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Autore: FalbaLove    21/06/2020    2 recensioni
-Non dire niente TenTen- la voce dura di Neji trafisse come un affilato kunai il cuore troppo esposto della Chunin. Con lo sguardo pieno di domande ricercò quello dell’amico che, però, era ancora fisso ad osservare la Luna.
-Non so che idea tu ti sia fatta, ma tra di noi ci sarà solo un semplice rapporto tra compagni di squadra- la castana all’udire quelle parole si alzò di scatto pregando che la luce lunare non illuminasse le lacrime chs, sempre più copiose, scivolavano sulle sue guance.
-Il mio Destino è quello di prendere il posto di Hinata e portare alla gloria il Clan Hyuga. Io non ti posso dare quello che tu vuoi- TenTen non mosse un singolo passo, ma con determinazione si asciugò il viso con le maniche della maglia. Il suo sguardo era fissò sul viso del ragazzo e per un secondo Neji ebbe paura che potesse realmente leggere la sua mente.
-Devi smetterla con questo stupido destino! - disse di getto riacquistando la strafottenza che la caratterizzata.
-Il destino è solo una stupida scusa che continui ad utilizzare per non far capire agli altri che tu hai solo paura della vita. Tu, Neji Huyga, hai paura di vivere!-
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Rock Lee, Shikamaru Nara, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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Nonostante fosse quasi estate un vento freddo e pungente sembrava non voler abbandonare le vie stranamente vuote del grande Villaggio della Foglia. L’intera città appariva praticamente disabitata ad una prima occhiata non attenta, ma questo non valeva per il centro. Bancherelle, schiamazzi e musica parevano sovrastare il silenzio che accompagnava le periferie. Quello lì non era un giorno come gli altri per Konoha visto che erano stati promossi i nuovi Jonin del Villaggio. Tutti gli abitanti erano a conoscenza di quanto fosse un evento più unico che raro e per l’occasione l’intera città sembrava essersi preparata a festa; tutti sembravano divertirsi non curanti di una guerra che si stava facendo sempre più vicina e imminente.
Una figura solitaria osservò per alcuni secondi la Luna che quella sera pareva volersi mostrare in tutta la sua bellezza, lasciando che il riflesso del satellite si riflettesse nei suoi occhi il cui colore era tremendamente simile al suo.
-Sapevo di trovarti qui- una voce acuta e allegra strappò via l’incanto magico che il silenzio di inizio estate regalava. Neji non si girò né usò il suo famoso potere, il Byakugan, perché sapeva già perfettamente chi fosse. Un sorriso amaro comparve sul suo volto bianco come latte che lasciò trasparire sofferenza: sperava non venisse.
-Non dovresti essere qui da solo, oggi è la tua festa dopotutto- continuò la sua interlocutrice avvicinandosi a lui a passo svelto. Lo Hyuga però ignorò a pieno queste sue parole e continuò ad osservare la Luna come incantato da quella visione o semplicemente assorto nei suoi pensieri.
-Neji, mi stai ascoltando? - esclamò leggermente scocciata la ragazza oramai dietro alle sue spalle, ma nuovamente si dovette accontentare del rumore del vento.
Una persona qualunque, di fronte al suo costante e freddo silenzio, se ne sarebbe andata via, ma Neji sapeva che TenTen non era una persona qualunque e infatti la ragazza, sbuffando, si sedette accanto a lui.
-Cosa ci fai qui ,TenTent?- mormorò a fior di labbra il giovane senza lasciar trasparire alcuna emozione dal suo tono di voce. La Chunin si prese alcuni secondi per rispondere come volesse strappargli una piccola rivincita per l’atteggiamento scontroso, ma così tipico, che le aveva riservato qualche secondo prima.
-Ti stavo cercando- disse non trattenendo una espressione allegra come se fosse l’unica risposta plausibile che potesse dargli.
-Perché? - rispose però impassibile il suo compagno di squadra. All’udire quelle parole la castana lasciò che la sua schiena ricadesse sul morbido manto erboso permettendo all’erba di solleticarle il viso.
-Non so se te ne sei accorto, ma la festa è stata indetta per la promozione di alcuni Chunin a Jonin e tu sei uno di quelli- mormorò lasciando che i suoi occhi scuri si perdessero nel cielo tappezzato di stelle.
-Non mi interessano le feste- rispose lui però secco e per un secondo l’umore gioiosa di TenTen venne meno dal suo viso.
-Come sei noioso- bisbigliò osservando le spalle possenti del ragazzo poco distante da lei. Poi, armata di nuovo coraggio, si rimise seduta stando attenta ad avvicinarsi maggiormente a lui.
