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Autore: blackwhite_swan    26/06/2020    1 recensioni
Forse James ti piace.
Anzi, sicuramente James ti piace.

Viaggio nella testa di Erin Quinn, che finalmente si decide ad aprire gli occhi.
[unapologetically Jerin]
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cronache di paturnie a lieto fine.

 

È solo un bacio dato ad una festa universitaria Erin, non pensarci troppo.
Per di più è un gran bel bacio, ti dici, osservando con la coda dell’occhio Michelle, che ha smesso momentaneamente di tormentare il povero diavolo di turno, per mostrarti due pollici in alto.
Ritrovare Dee[1] a quella festa a Glasgow è stata una piacevole sorpresa.
Era da quella volta del progetto scolastico per unire le due fazioni nordirlandesi che fantasticavi su come sarebbe stato baciarlo, anche se sapevi e sai tutt’ora che è un protestante.
O forse parte della ragione è proprio quella, realizzi con una scarica di adrenalina.
Nonostante quell’elettrizzante sensazione di proibito, manca qualcosa.
Cosa però non sapresti dirlo mentre le vostre lingue si intrecciano mischiando il sapore di vodka da poche sterline e whisky.
Ma hai talmente poca esperienza in questo campo che forse i tuoi dubbi sono solo paranoie.

 

 

Con buona pace dell’affetto tra cugini e la solidarietà tra amiche e coinquiline, Michelle vi ha cacciati fuori da casa senza troppe cerimonie intorno alle tre, intimandovi di non starle tra i piedi durante la sua sessione di studio con Craig. O forse era Caleb…impossibile stare dietro ai suoi cambi di ragazzi.
Tu e James vi siete trascinati fino alle rive del Clyde, sbocconcellando un panino seduti su un muretto vicino alla cattedrale di Sant’Andrea, tanto per reiterare qualche buon stereotipo irlandese. Poi, come se vi foste visti giusto ieri e non due mesi prima, avete incominciato a chiacchierare di qualunque cosa.
Mentre ti infervori lanciandoti in una delle tue solite filippiche, vedi James abbozzare un sorrisino, tra un cenno d’assenso accondiscendente e l’altro e chissà perché noti solo adesso che quella risatina imbarazzata è…adorabile?
Ha sempre riso così?
No, probabilmente è una cosa che ha imparato ad Edimburgo per far impazzire le scozzesi.
Se abbia o meno effetto con le scozzesi non sapresti dirlo, ma di certo, per il tuo modesto parere irlandese, non è affatto male

 

 

Stupido Dee.
Una ci prova ad essere aperta di vedute ma niente da fare.
Tutti uguali quegli unionisti.
Con uno sguardo che trasuda pena e comprensione, Michelle ti piazza davanti l’ennesimo shottino, intimandoti di berlo «Dimentica lo stronzo» commenta con una scrollata di spalle «Il mondo è pieno di gente figa, ne troverai un altro presto…persino James ha la ragazza, c’è speranza per tutti, aye?» massaggiandosi il fianco dove si è abbattuta la poderosa gomitata della cugina, James borbotta qualcosa in assenso, rosso d’imbarazzo.
Il fatto che James abbia una ragazza però non ti rassicura proprio per un cavolo, pensi mesta buttando giù a goccia quella roba rosata disgustosa che riempiva il bicchierino.
Proprio per un cavolo.

 

 

