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Autore: Always_wa_71    23/06/2020    0 recensioni
La sua vita è sempre stata incasinata, e davvero non credeva potesse diventarlo ancora di più.
Ma la vita aveva altri piani. Era solo una semplice passeggiata, eppure è cambiato tutto.
Alexia Jules. Alec Lightwood.
È tutto da vedere...
·Dalla storia·
"Basta,basta... ti prego, basta"
"Alexia...ehi Alexia, guardami. Va tutto bene, è tutto okay. Ci sono io con te."
~
"Siamo qui per te, Alexia. Siamo tuoi amici."
"Io non ho amici, non ne ho mai avuti."
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood, Isabelle Lightwood, Jace Wayland, Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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E poi, nel giro di un secondo, si sta dissolvendo. Il tempo di battere le ciglia e davanti a me non c’è più quella cosa con i tentacoli ma una freccia, e un po’ più lontani vedo i due ragazzi di prima. E mi stanno osservando.

Sposto gli occhi tra loro e la freccia un paio di volte, ancora terrorizzata e con il cuore che batte a mille, per poi finalmente realizzare cosa è successo. Hanno ucciso un’altra persona, ed io… io sono la prossima.

Guardo i due ragazzi spaventata e con il terrore negli occhi quando cominciano ad avvicinarsi a me, la presa sulle armi ancora ben salda. Indietreggio il più possibile, voglio andarmene da lì, in che cavolo di guaio mi sono cacciata, accidenti!

E poi mi fermo. Sono al capolinea. Dietro di me c’è il muro, ed io sono in trappola, non ho via di uscita. Cazzo.

Il biondo e il corvino si avvicinano sempre di più, ed io mi rendo sempre più piccola portando le ginocchia al petto e nascondendo il volto con il cappuccio della mia felpa, aspettando impotente il loro attacco.

 

Che non arriva. Io continuo però a rimanere nella stessa posizione, tremante, aspettando una loro mossa. Ma non sento rumori né altro, solo i loro sguardi che perforano il mio capo, come a valutare che cosa fare con me. Finalmente decidono, e percepisco uno dei due che si abbassa alla mia altezza e si rivolge a me.

“Ehi, tutto bene?”

Piano decido di alzare la testa e guardarli, non sembra che mi vogliano attaccare nell'immediato. Li osservo attentamente: chinato davanti a me c’è il corvino, occhi azzurri allo stesso tempo preoccupati e all'erta; dietro di lui c’è il biondo, un’espressione arrogante sul volto e le braccia incrociate sul petto. Due ragazzi che avranno qualche anno più di me, pieni di tatuaggi e con le armi sempre a portata di mano.

Devo osservarli da un po’ di tempo, perché il biondo sembra spazientirsi

“Ehi! Non abbiamo tutto il giorno, stai bene o no?”

mi riscuoto e tutto sembra ripiombarmi addosso.

Sono due bei ragazzi, ma sono assassini.

Scuoto la testa e con voce tremante rispondo
“Bene? Non sto affatto bene! Un ragazzo mi stava per attaccare e voi...voi l’avete ucciso! Ne avete uccisi due in realtà! Ed io, io sono la prossima...”

A questa mia affermazione i due si guardano e con mio sommo stupore, si mettono a ridere.

A ridere? Si sono davvero messi a ridere in questa situazione? Stanno male, non c’è altra soluzione.

“Primo, non vogliamo ucciderti. Secondo, non abbiamo ucciso due ragazzi, ma due demoni.”

Confermo, stanno davvero male. Demoni?

“Scusa che? Demoni?”

“Certo che sì, cosa pensavi che fossero?”

“Ehm...ragazzi?”

“Sì, certo, e a tutti i ragazzi che conosci spuntano tentacoli dalla faccia?”

 

I tentacoli. È vero, aveva i tentacoli.

“Bene, ora che abbiamo appurato che erano demoni e che a quanto pare stai più che bene, visto che ci hai urlato contro, direi che la nostra presenza qui non è più richiesta, Alec.”

“Jace, non credo sia il caso, è sconvolta e non possiamo lasciarla così. Per di più ha la Vista, potrebbe trovarsi di nuovo in pericolo.”

 

Alec e Jace. Almeno ora so i loro nomi.

 

“Beh allora che facciamo? Non possiamo portare una mondana all’Istituto. Lo sai, Alec.”

“Controlleremo solo che sia al sicuro, e poi torniamo a casa. Ce la fai ad alzarti?”

Alec ora mi sta guardando, e al mio silenzio si sporge in avanti per afferrare la mia mano. Subito mi irrigidisco e libero la mia mano dalla sua presa, non notando la confusione nel suo sguardo.