-Non sei contento di essere diventato Jonin? - gli domandò ricercando una qualsiasi forma di entusiasmo sul suo volto, ma anche questo tentativo risultò piuttosto vano.
-Era scritto nel mio Destino- rispose lui. La castana aggrottò la fronte.
-Destino o no io lo sapevo che tu saresti stato il primo tra di noi a diventare Jonin- disse con estrema sicurezza.
-Tu sei sempre stato un gradino sopra di noi ed era solo questione di tempo prima che il tuo talento fosse notato. Neji, tu sarai il più grande Jonin che Konoha abbia mai visto- continuò lasciandosi sfuggire un leggero tremolio delle labbra.
-Neji- disse diventato all’improvviso seria, ma un leggero rossore non sfuggì agli occhi attenti dello Hyugan.
-Sei la persona che più ammiro a questo mondo- mormorò portandosi involontariamente le dita alla bocca carnosa e iniziando a morsicare nervosamente le unghie corte e poco curate.
-In realtà non era solo questo che volevo dirti- continuò la castana mantenendo lo sguardo basso. Non le importava se fino ad adesso avesse costruito un monologo sola con sé stessa, conosceva il suo compagno di squadra ed era sicura che lui non si fosse perso neanche una virgola del suo discorso.
-Io... -
-Non dire niente, TenTen- la voce dura e seria di Neji trafisse come un affilato kunai il cuore troppo esposto della Chunin. Con lo sguardo pieno di domande ricercò quello dell’amico che, però, era ancora fisso ad osservare la Luna.
-Lo so cosa stavi per dirmi- continuò senza lasciarsi sfuggire una qualsiasi emozione dal suo tono. Il suo corpo era immobile come scollegato dalla mente.
-Ed è inutile- nuovamente TenTen percepì una ennesima pugnalata al cuore mentre sentì sempre di più gli occhi farsi lucidi e pieni di dolore.
-Non so che idea tu ti sia fatta, ma tra di noi non ci sarà niente di più che un semplice rapporto tra compagni di squadra- la castana all’udire quelle parole, si alzò di scatto pregando che la luce lunare non illuminasse le lacrime che, sempre più copiose, scivolavano sulle sue guance.
-Il mio Destino è quello di prendere il posto di Hinata e portare alla gloria il Clan Hyuga. Io non ti posso dare quello che tu vuoi- disse con estrema tranquillità come se non sentisse il cuore della sua migliore amica rompersi in mille pezzi. Sapeva perfettamente quanto le sue parole taglienti stessero pian piano rompendo il legame che si era instaurato a fatica tra i due, ma pareva non importagli. Inspirò a pieni polmoni sicuro di sentire, da lì a poco, i passi della sua amica farsi sempre più lontani, ma così non fu. TenTen non mosse un singolo passo, ma con determinazione si asciugò il viso con le maniche della maglia. Il suo sguardo era fissò sulla pelle diafana del suo interlocutore e per un secondo Neji ebbe paura che potesse realmente leggere la sua mente.
-Devi smetterla con questo stupido destino! - disse di getto riacquistando la strafottenza che la caratterizzata.
-Il destino è solo una stupida scusa che continui ad utilizzare per non far capire agli altri che tu hai solo paura della vita. Tu, Neji Huyga, hai paura di vivere! - urlò a pieni polmoni stringendo i pugni all’altezza della vita.
-Ti mostri sicuro e arrogante, ma la verità è che tu sei quello che ha più paura tra tutti noi. La puoi dare a bere agli altri, ma non a me, io ti conosco troppo bene-
-Vaneggi- nell’istante stesso in cui Neji pronunciò questa singola parola se ne pentì.
-Non è vero e lo sai anche tu che sto dicendo la verità- continuò imperterrita come un fiume in piena TenTen. Poi, vincendo l’orgoglio che tanto la caratterizzava, si chinò appoggiando una mano sulla sua spalla.
-Guardami negli occhi e dimmi che veramente tu non vuoi che tra di noi ci sia niente di più- Neji, di fronte a quella sua domanda, non mosse un muscolo.
-Guardami! - urlò piena di rabbia la ragazza aumentando la stretta della sua mano sulla spalla del compagno, ma nuovamente le sue parole furono trasportate via veloci dal vento. Poi, come priva di forze, si accasciò sulla spalla del ragazzo nascondendo il suo viso nel tessuto della casacca che Neji era solito portare. Lo Hyuga percepì chiaramente i singhiozzi della Genin aumentare sempre di più d’intensità.
