra le mani una piuma.
«Scelgo questo» disse al fratello, che la mise a terra.
«Ogni sera, Lu» cominciò lui «leggeremo una di queste favole insieme, così ti aiuteranno a dormire e, nel frattempo, placheranno un po’ della tua curiosità» proseguì e, dopo aver letto il titolo del libro, lo restituì alla sorella «e poi, chissà, potremmo proseguire noi e scriverne un secondo, o addirittura un terzo volume!» esclamò.
Lucy fu estremamente entusiasta dell’idea, tanto che, quando Peter la portò a letto e le rimboccò le coperte, ella faticò ancora a prendere sonno. Il fratello, però, le raccontò una favola del nostro mondo, promettendole di leggere insieme i racconti di Narnia dalla sera seguente, e la bambina si addormentò, felice di poter conoscere, almeno in parte, il mondo magico e i suoi aneddoti.

  
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