Alla festa di presentazione ufficiale della ragazza di Clare ti senti estremamente fuori posto.
Clare, molto rilassata per i suoi standard, e Sophia sono veramente adorabili, sedute vicini a capotavola con le mani intrecciate.
Orla, seduta a gambe incrociate sta parlando di chissà cosa con Finn che, senza nascondere un filo di scetticismo, la ascolta attento, ormai avvezzo alle assurdità della sua ragazza. Nessuno ha capito cosa ci piglino insieme e una parte di te è fermamente convinta che il futuro dottore di Dublino la stia studiando come caso clinico, ma finché stanno bene loro due è inutile farsi troppe domande.
Michelle e la sua nuova fiamma -ti ha detto sette volte il suo nome, ma non riesci proprio a ricordarlo- alternano baci appassionati a battibecchi stizziti.
E poi ci sei tu in piedi, che li guardi dalla cucina mentre aspetti che l’arrosto sia cotto.
Il cibo e i pensieri, ecco le unica relazioni stabili nella tua vita.
La porta si apre ed entra James, con il naso arrossato per il freddo di dicembre e l’aria imbarazzata di chi sa di essere in ritardo.
«La tua ragazza?» chiedi confusa, guardando la porta chiudersi alle sue spalle.
Sfilandosi i guanti, scuote la testa e scrolla le spalle «Sono single da undici ore per la precisione»
Ti devi quasi frenare dal sorridere lieta e uscirtene con un sincero quanto inopportuno “mi fa piacere sentirlo”.
Nel dubbio, gli passi un bicchiere di vino «Slàinte e bentornato nel club» dici solamente, ricambiando il suo sorriso quando i vostri bicchieri tintinnano scontrandosi.

 

 

Se ti avessero detto che saresti finita a Londra non ci avresti mai creduto.
Eppure eccoti lì, in procinto di iniziare il master, nel tuo nuovo appartamento che sembra più una scatola di scarpe, arredato per ora solo con dei mobili spogli e una bandiera irlandese appesa sopra il letto sfatto.
Tanto per non dimenticare le amate origini.
La festa di in bocca al lupo per la partenza che ti hanno fatto a Derry solo la sera prima aveva il sapore di una veglia funebre, con mamma, zia Sarah e Clare che piangevano commosse e zio Colm che elencava in tono monocorde tutti i crimini avvenuti a Londra da quando ancora si girava armati di clave.
Nella metro della capitale, circondata da tutte quelle persone che sembravano sapere perfettamente cosa fare a differenza tua, hai incominciato a capire James.
Doveva essere quella sensazione il sentirsi un pesce fuor d’acqua.

 

 

La solidarietà tra espatriati deve aver colpito e solo pochi giorni dopo esserti trasferita ti sei ritrovata James alla porta.
Alza la bottiglia di whisky -irlandese- che ha in mano e ti sorride «Ho ottenuto un buon contratto di un anno in un ufficio a Pimlico» ti dice, dando forse per scontato che tu sappia dove diamine sia Pimlico.
Non hai ancora finito di spacchettare la tua roba e dovresti decisamente portarti avanti con la relazione che ti hanno già assegnato alla Goldsmith, ma lì davanti a te ci sono quegli occhi verdi chiari tanto buoni, ansiosi di festeggiare i vostri successi e non riesci a fare altro che scostarti dalla soglia, lasciandolo entrare.
Mentre gli fai fare un brevissimo tour della casa, senti un piacevole calore che ti invade.
E dire che non hai ancora preso nemmeno un goccio di whisky.

 

 

Forse James ti piace.
Anzi, sicuramente James ti piace.
Puoi dirlo con sicurezza perché se non fosse così non riusciresti a definire mozzafiato l’immagine di lui che ronfa sul tuo divano, dove vi siete addormentati la sera scorsa guardando Beetlejuice[2], con un rivolino di bava che gli scende dalla bocca spalancata.
Arrossisci come un peperone, rannicchiandoti maggiormente dal tuo lato del divano, tirandoti su la coperta di pile che condividete fino alle orecchie, quasi a voler nascondere quei pensieri che sai essere impressi a chiare lettere sul tuo volto.
Bel casino.

 

 

Che cosa stiamo facendo?
Glielo si legge in faccia, quando si allontana leggermente dal tuo volto, guardandoti sconvolto e con il fiatone.
Scuoti il capo e gli passi una mano tra i ricci color sabbia, chiudendo gli occhi e spegnendo senza troppe remore il cervello quando lui ricomincia a baciarti.
Non lo so, sapresti solo rispondergli.
Non c’è nulla di maestoso nel modo impacciato e frettoloso in cui vi spogliate, in come cadete l’uno sopra all’altro sul tuo letto cigolante, urtandovi maldestri i nasi.
Imbranati, quasi te la vedi Michelle che rotea gli occhi di fronte a quella performance scoordinata da principianti storditi.
Principianti storditi quali in fondo siete.