-Vai via TenTen, non abbiamo più niente da dirci- improvvisamente le lacrime smisero di bagnare le sue spalle.
-È davvero questo quello che vuoi? – gli domandò alzando il capo e ritrovandosi a pochi centimetri dalla guancia del giovane. Il Jonin percepì chiaramente il profumo così familiare della ragazza avvolgerlo, ma questa volta non gli regalò alcun sollievo.
-Sì- rispose serio e freddo e un’ennesima lacrima concluse la corsa sulla sua spalla. Tenten non aggiunse altro, ma a fatica si rialzò. Neji sapeva perfettamente che se il corpo della ragazza non fosse stato intriso di sofferenza l’avrebbe attaccato, ma contava che il dolore delle sue parole avesse corroso già abbastanza l’unico elemento femminile del Team Gai.
-Spero davvero che il destino abbia in serbo per te la vita felice che meriti- concluse la castana prima di allontanarsi correndo via da lui. Appena il giovane rimase solo percepì il vento farsi sempre più insistente, ma Neji non mosse un muscolo continuando a riservare il suo sguardo alla Luna, l’unica spettatrice della lacrima che solitaria e veloce scivolò lungo la sua guancia diafana.  
Da quel giorno tutto cambiò, ma Neji ne era tremendamente consapevole: piano piano le missioni con il Team Gai si fecero sempre più rade e ad un Jonin come lui iniziarono ad essere affidate missioni di livello superiore che non potevano essere svolte da semplici Chunin. Il tempo passò in fretta e non ci volle molto prima che l’entusiasmo del Maestro Gai, il sorriso contagiosio di Rock Lee e il silenzio comprensivo di TentTen scomparissero per sempre dalla sua vita. Neji doveva portare onore e gloria alla casata a cui apparteneva e iniziò a considerare fuorvianti e inutili i rapporti di amicizia con quei ragazzi che aveva considerato, da sempre, la sua famiglia. La sua vita divenne una missione dopo l’altra mentre il nome degli Hyuga si fece sempre più spazio e ben presto divenne famoso anche nei villaggi vicini.
-Se non avevi sonno potevi dirlo subito- lo sguardo, completamente rapito dalle fiammelle del fuoco che ardeva di fronte a lui, si spostò con sospetto in direzione della figura che spuntò dalla radura: Shikamaru Nara, senza aggiungere altro, si accomodò accanto a lui. Poche settimane dopo la sua promozione da Chunin a Jonin anche l’amico aveva raggiunto il suo grado ed oramai facevano squadra da quasi due anni.
Il Genio di Konoha sbadigliò sonoramente, segno che il suo turno di guardia gli aveva allontanato ancora di più la possibilità di riposare le sue stanche membra.
-A cosa stavi pensando? – mormorò con sufficienza il moro stiracchiandosi senza contegno. Lo Hyuga alzò un sopracciglio infastidito prima di riservare nuovamente la sua più completa attenzione alle fiammelle che scoppiettavano davanti a lui.
-A niente- rispose indifferente senza scalfire minimamente quello che era rimasto il suo unico amico.
-Immaginavo- gli fece però eco il suo interlocutore avvicinandosi ulteriormente alle fiamme e permettendo che anche il suo viso si riscaldasse.
-Domani finalmente torneremo a casa- bofonchiò il Nara non riuscendo a reprimere un minuscolo sorriso.
-Già- gli fece eco il Jonin.
-Dopo due mesi- continuò però imperturbato l’ex membro del Team 10 lasciando trasparire una certa eccitazione dal suo tono.
-Ho già avvertito Tsunade e partirò nel pomeriggio in direzione del Villaggio della Nebbia-
Una espressione confusa balenò sul volto contornato da occhiaie del castano che lo osservò per alcuni secondi mentre la Luna si specchiò negli occhi limpidi e unici del giovane Hyuga.
-Di già?- domandò Shikamaru e Neji si limitò ad annuire.
-Domani c’è anche il matrimonio di Hinata e Naruto- una smorfia si dipinse sul volto contrito di Neji.
-Non te lo perdonerebbe mai- sentenziò annoiato l’allievo di Asuma alzando un sopracciglio.
-Lo so- rispose di getto Neji respirando a fondo. Aveva provato in tutti i modi ad allontanare da lui anche sua cugina, ma quella ragazza aveva lottato per ritagliarsi anche solo un piccolo spazio nella sua vita. Era l’unica cosa che oramai lo legava a Konoha, oltre ad una famiglia alla quale non avrebbe mai voluto appartenere.
-Secondo me stai sbagliando, siamo stati lontani dal Villaggio della Foglia per molti giorni e ci meritiamo un po’ di riposo- mormorò il Jonin più giovane senza reprimere un sonoro sbadiglio.
