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Era
un pomeriggio tranquillo, Lana e Jen stavano pensando di preparare qualcosa assieme,
per impiastricciarsi le mani prima della serata che le aspettava. I Dallas e
altri loro ex colleghi avevano organizzato una serata all’insegna del
divertimento, e non sarebbero mancate.
“Io
ho una certa età, perché così tardi?” – chiese la rossa prendendo il tablet per
leggere gli ingredienti di una ricetta.
“Oh,
andiamo Jared è giovane non può stare certo ai nostri orari, e poi perché ti
lamenti? Quante volte mi tieni sveglia fino a notte fonda?” – l’altra le diede un’ancata.
“Amore
mancano le uova” – disse guardando nel frigorifero – “Vado a comprarle” - la
abbracciò sensualmente e guardò – “Vedi di non scappare”
“Quella
che sta uscendo sei tu, fino a prova contraria” – ridacchiò lasciandole un
dolce bacio umido sulle labbra – “Ciao” – sorrise e la lasciò andar via.
Suonarono
al campanello di casa e la mora roteò gli occhi al cielo.
“Quante
volte, amore ti devo di prendere le chiavi?” – aprì la porta.
Quando
Jen rientrò a casa, c’era silenzio, ci aveva messo più del tempo che aveva
stimato. Percorse il corridoio andando in cucina, notò subito l’assenza della
mora, che pensava certo di trovare dove l’aveva lasciata una mezz’oretta prima.
La chiamò, ma non ebbe risposta, provò al cellulare, e sentì la suoneria della
latina, aveva ancora la stessa dopo anni.
“E
questo perché é qui?” – lo raccolse davanti alla porta che dava sul retro –
“Lana tesoro, sei in giardino?” – uscì, scrutò anche vicino alla piscina, ma
non la vide – “Lana?” – iniziava a preoccuparsi, non usciva mai senza
cellulare, e poi il perché fosse lì in terra, l’aveva insospettita. Andò in
bagno in cucina, e in camera, la donna non c’era. Chiamò immediatamente Trish
al telefono, chiedendole se l’avesse sentita, o fosse successo qualcosa che
l’avesse portata ad allontanarsi così di fretta.
“Jen
cerca di calmarti, sono certa ci sia una spiegazione” – Gin seduta accanto a
lei sul divano tentava di tranquillizzarla.
“Gin
qui è successo qualcosa, Lana non ha né le scarpe, né le chiavi, né la
macchina”
“Ecco
è lì” – Josh fece accomodare i poliziotti nel salotto.
“Signorina
Morrison, io sono il detective Girmala, e lui il mio collega Arcos” – la donna
le si sedette di fronte.
“Mi
sa dire cosa indossava la signorina Parrilla” – chiese e Jen si portò le mani
nei capelli, e trattenne le lacrime, mai e poi mai si sarebbe aspettata una
cosa simile – “Crede che si possa essere allontanata per raggiungere qualcuno?”
– chiese ancora.
“Sono
uscita per alcuni minuti, per fare una rapida spesa, non aveva motivo di
uscire, era vestita con, indossava solo la sua giacca da camera, per dio” –
scattò in piedi – “Non so a cosa stiate pensando, ma non ha nulla con sé” –
disse andando avanti e dietro per il salotto.
“Signorina
si calmi” – disse il collega.
“Calmarmi?
La mia futura moglie é là fuori e dovrei calmarmi? C’è un serial killer eh?
Ho possibilità di vederla di nuovo?”
“Ehi”
– Jared la raggiunse abbracciandola, ormai era un po’ più cresciuto.
“Ha
detto che non ha nulla, il suo cellulare?” – chiese la poliziotta.
“È
in cucina” – rispose sollevando il viso.
“Dove
l’ha trovato?” – Jennifer a quel punto fece un resoconto dettagliato del
percorso che aveva fatto per cercarla. I detective guardandosi intorno notarono
subito la mancanza di un coltello nel ceppo e di alcune macchie di sangue
vicino ad un armadietto, prima di arrivare sulla porta sul retro. Si guardarono
e decisero di chiamare anche la scientifica. Da quel momento la serata che
doveva essere perfetta, si era trasformata in un qualcosa che lacerò il cuore
di Jen.
“Dobbiamo
requisire tutto quello che appartiene alla signorina Parrilla” – la guardò –
“Mi dispiace chiederglielo, ma avete qualche nemico?” – chiese.
“No
che io sappia” – disse guardando tutti i presenti e anche i suoi fratelli che
erano appena arrivati – “Per favore non divulgate la notizia”
“Ovvio
che no signorina” – la rassicurarono – “La terremo informata, e lei ci chiami
per qualsiasi cosa”
“Brutto
pezzo di merda” – Jen gli gridò contro, appiattendolo su un muro, tenendogli il
braccio dietro la schiena – “Che le hai detto? Di sparire, eh? L’hai
minacciata eh?” – con forza lo schiantò sulla superficie – “Che non ti piacesse
Lana, lo sapevo, ma questo Daniel è davvero troppo” – strinse e se non fosse
intervenuto Josh, gli avrebbe spezzato il braccio.
“Jennifer
che cosa stai dicendo?” – Julia li raggiunse guardandoli in viso, entrambi
paonazzi.
“È
fuori di sé è comprensibile” – disse il fratello massaggiandosi il polso.
