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Autore: Degonia    13/08/2009    8 recensioni
Non so cosa pensavi quelle notti con papà
Ma grazie mamma ne hai fatti due su due
E due su due
Che comunque vada mio fratello ci sarà
Grazie mamma
Grazie pà

{Articolo 31 - Due su Due}
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In famiglia eri il primo nato
Il bambino aspettato
Coccolato e a tratti persino viziato
Cioccolato e pacchi su pacchi
Di ricchi Natali
Parenti sorridenti intenti a lasciare regali


Quel Natale fu eccezionale, la sera della vigilia i parenti inondarono in poco tempo la casa.
Lo ricordo ancora, e non chiedetemi il perché: guardavo tutto coi miei occhi da bambino.
Ognuno di loro varcava la soglia con un enorme pacco in mano ed erano tutti per me.


E poi arriva il piccolo scassando ogni giocattolo
Diventa lui la star mettendo te in un angolo


Fui portato da un’amica di mia madre quella notte.
Oramai erano mesi che vivevo da mia nonna.
Mamma non riuscivo più a vederla, mi mancava molto.
E tutto questo perché dicevano che la mamma stava per far nascere un altro bambino: lo odiavo!
Lui mi stava rubando tutto!
Tutto l’affetto dei parenti, l’amore di mia madre.
Forse non mi volevano più bene?
E...come avrei dovuto comportarmi con lui?
Non mi piaceva!
All’inizio pensai che la ‘novità’ avesse spinto tutti a guardarlo con occhi nuovi, diversi; ma capii ben presto che sarei rimasto nell’ombra.


E la cagnara incombe fanfara e trombe
Lui mangia,caga e piange
A te le colpe per tutto ciò che rompe


Avevo deciso di comportarmi da adulto e accettare quell’essere che mi aveva rubato tutto.
Ma ciò non funzionò e anche se crescevamo entrambi, lui era sempre il più amato.
Il più piccolo.
Il più coccolato.

-Shan!Cos’hai fatto!!!-
-Ma mamma, non sono stato io!-
-No? Credi allora che tuo fratello avrebbe potuto lanciare una pallina da tennis contro le bottiglie di vetro là in alto?- indicò arrabbiata lo scaffale con i cocci delle bottiglie.
-Certo che sì...non sono stato io!-
-Non mentire signorino e adesso fila in camera tua!- mi disse prendendo il braccio mio fratello.
Lui mi guardava coi suoi occhioni azzurri.
Stupido!
Non solo ero costretto a giocare con lui, ma quando rompeva qualcosa mi prendevo tutte le colpe!
Mi alzai e corsi in camera.
Affondai il viso nel cuscino del mio letto: lo odiavo!!
Perché era nato?
Mi chiedevo.
Perché non potevo esserci solo io?
Lo odiavo davvero...però continuavo a piangere.
Pensavo davvero quello che avevo detto?
Mi stava rubando tutto ciò che avevo di più caro!
Piansi per tutta la notte.


Con quel sorriso a quattro denti farabutto
Già dicevo tutto
Dormo da angioletto
E poi di notte non sto zitto
Botte dal soffitto
Mami e papi svegli fino a prima mattina
Negli occhi lo stesso svarione di sette anni prima


Di giorno, il mio odiato fratellino, dormiva.
Una volta mi avvicinai alla sua culla, alla mia culla, e dalle sbarre di legno lo guardai.
Sorrideva.
Supino dormiva.
Una gamba in fuori, l’altra coperta dal lenzuolo azzurro.
I piedini coperti da calzini dello stesso colore.
La manina destra, leggermente chiusa a pugno, vicino alla fronte.
L’altra accanto ai fianchi.
Respirava sereno, tranquillo.
Sorrisi.
Quando me ne accorsi uscii veloce dalla stanza e mi chiusi in bagno.