-Non appartengo più a quella realtà e tu più di tutti dovresti saperlo- gli fece eco Neji alzandosi di scatto e lasciando perplesso l’amico che lo seguì con lo sguardo allontanarsi dagli altri.
-Peccato- rispose seccato Shikamaru senza lasciare trasparire all’ex membro del Team Gai cosa gli frullasse in testa.
-Sarebbe stata una ottima occasione per te per rivedere il Maestro Gai, Lee e ...- ma volontariamente il castano smise di parlare. Nonostante il Jonin più vecchio gli riservasse le spalle aveva percepito chiaramente i muscoli dell’amico irrigidirsi come se conoscesse perfettamente il nome che il Nara non aveva avuto il coraggio di pronunciare.
-E gli altri- concluse il Genio di Konoha alcuni secondi dopo senza reprimere un sorriso divertito sulle labbra.
-Vado a riposare- tagliò corto Neji riservandogli una occhiata di sfida capendo di essere caduto nella trappolato, neanche troppo elaborata, di quello che oramai considerava il suo unico amico.
 
Appena i due Jonin finirono di fare rapporto al Quinto Hokage di Konoha, Shikamaru aveva osservato impotente il suo amico allontanarsi mentre le prime luci dell’alba avevano fatto capolinea da dietro le montagne.
-Che seccatura- aveva sospirando il Nara prima di dirigersi verso casa.
Neji correva veloce per quelle strane conosciute che però gli risultavano, giorno dopo giorno, sempre meno familiari. I suoi occhi continuavano imperterriti a guardare davanti a lui sicuro che, se si fossero soffermati anche solo per un istante sugli oggetti che lo circondavano, la sua mente sarebbe stata inghiottita dai ricordi.
Neji correva veloce come era solito fare oramai nella sua vita, correva veloce verso l’unico posto che chiamava casa.
Poi finalmente, dopo una decina di minuti di corsa, si fermò permettendo al fiatone di intaccare il suo respiro: si appoggiò con fatica ad una staccionata mentre le forze iniziarono a riprendere vigore tra le membra stanche. Tutto intorno a lui era esattamente come se lo ricordava e per questo sul volto tirato si dipinse un piccolo sorriso. Stando attento ad analizzare ogni minimo dettaglio lo Hyuga si circondò dell’unico posto familiare e che ancora aveva un posto speciale nella sua mente: per un secondo sentì chiaramente le risate incontrollate di Rock Lee e il rumore dell’aria brutalmente squarciata dai kunai di TenTen.
-Sapevo di trovarti qui- all’udire quella voce femminile Neji deglutì a fatica cercando di nascondere la sorpresa.
-Non dovresti essere qui- disse serio appoggiando a terra il suo zaino. La figura fece alcuni passi verso di lui lasciando che il rimprovero del ragazzo venisse spazzato via dal vento.
-Potrei dirti la stessa cosa- mormorò la interlocutrice senza lasciare trasparire alcun segno di rammarico per le parole cariche di disapprovazione appena pronunciate dal Jonin. Neji si limitò a sedersi appoggiando il capo contro il tronco dell’albero su cui Rock Lee era solito allenarsi quando era ancora un bambino in un corpo di un bambino.
-Come hai fatto a trovarmi? - domandò alzando un sopracciglio con fare indagatorio. Con insolenza ricercò la risposta tra gli occhi così simili ai suoi, ma la sua interlocutrice non sembrò badarci e si avvicinò ulteriormente alla sua figura.
-È stato quello stupido di Shikamaru, vero? -
-No - rispose calma Hinata lasciando che i timidi raggi del sole illuminassero la sua candida e truccata pelle.
-Ti conosco troppo bene- continuò lasciandosi sfuggire un sincero sorriso che, involontariamente, riscaldò il cuore del cugino. Lui però non lo diede a vedere e si limitò a schioccare le labbra senza lasciar trasparire alcuna emozione.
-Volevi andartene vero?– lo incalzò però la ragazza incrociando le braccia sotto al seno.
-Tsunade mi ha affidato un’altra missione e lo sai che non posso rifiutare-
-Bugiardo- disse seria la cugina, ma subito si pentì di questa sua parola e abbassò lo sguardo mortificata.
-Mi avevi promesso che almeno al mio matrimonio ci saresti stato- sospirò accompagnando dietro all’orecchio una ciocca ribelle.
