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Autore: Hookina90    10/06/2020    0 recensioni
Questa storia è la seconda parte della storia "New Life".
La nostra cara protagonista dovrà affrontare altri pericoli e soprattutto un nuovo nemico...assai sadico oltre a scoprire qualcosa che sconvolgerà non solo lei....
Ci saranno nuovi personaggi e soprattutto ci sarà ancora un riferimento al telefilm di Supernatural.....più nello specifico introdurrò un personaggio che a me piace molto e che è molto importante per la protagonista.
Piccolo estratto:
“Oggi sembri più strano del solito. E’ successo qualcosa?”, chiesi inquieta incrociando il suo sguardo. Era diverso. Non capivo che cosa stesse pensando. Era più criptico del solito o forse ero solo paranoica.
“No, stai tranquilla”, rispose prima di darmi un bacio. Il mio cuore percepii subito che quello che avevo davanti non era Hook, ma qualcun altro. Cercai di respingerlo, ma essendo forte ci misi un paio di secondi a staccarlo da me.
“Chi sei tu?”, domandai mettendomi in posizione di attacco poi aggiunsi: “Non sei Killian!”
Buona lettura
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Baelfire, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire, Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7: Underworld

 



19 Ottobre 2015

Pov Amy

La luce. Avevo visto la luce finalmente in quel baratro di oscurità. Erano bastate poche righe per farmi tornare una flebile speranza. Il dolore al petto insieme alle lacrime erano scomparse mentre invece il mio cuore era tornato a battere all’impazzata per la gioia. Non avevo in mente un vero piano, ma l’unica cosa di cui ero certa, anche se sarei andata contro il pericolo, era che lo avrei riportato a casa a ogni costo. Dovevo trovare però un modo per salvare anche Bea, perché di certo non l’avrei lasciato in quel posto lontano da tutti.
Prima di partire dovevo avvisare la mia famiglia. Nonostante fossi consapevole che avrebbero cercato in tutti i modi di dissuadermi, io non potevo comunque non informarli della mia partenza. Dopo quello che era successo non volevo farli preoccupare ulteriormente. Mi cambiai velocemente per rendermi più o meno presentabile e poi misi il libro di Henry sotto il braccio perché era la prova evidente che non ero impazzita del tutto.
Scesi di sotto e nonostante era passato manco un’ora dal sorgere del sole vidi mio padre che stava parlando con Belle in soggiorno. Si erano svegliati presto oppure non erano riusciti a dormire. Speravo nella prima opzione. Mio padre però non appena notò la mia presenza intravidi sorpresa nei suoi occhi. Entrambi si alzarono lasciando la loro bevanda ancora fumanti sul tavolo.
“Amy ti sei alzata così presto….che succede?”, domandò mio padre sorpreso e nello stesso tempo preoccupato.
"Hai bisogno di qualcosa?”, chiese Belle gentilmente.
"
Si in effetti ho bisogno di qualcosa. Lo so che è presto, ma potete chiamare tutti e farli venire qua perché vedevo dirvi una cosa urgente e importante!”, spiegai rimanendo sul vago.
“Amy di che stai parlando?”, ridomandò mio padre appoggiando una mano sulla mia spalla.
“Non ti preoccupare sto bene, ma ti prego riunisci tutti!”, risposi facendo un lieve sorriso.
“Va bene, Amy!”
“Io allora preparo qualcosa per i nostri ospiti!”, asserì Belle prima di andare verso la cucina.
“Grazie ad entrambi!”