-Dai, fai il bravo-
Sentivo mia madre, nella stanza accanto, parlare con lui durante la notte.
Ma Jared non ne voleva sapere di addormentarsi; e come poteva?
Aveva dormito tutto il giorno.
In realtà all’inizio piangeva, come tutti i bambini, ma col tempo imparò a rimanere in silenzio.
Non dormiva.
Una notte mi alzai e andai a guardarlo: aveva gli occhi spalancati e guardava nel buio.
Cosa ci vedeva?
Quando mi scorse, volse lo sguardo verso di me e alzando il braccio destro, stese l’indice indicando un punto in alto nel buio.
Lo guardai strano.
Mi sorrise.
Rimise la mano stesa sul lenzuolo e chiuse gli occhi.


Ogni vicina sentiva e diceva che sfiga
Mamma coglieva la sfida con noi rideva e capiva
Che la congrega prendeva una nuova piega
Non ci si credeva
Al bordello che già si faceva
La casa a ferro e fuoco nel gioco di litigare
Cane e gatto ma lo stesso modo di camminare


Cominciammo a crescere e non mi resi conto del cambiamento che stava avvenendo in me.
-Whaaaaaaaaaaa!!!!! Sono il più alto!!!- urlava Jared salito sul tavolo.
-No!!! Non è giusto!!! Non devi salire sul tavolo-
-Oh mio Dio, Jared!!! Scendi subito da lì e tu- si rivolse a me -Non imitarlo!!-
Prese in braccio Jared e lo posò per terra.
Era ancora il più piccolo e scoprii che lo sarebbe sempre stato; ma qualcosa stava mutando.

-Shaaaaaaaaaan, dammi François!!- piagnucolava Jared.
-No! Adesso è mia!!-
-Ahhhhhhhhhhha!!!!- urlava ancora.
Ma non volevo lasciargliela.
Mi rincorreva per tutta la casa saltando su sedie e divani.

La casa era diventato un misto di rumore e caos in piena regola.
Ne combinavamo di tutti i colori!
Avevo deciso di cominciare ad odiarlo un po’ meno: mi divertivo anch’io.
Mi faceva ridere, era stupido e ingenuo!


Non so cosa pensavi quelle notti con papà
Ma grazie mamma ne hai fatti due su due
E due su due
Che comunque vada mio fratello ci sarà
Grazie mamma
Grazie pà





Urlare a squarciagola
Fantasmi sotto le lenzuola
Bambini non fate casino domani c’è scuola
Ma mamma non c’è verso di fermare i Ghostbusters
La cameretta è l’universo e noi siamo i masters


Quando calava la notte, il divertimento aumentava: Jared non ne voleva sapere di addormentarsi e io lo seguivo a ruota. Condividevamo la stanza ed era uno spasso!
-Capitano Shan, come procedono i lavori nella sua unità?-
-Siamo in perfetto orario Signor.Leto!-
-Magnifico!!-

-Ci attaccano!!!-
-Preparate i missili capitano, questa è guerra!!!-
-Missili preparati, attendo un vostro ordine-
-Bene!- +_+ -Fate fuoco!!!-

-Ahhhhhhh!!!!!!!!-
Urlava Jared nel bel mezzo della notte comunicando con me per mezzo di un telefono giocattolo.
-Cos’è successo? -
-Un fantasma!!C’è un fantasma sotto le lenzuola-
-Arriviamo subito!!!-
-Volete smetterla? Qui c’è gente che dorme!!- diceva mia madre irrompendo nel nostro mondo.
-Ma mamma- subito Jared -non vedi che c’è un fantasma?- indicò le sue lenzuola rigonfie.
-Jared! Quello è il tuo cuscino-
-No mamma! No!!! Non dire queste cose!!! Su, vai, vai a dormire- era sceso dal letto e la spingeva fuori dalla camera.
-Si, ma ora dormite-
-Certo- ^^ sorrideva bastardo mio fratello.
Ma non faceva neanche in tempo ad uscire che:
-I Ghostbusters stanno arrivando!! YEAH!!! Ti uccideranno fantasma!!!- urlava Jared.


