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Autore: shira21    24/06/2020    2 recensioni
Doveva essere solo la storia di una notte con l'affascinante collega della sua migliore amica e, invece, un paio di mesi dopo si trova a doverle rivelare un segreto ben più grosso.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sorrido ma se qualcuno mi chiedesse di cosa sta parlando Linda non saprei minimamente dirlo. Ho così tanti pensieri in testa che quasi non riesco a respirare, figuriamoci seguire una conversazione.
Sono settimane che cerco un modo per dirle che sono stata a letto con Michele ma, se pensavo che fosse difficile prima, ora che la situazione è definitivamente degenerata non so proprio come trovare le parole.
M'immagino di sbottare di punto in bianco e dirle "Sono incinta!" ma proprio non riesco ad arrivare a immaginare quale potrebbe essere la sua reazione.
Mi porto una mano sul petto con una smorfia, dimenticandomi la sua illimitata sindrome della crocerossina; infatti, due secondi e la sua espressione diventata preoccupata.
«Stai bene?»
Rido come se nulla fosse «Sì, tranquilla... solo un po' di palpitazioni...» ma non sembra crederci molto «Da seduta senza fare nulla?»
«Lo sai che sono fatta strana no?» Rido e per una volta ringrazio di soffrire normalmente di tachicardia. Mica posso dirle che ho il seno dolorante! Grazie al cielo non è una che noterebbe il fatto che ho negli ultimi due mesi ho preso quasi un'intera taglia in più.
«Okay, lo ammetto: stavo pensando a Miki» e le faccio l'occhiolino. Non è la prima volta durante la serata che le faccio battute su di lui, in realtà è per tastare il terreno ma dalla sua espressione seccata non direi che sto facendo un buon lavoro.
Il problema delle bugie, o di omettere la verità, è che più tempo passa e più grande sembrano diventare. E, in questo specifico caso, sia metaforicamente parlando che letteralmente.
Volevo dirglielo il giorno dopo che era successo ma, se credevo fosse strano dirle che ero stata con il suo collega fidanzato per cui lei aveva una cotta, mi ero dovuta ricredere: era più strano dirle che ero stata con il suo collega fidanzato per cui lei aveva avuto una cotta e che ora non sopportava più neanche di sentire il nome!
E quindi avevo rimandato, cercato di fingere che non fosse successo, in fondo era solo la storia di una notte, una botta e via e nulla di più... finché non avevo iniziato ad avere le nausee e il ciclo era durato talmente poco da essere praticamente inesistente e quindi andare a comprare un test di gravidanza, ringraziando per una volta la mascherina che copriva la mia vergogna di fronte al farmacista.
Due settimane fa volevo dirglielo a cena, usare la scusa del luogo pubblico, ma ero stata troppo male per farlo.
Insomma, ogni scusa fin'ora è sempre sembrata buona per rimandare.
Appoggio distrattamente una mano sulla pancia, sono solo di due mesetti scarsi ed è solo un lieve accenno, e mi rendo conto che mi faccio tanti problemi a dirlo a Linda ma la verità è che non so proprio come dirlo a chiunque: a mio padre, ai miei capi... a Michele!
Tiro su le gambe e mi giro in modo da appoggiare la guancia contro il sedile rivolta verso Linda. Le voglio bene e in qualche modo mi sento di aver tradito la sua fiducia; però quando mi tornano in mente le scene di quella sera, la sensazione di avere quegli occhi azzurri addosso, il calore delle sua mani e il sapore dei suoi baci... perché se è stata una cosa così sbagliata, non riesco a pentirmene?