 

 

Non chiudi occhio quella notte.
Nemmeno quando James finalmente si addormenta, respirando leggero al tuo fianco.
Nudo.
E anche tu lo sei, in tutti i sensi.
Gesù, cosa avete fatto?!
Vuoi un disegnino? La voce della tua coscienza parla come Michelle e ciò non è per nulla rassicurante.
Che cosa significa quella notte?!
Erin, forse è il caso che cominci seriamente ad aprire gli occhi e a ragionare. Ripensandoci, era meglio quando la coscienza parlava come Michelle invece che come Clare.

 

 

Due anni di serate passate a guardare film mangiando schifezze.
Due anni di tour guidati su e giù per i meandri di Londra.
Due anni di sbronze consolatrici per gli esami falliti e le promozioni mancate.
Due anni di sbronze celebrative per i traguardi raggiunti.
Due anni di sbronze immotivate perché siete irlandesi -sì, anche James lo è, accento stupido a parte- e non vi serve una vera ragione per bere.
Due anni di confidenze a cuore aperto, risate e bisticci innocenti risolti in trenta secondi.
E all’improvviso sbam, una notte di sesso incasinatrice.
E non avete nemmeno l’alcool a cui dare la colpa, diavolo!
Meno giustificabile è però il “Abbiamo fatto uno sbaglio” che ti esce dalla bocca senza che tu riesca a fermarlo.
Il volto di James, stupefatto e ferito, ti fa salire un groppo alla gola a dir poco soffocante che estingue sul nascere qualunque altra clamorosa stronzata volessi direi.

 

 

Due anni di tanti momenti.
Due anni che forse, pensi con gli occhi colmi di lacrime, spiando dalla finestra James che si allontana dal tuo palazzo deluso e arrabbiato, sono andati allegramente a puttane in una sola notte.
Vicina alla porta, chiusasi con un colpo furibondo che ancora senti rimbombare nelle ossa, è appesa ciondolante la sciarpa a bande colorate che il ragazzo ha dimenticato.
Era quella che faceva parte del costume che James avrebbe dovuto indossare a quella convention fantascientifica per pervertiti[3] la notte in cui poi è venuto in tuo soccorso, offrendosi come cavaliere per il ballo.
Ti senti veramente miserabile.

 

 

Alla cerimonia per il Master -lode, yuppie, ma non riesci nemmeno a gioire- sembra che mezza Derry si sia riversata nell’aula magna della Goldsmith.
Nonno Joe, che di questo passo vi seppellirà tutti, ha un crocifisso d’oro al collo che ostenta con orgoglio e guarda male qualunque inglese gli capiti a tiro. Cioè i due terzi delle persone.
Mamma Mary ha un cappellino orrendo e stringe emozionata la mano di papà Gerry, che ha occhi solo per te, in piedi sul palco con il tocco in testa.
Anna[4], ignorata bellamente da tutti, si muove come un’anguilla sulla sedia, profondamente annoiata dalla situazione.
Zia Sara e Orla sono controllate a vista da Finn, che, strano ma vero, non ha ancora abbandonato la pazza nave McCool, il quale ogni tanto suggerisce loro educatamente di non commentare ad alta voce quanto sia buffa la faccia del tuo relatore
Clare e Sophia ascoltano concentrate le parole dei pezzi grossi dell’università, lanciandoti spesso sorrisi incoraggianti
Michelle chiude la fila e, seduta con le gambe accavallate, ha le labbra tirate in un’espressione stranamente preoccupata.
James, invece, non è venuto.
D’altra parte tu non hai avuto il coraggio di invitarlo.

