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Autore: EleonoraParker    10/06/2020    12 recensioni
Dabbasso iniziarono, strisciando nella vita,
con sforzo di umano ansito, per un singolo attimo di giovinezza.
Si educarono ad ascoltare il vento, tra clangori di spade, distesi su un tappeto di sogni e di ambizioni, verde di speranza, fresco di giovanile determinazione e di rugiada, azzurra d'infinito.
Cosa c'era al di là di quell'azzurro sconfinato, di quelle nuvole?
Genere: Angst, Introspettivo, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Crisalidi

 "E se diventi farfalla
nessuno pensa più 
a ciò che è stato
quando strisicavi per terra 
e non volevi le ali" 
Se avess'io- Alda Merini


 
Dabbasso iniziarono, strisciando nella vita,
con sforzo di umano ansito, per un singolo attimo di giovinezza.
Si educarono ad ascoltare il vento, tra clangori di spade, distesi su un tappeto di sogni e di ambizioni, verde di speranza, fresco di giovanile determinazione e di rugiada, azzurra d'infinito.
Cosa c'era al di là di quell'azzurro sconfinato, di quelle nuvole?
Impazienti di spiegare le loro ali riprendevano a correre, in uno scatto di arti, un fruscio di capelli, prolungato sempre più nel tempo, un contrasto di forze in costante equilibrio precario.
E scelsero poi la loro vita, rigida costrizione tra il brivido e il rigore, spegnendo la luce della loro giovinezza in un riflesso dorato.
Un primo passo nella seta, per la donna, e per l'ombra che la seguiva.
Un primo passo verso il vuoto, e la vita si richiuse su di loro.
 
Corsero, con il vento sferzando, anni di gloria e di onore,
tramestio di zoccoli e stivali, chiome e criniere, audace libertà al servizio di cieco sfarzo, inalienabile fedeltà dipendente dall'irraggiungibile traguardo, come ombra con la sua luce, inevitabile ed irrealizzabile unione, in uno scontro di anime ferine.
 
Seta sempre più stretta, come corsetto di donna, a fasciare cruda realtà di carne, fredda sulla pelle, fredda di amore, caldo e pulsante: provava a soffocare, l'ombra, la passione che le toglieva il respiro, lasciandosi spingere nel buio da quella dedizione che, sola, doveva essere abbastanza.
 
Ma vacillava ormai il bozzolo, troppo stretto attorno ad una forza troppo grande;
ed un giorno, si strappò.
Secco fu, il rumore dello squarcio; duro, l'impatto con un'indesiderata verità troppo a lungo nascosta e cercata, che li scoprì fioriti, fulgenti di bellezza e di paura, ma persi, in un corpo, schiavi, di un cuore prigioniero.
 
Scappò l'ombra, ustionata dalla luce;
scappò da un'umana natura in cui non avrebbe mai voluto riconoscersi.
E nel silenzio si spensero, gli irraggiungibili sogni.
Vento freddo spirò attraverso la fessura di buio, ancora incapace di sopire quel calore, eppur congelandolo nel tempo, conservandolo in agghiacciato pentimento, a torturare di schegge anima e carne.
 
E intanto il cielo, una volta terso, si andava oscurando per l'imminente tempesta,
gli occhi, una volta pieni e brillanti di stelle, venivano offuscati dalla più lucente tra loro;
e in una nuova luce, in un nuovo fuoco si andava sfogando quella passione palpitante senza futuro, nutrendosi di un allettante pretesto, di un giusto ma per lei inutile ideale, tentando di superare le sue barriere di egoismo, che non avrebbe mai potuto donarle ciò che a tutti prometteva.
 
Di nuovo, nell'ombra terrorizzata, stette immobile il bozzolo, sebbene ormai scosso da costante, impercettibile, tremore. Di una stretta di mano, di un passo incerto.
Di nuovo si smosse, quando luce vergine e dorata ne lambì l'interno.
Piano, sempre più forte: ad un nuovo calore lasciò posto il freddo.
Assorbì nuova luce di stupore, accolse la realizzazione, allentò la seta in una nuova, freneticamente tranquilla, consapevolezza, uno strappo più grande che permise a quella stessa luce di fuoriuscire, squarciando confini di buio,  di aprire occhi su una rinnovata realtà, una più buia ed incerta dimensione, eppure mai, mai così avvolta di luce.
 
Bastò un sospiro, uno sguardo, scontro di stelle vacillanti su baratri di un diverso buio, a terminare lo squarcio.
A liberare la farfalla.
E allora bastò il soffio di vento di un suo battito d'ali, a insinuare dolce realizzazione in anime e bocche silenti, in cuori urlanti di vendetta e vittoria, cadendo dolcemente sull'antico tappeto di sogni, dal tempo reso scuro di vita, dalla notte, brillante di lucciole.  
 
E furono anime, perse nell'eternità.
E furono corpi, sostenuti da quelle ali leggere, da una vita cercate sulla propria schiena, in una notte trovate sulla schiena dell'altro, sulla pelle, ad accogliere brividi, nell'ombra che finalmente si unisce alla luce, in un intreccio di fili neri e dorati.
 
Di questo erano fatti, di un sogno racchiuso tra ventiquattro costole,
di questo avrebbero potuto vivere, di un pegno d'amore e d'eternità racchiuso tra cinque dita.
 
Ma strappata fu, in un cielo di Luglio, la vita a quel battito d'ali.
Morì la farfalla dopo un giorno, nell'esplosione di un sole al tramonto, di un fuoco a lungo aizzato e nascosto.
Giacquero immobili le ali, cristallizzate sulla schiena, spente nella luce di quella stessa luna che le aveva viste brillare, nel delirio di un'anima solitaria e ormai noncurante, nutrita di rabbia, spinta d'inerzia, aggrappata alla vita per semplice abitudine e naturale attitudine.
 
Provò, quel misto di ombra e di luce, a rivestirsi della seta logora e strappata, decomposta e quasi evanescente che restava, ma non la protesse dal freddo della notte e dal sole rovente, tenne solo insieme i suoi pezzi, ancora una volta, arrancoando gloriosamente verso il suo ultimo vuoto e tristo trionfo, vuoto come quel bozzolo abbandonato;
l'ultima vendetta, rossa di sangue e di fuoco.
E fu liberata, nel momento fatale.
L'ultima spinta fu data, dalle spente ali,
l'ultima scintilla, al corpo usurato di vita e di dolore.
 
La spinsero nelle fiamme, e nelle fiamme il mondo la vide brillare, in un ultimo grido di vittoria e sollievo, lasciandosi finalmente scivolare per la tanto agognata e liscia discesa in quel baratro d'oscurità cui fondo era ormai tutto ciò a cui anelava.
 
E sorrise al sole, ricordando la sua luce;
e sorrise al buio, ritrovando la sua ombra.
 
 
 
   
 
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