In meno di mezzora mio padre riuscì a contattare tutti e farli riunire nella sala da pranzo. Si accomodarono tutti intorno a me, mentre io rimasi in piedi di fronte a loro. Ero agitata perché sapevo che la mia idea li avrebbe sconvolti e che molto probabilmente non l’avrebbero accettata, ma io comunque non mi sarei fermata per nessun motivo al mondo. Li avrei riportati a casa.
“Perché ci hai chiamato?”, domandò Emma perplessa.
“Stanotte ho fatto un sogno che mi ha fatto venire un illuminazione …un’idea”, ammisi guardando tutti. Ovviamente non dissi che avevo visto Hook in camera mia e che era stata la mia allucinazione ad aiutarmi ad elaborare questo piano perché mi avrebbero rinchiuso per pazzia.
“Che idea?”, chiese Axina fissandomi cercando forse di capire che cosa stessi pensando.
“Come salvare sia Killian che Bea!”, risposi secca.
“Amy tutti sappiamo che stai soffrendo per quello che è successo, ma non puoi farlo perché sono morti!”, rispose mia madre cercando di essere il più possibile delicata, sapendo che l’argomento era ancora un tasto dolente per me
“Lo so che sono morti!”, risposi fredda poi cercando di essere più gentile aggiunsi: “Andrò nell’Underworld!”
“Sei impazzita? E’ un posto pericoloso! Io ci sono stato e non voglio che tu ti avventuri in un simile viaggio!”, disse arrabbiato mio padre alzandosi in piedi
“Scusate come potrebbe comunque andare in un posto del genere!”, ribattè Belle cercando di calmare mio padre accarezzandogli il braccio destro.
“Un modo c’è! Lui sa che ho ragione!”, replicai decisa fissando Rumple.
“Amy ha ragione Rumple è pericoloso e poi come lo vorresti riportare indietro? E la bambina?”, domandò mia madre agitata avvicinandosi a me
“Ho visto sul libro di Henry che Snow è riuscita a riportare in vita Charming e io farò la stessa cosa. Io dividerò in due il mio cuore e una parte la darò a lui.
So che per voi questa è un idea pazza e penserete che non è detto che funzioni, però io vi avviso nessuno di voi riuscirà a fermarmi. Non posso permettere che lui anzi loro passino ancora del tempo in quel posto”, spiegai risoluta.
“Vuoi andare da sola?”, domandò mia madre sconvolta e iniziando a tremare. Potevo capire i loro stati d’anima, ma non me lo sarei mai perdonato se fossi stata inerte nonostante avessi una soluzione per riaverli.
“No non ci andrà da sola! So che non potrei farti cambiare idea perché sei troppo testarda quindi se vuoi fare questa pazzia allora io ti accompagnerò, ma non voglio farti illudere che questa impresa andrà a buon fine. Il prezzo per riportare un uomo in vita è molto alto!”, ribattè mio padre più calmo fissandomi negli occhi.
“Allora verrò pure io. Continuo a pensare che sia una pazzia e per questo non voglio assolutamente che tu lo affronti da sola”, disse mia madre appoggiando Rumple. Ero consapevole che non era d’accordo nemmeno lei, però mi avrebbe lasciata libera di affrontare questa avventura perché in questi mesi aveva conosciuto anche il mio lato combattivo e insistente.
“Pure io! Se c’è una possibilità non posso non tentare”, ammise Emma decisa
“Henry?”, chiesi io perplessa
“Io vengo con voi! Voglio aiutarvi a salvare mio padre e lo zietto!”, rispose lui determinato. Mi fece sorridere quando soprannominò Hook “zietto”. Era comunque troppo piccolo per partecipare a questa missione
“No sei toppo piccolo. Non posso farti venire Henry..”
“Te sei incinta! Se puoi rischiare te posso farlo pure io”, replicò Henry grave
“Emma?”
“Non è solo. Se vuole venire lo proteggerò.!”, rispose lei mettendo un braccio intorno alle spalle del ragazzo.
“Anche te devi stare attenta alla bambina!”, affermò mia madre un po’ agitata
“Ovvio!”
Sarei riuscita a riportarlo a casa e vivere quel futuro che stavamo organizzando. Vivere una vita in tranquillità come una vera famiglia. Ora mi sentivo più libera. Sentivo che ero risalita in superficie e non stavo più affogando. Era appena tornata la Amy combattente. Nessuno mi avrebbe fermato.
“Scusate ma non ho ancora capito come farete ad entrare nell’Underworld?”, domandò dubbiosa Belle interrompendo i miei pensieri
“Basta avere del sangue di una persona morta e risorta!”, risposi ricordando quello che mi aveva detto l’oscurità.
“Quindi serve il mio sangue e dobbiamo trovare il lago che apre il portale per l’Underworld”, spiegò mio padre.
“Non vi preoccupate, io so dove si trova, Domani sera si parte”, ribattei io decisa
“Amy aspetta… prima di partire voglio mettere delle condizioni”, affermò mia madre seria.
“Cioè?”
“Che se entro 72 ore non abbiamo risolto nulla ritorneremo a casa!”, rispose lei avvicinandosi a me. Tre giorni erano pochi, ma era una condizione che potevo accettare. Avrei risolto tutto in questo tempo limitato.
“Anche se il tempo è poco accetto il compromesso”, replicai determinata.

20 Ottobre 2015

Prima del tramonto ci incontrammo tutti nel soggiorno di mio padre e notai che oltre alla mia famiglia c’erano i Charming e Regina. Ci eravamo riuniti perché dovevamo preparare gli ultimi preparativi per la nuova avventura e fare gli ultimi saluti.
“Sono contenta che hai trovato un modo per salvarli, ma se mio figlio non torna a casa sano e salvo ti faccio fuori!”, disse Regina secca. Vedevo che era contraria al fatto che Henry venisse con noi, pure io non ero d’accordo, ma non potevo andare contro al volere di sua madre. Ci avevo anche provato a convincerla di non farlo venire, ma era stato tutto inutile. Henry era determinato a partecipare alla missione per salvare suo padre. Emma per questo voleva portarlo con lei, però mi aveva detto in caso d’emergenza l’avrebbe rispedito subito a casa.
“Regina!”, la rimproverò Snow
“No Snow, ha ragione. Ti prometto che tornerà da te senza un graffio!”, affermai tenacemente
“Regina ci sono pure io. Tranquilla!”, ribattè Emma cercando di rassicurare l’amica.
“Lo so, ma meglio prevenire che curare!”, asserì lei grave.
“Vi raccomando state attenti. Sicuramente sarà un luogo pericoloso…!”, proferì Snow inquieta guardando sia Emma che Henry.
“Non ti agitare pure te mamma!”, proferì Emma sorridendo.
“Emma ci penserò io a tua madre. Tu vai e combatti per riportare a casa il tuo uomo!”, ammise Charming sorridendo abbracciando la moglie che aveva gli occhi lucidi.
“Quindi inizia una nuova operazione”, disse Henry entusiasta intervenendo interrompendo il silenzio che si era creato dopo le parole di Charming.
“Operazione?”, domandai io perplessa
“Si lui quando c’è un impresa da compiere gli da un nome, per esempio quando io dovevo spezzare la maledizione di Regina l’ha chiamata operazione Cobra!”, spiegò Emma mentre guardava il figlio orgogliosa.
“Ah capito. Si diciamo che è una nuova operazione, però non saprei come chiamarla!”, replicai pensierosa.
“Che ne dite di Operation Firebird?”, domandò Henry che nel frattempo si era avvicinato alla madre.
“Fenice …si ci sta !”, dissi scompigliandogli i capelli. Il nome era veramente azzeccato perché si narra che la fenice potesse nascere dalle proprie ceneri dopo la morte e sia Hook che Bea rinasceranno dalle loro “ceneri”.
“Bene allora tra poco inizierà Operation Firebird!”, affermò mia madre alzando il bicchiere d’acqua, dopo tutti gli altri fecero la stessa cosa.
Dopo aver salutato i Charming e Regina ci dirigemmo verso il lago. Ci mettemmo poco tempo ad arrivare a destinazione. Le strade erano deserte perchè ormai tutti erano nelle loro abitazioni a mangiare con la loro famiglia serenamente ignari che un gruppo di cinque persone stava per andare in un altro mondo, però anche noi fra tre giorni ci saremmo riuniti tutti insieme per festeggiare il loro ritorno.
Eravamo avvolti dall’oscurità rendendo il paesaggio era molto spettrale, il silenzio era interrotto solo dal verso di animali come i corvi o le civette e l’unica illuminazione che avevamo era due torce che avevamo fatto apparire con la magia.
Mio padre quando fu sulla riva eseguì subito un piccolo taglio sulla mano e fece scivolare il sangue nell’acqua talmente scura che non si riusciva a vedere ne il fondale né suoi abitanti. Non aspettammo molto l’arrivo di una barca di legno avvolta dalla nebbia spettrale che ci avrebbe fatto attraversare i due mondi.
“Killian, ti troverò. Ti troverò sempre”, dissi stringendo l’anello non appena l’imbarcazione arrivò vicino alla riva. Sopra c’era una strana figura. Indossava un cappuccio scuro che gli copriva il volto e un mantello nero. Era una persona silenziosa e molto cupa. Non disse nulla, ma ci fece solo un piccolo gesto per dirci di salire a bordo. Vicino a me si sedettero Henry ed Emma mentre i miei genitori si misero dietro di noi.
Sostanzialmente non avevo proprio un vero piano. L’unica cosa che avevo pensato era dividere il mio cuore e mettere una parte nel corpo di Hook, ma il resto avrei seguito molto il mio istinto, l’importante era riuscire a fare tutto nei limiti di tempo.
Ero consapevole però che non appena mi avrebbe visto si sarebbe arrabbiato, ma lo avrei fatto ragionare, anche perché a parti invertite lui avrebbe fatto la medesima cosa, anzi aveva affrontato un avventura simile per salvarmi. Non poteva quindi rimproverarmi più di tanto.