 

 

«James non c’è?»
La domanda di tua madre è innocente, ma riesce comunque a farti defluire completamente il sangue dalla testa.
«E’ ad un convegno a Manchester, Mary» spiega Michelle, parandoti gentilmente il culo «Quei bastardi dei suoi capi non hanno voluto sentire ragioni» dopo averti lanciato un lungo ed eloquente sguardo, torna a dedicare le sue attenzioni a nonno Joe che, tutto contento all’idea di avere una quasi avvocatessa tra le conoscenze, la sta interrogando senza sosta informandosi se ci sia qualche speranza di una secessione e successiva riunione con la Repubblica d’Irlanda.
Senti in sottofondo i tuoi genitori dire qualcosa su James.
Complimenti, forse, o esclamazioni di compassione all’idea che sia bistrattato dai capi al punto da non riuscire a partecipare alla laurea della sua…della sua cosa?

 

 

La famiglia Quinn-McCool, così come le due fidanzatine si congedano, ritornando al loro hotel.
Davanti al ristorante situato poco lontano dal tuo palazzo rimanete tu e Michelle.
Ti senti una deficiente, con la tua coroncina di plastica da principessa in testa, la fascia fucsia con la scritta MASTER BABY addosso, il tocco infilato in una delle borse con i regali e l’aria di un cane bastonato.
A confermare le tue ipotesi sullo stato penoso in cui versi, è Michelle che, con uno sbuffo, ti afferra per il braccio, trascinandoti senza troppe cerimonie verso casa.
Una volta nell’appartamento ti strappa le borse dalle mani, abbandonandole per terra e con un gesto imperioso ti fa segno di sederti sul divano, nemmeno fosse lei la padrona di casa.
Come se fosse la cosa più normale del mondo, estrae una bottiglia di Jack Daniels dalla borsa, svita il tappo e te la passa «Sputa il rospo» ti intima.
Due lunghi sorsi alcolici dopo, le stai riassumendo tutto.

 

 

Quando finisci di raccontare, è Michelle quella che necessita alcool.
«Fuck-a-doodle-doo» commenta quasi ammirata «Bella merda»
Ti vedi costretta ad annuire.
«Ma si può sapere che diavolo ti è preso?» ti incalza la mora.
Più che dire la verità, cioè che non ne hai idea, non riesci a dirle. Tutta la fantasia per inventarti giustificazioni devi averla esaurita nella tesi.
«E’ almeno da quando Dee ti ha mollato che gli vai dietro» spalanchi gli occhi e la bocca, udendo quell’insinuazione assolutamente priva di fondamento «Se non addirittura prima…il che spiegherebbe il motivo del tuo scazzo leggendario nei confronti di quella russa che voleva portarselo a letto»
«Ucraina» riesci solo a correggerla, pignola fino al midollo, incapace di dire qualcosa di più intelligente.
Michelle, giustamente, ignora il tuo commento e si concede un altro sorso di Jack «Per quanto mi costi ammetterlo, qui sei tu quella che ha fatto il casino…quindi devi trovare un modo per chiarire con quel pirla di mio cugino»
Parla facile lei.

 

 

Per quando tutta la banda si ritrova riunita a Derry per le vacanze di Natale, tu e James avete fatto pace.
Una specie, perlomeno.
Perlomeno perché, nonostante l’imbarazzo sia in gran parte passato o quantomeno venga abilmente dissimulato, quella famigliarità che nei due anni quasi in simbiosi avevate acquisito si è fritta e strafritta peggio del merluzzo del negozio di Fionnula.
Quasi speri che succeda qualcosa la notte di Capodanno, magari con una spintarella da parte dello spumante.
Michelle deve nutrire le tue stesse speranze, perché continua a passarti bicchieri, lanciandoti occhiate serie e cariche di significato.
Peccato che la sbronza non ti salga nemmeno, lasciando il posto solo ad un pesante e stordente mal di testa che sopprime sul nascere qualunque sviluppo interessante.
Sviluppo interessante che forse non ci sarebbe stato a prescindere, ti dici per consolarti, mentre osservi James ignorarti di proposito, parlottando tutto il tempo con Clare e Sophia di un’imminente conferenza a cui dovrà presenziare.