Là fuori siamo soli ma non lo diamo a vedere

In realtà fuori da quella stanza eravamo da soli.
Con pochi compagni (non amici) passavano delle ore, ma per il resto della giornata restavamo sempre isolati dagli altri.
In realtà ci accontentavamo l’uno dell’altro.


Quando si girava in coppia
La stiloseria era doppia
L’andatura zoppa
E un’armatura dava forza
Per affrontare ogni sventura con la stessa frase in bocca
Questo è mio fratello, bello sarà dura per chi me lo tocca


Avevamo preso il ‘vizio’ di uscire sempre insieme.
Nei bar, nei negozi, nel parco, ovunque.

-Lasciami!!- urlava Jared.
Lo sentii da lontano.
-Non toccarmi!!-
Sentii ancora urla e vidi da lontano un gruppetto di ragazzini attorno a mio fratello.
Cominciai a correre giù per la collina.
Sarebbero morti!
Urlavo cose poco serie contro di loro quando si voltarono per guardarmi.
Veloce, arrivai lì e presi il primo ragazzino buttandolo a terra, mi inoltrai tra gli altri e cominciai a picchiarli.
Mi contrapposi tra mio fratello e l’ultimo bulletto.
Avevano fatto lo sbaglio più grande della loro vita.
-Questo è mio fratello bello, sarà dura per chi me lo tocca- urlai contro l’ultimo rimasto in piedi.
Gli altri stavano già correndo, risalendo la collina.
L’ultimo li seguì quando gli ringhiai contro.
Mi voltai verso Jared che era rimasto aggrappato al mio braccio.
Sorrisi.
Affondò la testa contro metà della mia schiena.
Restammo lì immobili per qualche minuto, mentre il sole stava tramontando.
Gli porsi la mano.
-Torniamo a casa-
Sorrisi.
La afferrò asciugandosi le lacrime.
Sorrise.


Per la città sfidando il proprio futuro
Uno lo cantava sicuro
L’altro lo scriveva su ogni muro
E la mia rivoluzione partiva da là
Cane e gatto ma lo stesso sguardo di chi non ci sta


Nella nuova città, avevamo trovato un posto tutto nostro: era un vecchio ponte inutilizzato dove di tanto in tanto era percorso da un vecchio treno a vapore. Lì avevamo un riparo e scoprimmo che oltre a noi due, nessuno frequentava quel posto; ottimo! Nessuno sarebbe venuto a disturbare la nostra tranquillità. Dopo il liceo, ci ritrovavamo lì. Abituato a correre, ero il primo ad arrivare e me ne stavo da solo sdraiato su dei cartoni che avevamo portato: la schiena contro il freddo muro, le braccia incrociate dietro la testa; sapevo perfettamente quando Jared stava per arrivare, lo sentivo dai suoi passi che risuonavano in lontananza.
Quel giorno pioveva.
-Ma che cazzo!!!- esplose Jared quando arrivò sotto al ponte: era bagnato fradicio!
Risi di lui, io avevo fatto in tempo e la pioggia non mi aveva neanche sfiorato.
-Smettila Shan!-
-Non è colpa mia se ti fermi a parlare con le tipe- u.ù
-Oh, era solo quella del primo- disse mentre si sedeva accanto a me bagnando tutto il cartone -non la sopporto più, spero che la smetta di seguirmi!! Ho dovuto fare il giro lungo per seminarla...non voglio che trovi questo posto- continuava mentre si toglieva il giubbotto e lo buttava sullo zaino posato a terra, accanto al mio, in malo modo.
-Brr!! Cazzo che freddo!!!- disse mentre si teneva le braccia: indossava solo una maglietta a maniche lunghe.
Mi alzai e mi tolsi la felpa, poi gliela buttai sulla testa.
-Shan, ma cosa...- disse mentre vedeva quello che gli avevo buttato -Oh, Shan- *-* -Grazie- ^^
Con convinzione la indossò senza repliche.
Poi mi risedetti accanto a lui e mi si attaccò ad un braccio: -Sei davvero caldo fratellone- disse strofinandosi contro di me.
-Jared, non ti basta la felpa? Ora vuoi anche il mio braccio?-
-In realtà so che hai freddo e voglio riscaldarti-
Indossavo solo una maglietta a maniche corte e la sciarpa avvolta attorno al collo.
E mentre mio fratello diventava in quel momento un cuccioletto, guardai fuori la pioggia che, incessante, continuava a cadere.
Poi mi addormentai.
Mi risvegliai poche ore dopo, ma era già buio.
Il sole scomparso da poco, aveva lasciato i colori del tramonto dietro di se.
Jared in piedi davanti al muro opposto, usava una bomboletta azzurra per imbrattare il muro: era la prima volta che lo faceva. In realtà non avevamo mai pensato a personalizzare quel posto.
Il cappuccio della felpa tirato sopra la testa, gli copriva metà volto.
Sorrise quando mi avvicinai a lui e guardai ciò che aveva disegnato: uno scempio!
Ma nell’insieme non era niente male.
Poggiò la bomboletta a terra e allontanandosi, cominciò a canticchiare qualcosa.
Presi ciò che Jared aveva riposto al suolo e imbrattai il muro con le sue parole; cominciai con un enorme S, poi veniva il resto: “So I run, hide and tell myself...”.