“È
comprensibile che io non sappia dove sia la mia fidanzata idiota” – sputò quelle
parole con rabbia – “Non sei più il benvenuto qui, sparisci dalla mia vista
Danny” – disse dandogli le spalle.
“Davvero
pensi che io possa centrare qualcosa, con il fatto che la tua ragazza, ti ha
mollato?”
“Se
succede qualcosa a Lana, sai come finisce” – lo guardò.
“Okay
noi ce ne andiamo Jennifer, cerca di riposare” – disse la sorella guardandola
dolcemente.
“Non
scomodarti per il matrimonio, sempre se ci sarà” – sprofondò in un pianto, che
aveva trattenuto fino ad allora.
Quella
stessa notte non chiuse occhio, ogni volta che si svegliava di soprassalto,
tastava la parte di letto, che solitamente occupava Lana e strinse il lenzuolo,
trattenendo il pianto. Si alzò e andò a bere dell’acqua, vide la lucina del proprio
pc acceso e andò ad aprirlo, sullo schermo una notifica, sboccò e capì che si
trattasse di una posizione, vide l’indirizzo. Arruffò tutto in fretta e furia,
chiavi, cellulare, giacca e andò lì dove indicato.
Suonò
ripetutamente alla porta e quando la persona aprì, lo spintonò via, con rabbia.
“Lei
dov’è?” – percorse con l’altro alle calcagna il corridoio e la vide seduta
sulla poltrona nel salotto.
“Jen?”
– gli occhi pieni di lacrime, si lasciò stringere dolcemente.
“Cosa
le hai fatto? Verme” – abbandonò la presa su Lana e lo affrontò – “Che cazzo ti
è saltato in mente? Eh? – lo spinse – “Cosa volevi da Lana, eh?” – si voltò
verso di lei, cercando di capire se stesse bene – “Ti ha toccata? Ti ha fatto qualcosa?”
– Lana scosse la testa, con il viso teso – “Tu ringrazia il cielo che non ti
riempio di botte, perché c’è lei”
“Quanta
importanza per una donna che ti ha snobbato per anni, Jen” – rispose.
“Hai
il coraggio di parlare? Dopo quello che hai fatto, io ti faccio
sbattere in
galera hai capito?” – lo additò – “Tu
non ti devi più avvicinare a Lana e a me,
o alla mia famiglia, so che hai parlato con Daniel” – lo
fulminò – “Non c’è più
niente tra di noi, non c’è stato niente se non affetto,
fin dall’inizio Ger, è
finita anni fa questa storia, mettiti l’animaccia in pace
chiaro?” – si
allontanò e raggiunse Lana – “Andiamocene a casa
amore” – la prese per mano e
si accorse della fasciatura. Lana la guardò supplichevole di non
fare niente.
“Portami
a casa” – sussurrò.
“Stavamo
solo parlando” – disse arrampicandosi sugli specchi, e cercando di afferrarla.
Jen la prese davvero male, lasciò per un attimo Lana, lo spinse, prima lo colpì
lì sotto e poi in faccia quando si piegò per il dolore.
“Adesso
parla con loro, stronzo” – prese Lana per mano e uscirono, mentre la polizia
entrava in casa.
“Per
fortuna si è addormentata” – disse Jen sorseggiando una tazza di camomilla,
assieme a Gin – “Non ci posso credere” – avrebbe voluto sbattere la testa al
muro.
“Daniel
è coinvolto?” – chiese.
“Hanno
davvero parlato dopo che ho fatto quella intervista, ma non sapeva niente che
voleva persuaderla in quel modo” – sbuffò – “Che schifo, Lana ci è finita di
nuovo in mezzo, per colpa mia” – trattenne le lacrime – “Se le avesse fatto del
male, io”
“Ehi,
è qui, sana e salva” - sorrise l'amica.
“E
sveglia” – sentirono la sua voce – “Potrei averne anche io?” – disse alludendo
alla camomilla. Erano passati alcuni giorni dal fatto – “Smettila” – abbracciò
da dietro la rossa, appoggiando il mento sulla sua spalla – “Non hai colpa, è
lui che non sta bene, si è voluto solo vendicare”
“Ti
ha ferito con un coltello, di questa casa, poteva benissimo far ricadere la
colpa su una di noi due” – tentò di girarsi.
“Solo
perché ho tentato di divincolarmi, non mi avrebbe uccisa, voleva solo sparissi,
come ho detto alla polizia, okay? Ti prego non parliamone ancora” – disse
sospirando e guardò Gin.
“Avete
bisogno di un po’ di intimità, torno dai miei ometti” – sorrise e andò via.
“Andiamo
dormire te ne prego” – la guardò, dopo che la rossa si fu girata – “Ho bisogno
di stare tra le tue braccia amore”.
“Certo amore” – andarono in camera da letto e si sdraiarono, il koala Lana, si arrotolò sul corpo di Jen e sospirò rilassata, finalmente serena tra le braccia della sua futura sposa, si addormentò. La rossa le diede un lungo bacio tra i capelli – “Ti amo piccola mia” – sorrise alla stretta dell’altra.
Okay
okay mi merito i forconi! Sono stata un po' dura, ma prometto che ho
smesso con l'angst! Ho un'idea in mente per il prossimo capitolo spero
di riuscire a realizzarla! Fatevi sentire! Alla prossima xoxo