Stavamo attraversando un fiume in mezzo a un bosco fitto e tenebroso, avvolti da una foschia che non permetteva una perfetta visibilità, ma comunque l’uomo si vedeva che sapeva perfettamente orientarsi, anche perché molto probabilmente conosceva il percorso a memoria, quando però a un certo punto sentii l’impulso di affacciarmi dal lato destro dell’imbarcazione come se l’acqua scura cercasse di attirare la mia attenzione. All’interno notai delle strane creature, sembravano degli spiriti, avevano il corpo non del tutto delineato, ma quando guardai meglio capii che non erano fantasmi, ma erano delle vere anime di persone che stavano andando verso l’Underworld. Una di loro si girò verso di me. Incontrai i suoi grossi occhi verdi che mi trasmetterono subito una grande tristezza. Una parte di me voleva allungarsi e cercare di aiutarla.
“Non guardate giù!”, affermò con tono cupo il traghettatore. La sua voce riuscì a ridestarmi dal mio stato di trans in cui ero caduta. Mi aveva salvato. Dovevo stare più attenta.
Questo posto era veramente inquietante, mi metteva i brividi. Non vedevo già l’ora di tornare a casa con Hook, ma sapevo che questo era solo l’inizio di questo viaggio, ma dovevo però essere forte per me e per la mia famiglia. Henry notando il mio stato d’animo inquieto mi prese la mano e cercò di confortarmi. Non servivano parole per migliorare la situazione, il solo sapere che loro erano lì con me mi faceva sentire un pochino meglio.
Dopo mezzora di viaggio arrivammo a destinazione, anche se non avevo ancora capito come avevamo fatto ad arrivare perchè non avevo visto nessun portale, ma l’importante era essere arrivati a destinazione. A un certo punto la strana figura incappucciata si alzò e ci fece scendere su un piccolo molo che ci avrebbe portato a riva. Mi girai per ringraziare l’uomo misterioso, ma la barca era già sparita nel nulla.
“Ora che facciamo?”, domandò mia madre cercando di mascherare la paura mentre si guardava in giro.
“Io proporrei di andare avanti, da qualche parte spunteremo”, rispose serio mio padre che si trovava di fronte a me.
Annuimmo.
Io mi misi alla guida del gruppo e ci incamminammo per l’unica strada illuminata che c’era davanti a noi. Mi guardai intorno e notai che eravamo nel bosco che prima avevamo visto dall’imbarcazione. Essere lì in mezzo agli alberi mi faceva venire i brividi, avvolto dalla foschia lo rendeva ancora più lugubre, oltre al fatto che c’era un silenzio tombale, sentivo solo il rumore dei rami spezzati dal peso dei nostri piedi.
L’aria era fredda, infatti ogni volta che respiravo dalla bocca usciva aria condensata dovuta al fatto che la temperatura corporea è più elevata rispetto a quella esterna. Prima di partire per fortuna che mi ero messa una giacca pesante evitando di congelare.
Nessuno di noi disse una parola. Mi girai e vidi che anche mia madre stava guardando ovunque per verificare che non fossimo circondati da dei nemici, anche perché eravamo effettivamente nel mondo di Ade e se avesse scoperto il nostro arrivo sicuramente ci avrebbe mandato i suoi servi a ucciderci. Dovevamo stare vigili.
Era ben visibile la preoccupazione di mia madre anche se cercava di mascherarla, lo percepii nel suo sguardo, però sapevo che mi avrebbe sempre appoggiato e sostenuto. Emma, come mia madre era vigile, infatti camminava vicino a Henry come se volesse proteggerlo da qualsiasi cosa ci avesse attaccato. Mio padre invece era alla fine della fila da solo e con uno sguardo criptico.
Più proseguivamo più gli alberi diminuivano intorno a noi e pure l’oscurità stava scemando. A un certo punto ci bloccammo tutti. Rimasi pietrificata. Eravamo tornati a Storybrook, ma era diversa. Il cielo era violaceo ed eravamo avvolti da una leggere nebbia. Dovevo ammettere che mi mancava Storybrook, ma mai avrei pensato di rivederla con queste sembianze.
In lontananza vedemmo che la torre della biblioteca era sprofondata e in superficie era rimasto solo l’orologio. L’ora però era ferma alle otto e un quarto, così non avremmo potuto sapere come scorresse il tempo in questo mondo. Se era fermo oppure procedeva solo più lentamente.
Andando avanti osservammo uno scenario apocalittico. Era tutto distrutto. La mia macchina era bruciata e gli mancavano le ruote. Il ristorante di Granny era tutto spento e le vetrate erano spaccate. Non aveva più l’aria familiare che aveva a Storybrook. Era il nostro punto di ritrovo. Luogo dove avevamo festeggiato le nostre vittorie mentre ora era diventato un posto lugubre e senza vita. Il negozio di mio padre invece aveva una grossa scritta rossa sul vetro: “CHIUSO”. L’insegna invece stava cadendo ormai a pezzi.
“E’ sicuramente notte fonda e forse è meglio trovare un luogo dove dormire e cominciare le ricerche domani mattina all’alba”, asserì mia madre mentre fissava la vetrina
“In effetti non hai tutti i torti, ma dove possiamo riposarci?” chiese Emma continuando a scrutare ogni angolo per prevenire qualche attacco a sorpresa.
“Direi che ora l’unico luogo che possiamo usare è il mio negozio o quello che c’è rimasto”, affermò Rumple grave
“Va bene. Domani mattina riprenderemo le ricerche!”, affermai decisa prima di entrare senza aspettare le risposte degli altri membri del gruppo.
Ci sistemammo sul retro che era stranamente pulito e in ordine. Non era sicuramente una postazione comoda, ma per una sera ci dovevamo accontentare. Avrei voluto indagare su questo posto, ma le priorità erano altre. Riposo e poi al sorgere del sole avremmo cercato Hook. Avevo veramente bisogno di dormire sperando di avere un sonno tranquillo ora che avevo trovato la speranza.