Non so cosa pensavi quelle notti con
papà
Ma grazie mamma ne hai fatti due su due
E due su due
Che comunque vada mio fratello ci sarà
Grazie mamma
Grazie pà





Ci si protegge come sempre nelle lotte
Eternamente adolescente meno che nei boxer
Insieme per vedere il mondo capovolto


Erano ben tre giorni che Jared se ne rimaneva a casa con la scusa del ‘mal di pancia’, ‘mal di denti’, insomma, mal di qualcosa.
E mia madre aveva chiamato le scuole medie per avvisare.
Sapevo che sotto sotto stava bene e che erano altri i motivi per cui non si avvicinava alla scuola.
-Jared?- dissi il terzo giorno entrando nella nostra camera: lui era sdraiato nel letto, coperto fino agli occhi.
Mi sedetti ai piedi del suo letto: -Jared?-
-Non mi toccare!!- disse lui e si fece ancora più piccolo.
-Jared mi dici cos’hai? Non lo dirò alla mamma se hai fatto qualcosa a scuola-
-Vattene-
-No! Non me ne vado. Dimmi cos’hai e ti lascio stare-
-No- sussurrò.
-Dai, parla, sono preoccupato per te. E’ raro vederti senza far nulla, tu che ti muovi sempre e vai ovunque-
-Sto male-
-Sì, questo l’ho capito, ma non è un male fisico giusto?-
-Sì che lo è!!- >_<
-Uffa Jared, ora sbrigati e parla o ti prendo a schiaffi- dissi mentre cercavo di togliergli le coperte da dosso; coperte che lui prontamente tirava nella direzione opposta.
-Jared, te lo chiedo per l’ultima volta: dimmi cos’hai!-
-No!- continuava a dire lui.
-Ok, non te lo chiederò più. Fanculo!!!- dissi lasciando le coperte e dirigendomi verso la porta.
-No Shan!- implorò lui mettendosi a sedere -Va bene, ok, te lo dirò-
Mi riavvicinai a lui dopo aver richiuso la porta.
-Allora?-
-Ehm...senti però, promettimi di non ridere-
-Uhm...ok!-
-Promesso?-
-Sì sì va bene, prometto di non ridere- promisi.
Era davvero una cosa da ridere?
-Senti Shan, io credo di essere malato perché...beh, a me succede una cosa strana e ne ho paura-
-Una cosa strana?-
-Sì, vedi, ricordi quella ragazza del terzo che mi piace?-
-Sì, quella Mary giusto?-
-Sì sì, lei-
-E allora? Ti sei forse dichiarato e ti ha rifiutato??- dissi comprensivo.
Era un discorso delicato...ma non credevo fino a che punto.
-Quindi? Cos’è successo con Mary?-
-Nulla, almeno nulla a lei ... e a me che succede qualcosa-
Ero totalmente confuso O_O
-Shan, sai, quando la guardo, beh... hai capito, no?-
Ok...ora era ancora peggio! Mi ero totalmente perso!
-Jared, non capisco cosa intendi-
-Ma Shan, sì che lo sai, cioè spero che ti sia capitato anche a te-
-Jared per favore, spiegati meglio-
-Oh Shan- >.< -Non posso dirtelo, cioè, quando io la guardo, succede una cosa strana lì- disse indicando il punto ‘nascosto’ tra le sue gambe.
Silenzio.
Risi xD
Ok, avevo promesso di non farlo, ma...
-Smettila di ridere!!!- ç__ç -E’ una cosa seria!! Non capisco, Shaaan!!-
Cercai di riprendermi.
-Tu . sei . completamente . matto- sillabai puntando il dito contro la sua fronte.
Mi sedetti accanto a lui e cercai di spiegargli ciò che succedeva.
Immaginai che la prima volta fosse una cosa strana per un ragazzino, però...io non mi ero di certo spaventato.