-Io e Naruto ci teniamo tanto- continuò mentre le sue guance presero colorito. All’udire il nome del futuro sposo Neji serrò ulteriormente le labbra: era forse stato il primo a capire il forte sentimento che sua cugina provava da sempre per la forza portante della Volpe a Nove Code. Anche se non voleva darlo a vedere provava un’estrema ammirazione per quel ragazzo e considerava un onore che un membro di una famiglia sporca e vigliacca come quella degli Hyuga si unisse ad un giovane dall’animo puro come il suo.
-Lo sai che non ho scelta- ripeté come un automa il moro reclinando la testa e permettendo ai raggi solari di colpire il suo volto stanco e provato. Hinata si morse nervosamente il labbro all’udire quelle parole, ma non si lasciò scoraggiare.
-Va bene- disse con un coraggio che neanche lei pensava di avere. Scostò il kimono bianco come il latte dai piedi e si lasciò cadere a terra come priva di forza. Neji la guardò confuso per alcuni secondi mentre la cugina provava in tutti i modi ad evitare il suo sguardo.
-Cosa stai facendo? - disse con rimprovero.
-Passo del tempo con mio cugino- rispose con sincerità lei alzando le spalle. Lo Huyga passò altri secondi a studiarla.
-Vai via Hinata, tra meno di un’ora ti devi sposare-
-Io non vado da nessuna parte- sospirò la futura Uzumaki cercando di reprimere un lieve tremolio nella sua voce. Neji sospirò seccato di fronte a quella cocciutaggine che da sempre contraddistingueva quella che, oramai, considerava come una sorella.
-Smettila di fare la sciocca- la sgridò prendendola per un polso e costringendola ad alzarsi, ma con forza l’ex membro del Team 8 si liberò dalla sua presa.
-Non sto facendo la sciocca- replicò
-Visto che tu non vuoi venire al matrimonio allora resterò io qui insieme a te- Neji si lasciò sfuggire un piccolo sorriso divertito ammettendo con sé stesso che sua cugina gli era mancata davvero.
-E Naruto?-
Hinata all’udire quel nome si dipinse di un rosso accesso, ma era estremamente determinata a non darla vinta al Jonin.
-Capirà- replicò nuovamente sciogliendo l’elaborata acconciatura e lasciando che i suoi capelli dal sottotono bluastro ricadessero sulle spalle. Neji la scrutò per alcuni minuti con attenzione: non poteva non notare come i suoi lineamenti si fossero fatti più spigolosi e meno dolci e per un attimo si ritrovò a rimpiangere l’impacciata e timida ragazzina che era stato abituato a odiare per troppo tempo.
-Alzati- disse con un tono che non lasciava repliche. Hinata deglutì a fatica abbassando lo sguardo sul manto erboso, ma debolmente scosse la testa.
-Io non me ne vado, voglio stare con te- bisbigliò giocherellando nervosamente con le dita.
-Alzati- disse nuovamente il cugino, ma questa volta con un tono più dolce e comprensivo.
-Abbiamo un matrimonio che ci aspetta-
 
 
 
Neji appoggiò stanco il corpo al grosso tronco osservando da lontano gli sposi venir portati da una parte all’altra dai vari invitati. Hinata, prima di essere strattonata via da una chioma rosa e familiare, lo guardò con gli occhi ancora lucidi mimando un grazie con le labbra scarlatte. Il Jonin osservò ancora per alcuni secondi quella scena prima di incamminarsi. Aveva acconsentito a seguire la cerimonia obbligato dalla cugina, ma non aveva alcuna intenzione di fermarsi un secondo di più: era riuscito, a fatica, a non perdere lo sguardo tra quelle figure così familiari e che per lui significavano ancora troppo. Il suo unico desiderio ora era quello di sparire così come aveva sempre fatto sperando di non essere stato notato da nessuno.
-Neji Hyuga- una voce squillante e stridula costrinse il giovane ad arrestare la sua camminata.
-Non pensavo che ti avrei mai rivisto- continuò il suo interlocutore e il moro sentì chiaramente i passi farsi sempre più vicini alla sua figura. Poi, reprimendo un sorriso involontario, si voltò lasciando che i suoi occhi specchiati si riflettessero in quelli scuri della persona che conosceva così bene.
-Esattamente due anni- continuò il suo interlocutore senza reprimere un fremito eccitato che scosse le sue membra.
-Sono contento di sapere che sei ancora vivo, Rock Lee- mormorò freddo il Jonin allungando la mano davanti a lui. Il giovane dalle folte sopracciglia la fissò per alcuni secondi interdetto prima di allontanarla con un sonoro schiaffo che risuonò per tutta la stradina. Neji non ebbe il tempo neanche di capire cosa stesse succedendo che si ritrovò il suo ex compagno di squadra tra le braccia.
