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Autore: Supercorp99    13/06/2020    1 recensioni
Padre Gascoigne durante la notte di caccia
- Partecipa al contest "Nati dall'odio" indetto da Anatra.Valeria sul forum di EFP.
Genere: Dark, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Il Cacciatore, Padre Gascoigne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cacciatore si avvicinò ad una finestra. La luce giallastra era flebile e se si accorse di essa fu solo grazie a quella più divampante e rossa che la accompagnava. Catene e lucchetti la serravano, un rozzo riparo in quella notte orribile. Chiamò e qualcuno rispose.

“Chi...sei tu?” la voce di una bambina “Non conosco la tua voce, ma riconosco l’odore…”

 


Sangue, sangue dappertutto. Sulle strade, sui suoi vestiti, sulle sue mani.
 

“Stolto, tu che resti fuori durante la notte della caccia” disse la voce dietro la porta, andandosene con una risata di scherno. 

 

Padre Gascoigne si trascinava da una parte all’altra come un animale alla ricerca di un osso. La gamba faceva tremendamente male, non era sicuro di riuscire a camminare ancora per molto. Si iniettò una fiala di sangue curativo. La osservò nel vetro, mentre ondeggiava da una parte all’altra, in un movimento ipnotico. E si sentì meglio.

“Sei un cacciatore?” domandò la bambina.

“Bestia contagiata!” ringhiò una voce e Gascoigne scansò di lato giusto in tempo per evitare un ascia. Attaccò ancora prima di vedere chi fosse, un fiotto di sangue a dipingere la porta dello sconosciuto come colore su una tela. L’avversario cadde al suolo ma lui lo colpì una seconda volta, ed una terza, fino a quando non sentì il fiato venir meno.

Il cacciatore annuì alla domanda della piccola.
“Allora, potresti andare alla ricerca di mia madre?” così piccola e spaventata la voce sembrò un sussurro, una preghiera.

 

La testa sembrava sul punto di scoppiare. Mettere in ordine i pensieri, ricordare chi era, dove si trovava, cosa doveva fare...erano pensieri difficili da mettere assieme quando veniva il sangue. Così dolce...
Tornare a casa, doveva tornare a casa. Doveva tornare da loro. Doveva tenerle al sicuro. Doveva tornare a casa...ma dove era casa sua? 

Strinse l'ennesima fiala, tenendola tra le mani come se fosse un tesoro prezioso e se la iniettò. Emise un sospiro di piacere mentre pensieri si allontanavano, si rischiaravano.

 

“Papà non è mai tornato dalla caccia e lei è andata a cercarlo. Non ho sue notizie da allora…”
 

“Schifoso vecchio, chi vuoi che apra la notte della caccia?” questa volta era stata una voce diversa a parlare ma la risata sembrò uguale alla precedente. Bussò ad ogni porta, con le ferite che guarivano a poco poco grazie al sangue che si iniettava.
Andò avanti, sterminando ogni belva che osava farsi troppo vicino.

“Sono sola...e spaventata...” La bimba sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. Aveva bisogno di aiuto. E che razza di persona sarebbe stato a rifiutarsi?
“Aiuto” lo aveva chiesto agli inizi. Se lo ricordava fioco e lontano quasi non fosse un ricordo veramente suo. Chi cercava? Non sapeva bene chi. Se ci pensava l’unica cosa che saliva dal basso del suo petto era rabbia incontrollabile, una furia che faceva ribollire il sangue nelle vene.
Ricordava di aver chiesto pace, forse. Sperava di trovare un’anima gentile disposta a soccorrerlo, ad ospitarlo per qualche secondo per distaccarsi dalla caccia ma nessuno aveva intenzione di dargli niente se non disprezzo e odio. La caccia.
Restava la caccia.
Era quella la sua pace.
Ciò che gli era offerto era solo odio e disprezzo.
Tanto valeva accettarlo.

“Davvero? Oh, grazie” Anche se non poteva vederne il viso sentì dalla voce la gioia della bimba. 

 

“Se voi cacciatori faceste il vostro lavoro, non avremmo questi problemi” Odio. Lo sentì sulla lingua. Della donna e della propria.
Soprattutto sulla propria.
Un contagiato si avvicinò a lui per morderlo ma lo tagliò in due come un pezzo di pane. Rise quando lo fece. Luride bestie, tutti quanti. Si avvicinavano, strisciando per le strade, insozzandole con il morbo. Bestie, tutte quante da uccidere, da lasciar a morire. L’ascia diventò un’entità viva tra le sue mani mentre una dopo l’altra le attaccava, seminando cadaveri come un contadino con i propri semi.
Una donna urlò e lui si girò.
La vide avvicinarsi.
Correre e agitare le mani come una folle.
Bestia.


“M-mamma indossa una spilla di pietre preziose rossa. E’ davvero grande e...bella. Non potrai non vederla”

La donna scivolò a terra come ogni altra bestia.
Dal mantello ricadde una spilla rossa.
Come il sangue.
Oh, il sangue.
Così dolce.
Così intenso.

“Oh, stavo per dimenticarmene..” Da un lato della finestra le mani della piccola si sporsero per porgergli una piccola scatola. No, non era una scatola. “Se trovi mia madre, dalle questo carillon.” Il cacciatore se lo rigirò tra le mani. “Suona una delle canzoni preferite di papà. Quando lui si scorda di noi, gliela facciamo ascoltare, affinchè si ricordi...”


Quella stessa notte il cacciatore raccolse la spilla da terra, sporca e dimenticata. Sangue rosso gocciolò dalle sue mani ma non provò alcuna gioia per quello. Alzò gli occhi al cielo sofferente, fissando la luna nel cielo notturno. Padre Gascoigne, o quello che rimaneva di quello che un tempo era stato un cacciatore di nome Gascoigne, giaceva per terra.

Come ogni altra bestia.

 
   
 
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