E in piedi a picchiare i bicchieri con le posate
Salute a mio frate
Brindate a due vite mai separate
Lite dopo lite e partite finite a mazzate

--
Tutta la gloria va a mamma
C’hai messo al mondo hai dato vita ad ogni sogno che ho
Una volta può essere fortuna la seconda volta no


Si dice che non si può amare se non si ha odiato.
Beh, e io di odio per lui ne ho avuto fin troppo, fino a quando non ho capito che non era una calamità naturale, o meglio sì lo era, ma non in quel senso.
Cominciai a rendermi conto che se non ci sarebbe stato, io sarei morto.
E non è solo una frase di circostanza, sarei morto per davvero.
Mi chiesi, ad un certo punto, cosa farei se lui sparisse.
Quell’idea mi spaventò così tanto che quella notte mi alzai dal mio letto e mi infilai nel suo.

Quella notte si alzò dal suo letto e nel buio si infilò nel mio.



Lo abbracciai così forte, lo strinsi a me più che potevo.

Mi abbracciò così forte e mi strinse a se più che poteva.



In quel momento volevo solo lui.
Solo mio fratello.

In quel momento volevo solo lui.
Solo mio fratello.



Promisi a me stesso che non mi sarei mai allontanato da lui.
Saremmo stati insieme per sempre.

Saremmo stati insieme per sempre.
Mi addormentai.


Non so cosa pensavi quelle notti con papà
Ma grazie mamma ne hai fatti due su due
E due su due
Che comunque vada mio fratello ci sarà
Grazie mamma
Grazie pà




I versi sono presi dalla canzone “Due su Due” degli ‘Articolo 31’.
Non ho messo tutta la canzone (vabbè, ne manca pochissimo) per ovvie ragioni.
La canzone è molto bella e se volete, vi consiglio di ascoltarla ^_^
Conoscevo questa canzone, ma non l’avevo mai associata a Jared e Shannon.
L’altro ieri l’ho riascoltata e pensando ai due Leto, mi sono scese le lacrime.


Venerdì 07 Agosto 2009
Ore: 12.27






Entrai in studio e vidi Jared seduto sul divanetto azzurro con davanti il pc portatile: internet era aperto sulla pagina di Twitter.
Mi sedetti accanto a lui e lo abbracciai ‘per gioco’, poi gli diedi un piccolo bacio sulla guancia.
Jared mi guardò sconcertato.
Gli sorrisi.
Dopo mi diressi tra i tamburi della mia amata Christine.

   
 
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