 

 

Peter è carino.
È un assistente reporter come te, solo che lui lavora per ITV e tu per Channel4.
È cattolico per di più, di nonna irlandese purosangue della contea di Tyrone.
Uno come lui non causerebbe infarti in famiglia, anzi.
Michelle lo odia, in modo abbastanza plateale per di più.
Clare non si è espressa in modo deciso, ma da come arriccia le labbra quando lo vede arrivare, sai anche tu che non le va troppo a genio.
Orla gli ha parlato di quella volta in cui hanno ucciso un orso polare sulla strada di Belfast e deve averlo spaventato al punto che adesso Peter, se può, la evita.
James l’ha solo osservato mentre gli stringeva la mano durante le presentazioni, tornando poi a sedersi al fianco della cugina.
Adesso sono loro i membri del club dei single.
Ed entrambi ti guardano male.

 

 

James, complice un brillante articolo da lui scritto così bene che avrebbe commosso Miss De Brùn, che l’ha lanciato e fatto conoscere in ambito accademico, è ormai considerato un promettente giovane storico in tutte le isole britanniche, e spesso viene invitato a tenere conferenze sulla storia Irlandese, materia in cui si è specializzato e sulla quale continua a studiare.
Ha archiviato, per fortuna, la carriera d’ufficio.
Complici i suoi aneddoti sulla buffa adolescenza a Derry e quell’accento così assurdamente inglese in contrasto, ammalia orde di studenti e incuriosisce professoroni pluridecorati infilati in panciotti di velluto.
Michelle ti fa arrivare per vie traverse -l’argomento in modo esplicito è off-limits- le date e gli orari delle conferenze, ma per fortuna il lavoro ti fornisce ottime scusanti per non andarci.
Perché sono solo il lavoro e la tua paura da coniglio a frenarti, il fatto che tu abbia un fidanzato, realizzi rassegnata, non è poi un gran problema per te.

 

 

Se non te lo avesse ricordato Peter, ti saresti dimenticata del vostro anniversario.
Due anni e mezzo insieme.
Perché Peter si ostini a voler festeggiare anche il mezzo anno ti sfugge.
La fatidica data è tra tre giorni e Peter ha prenotato un romantico tavolo su un ristorante in cima ad un grattacielo della City, che, stando a ciò che dice, ha una vista mozzafiato sulla capitale.
Non vedi l’ora che sia tra quattro giorni.
Non ti piacciono quelle manfrine.
La te sedicenne avrebbe amato essere portata in locali chic al braccio di un ragazzo bello e intelligente.
La te attuale vorrebbe solo infilarsi sotto il pile sul divano e guardare Princess Bride in santa pace ingozzandosi di Maltesers.
Peter è salutista, non gli piacciono i dolci.

 

 

Peter ti ha comunicato giusto quella mattina che il giorno dopo la cena romantica partirete per un paio di romantici giorni in Cornovaglia, sfruttando la chiusura del tuo ufficio.
La Cornovaglia deve essere bella, ma non riesci a mostrarti esaltata.
Componi il numero sul portatile stravaccandoti sul divano e aspetti che la tua migliore amica ti risponda.
Tra un commento e l’altro su quanto sia un bastardo-senza-eguali-stronzo-maledetto-infame il procuratore di Belfast -ci finirà a letto probabilmente entro un mese, ne sei certa- Michelle ti fa sapere en passant che James terrà una conferenza all’Imperial College proprio il giorno dopo il tuo anniversario.
Inconsciamente l’avevi detto di non aspettare altro che arrivasse quel giorno.
Ti appendi alla cornetta stordita mentre la tua amica ricomincia a chiacchierare, ma ormai non la ascolti più.
La sciarpa colorata della convention da pervertiti è ancora abbandonata sull’attaccapanni di casa tua.
Questa volta però ti sembra che le sue bande colorate siano un po’ più vivaci e che non penzoli così moscia.