-Sono così contento di rivederti! Pensavo ci avessi dimenticato- piagnucolò Rock Lee senza reprimere alcune lacrime. Il moro si rabbuiò all’istante rivedendo davanti a sé il determinato ragazzino dalle folte sopracciglia con cui era solito battersi ed allenarsi.
-Scusami, mi sono lasciato trasportare dalle emozioni- disse il Chunin staccandosi dal compagno e cercando di camuffare goffamente il viso bagnato dalle lacrime salate. Neji si sentì circondare da un profondo sentimento di rimpianto a cui però era deciso non abbandonarsi.
-Ora scusami, ma devo andare- mormorò lo Hyuga serio serrando le labbra e riprendendo la camminata.
-Aspetta- lo chiamò però il suo vecchio amico confuso e stordito da questo suo atteggiamento distaccato.
-Perché non rimani ancora un po’? Sono sicuro che anche agli altri farebbe piacere rivederti dopo tutto questo tempo, soprattutto al Sensei e a TenTen- un leggero brivido scosse le membra stanche di Neji.
-Devo andare- replicò serio anche se era sicuro che non sarebbe stato così facile far demordere il Chunin.
-Smettila di fare il duro tanto con me non funziona- lo beccò Rock Lee.
-Abbiamo aspettato per tanto tempo il tuo ritorno e ora non puoi andartene così- continuò mentre il suo sguardo si spostava veloce tutto intorno a lui come cercasse qualcuno con insistenza.
-Ti giuro che fino a due secondi fa qui vi era anche TenTen- sospirò continuando a mandare avanti un monologo che era sicuro che il giovane Hyuga stesse ascoltando.
-Deve essersi allontanata con Raido- continuò grattandosi nervosamente la testa con imbarazzo.
-È il suo nuovo ragazzo, sono sicuro che ti piacerà visto che è un ninja davvero in gamba- ma quando i suoi scuri occhi si voltarono la figura del suo passato era già scomparsa nuovamente dalla sua vita.
 
 
 
Gli anni della Quarta Guerra dei Ninja furono i più difficili che Konoha avesse mai dovuto sopportare: non ci fu ninja o abitante che non venne toccato in prima persona dalla morte mentre il dolore iniziò a corrodere sempre di più le fondamenta di una città che a fatica aveva provato a rialzarsi.
Neji, dal giorno del matrimonio, non aveva più fatto ritorno al Villaggio della Foglia, ma questo distacco che aveva a fatica creato si ruppe in un istante e non esitò a combattere in prima linea al fianco delle persone che non aveva mai dimenticato. Lui e Rock Lee avevano combattuto come se non fossero realmente passati otto anni dal loro ultimo allenamento. E lì, insieme, avevano osservato il bene sovrastare il male regalando a Konoha una nuova speranza.
Neji Hyuga aprì con forza le grandi tende delle finestre del salone permettendo alla luce di penetrare indisturbata. La sua pelle diafana luccicò illuminata dai raggi solari, ma al giovane non sembrò importare. Osservò con occhi stanchi e provati la distruzione che regnava sovrana al Villaggio della Foglia senza però non essere immune alla voglia di tornare a vivere che cresceva sempre di più nei cuori degli abitanti. Socchiuse leggermente gli occhi lasciando che il silenzio lo inghiottisse: suo zio Hiashi Hyuga era morto valorosamente in battaglia sacrificando la sua vita per un Villaggio che forse non aveva mai pienamente amato. Ora le redini del Clan erano state riposte nelle sue mani e il giovane era stato costretto a tornare lì, dove tutto era iniziato. Facendo attenzione a non farsi notare dalla servitù, lercorse i lunghi e vecchi corridoi di quella che era diventata oramai la sua casa. Si sentiva soffocare in quella abitazione e sentiva la necessita di prendere una boccata d’aria. Lo spettacolo che però gli riservò il Villaggio della Foglia fu come un colpo allo stomaco: si sentiva impotente di fronte alle macerie delle case, di fronte agli sguardi spenti dei bambini e di fronte ai corpi privi di vita di chi, come lui, aveva combattuto in prima linea. Abbassò lo sguardo domandandosi per quale ragione la vita fosse espiata dai loro corpi e non dal suo e chiedendosi se non avesse voluto lui trovarsi al loro posto. Il Destino però aveva un piano diverso per lui e per la prima volta il Jonin si chiese se lui volesse realmente assecondarlo ancora.
