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Autore: Artnifa    19/06/2020    2 recensioni
La prima volta che la incontrai avevo dieci anni, ero sul marciapiede fermo sulla mia bmx, quando la guardai pensai che quella era sicuramente la bambina più brutta che avessi mai visto.
-STORIA SOSPESA-
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO NONO

 

2015

Ha le labbra pallide, di un rosa innaturale. Gli occhi sembrano molto più grandi per via del viso magro simile ad uno scheletro.
“Slash…” le stringo la mano
“Sono qui Janis” cerca di deglutire a fatica
“Char…Charlie…”
“Charlie sta bene, e anche Molly” i suoi occhi acquosi mi guardarono tremanti, capisco subito che non era quello che voleva chiedermi.
“Charlie non…” Tossisce spargendo piccole goccioline di sangue che si mischiano tra quelle più scure, asciutte sul lenzuolo bianco “…non si ricorderà di me”
Voglio parlare ma sento le gambe tremare, non posso piangere davanti a lei, devo farmi vedere forte, devo darle coraggio.
“Gli parlerò io di te Janis, sarà come se ti avesse conosciuta. Te lo prometto” vedo le sue labbra distendersi pian piano e la bocca diventare sempre più grande, quel sorriso contornato da grandi rughe mi riporta al passato, a quando eravamo bambini e non riesco a non maledirmi per quanto sono stato stupido, un completo idiota.
Sento un paio di colpi alla porta, mi volto e vedo London sulla soglia.
Siamo nella nostra camera da letto, Janis ha insistito per non avere cure e stare il più lontano possibile dagli ospedali.
Per dei mesi ce la siamo spassata alla grande, nonostante avessimo un figlio appena nato siamo riusciti a divertirci e a cercare di non pensarci. Ma ora, il piccolo tumore che era partito dai polmoni, le sta divorando gli organi dall’interno. Silenzioso, viscido, si sta spargendo a macchia d’olio dentro di lei portandola via da me…da noi.
“Vieni” gli dico spostandomi appena appena senza però lasciare la mano di Janis che faticosamente muove il viso per guardarlo
“Ciao” parla piano e cerca di fingere di star meglio.
“Ciao Janis.” Ricambia sedendosi sul letto al suo fianco “Sono venuto a salutarti” quelle parole mi bruciano come fiamme, come se avessi inghiottito dei petardi che sono esplosi tutti d’un colpo. D’un tratto penso che è proprio così che lei si deve sentire e mi viene un conato di vomito.
Janis mi sta lasciando, tutti lo sanno, tutti l’hanno accettato. Tutti tranne me.
“Ti prenderai cura di Molly e Charlie?” Chiede sapendo già la risposta, ha gli occhi lucidi e sospetto stia trattenendo le lacrime a fatica, cosa che London non riesce a fare. Osservo le sue guance farsi sempre più rosse e bagnate, piange in silenzio annuendo disperatamente.
“Si..si certo” risponde per poi chinarsi e darle un bacio sulla guancia spigolosa.
“Allora…allora ciao Janis” si rialza sistemando la maglietta, si volta un paio di volte fermandosi sulla porta. Annuisco per dargli forza, lo vedo stringere forte le labbra mentre abbassa la testa e se ne va piangendo in preda a forti singhiozzi.  
“Sei fortunato, hai dei figli meravigliosi” lo so, lo so perfettamente. Le bacio il dorso della mano.
In questi ultimi giorni sono venuti tutti a farle visita, a dirle addio. Non mi sono mai mosso da questa sedia, la mano sempre stretta nella sua, i muscoli del volto tirati per non rischiare di cedere.


È stata la settimana più lunga della mia vita, i giorni passavano lenti e le notti ancora di più, lei soffriva ma non se ne andava, stava aspettando. Poi, anni dopo, capii.
Janis non era mai stata particolarmente attaccata alla vita, e non aveva paura della morte….no, Janis aspettava per me, aspettava che io fossi pronto a lasciarla andare.

 