21 Ottobre 2015

La luce del sole che entrava da una piccola finestra ci svegliò tutti. Mi alzai e dal vetro intravidi che il cielo era di uno strano colore. Era arancione scuro. Sicuramente dava a questo mondo abitato da morti un tocco infernale.
Io nonostante avessi sperato in un sonno tranquillo venni comunque di nuovo tormentata dagli incubi. Non mi davano tregua, ma per fortuna non avevo svegliato nessuno. Speravo in cuor mio che non appena sarei tornata casa sarei riuscita a dormire di nuovo.
Non appena fummo in piedi decidemmo di dividerci per poter controllare un’area più vasta. Mia madre sarebbe andata nel parco. Emma e Henry invece avrebbero cercato Bea, mentre io sarei andata da Granny. Mio padre invece decise di rimanere in negozio per cercare qualche informazione su Ade e sul suo mondo.
Io mi diressi subito verso Nord verso la locanda, sperando di incontrare qualche anima disposta ad aiutarmi e darmi delle informazioni utili per il ritrovo di Hook. La strada era piena di rottami e di crepe come se fosse avvenuto un terremoto. Dovevo stare attenta a non farmi male e rimanere comunque attenta a possibili attacchi nemici. All’improvviso però in lontananza apparve un gruppo di persone che iniziarono a fissarmi in modo assai poco rassicurante. Potevano essere delle anime che stavano girovagando per l’Underworld oppure guardie di Ade, però per evitare di poter finire subito nelle sue grinfie era meglio avanzare senza imbattermi in loro e cercare delle anime più propense a darmi una mano.
Ero un po’ sconvolta dallo scenario che avevo davanti, ma le stranezze erano appena cominciate. In questa nuova Storybrook c’erano nuove botteghe e tutte avevano in comune una sola cosa, la morte. In una vetrina c’era persino una bara aperta e molte urne cinerarie, in un’altra invece c’erano tante candele bianche e tanti candelabri scuri. Mi facevano venire i brividi. Tutta la città faceva paura.

In pochi minuti arrivai alla locanda che ora era aperta nonostante le vetrate stavano cadendo letteralmente a pezzi, ma non appena entrai notai subito che anche l’interno era leggermente diverso da come era a Storybrook. Era più mortuaria, aveva colori più spenti. Quel posto non trasmetteva più la gioia, ma solo grande tristezza.
Al bancone c’era una strana donna con capelli biondi arruffati con un trucco pesante ed era cieca. Aveva la solita divisa, maglietta rossa con l’etichetta in cui c’era scritto il suo nome, ma era malconcia e anche sporca. I camerieri invece avevano un aspetto spettrale. La loro pelle era color bianco cadaverico ed erano così magri che si potevano vedere le ossa. Mi mettevano una certa angoscia.
Stavo per andare a chiedere a uno dei ragazzi se avesse visto Hook, quando sentii il suono della porta aprirsi alle mie spalle. Impulsivamente mi girai sperando di vederlo entrare, ma quello che vidi mi paralizzò. Di fronte a me non c’era lui, ma mio padre Bobby. Aveva la solita maglia rossa con il gilè verde militare e il suo cappellino.

Che cosa ci faceva qua?