-Ciao Neji-
Neji Huyga alzò lo sguardo quasi irritato di fronte a quel saluto, ma, quando riconobbe la figura ferma a pochi passi da lui, cambiò all’istante espressione. Shikamaru Nara lo fissò serio in volto lasciando trasparire un sorriso di sollievo. La guerra aveva mietuto tante vittime ed erano ancora troppo poche quelle riconosciute. I muscoli del moro si rilassarono all’istante e allungò sicuro la mano di fronte a lui: Shikamaru la strinse con forza, sollevato.
-Sono contento di vederti vivo-
-Mi conosci- rispose beffardo il Jonin più giovane.
-Ho la pellaccia dura- continuò incrociando le braccia al petto. Passarono alcuni secondi nel più completo silenzio che servì ad entrambi a riabituarsi a una figura che non pensavano più di rivedere.
-Ho saputo che il Clan Hyuga oramai è nelle tue mani, immagino che questo basti per darmi la sicurezza che non scapperai mai più- disse l’ex membro del Team 10 affiancandosi all’amico che aveva ripreso a camminare. Nonostante non si fossero confidati su dove volessero andare entrambi sapevano benissimo che avevano la stessa destinazione. Hiashi Hyuga e Shikaku Nara erano due dei tanti nomi illustri che erano stati riportati tra i caduti.
-Dal tuo tono non sembri contento- mormorò con tono di sfida Neji che ricevette come risposta un sonoro sbadiglio da parte dell’amico. Poi, appena superarono un alto cancello e vennero circondati da lapidi di marmo, i due presero due strane diverse.
-Spero di rivederti, Neji Hyuga- mormorò a fior di labbra il Jonin prima di allontanarsi.
Neji si guardò intorno notando come quel luogo fosse assolutamente deserto: inspirò con forza domandandosi se le ferite degli abitanti di Konoha fossero ancora troppo fresche per lasciare indietro il passato. Ad un certo punto però i suoi pensieri si bloccarono all’istante così come i suoi piedi: Neji corrugò la fronte curioso osservando che accanto alla tomba di suo zio vi era una figura femminile. Man mano che si avvicinava, però, poté notare i lunghi capelli castani della sconosciuta ricadere sgraziatamente sulle spalle.
-Sei arrivato- mormorò la donna continuando a rimanere di spalle. Neji si sentì gelare il sangue nelle vene: perdendo il suo autocontrollo indietreggiò di qualche passo. La figura però non si mosse come conoscesse perfettamente qualsiasi sua mossa.
-Non era mia intenzione turbarti, Neji- il suo nome pronunciato da quella voce, che troppe volte era comparsa nei suoi sogni, lo debilitò ancora di più. Strinse con forza i pugni ordinandosi di prendere in mano la situazione.
-TenTen? - bisbigliò osservando la donna imprigionare la sua lunga chioma in una coda alta.
-Speravo mi riconoscessi- sospirò la Chunin alzandosi in piedi, ma continuando a dargli le spalle.
-Non volevo disturbarti, ma uno dei due doveva farlo il primo passo- bisbigliò stanca la donna finalmente girandosi: un violento brivido percorse veloce la schiena del Jonin ritrovandosi davanti a sé una figura che mai avrebbe creduto di rivedere. Durante la guerra l’aveva cercata con disperazione, ma non aveva osato farne parola con Rock Lee. Ora, che se la ritrovava davanti, capì il perché della sua assenza.
-Sei incinta- mormorò lasciando che queste due semplici parole sfuggissero dal suo controllo. Lei sorrise leggermente portandosi le mani all’altezza del grembo. Poi lasciò che i suoi occhi si rispecchiassero in quelli brillanti e unici del suo vecchio compagno di squadra ed entrambi ebbero un tuffo al cuore.
-Sei sempre stato un ottimo osservatore oltre che il migliore Jonin di sempre- lo incalzò lei incrociando le braccia sotto al seno e per un attimo il tempo riportò entrambi indietro quando i loro corpi da bambini si abbandonavano stanchi e distrutti sull’erba ricca di rugiada dopo estenuanti allenamenti.
-Non sei cambiato neanche di una virgola- sospirò con gioia la ragazza osservando con attenzione ogni singolo lembo di pelle dello Hyuga. Poi, silenziosa, si avvicinò a lui.
-Il tuo stupido destino ce ne ha messo di tempo prima di farti tornare- mormorò timorosa e lui per la prima volta ebbe paura, paura di sentirsi un estraneo di fronte a lei. Ma TenTen era TenTen e con delicatezza sfiorò la mano fasciata del giovane che si trovava a pochi passi da lei. Neji lesse nei suoi occhi il timore di aver fatto un gesto troppo avventato e di come temesse un suo ennesimo rifiuto, ma questa volta era diversa, loro erano diversi. Con dolcezza accolse le dita della Chunin tra le sue e la vide lasciarsi sfuggire un sorriso.