 

 

Nel mitico ristorante sull’attico non metti piede.
E la Cornovaglia non viene presa nemmeno in considerazione.
Quando Peter passa a prenderti, ti trova in pigiama, con una felpona verde addosso e le calze antiscivolo.
Usa serie di “non sei tu sono io”, “mi spiace dover fare questo”, “meriti di meglio, meriti una brava ragazza che ti ami alla follia”, e poi richiudi la porta alle spalle di Peter che, mogio e ferito, si allontana giù per le scale.
Per quanto un po’ ti dispiaccia, realizzi in fretta che non stai affatto male come forse dovresti dopo aver scaricato Peter.
Ti cacci in bocca una manciata di dolcetti e fissi quella sciarpa.
Si va in scena.

 

 

Arrivi con largo anticipo alla conferenza, sedendoti in ultima fila, provvidenzialmente alle spalle di un tipo grosso quanto un armadio a tre ante che ti coprirebbe perfettamente anche qualora dovessi posizionarti in orizzontale.
James sta sistemando il computer e ogni tanto lancia uno sguardo sui fogli della presentazione.
È nervoso. Lo dissimula molto bene, ma è nervoso.
Tu te ne accorgi.
Se così impegnata ad osservarlo senza farti vedere che non ti accorgi dell’improbabile terzetto appollaiato in terza fila.
Clare ha un foulard grigio avvolto in testa in un assurdo tentativo di mimetizzarsi; Michelle si è stirata i capelli e fa del proprio meglio per rimanere curvata sulla sedia, sperando che James non la veda; Orla, con il cappuccio della felpa e quello della giacca mimetica tirati sulla testa, si è direttamente seduta a gambe incrociate per terra tra le due amiche, assolutamente elettrizzata per quella missione segreta.
«Dov’è Erin?» mormora Clare ansiosa, gettando piccole occhiate qua e là da dietro gli occhiali scuri «Sei sicura che venga?»
Michelle le dedica un’occhiataccia «Verrà vedrai, lo si sentiva nella voce»
«Alcuni medici sostengono che al 70% della popolazione andrebbero tolte le tonsille, l’ho letto su una rivista di Finn» Michelle e Clare abbassano lo sguardo perplesso su Orla, che gioca tutta tranquilla con le stringhe delle scarpe «E rimuovendo quelle si possono avere modificazioni temporanee o permanenti della voce»
Clare batte un paio di volte le palpebre confusa mentre Michelle, per quieto vivere, si professa silenziosamente in accordo con quanto detto da Orla, battendole un paio di colpetti sulla spalla.

 

 

La presentazione, per quanto una profana come lei possa capirne, va molto bene: la maggior parte dei presenti prende diligentemente appunti per tutto il tempo e James, dopo aver condotto una lezione accattivante e interessante, risponde a tutte le domande con competenza e in modo chiaro.
La gente adesso sta incominciando a lasciare l’aula, fermandosi però a porgere i propri saluti a James e al professore che aveva curato il suo intervento, facendoti innervosire.
Certamente le loro domande sul contesto socio economico intorno alla Easter Rising non sono tanto urgenti come quello che hai da dire tu, perdinci!
Dalle file anteriori, dopo che l’uomo-armadio finalmente sgombera, Clare e Michelle individuano l’amica, tirando un sospiro di sollievo.
Ci siamo.
Mentre Clare sgattaiola via senza destare sospetto alcuno, con la faccia sepolta in un opuscolo informativo dell’università, non vedendo dove mette i piedi e sbattendo contro un numero imprecisato di persone, Michelle afferra il braccio di Orla, trascinandola fuori dalla stanza prima che possa avere la malaugurata idea di palesare la sua presenza.
Sono pronte l’MI6 quelle tre.
«Quand’è che posso chiedere a James di Cromwell?»
«Un’altra volta Orla, aye?»
«Ahi, ahi, gran peccato, quel tizio mi affascina proprio»

 

 