“Signor Singer sempre puntuale!”, disse la donna dai capelli biondi
“Emily sei tu?”, domandò lui scioccato non appena incrociò il mio sguardo.
“Papà!”, risposi andando subito ad abbracciarlo. Lo strinsi forte a me come se volessi avere la conferma che non fosse una mia allucinazione. Sentivo già gli occhi lucidi, ma dovevo cercare di trattenermi.
“Dimmi che non sei….”
“No tranquillo! Sono viva!”, dissi interrompendolo allontanandomi leggermente da lui e cercando di sorridere.
“Allora perchè sei qui?”, chiese dubbioso
“Hai un posto dove poter parlare in tranquillità?”, chiesi sottovoce.
“Si, piccola. Puoi venire a casa mia”, rispose appoggiando una mano sulla mia spalla come se anche lui stesse cercando di capire se era veramente li di fronte a lui.
“Si papà sono vera”, affermai ironica.
“Lo so, ma sono anni che non ti vedo e..”, non riuscì a finire la frase perché si stava commuovendo, poi fece un respiro profondo e non appena si riprese aggiunse: “Si forse è meglio se andiamo da me!”
“Come mai sei qua e non in paradiso?”, domandai subito non appena uscimmo dalla locanda.
“Questo è il luogo di mezzo e se hai un conto in sospeso rimani qua”, spiegò lui mentre ci stavamo dirigendo verso casa sua.
“Ah capito, quale è il tuo conto in sospeso?”
“Il fatto che non sono riuscito a dirti addio. Volevo vederti l’ultima volta prima di passare oltre!”, proferì fermandosi davanti a un villino su due piani e con giardino pulito con l’erba tagliata. Non era proprio nello stile di mio padre. La nostra casa era un vero disastro, sempre in disordine nonostante avessi tentato più volte di renderla presentabile. Ovunque ti giravi trovavi libri di vario tipo soprattutto riguardanti leggende e miti che avrebbero potuto aiutarci nelle cacce. Nel lavandino c’erano sempre piatti sporchi che lasciavamo li nel frattempo che lavoravamo a un caso. Mio padre non era un amante dell’ordine, però riusciva a costruire qualsiasi cosa anche in poco tempo
“Papà sei rimasto qui fino ad ora per questo?”, domandai io commossa voltandomi verso di lui
“Si, ma ora posso finalmente risolvere il mio conto sospeso”, rispose lui sorridendo prima farmi entrare nella sua dimora.
Mi fece subito accomodare in salotto. Era molto ampio ed illuminato dai raggi solari che entravano dalla grossa vetrata sulla parete a sud. Al centro c’era un divano marrone e di fronte era stata posizionata un’ enorme libreria in cui in basso incorniciava un piccolo camino spento. Per terra c’era persino un tappeto marrone con dei piccoli ricami rossi
“Ehm papà bella come l’hai sistemata!”, dissi cercando di trattenermi dal ridergli in faccia. Era veramente l’opposto della nostra casa in America.
“Non dire nulla! Ho provato a farla assomigliare alla nostra, ma il giorno dopo tornava in questo stato, quindi ci ho rinunciato”, affermò sedendosi sul divano, io lo seguì.
“Strano..”, ammisi pensierosa
“Amy raccontami tutto!”, ribattè mio padre cambiando discorso appoggiando una mano sulla mia spalla, prima di sederci entrambi sul divano.
“Sono venuta fino a qui perché sto cercando una persona molto importante per me, papà!”, spiegai incrociando il suo sguardo cercando di trattenere le lacrime perché ogni volta che mi ricordavo del suo corpo morto tra le braccia mi provocava ancora un dolore al petto, ma sta sofferenza stava giungendo alla fine perché lo avrei trovato, anche sicuramente con l’aiuto di mio padre.
“Dean è morto di nuovo?”, domandò lui spaventato
“No, lui sta bene. Sto cercando un altro ragazzo…!”, risposi in modo vago, ricordandomi che essendo morto anni fa non era a conoscenza di tutto quello che era successo nell’ultimo periodo. Dovevo aggiornarlo sugli ultimi fatti avvenuti nell’ultimo periodo. C’erano molte cose che dovevo raccontargli, ma il tempo a mia disposizione però era poco. Avevo tre giorni. Dovevo rispettare la promessa fatta a mia madre.
“Perché non è venuto qui con te?”, chiese perplesso
“Nell’ultimo periodo sono successe molte cose papà…Io e lui non stiamo più insieme. La persona per cui sono qui è il mio nuovo fidanzato”, cercai di spiegare con molta calma.
“Sei fidanzata con un nuovo ragazzo che è finito qui?”, tentò di capire quello che stavo dicendo. Mi sembrava spaesato, potevo capirlo perché quando era in vita Dean ed io eravamo molto fiatatati, nonostante avevamo sempre comunque forti discussioni. La situazione però ora era diversa e speravo che potesse accettare Hook come aveva fatto con Dean.
“Esatto. L’hai visto? Ha capelli neri e occhi azzurri…al posto di una mano ha un uncino…”
“Si l’ho visto, ma è sparito subito…”
“Maledizione dove sarà finito?”, domandai sfinita appoggiando le mani sulle tempie. Per una volta non poteva essere un avventura semplice? Perché doveva esserci sempre delle complicazioni e soprattutto dove era finito?
“Amy io farò di tutto per aiutarti a cercare questo ragazzo che presumo si chiami Hook, nonostante mi piaceva il tuo legame con Dean, ma posso anche capire che nella vita si possano verificare di cambiamenti che riescono a travolgere le vite di ciascuno di noi. Spero che sia un bravo ragazzo”, affermò lui cercando di consolarmi.
“Tranquillo è un bravissimo ragazzo, però il suo il vero nome è Killian Jones”, risposi appoggiando di nuovo la schiena allo schienale. Non appena lo avrebbe conosciuto sapevo che anche mio padre avrebbe instaurato un legame con lui. Gli sarebbe piaciuto ne ero certa.
“Non dirmi che è figlio di Davy Jones…”
“Ehm si…” affermai vaga. Non volevo parlare di questo argomento. Era troppo presto. Era ancora troppo doloroso.
“Uhm non me ne vuoi parlare giusto”, ribattè lui dolcemente. Lui ormai mi conosceva fin troppo bene. Sapeva quando non approfondire determinati argomenti, perché ormai mi conosceva ed sapeva che sarei stata io ad aprirmi quando sarei stata pronta. Ora però non era il momento perché non volevo ricordare quell’uomo anzi quel mostro. Aveva rovinato la vita sia di Hook che la mia.
“Già..”
“Beh raccontami…che cosa è altro è successo?”, domandò lui cambiando argomento.
“E’ tutto è iniziato quando Metatron, lo scriba di Dio, ha ucciso Dean. Sam e io abbiamo fatto varie cose per salvarlo, ma non ci riuscimmo. Tentai di restare nella nostra “casa”, ma stava diventando insopportabile rimanere nel covo, quindi io un giorno decisi di andarmene e per destino finii a Storybrook…”, iniziai a spiegare la storia che mi ha portato a scendere negli inferi.
“Dean mi hai detto che non era morto…”, disse mio padre interrompendomi
“Si appunto! E’ tornato grazie a Crowley e alla lama, ma questa è una storia più complicata ..”
“Beh l’importante che sia vivo e che stia bene. Scusa vai avanti tesoro oppure vuoi qualcosa da bere?”, domandò lui gentile
“Una birra, ma analcolica?”
“Da quando non bevi l’alcool?”, chiese lui perplesso fissandomi
“Da quando sono incinta”, risposi velocemente.
“Aspetta…tu mi stai dicendo che stai aspettando un bambino dal ragazzo che è finito in questo mondo infernale e per di più sei scesa fino a qui in queste condizioni?”, chiese con tono di rimprovero.
“Mi conosci papà. Sai che se le persone che amo sono in pericolo non mi fermo per nessun motivo, soprattutto se so che c’è un modo per salvarle!”, asserii appoggiando una mano sulla sua spalla.
“Lo so, ma questo posto è veramente pericoloso. Non puoi mettere a rischio la tua vita e quella del bambino perchè è troppo pericoloso…Ade è spietato e quando verrà a sapere che siete venuti qui sicuramente non vi lascerà andare via così facilmente”, ribattè lui agitato.
“Papà stai tranquillo! So a badare a me stessa e farò di tutto per fare in modo che la bambina non si faccia del male. Non le succederà nulla soprattutto ora che so controllare i miei poteri”, replicai cercando di rassicurarlo.
“Che poteri?”, chiese lui confuso. Mi dimenticavo che lui aveva perso ogni singolo cambiamento nella mia vita e quindi gli avrei dovuto raccontare ogni minimo dettaglio.
“Come ti stavo dicendo prima …dopo che lasciai il covo arrivai in questa piccola cittadina dove ho incontrato il mio vero padre da cui ho ereditato i poteri magici, successivamente trovai anche mia madre e non solo anche il mio fratellastro Bea..”, dissi entusiasta al solo pensiero che la mia scelta di scappare mi abbia fatto incontrare tutta la mia famiglia e anche Hook.
“Sei una specie di strega?. I tuoi genitori invece ti hanno spiegato perché ti hanno abbandonato? Spero sia una motivazione valida!”, domandò lui cercando di seguire la mia storia.
“Più o meno diciamo che sono più forte di una normale strega, comunque tranquillo mi hanno spiegato e fidati avevano delle motivazione molto valide”
“Beh mi fido del tuo giudizio, basta solo che non ti facciano soffrire. Oltre a questo è successo altro?”
“Loro mi vogliono bene e non mi farebbero mai del male. Si papà ho bisogno del tuo aiuto. Devo trovare Killian devo riportalo a casa non ce la faccio senza di lui… l’ho visto morire tre volte e l’ultima l’ho dovuto uccidere io ….ho bisogno di lui…”, le ultime parole le dissi con voce tremante. Sapevo che era questione di minuti e sarei crollata di nuovo.
“Mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare tutto questo. Avrei dovuto essere al tuo fianco, tesoro”
“Papà sai che ogni cosa che mi provoca dolore poi mi fortifica e comunque tu sei sempre rimasto nel mio cuore. Non sai quanto mi sei mancato”, dissi con voce tremante.
“Anche tu sei sempre nei miei pensieri. Ovvio che ti darò una mano. Se lui ti rende felice allora farò di tutto per trovarlo”, disse con gli occhi lucidi
“Grazie papà”, ribattei abbracciandolo. Avrei voluto raccontargli ogni cosa nei minimi dettagli per poterlo aggiornare e avrei voluto sapere anche che cosa era successo a lui in questi anni, ma avevamo poco tempo dovevo tornare dalla torre dell’orologio per incontrarmi con gli altri.
“Ti va di venire con me a cercarlo? Ci sono anche i miei genitori.”, dissi non appena mi allontanai da lui
“Ovvio. Mi farebbe piacere conoscerli”, ribadì lui dolcemente.
“Bene allora andiamo”