-Mi sei mancato- mormorò di getto lei stringendo con forza la mano del ragazzo come avesse paura che lui scomparisse nuovamente dalla sua vita. Neji la guardò scosso iniziare a piangere a pochi centimetri da lui, ma non si mosse. Avrebbe voluto con tutto il cuore colmare quell’inutile distanza che li separava, ma qualcosa lo bloccava. Quella non era la sua TenTen, la ragazzina che l’aveva amato in silenzio per troppi anni e che non si era mai lasciata mettere i piedi in testa da nessuno, neanche da lui. Quella era una donna probabilmente sposata che aveva in grembo il figlio di un altro.
-Mi dispiace- si scusò lei asciugandosi frettolosamente le lacrime che avevano bagnato il suo viso leggermente più paffuto, le stesse lacrime che aveva versato troppe volte per lui.
-Ora devo andare- neanche Neji sapeva il perché avesse pronunciato quella frase: lui non voleva andarsene, non ora che l’aveva ritrovata, ma tutto ciò era estremamente sbagliato. Lei si era dichiarata a lui più di otto fa e lui l’aveva rifiutata e pian piano era sparito dalla sua vita senza darle libertà di scelta.
-Ti prego non farlo, non sparire nuovamente dalla mia vita- sospirò lei bloccandolo per un braccio. Una smorfia di sofferenza si dipinse sul volto scavato e provato di Neji.
-Possibile che neanche questa stupida guerra ti abbia fatto capire quanto sia insignificante la tua idea di seguire il destino? Guardati intorno Neji! Guarda quanta gente ha sacrificato la propria vita per dare a noi la libertà di vivere al meglio la nostra- le sue urla riecheggiarono nell’aria scalfendola con ferocia. E lì, per la prima volta, Neji capì di aver sbagliato tutto.
-Pensa a quanti genitori hanno dato la loro intera esistenza per regalarne una migliore ai propri figli- continuò senza reprimere le lacrime la castana e accarezzando protettiva il pancione evidente. Improvvisamente Neji sentì che qualcosa dentro di lui si stava sgretolando.
-Mia figlia non potrà mai vedere suo padre- bisbigliò oramai completamente sconvolta.
-Ti prego, non lasciarci anche tu- sospirò cadendo a terra. Rimase lì per alcuni minuti a singhiozzare disperata e convinta che una volta rialzato lo sguardo lui non ci sarebbe stato più, ma questo non accadde. Due braccia robuste e familiari la circondarono avvolgendola in un caldo abbraccio: i capelli lunghi e mori dell’unico uomo che avesse mai amato le solleticarono il viso mentre i suoi singhiozzi si fecero sempre meno forti.
-TenTen- mormorò lui costringendola a separarsi dal suo petto e a fissarlo intensamente negli occhi.
-Ti prometto che non vi abbandonerò mai più- concluse Neji avvicinandosi al suo volto e regalandole un dolce bacio sulla fronte. E lì, dopo tanto tempo, TenTen finalmente sorrise sentendosi nuovamente amata.
 
 
 
Hola
Volevo dare una veloce spiegazione dal punto di vista temporale:  da come si capisce ho spostato la Quarta Guerra un po’ di anni dopo e il matrimonio di Hinata e Naruto qualche anno prima.
E niente questa One la scrissi circa un mese fa, ma sono sempre stata restia dal pubblicarla perché Neji è decisamente un personaggio difficile da trattare che adoro, per carità, ma è davvero facile cadere nell’OOC e io penso di esserci cascata. In realtà sappiamo tutti qual è il destino che è stato riservato a Neji, ma se fosse sopravvissuto mi sarei proprio aspettato un comportamento come questo dal nostro amato Hyuga. Sarò io una persona decisamente pessimista, ma Neji è davvero un personaggio controverso che lo stesso Khisimoto, a mio parere, ha fatto diventare un po’ OOC in Shippuden. Bene, spero di aver scritto una storia abbastanza chiara e vorrei dare una leggera spiegazione sulla frase di TenTen “l’unico uomo che avesse mai amato”. Sì, TenTen dopo l’abbandono di Neji è andata avanti e ha provato a costruirsi una famiglia, ma sotto sotto ha sempre amato il ninja. Spero di aver fatto capire che anche lui ricambiava sin da subito i sentimenti per la ragazza ma che le sue convinzioni l’hanno portato lontano da lei.

 
   
 
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