Con una dimostrazione di maturità invidiabile, ti sei lasciata scivolare sul pavimento, procedendo a carponi fino al corridoio laterale che porta dalle file più alte dell’auditorium al palco, dove ormai James sta salutando le ultime tre persone.
Levate le tende per cortesia, pensi irritata, azzardandoti ad alzarti in piedi solo quando i tre rompiballe se ne vanno e James is volta per radunare le proprie cose
Sei talmente agitata che ti tremano le gambe mentre scendi da quei gradini.
Ti fermi a due passi da James e, timidamente, gli batti un paio di colpetti sulla spalla.
Dalla sua espressione deduci che non si aspettava di vederti lì.
A quella conferenza.
L’ultima rimasta in sala.
Con la sua vecchia sciarpa addosso.
Rimanete immobili a lungo e tutti i discorsi che ti eri preparata improvvisamente sembrano eliminati dalla memorai del tuo cervello. Gran bella giornalista con la parlantina pronta che sei.
James sbatte le palpebre come a volersi assicurare di non stare svarionando «Non dovresti essere a festeggiare con Peter?»
Okay, perché lui si ricorda dell’anniversario e tu no?!
«Non c’è più nessun anniversario» mormori, torturando le maglie strette e colorate della sciarpa «E comunque non sarebbe importante»
Dejà vu.
Lo pensate entrambi.
Se ne sta in silenzio James, osservandoti curioso, imbarazzato e forse anche divertito, indugiando a lungo sui tuoi occhi e su quella sciarpa.
«Ti andrebbe di fare due passi?» propone con voce bassa e devi proprio fare ricorso a tutto il tuo autocontrollo per non incominciare a saltellare sul posto emettendo strilli di gioia come una quattordicenne in piena crisi ormonale.
Annuisci con decisione, accettando poi il braccio di James che, con la tracolla di pelle in spalla, ti guida fuori dall’edificio.
Fuck-a-doodle-doo, come ti era mancato!

 

 

Nonno Joe oggi ha stranamente trattato James con freddezza.
Il ricciolino adesso è seduto vicino a papà Gerry, Ciaran e Finn, lontano dal patriarca McCool, nell’angolo dei depravati che hanno osato ammaliare le nipoti e le figlie di Joe.
Nonostante tutto, lo vedi che ti sorride.
Quel repentino cambio di atteggiamento è la promozione a membro maschio della famiglia Quinn-McCool e James lo sa.
Ricambi, con un’espressione mezza ebete di cui non ti vergogni affatto.
Le ragazze e tua madre non vi staccano gli occhi di dosso, intenerite.
Sì, persino Michelle è intenerita.
Anna invece è inviperita, perché lei lo dice da anni che James è il principe azzurro, e tu, che ti sei svegliata solo adesso, te lo sei pure accaparrata. Non c’è proprio giustizia al mondo.
Ora sei veramente a casa.

 

 

Non rimanete a lungo a Londra.
Quella città vi porta sfiga, afferma Michelle.
Belfast invece diventa subito vostra.
Con gli studi della BBC NI per te e con la Queen’s University per James.
E con l’appartamentino -che è almeno una scatola di scarpe matrimoniale, specifichi con orgoglio di fronte all’espressione scettica di tua madre- in cui vivete a Falls Park.
Il divano, su cui siete accoccolati intenti a scambiarvi un bacio, è quello vecchio seduti sul quale guardavate Beetlejuice mangiando maltersers.
Nulla di eccezionale insomma.
Tutto ciò che vi serve.

 

 

 

 

 

 


[1] Dee è il ragazzo protestante che compare nella 2x01 con cui inizialmente fa coppia Erin. Non li shippo alla follia, ma un mezzo intrallazzo tra loro due mi sarebbe piaciuto vederlo.
[2] In un tweet Lisa McGee, la scrittrice e regista di Derry Girls, ha dichiarato che Beetlejuice è il film preferito di Erin. Io approvo.
[3] La convention fantascientifica da pervertiti è la “creep convention” di Doctor Who a cui James rinuncia per portare Erin al ballo e la sciarpa colorata sarebbe quella usata dal ragazzo per il cosplay del Quarto Dottore (Tom Baker). Sono una whovian, ma quella definizione mi aveva fatto troppo ridere per riuscire ad offendermi.
[4] Anna è la sorella minore di Erin, la neonata perennemente in braccio a nonno Joe.

Spero che questa wee Jerin vi sia piaciuta 😉
Un abbraccio a chiunque sia passato da questi lidi,
Em

 

 

 

   
 
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