Non appena giungemmo la torre dell’orologio vidi che i miei genitori stavano discutendo in modo pacato, mentre mancavano all’appello Emma e Henry. Rumple e Axina non appena ci videro ci vennero incontro.
“Voi quindi siete i genitori di Amy?”, domandò subito mio padre.
“Si lei chi è?”, chiese mia madre educata.
“Bobby, l’uomo che l’ha cresciuta!”, rispose secco. Nonostante gli avessi detto che mi avessero abbandonato per buone ragioni era ancora restio a perdonarli. Ero sicura che stando con loro pure lui avrebbe iniziato a fidarsi.
“Ah dobbiamo ringraziarla per averla accolta a casa sua. E’ stato un genitore fantastico. Amy ci ha parlato molto bene di lei!”, rispose Rumple entusiasta
“Ho fatto tutto il possibile per farla felice”
“Ha fatto un ottimo lavoro”, replicò mia madre gentilmente appoggiando una mano sul mio braccio
“Beh ditemi che avete trovato Killian”, dissi interrompendoli. Non volevo perdere altro tempo. Prima lo avrei trovato prima avremmo tentato di riportarlo in vita attraverso l’uso del cuore spezzato. Questa tecnica l’avrebbe tentata pure Emma con Bea.
“No Amy ho controllato sia nel parco che in biblioteca o almeno quello che ci è rimasto…”, ripose mia madre dispiaciuta.
“Emma e Henry?”, domandai io curiosa perché non erano ancora tornati.
“Tranquilla stanno arrivando. Guarda girati!”, ammise mio padre sorridendo. Feci quello che mi disse mio padre. Davanti a me oltre ad Emma e Henry vidi Bea. Mi iniziarono a tremare le gambe. Non riuscivo a guardarlo in faccia dopo quello che gli avevo fatto. Sicuramente mi stava odiando.
“Chi è?”, domandò a bassa voce mio padre Bobby
“E’mio fratello…”
“E pure lui è qua? Come mai?”
“Li uccisi entrambi…”, risposi trattenendo le lacrime abbassando lo sguardo. Il senso di colpa era tornato e mi aveva di nuovo pugnalato al petto. Non potevo essere perdonata, soprattutto non da lui. Bea non era destinato a morire, ma io per la mia mancata forza avevo fatto agire l’oscurità mandando così il mio caro fratellino in un osto infernale al comando del diabolico Ade.
“Amy finalmente ti rivedo. Mi sei mancata!”, affermò lui felice non appena fu davanti a me interrompendo il dialogo con mio padre.
“Mi dispiace…non volevo ucciderti!”, dissi mestamente incrociando lo sguardo indietreggiando.
“Lo so Amy. Non devi assolutamente incolparti!”, replicò lui cercando di rassicurarli.
“Prova a convincerla tu perché noi non siamo riusciti a farle cambiare idea…”, confessò mio padre abbattuto.
“Amy guardami. Non voglio assolutamente che tu debba sopportare questo peso. E’ stata l’oscurità a farmi finire qua non tu. Ti prego farlo per me…non sentirti più in colpa!”, replicò lui mettendo le mani sulle mie spalle e guardandomi negli occhi.
“Va bene”, asserii non del tutto convinta.
“Mi sa che mi sono perso un po’ di cose!”, affermò mio padre a bassa voce
“Non ti preoccupare non appena ho due minuti ti faccio un mega riassunto!”, ammisi facendo un lieve sorriso.
“Scusi non mi sono nemmeno presentato. Sono stato proprio maleducato! Sono Bea, il fratello di Amy”, proferì Bea sorridente girandosi verso Bobby
“Io sono Bobby il padre adottivo!”, ribattè lui stringendo la mano.
“Oh che bello finalmente la conosco. Amy mi ha parlato molto di lei!”, proferì mio fratello entusiasta.
“Spero abbia detto anche cose belle!”, replicò lui ironico.
“Papà ho raccontato solo la verità…però non mi piace interrompere questa riunione di famiglia perché mi farebbe piacere passare del tempo tutti insieme e parlare di quello che ci è successo, ma vorrei trovare Killian il prima possibile!”, ribadii io interrompendoli.
“Ti vorrei aiutare sorellina, ma dopo che siamo arrivati ci hanno separato. Ade non so perché non voleva che lo incontrassi, infatti mi ha tenuto per molto tempo in una specie di cripta sotterranea”, spiegò Bea mestamente.
“Non ti ha fatto del male? Voi come l’avete trovato?”, chiesi agitata.
“No, mi ha solo tenuto prigioniero fino a qualche ora fa e mentre stavo vagando per Storybrook post apocalittica ho incontrato Emma e Henry”, spiegò lui tornando dalla sua amata e da suo figlio.
“Non capisco perché liberarti ora? Che cosa ha in mente?”, chiesi pensierosa. Non sapevo perchè ma sentivo che faceva tutto parte del piano di Ade.