Guardo e riguardo il telefono, ancora sconcerta dagli ultimi avvenimenti. Capisco che questa reclusione forzata ci abbia resi tutti un po' più matti ma non credevo che fosse mai possibile che uno come Michele potesse scrivere a una come me. Non è poca autostima da parte mia, so di essere carina o persino graziosa quando mi tiro insieme e negli anni ho imparato ad avere più fiducia in me stessa ma Michele è letteralmente il ragazzo più bello che io abbia mai visto, non conosco una sola ragazza che l'abbia visto e non l'abbia ritenuto oggettivamente stupendo. Non solo ma anche le tipe che frequenta sono molto belle e la sua attuale ragazza è il classico tipo che fa girare due volte gli uomini. Quindi la mia totale confusione quando Michele mi ha scritto su Tinder era pienamente giustificata.
Nulla di ché a essere onesti, solo un complimento per una delle mie foto, ma poi la conversazione si era spostata su un flirt leggero e su battutine allusive. Ma se mi sembrava assurdo il fatto che mi scrivesse, la sua richiesta di vederci mi ha lasciato senza parole.
E senza fiato.
E con il battito un filino accelerato.
Non ho neanche pensato al fatto che tecnicamente siamo in quarantena e non ci si potrebbe muovere -motivo per cui tra l'altro non sta vedendo la sua ragazza- o al fatto che ha, per l'appunto, una ragazza. Ho semplicemente accettato e gli ho dato l'indirizzo di casa mia.
Come una pazza.
Come una stupida anche.
Purtroppo quando si tratta di uomini divento entrambe le cose.
Quindi eccomi qui, all'una di notte, seduta sul divano, ad aspettare Michele, come neanche nelle mie più sfrenate fantasie.
Il citofona suona e perdo del tutto il controllo sul mio battito cardiaco e sulla frequenza respiratoria.
Non sono una ragazzina, non è venuto qui, rischiando una multa e tutto il resto, per giocare a carte. Faccio un respiro profondo e mi passo le mani sul volto cercando di respirare come una persona normale. Però quando rispondo la citofono la voce mi trema e non posso farci nulla.
«Sì?»
«Miki» lo dice a bassa voce, per non farsi sentire credo, ma si sente comunque quel basso accento del sud che mi manda fuori di testa.
«È aperto giù», apro la porta e ascolto i suoi passi salire. Abito al secondo piano e non sono mai stata tanto felice di essere l'unica inquilina del palazzo.
E alla fine eccolo di fronte a me: è sempre stato il ragazzo più bello su cui abbia mai posato gli occhi ma, sarà per il fatto che è un mese che non ho contatti umani, pare persino più bello di come lo ricordavo. Forse è come quando hai davvero tanta fame e ogni cosa ti sembra buonissima.
Si appoggia sullo stipite dalla porta e piega le labbra in un lento sorriso. Non posso fare a meno di sorridergli a mia volta mentre osservo quei suoi ricci castano biondo, la mascella ricoperta da un velo di peluria e quegli occhi, oh quegli occhi! Ho sempre amato gli occhi scuri ma i suoi sono tanto azzurri e maliziosi da farti dimenticare tutto, anche come si respira.
«Mi fai entrare?»
Faccio un passo indietro «Fai come se fossi a casa tua» e Michele mi prende in parola, passandomi davanti e togliendosi la maglietta in un unico fluido gesto. Non so cosa mi stia facendo schizzare di più gli ormoni alle stelle: il suo profumo, la sua sicurezza o quel suo corpo assolutamente stupendo. Forse una combinazione delle tre cose.
Chiudo la porta e lo osservo mentre osserva casa mia, il mio sguardo che scende dalle spalle definite alla vita stretta passando per una schiena ricoperta di puntini che mi fa venire voglia di unire con la lingua.
Si gira e sorride «Piccola ma carina».
«La casa o io?» Scherzo ma sono abituata a farlo sulle mie dimensioni ridotte.
Michele si mette a ridere «Entrambe».
Mi avvicino e faccio scorrere le dita lungo il suo petto, sfiorando ogni singolo muscolo.
«Voglio che sia chiara solo una cosa: è solo sesso. Non ci saranno appuntamenti o messaggi dolci dopo. Ho già una ragazza, qui è solo una questione fisica». Alzo lo sguardo con un mezzo sorriso ironico «Pensi che solo gli uomini sanno dividere il sesso dai sentimenti?»
«Per esperienza personale? Sì».
Credo di essere fatto solo d'istinto in questo momento e, seguendo una pura voglia personale, appoggio la bocca sul pettorale, sopra il cuore, e lo mordo prima di dargli una leggera leccata. Lo guardo dal basso attraverso le ciglia e, ancora sorridendo, mormoro «Allora scoprirai che non sono come le ragazze che hai conosciuto fin ora».
Michele alza un sopracciglio e con voce bassa mi sfida «Provalo!»
E io non ho mai saputo resistere a una sfida.



«Siamo arrivate», riapro gli occhi -ero talmente presa dai ricordi di quella sera che sono scivolata in dormiveglia- e mi metto a ridere. Già, siamo arrivate a dove ho parcheggiato la macchina prima d'incontrarci.
«Oddio, mi dispiace!»
«Ma no, stai tranquilla. Si vedeva che eri stanca» non la lascio neanche finire di parlare che l'abbraccio con forza.
«Lo sai che ti voglio bene?»
La sento irrigidirsi, non le piace particolarmente il contatto fisico ma nonostante questo continuo ad abbracciarla; dopo tutti questi anni ho imparato a ignorare le sue proteste.
Inspiro il suo odore, rassicurante, e sento le lacrime pizzicarmi gli occhi. Sono una ragazza emotiva in piena tempesta ormonale quindi basta un nulla in questi giorni per farmi piangere!
«Non sei solo la mia migliore amica» continuo «sei anche una persona dolce e meravigliosa. Sei tipo l'angioletto che vive sulla mia spalla». Lo dico con una mezza risata ma lo penso davvero. Tra le due io sono quella che fa sempre casini.
«Ma stai piangendo?» Linda è incredula e io mi scosto per asciugare un paio di lacrime che effettivamente mi stanno rigando il volto.
Faccio un respiro profondo.
Potrò avere tanti, tantissimi, difetti e una scarsa dose di moralità e principi etici ma ho sempre creduto che alla base di ogni rapporto, anche l'amicizia, dovessero esserci la sincerità e la fiducia. E io con lei sono stata in difetto su entrambe le cose.
«Linda, fermati un attimo.» Mi guarda perplessa ma non posso, e non voglio, più rimandare. «Devo dirti una cosa».
   
 
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