“Ce la faccio da sola.”

E proprio in quel momento, alzandomi, mi accorgo di una cosa fondamentale. Non ho più la mia borsa.

“Cazzo, cazzo, cazzo. Dov’è?”

No no no, non può succedere. Quella borsa è tutto quello che ho, dentro ci sono le uniche cose che posseggo. Ne ho bisogno.

“Scusa, ma che stai cercando?”

“La mia borsa. Deve essermi caduta quando quel coso con i tentacoli…”

“Il demone.”

“...mi ha fatto cadere. La devo trovare. È nera, con dei simboli sopra.”

Fortunatamente senza molte domande i due si mettono ad aiutarmi, e il biondino, no, Jace, dopo qualche secondo mi urla “È questa?”

Oddio, sì. L’ha trovata. Grazie a Dio.

“Sì. Dammela, grazie”

nel momento però in cui la raccoglie per passarmela qualcosa scivola fuori e cade per terra. Jace la raccoglie, strabuzza gli occhi e guarda Alec, il quale gli si avvicina e rimane a bocca aperta dallo shock.

“Ehi! Ridammi tutto!”

ma sembro non esistere, i due continuano a scambiarsi sguardi stuputi e cominciano a borbottare tra loro

“Alec, non è possibile.”
“Lo so, Jace.”
“Non può averne uno, è una mondana”
“Non ne siamo poi così sicuri, non sappiamo neanche il suo nome.”
“Lo sapremmo se fosse una di noi.”

Una di noi? Ma di che stanno parlando? Almeno lo sanno che li sento benissimo?

“Ehi! Guardate che vi sento! Di che diavolo state parlando? E ridammi le mie cose!”

D’un tratto si ricordano della mia presenza, si girano cautamente e avvicinandosi mi porgono la mia borsa, tenendosi però quello che ora riconosco come il mio fermacarte.

“Cos’è questo?” “Il mio fermacarte.”

“Questo non è un fermacarte, è uno stilo. Come fai ad averlo?”

“Ma cosa state dicendo? È un fermacarte, e ce l’ho da sempre, è mio. Ora ridammelo.”

questo biondino mi comincia a stare veramente antipatico. È così difficile ascoltarmi e rendermi le mie cose?

“Ascoltami, so che sembra strano, ma ha ragione lui, questo è uno stilo. Ed essendo una mondana tu non dovresti averlo.”

ecco che ora ci si mette anche quell'altro, Alec.

“Vi ho detto che l’ho sempre avuto, era dei miei genitori.”

“Come si chiamano i tuoi genitori? Dove sono?”

Mi irrigidisco di nuovo, guardando in basso e cominciando a torturare le maniche della felpa, perché devono fare queste domande? Perché?

“Io-io non lo so. Non li ho mai conosciuti.”

“Oh, mi dispiace. Posso...posso chiederti come ti chiami?”

“Sono Alexia Jules.”

e di nuovo, rimangono a bocca aperta e si scambiano occhiate allibite.

“Cosa c’è?”

“Alexia, tu sei una di noi. Una shadowhunter.”

“Una che?”

“Una cacciatrice. Noi shadowhunters proteggiamo i mondani, gli esseri umani. Siamo metà angelo, metà umani. Come te. Tu sei una di noi, Alexia.”

“E come fate a saperlo? Fino a due minuti fa dicevate che sono una mondana. Perché ora sarei una shadowhunter?”

“È vero, lo pensavamo, ma Jace ha ragione. Tu sei una di noi. Sei una Jules. Fai parte di una delle famiglie più conosciute, e se i tuoi genitori erano shadowhunters, lo sei anche tu.”

“Io...”
“Lo so che sei confusa. Ti portiamo all'Istituto, nostra madre saprà spiegarti meglio. Andiamo, Jace, Alexia.”


E ora stiamo andando a questo famoso Istituto, mentre camminiamo mi spiegano quello che fanno, il potere delle rune, che non sono tatuaggi, grazie alle quali acquisiscono abilità speciali e che li nascondono agli occhi dei mondani.

Sì, ora a chiunque ti vede sembrerai scema. Ai loro occhi stai parlando con l’aria. Carino.

Ad un tratto ci fermiamo, e distogliendomi dai miei pensieri mi dicono

“Benvenuta all’Istituto.”




Ehilà gente! 
Capitolo numero 3 arrivato!
Sono così felice di condividere con voi quello che scrivo, e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Lasciate qualche commento ragazzi, idee, chiarimenti, critiche, qualunque cosa. giusto per farmi sapere se devo cambiare qualcosa o se vi piace così.

Vi rimando al prossimo capitolo, che vorrei pubblicare tra stasera e domani.
A presto,
J.

 

   
 
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