Era mica una trappola? Un diversivo?

“Ade è astuto e se si è comportato in questo modo c’è sicuramente una spiegazione!”, affermò Bobby cupo.
“Può essere, ma ora mi concentrerei a trovare il capitano perché preferirei non passare molto tempo in questo posto soprattutto con te in quelle condizioni!”, ribattè mio Bobby grave.
“Concordo con lui. La priorità ora è Hook!”, confermò mia madre appoggiandolo.
“Non sappiamo dove si trova…potrebbe essere anche lui rinchiuso da qualche parte …!”, ammisi affranta. Avevo un brutto presentimento. Stava per accadere qualcosa di terribile. Dovevo assolutamente trovarlo perché non mi piaceva pensare che potesse essere nelle grinfie del dio dei morti. Sicuramente Ade non era una persona pacifica.
“Io ho una cosa che potrebbe aiutarci ad accelerare le ricerche”, disse Rumple mentre stava prendendo una cosa dalla giacca
“Cosa?”, chiesi agitata e speranzosa.
“Un liquido che se versato sulla tomba di Hook ci permetterà di parlare con lui. Sarà lui così a dirci dove si trova”, spiegò lui porgendomi la boccetta
“Ha una tomba?”, domandai stringendo forte la fiala tra le dita contenente un liquido rosso.
“Si chiunque qui ne ha una”, dissero in coro Bea e Bobby.
“Va bene allora andiamo!”, risposi io determinata guardando tutti.

Non ci mettemmo molto per arrivare al cimitero perché si trovava su una collinetta a cinque minuti dalla torre. Dopo che aver spinto con facilità un cancello arrugginito per entrare vidi un enorme prato poco curato dove erano posizionate moltissime bare che però non erano tutte uguali. Alcune lapidi erano sdraiate per terra, altre erano integre e poi infine c’erano invece quelle che erano totalmente distrutte. Sapevo che questa differenza aveva una spiegazione.
“Papà tu sai perché ci sono bare diverse?”, chiesi intimorita voltandomi verso Bobby.
“Si. Se la bara è integra e in piedi vuol dire che sono ancora intrappolati qua, se invece è piatta significa che sono riusciti andare in un posto migliore mentre se è abbattuta…..” non finì la frase come se volesse evitarmi di farmi preoccupare. Io però volevo sapere. Volevo tutta la verità anche se avevo paura della risposta.
“Puoi dirmelo papà. Cosa vuol dire se non è intera?”
“Finisce dove è finito Dean…”, rispose dopo qualche minuto
“Oh no!”, affermai inquieta. Dean dopo aver fatto il patto con il diavolo per salvare Sam era finito all’inferno. Lì le anime venivano torturate ogni singolo giorno per l’eternità. Provavano dolore sofferenza in eterno. Non volevo che capitasse la stessa cosa a lui perché sapevo che u trattamento del genere ti cambia in modo permanente. Lo avevo visto in Dean. In fondo al mio cuore però sentivo che lui era ancora in questo mondo, anche se non sapevo in che condizioni l’avrei visto o come avrebbe reagito nell’incontrarci, anche perchè che ogni volta che cercavo di salvarlo si arrabbiava perché mi mettevo in pericolo, ma io non lo ascoltavo mai. Ora soprattutto non potevo lasciarlo vivere in questo posto perverso e soprattutto non volevo rischiare che finisse all’inferno.
“Tranquilla sono sicuro che sia ancora qui”, ammise mia madre sostenendomi.
Annuii
Dopo vari minuti riuscimmo a trovare la sua lapide. Era grande e sopra c’era scritto solo il suo nome. Era ancora qua. Avevamo ancora la possibilità di riuscirlo a trovare e a salvarlo. Nonostante la gioia nel vedere la sua tomba, mi venne però un nodo alla gola perché mi ritornò alla mente il suo funerale e il dolore che mi stava dilaniando l’animo. La mia mano sinistra istintivamente prese il suo anello tra le dite in modo da non crollare di nuovo. Lo usai come ancora di salvataggio. Lo strinsi così forte che le nocche della mano divennero bianche.
“Andrà bene”, sussurrò mio fratello che era al mio fianco, mentre i miei genitori rimasero dietro di me.
“Lo spero”, affermai titubante prima di prendere la boccetta che mi aveva dato mio padre. La aprii e versai il liquido sul terreno di fronte alla lapide. Le gambe cominciarono a tremare. Il respiro diventò affannoso. Il cuore mi martellava nel petto. In pochi secondi provai una marea di sentimenti. Ero felice perché lo avrei rivisto, ma anche preoccupata e spaventata perché non sapevo che cosa gli era successo in questi giorni. Mi sentivo così fragile in questo momento ed ero consapevole che qualsiasi notizia negativa avrebbe potuto farmi ricadere di nuovo nel baratro da cui ero uscita con difficoltà. Potevo contare sugli altri, ma sapevo ormai che l’unica persona che aveva il potere di non farmi sprofondare era Hook. Avevo bisogno di lui più di quanto pensassi.
A un certo punto davanti a me iniziò ad apparire qualcosa, ma non riuscivo a vedere bene. L’immagine non era limpida, però poco a poco diventò più nitida. Finalmente lo vidi, ma rimasi paralizzata. Hook aveva tutto il corpo ricolmo di sangue e per di più aveva un occhio completamente chiuso. Non si reggeva bene segno che una delle due gambe era rotta e per finire aveva la giacca strappata e in certi punti anche bruciata.