2025

Sbatto la tazza troppo forte sul ripiano in marmo della cucina e noto di averla scheggiata leggermente, impreco raccogliendo il pezzo di ceramica appuntito.
“Papà?” Chiede Molly alzando un sopracciglio, credevo di essere solo. 
“Non hai sentito niente” dico puntandole l’indice contro con un finto fare minaccioso e la vedo ridacchiare divertita
“Dormito bene?”
“A dire la verità no” mi risponde arrampicandosi come una scimmia su uno sgabello più alto di lei.
“Come mai?” Chiedo sorpreso, avevo dato per scontata una risposta positiva
“Continuavo a pensare alla mamma”
“Anch’io” rispondo sorseggiando il caffè e appoggiandole una mano sulla spalla. Sento le sue ossicine sotto il mio tocco, il fisico l’ha sicuramente ereditato da Janis anche se appare decisamente più sana di quanto apparisse sua madre alla sua età.
Molly è molto simile a lei, ma non ha l’aria di una bambina abbandonata, la stanchezza di chi è dovuto crescere troppo in fretta, e il coraggio di chi deve già lottare per sopravvivere senza poter contare su nessuno.
Lei è felice, ha una casa, una famiglia che le vuole bene e mi ripeto che qualcosa di buono infondo l’ho fatto.
“Perché mi guardi così?” Scuoto la testa
“Mi sono incantato” rispondo appoggiando la tazza e battendo le mani
“Allora…cosa ti faccio per colazione?” Chiedo sfregandomi i palmi, lei appoggia il viso nella mano e con due grandi occhi a palla guarda il soffitto pensierosa, d’istinto le prendo il volto tra le mani e le stampo un gigantesco bacio sulla guancia mentre la sento ridere e dimenarsi.

 

D’istinto le presi il volto tra le mani e le stampai un gigantesco bacio sulla guancia mentre la sentivo ridere e dimenarsi.
“Slash…Slash”  teneva strette le mani sui miei polsi senza riuscire a liberarsi. Le lasciai una scia di saliva ridendo a mia volta.
“Bastaaaa” protestò e finalmente mollai la presa osservando i suoi capelli scompigliati
“Stronzo” è proprio bella.
“Oh voi due, datevi una mossa!” Duff ci chiamò dal pullman che ci avrebbe portati per un paio di mesi in tour.
“Un attimo cazzo!” Urlai di rimando mentre lo immaginavo dietro di me scuotere la testa infastidito.
“Mi mancherai da morire” mi disse Janis appoggiando le braccia sulle mie spalle e avvicinando il suo naso sottile al mio.
“Anche tu” risposi baciandola
“SLASH!” Presi un respiro profondo per non imprecare e maledii quei bastardi che continuavano ad interromperci.
“Dai vai” mi disse sorridendo
“Ci vediamo presto” lei annuì incrociando le braccia al petto mentre mi allontanavo camminando indietro.
“Ti chiamo!” Aggiunsi poco prima di salire e mandarle un bacio con la mano.
Steven mosse un fazzoletto di stoffa bianco dal finestrino fingendo di piangere disperato, ma sapevo che le sarebbe mancata. Sarebbe mancata a tutti noi.
Non la rividi per quasi tre mesi.
Inutile fingere che non la tradii perché successe numerose volte. Avevo poco più di vent’anni e ragazze mezze nude e con un fisico da far girar la testa mi cinguettavano attorno tutto il giorno. Non mi sentivo particolarmente in colpa perché era come se quello fosse un mondo parallelo, non ero esattamente io, era come se la mia vera vita l’avessi messa in pausa per scoprire quei momenti.
Non feci mai sesso due volte con la stessa ragazza, di loro non mi importava assolutamente niente, erano solo corpi da toccare e da baciare per una notte, per poi rimuoverli dai ricordi e passare al prossimo.
La cosa di cui non avevo idea era che anche Janis se la stava spassando.
Ho capito crescendo che le donne hanno uno spaventoso sesto senso in queste cose, e lei aveva capito tutto. Era così ovvio, eppure io pensavo di starle mentendo con gran maestria.
Quando tornammo volvo farle una sorpresa, avevo insistito perché Izzy aspettasse una notte prima di tornare a casa, in modo che lei non sapesse che eravamo a Los Angeles.
Organizzai tutto con estrema cura e mentre camminavo con un mazzo di fiori gialli tra le mani, immaginavo la scena da film che mi aspettava. Non ero il tipo, e nemmeno lei, ma sentivo che dovevamo fare un eccezione per quell’occasione speciale. Il cuore batteva a mille, sentivo i palmi delle mani sudare e iniziai a borbottare tra me dicendomi di stare calmo, è solo Janis, non è cambiato nulla.
Una volta nella via giusta eccellerai il passo, quando fui abbastanza vicino alla casa notai una figura alta, era un ragazzo. Aveva dei capelli biondi e lunghi fin sotto le spalle e il fisico da surfista. Janis aprì la porta e scendendo i tre gradini velocemente gli saltò in braccio baciandolo. Non mi resi conto che i mazzo di fiori era caduto per terra e che la mia bocca era completamente spalancata.
Scossi la testa per riprendermi, dovevo andarmene prima di farmi vedere.
Avevo solo un pensiero in testa…dovevo ammazzare di botte quel figlio di puttana.




Buongiorno, mi scuso per la lunga attesa ma purtroppo manca l'ispirazione.
Credo che il capitolo sia un po' più corto degli ultimi perciò mi scuso anche di questo, insomma, sembra che non ne faccio una giusta!
Spero che almeno vi piaccia, fatemi sapere
A presto!

 

  
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