Che cosa gli era successo e chi lo aveva ridotto in questo stato?

Dopo una frazione di secondo di esitazione cercai di farmi forza e mi avvicinai a lui. Sapevo che non potevo toccarlo perché era solo un ologramma anche se lo avrei voluto, ma lo avrei abbracciato di nuovo non appena avremmo scoperto il posto dove si trovava. Ora più di prima dovevo scoprire il luogo dove era tenuto prigioniero. Non avrei permesso che lo torturassero ancora. Mi ricomparve di nuovo una grande rabbia. Avrei voluto anche uccidere Ade per quello che aveva fatto a Hook, ma in cuor mio sapevo che non potevo competere un Dio, allo stesso tempo avrei comunque trovato un modo per fargliela pagare.
“Killy siamo venuti qui per salvarti…però ci devi dire dove sei. Ti prego parlami…”, dissi con voce strozzata. Era veramente dura vederlo in quello stato. Lui non riusciva a comunicare. Non capivo perché non stava funzionando, perché non mi rispondeva. L’immagine poco dopo iniziò a vacillare, segno che avevamo poco tempo.
“La pozione non è sufficiente”, ribattè mio padre agitato.
“Killy ti prego aiutami, dimmi dove sei”, ritentai poco dopo con tono angosciato. Non ricevetti nessuna risposta, anzi luì scomparì.
“No Killy”, urlai cadendo in ginocchio
“Amy, tranquilla riusciremo a trovarlo”, affermò Bea inginocchiandosi accanto a me
“Ma lo hai visto? Sta soffrendo! Qualcuno lo sta torturando e non sa nemmeno che lo stiamo cercando”, gli urlai contro ormai al limite delle forze.
“Non sei sola! Tranquilla lo salveremo! Uniti ce la faremo”, proferì mio fratello cercando di confortarmi, inutilmente. Ero arrivata al limite. Vederlo con tutte quelle ferite fu un brutto colpo per me, ma il fatto che non sapevamo ancora dove andarlo a prendere e salvarlo da quel mostro era anche peggio.
“Io so dove potrebbe essere!”, ammise Bobby interrompendoci.
Io mi alzai e mi girai verso di lui. Lo guardai con sguardo supplicante. Avevo bisogno di avere delle informazioni certe. Non potevo permettere di avere altri ostacoli. Non potevo permettere che soffrisse un secondo di più. Dovevo raggiungerlo e salvarlo.
“Quando le anime hanno questo tipo di trattamento vuol dire che sono prigionieri di Ade stesso!”, spiegò Bobby poco dopo, notai che il suo sguardo era inquieto.
“Sai dove si trova?”, domandai secca.
“Amy è pericoloso! Non puoi andare lì senza un piano. Sei anche incinta, non puoi agire così istintivamente!”, rispose Bobby con il solito tono burbero.
“Non mi interessa! Ade si pentirà per quello che ha fatto! Non sa che ha fatto arrabbiare la persona sbagliata!”, ribattei a tono.
“Amy ti prego devi cercare di essere più razionale! Se no ti farai ammazzare pure tu!”, replicò Bobby appoggiando le mani sulle mie braccia e iniziando a scrollarmi.
“Dimmi dove si trova o lo troverò da sola!”, risposi in modo ghiacciale.
“Amy ha ragione Bobby. Ci riuniamo in un posto e facciamo un piano d’attacco. Ora non sei lucida perché stai soffrendo e lo capisco, ma ti devi fidare di noi!”, ribattè mia madre preoccupata avvicinandosi verso di me.
“Non fare come fai sempre Amy! Sai che poi va a finire male! Non agire di impulso come hai fatto dopo la morte di Dean”, affermò mio Bobby serio
“Io voglio solo portarlo a casa!”, replicai arrabbiata. Non riuscivo a essere lucida. Le mie emozioni stavano avendo il sopravvento.
“Amy ti prometto che Ade verrà punito per quello che ha fatto, ma ora ci devi ascoltare. Pensa alla bambina! Pensa a che cosa direbbe Hook!”, disse mio padre cercando anche lui di farmi ragionare.
“Si, forse avete ragione. Ho solo bisogno di calmarmi un attimo. Non posso mettere in pericolo la bambina!”, ribattei cercando di tranquillizzarmi. Avevo promesso che avrei l’avrei protetta. Avrei fatto come mi stavano suggerendo solo per lei. Se non ci fosse stata lei molto probabilmente sarei andata senza nemmeno ascoltarli.
“Bene, andiamo nel mio appartamento e li discuteremo sul da farsi!”, ammise Bobby più calmo.
Annuimmo.

 

   
 
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