Cronache
di paturnie a lieto fine.
È solo un bacio dato ad una festa universitaria Erin, non
pensarci troppo.
Per di più è un gran bel bacio, ti dici, osservando con la coda dell’occhio
Michelle, che ha smesso momentaneamente di tormentare il povero diavolo di
turno, per mostrarti due pollici in alto.
Ritrovare Dee[1] a quella festa a Glasgow è stata una piacevole sorpresa.
Era da quella volta del progetto scolastico per unire le due fazioni
nordirlandesi che fantasticavi su come sarebbe stato baciarlo, anche se sapevi
e sai tutt’ora che è un protestante.
O forse parte della ragione è proprio quella, realizzi con una scarica di
adrenalina.
Nonostante quell’elettrizzante sensazione di proibito, manca qualcosa.
Cosa però non sapresti dirlo mentre le vostre lingue si intrecciano mischiando il
sapore di vodka da poche sterline e whisky.
Ma hai talmente poca esperienza in questo campo che forse i tuoi dubbi sono
solo paranoie.
Con buona pace dell’affetto tra cugini e la solidarietà tra
amiche e coinquiline, Michelle vi ha cacciati fuori da casa senza troppe
cerimonie intorno alle tre, intimandovi di non starle tra i piedi durante la
sua sessione di studio con Craig. O forse era Caleb…impossibile stare dietro ai
suoi cambi di ragazzi.
Tu e James vi siete trascinati fino alle rive del Clyde, sbocconcellando un
panino seduti su un muretto vicino alla cattedrale di Sant’Andrea, tanto per
reiterare qualche buon stereotipo irlandese. Poi, come se vi foste visti giusto
ieri e non due mesi prima, avete incominciato a chiacchierare di qualunque
cosa.
Mentre ti infervori lanciandoti in una delle tue solite filippiche, vedi James
abbozzare un sorrisino, tra un cenno d’assenso accondiscendente e l’altro e
chissà perché noti solo adesso che quella risatina imbarazzata è…adorabile?
Ha sempre riso così?
No, probabilmente è una cosa che ha imparato ad Edimburgo per far impazzire le
scozzesi.
Se abbia o meno effetto con le scozzesi non sapresti dirlo, ma di certo, per il
tuo modesto parere irlandese, non è affatto male
Stupido Dee.
Una ci prova ad essere aperta di vedute ma niente da fare.
Tutti uguali quegli unionisti.
Con uno sguardo che trasuda pena e comprensione, Michelle ti piazza davanti
l’ennesimo shottino, intimandoti di berlo «Dimentica lo stronzo» commenta con
una scrollata di spalle «Il mondo è pieno di gente figa, ne troverai un altro
presto…persino James ha la ragazza, c’è speranza per tutti, aye?»
massaggiandosi il fianco dove si è abbattuta la poderosa gomitata della cugina,
James borbotta qualcosa in assenso, rosso d’imbarazzo.
Il fatto che James abbia una ragazza però non ti rassicura proprio per un
cavolo, pensi mesta buttando giù a goccia quella roba rosata disgustosa che
riempiva il bicchierino.
Proprio per un cavolo.
Alla festa di presentazione ufficiale della ragazza di Clare
ti senti estremamente fuori posto.
Clare, molto rilassata per i suoi standard, e Sophia sono veramente adorabili,
sedute vicini a capotavola con le mani intrecciate.
Orla, seduta a gambe incrociate sta parlando di chissà cosa con Finn che, senza
nascondere un filo di scetticismo, la ascolta attento, ormai avvezzo alle
assurdità della sua ragazza. Nessuno ha capito cosa ci piglino insieme e una
parte di te è fermamente convinta che il futuro dottore di Dublino la stia
studiando come caso clinico, ma finché stanno bene loro due è inutile farsi
troppe domande.
Michelle e la sua nuova fiamma -ti ha detto sette volte il suo nome, ma non riesci
proprio a ricordarlo- alternano baci appassionati a battibecchi stizziti.
E poi ci sei tu in piedi, che li guardi dalla cucina mentre aspetti che
l’arrosto sia cotto.
Il cibo e i pensieri, ecco le unica relazioni stabili nella tua vita.
La porta si apre ed entra James, con il naso arrossato per il freddo di
dicembre e l’aria imbarazzata di chi sa di essere in ritardo.
«La tua ragazza?» chiedi confusa, guardando la porta chiudersi alle sue spalle.
Sfilandosi i guanti, scuote la testa e scrolla le spalle «Sono single da undici
ore per la precisione»
Ti devi quasi frenare dal sorridere lieta e uscirtene con un sincero quanto
inopportuno “mi fa piacere sentirlo”.
Nel dubbio, gli passi un bicchiere di vino «Slàinte
e bentornato nel club» dici solamente, ricambiando il suo sorriso quando i
vostri bicchieri tintinnano scontrandosi.
Se ti avessero detto che saresti finita a Londra non ci
avresti mai creduto.
Eppure eccoti lì, in procinto di iniziare il master, nel tuo nuovo appartamento
che sembra più una scatola di scarpe, arredato per ora solo con dei mobili
spogli e una bandiera irlandese appesa sopra il letto sfatto.
Tanto per non dimenticare le amate origini.
La festa di in bocca al lupo per la partenza che ti hanno fatto a Derry solo la
sera prima aveva il sapore di una veglia funebre, con mamma, zia Sarah e Clare
che piangevano commosse e zio Colm che elencava in
tono monocorde tutti i crimini avvenuti a Londra da quando ancora si girava
armati di clave.
Nella metro della capitale, circondata da tutte quelle persone che sembravano
sapere perfettamente cosa fare a differenza tua, hai incominciato a capire
James.
Doveva essere quella sensazione il sentirsi un pesce fuor d’acqua.
La solidarietà tra espatriati deve aver colpito e solo pochi
giorni dopo esserti trasferita ti sei ritrovata James alla porta.
Alza la bottiglia di whisky -irlandese- che ha in mano e ti sorride «Ho ottenuto
un buon contratto di un anno in un ufficio a Pimlico»
ti dice, dando forse per scontato che tu sappia dove diamine sia Pimlico.
Non hai ancora finito di spacchettare la tua roba e dovresti decisamente
portarti avanti con la relazione che ti hanno già assegnato alla Goldsmith, ma
lì davanti a te ci sono quegli occhi verdi chiari tanto buoni, ansiosi di
festeggiare i vostri successi e non riesci a fare altro che scostarti dalla
soglia, lasciandolo entrare.
Mentre gli fai fare un brevissimo tour della casa, senti un piacevole calore
che ti invade.
E dire che non hai ancora preso nemmeno un goccio di whisky.
Forse James ti piace.
Anzi, sicuramente James ti piace.
Puoi dirlo con sicurezza perché se non fosse così non riusciresti a definire mozzafiato
l’immagine di lui che ronfa sul tuo divano, dove vi siete addormentati la sera
scorsa guardando Beetlejuice[2], con un
rivolino di bava che gli scende dalla bocca spalancata.
Arrossisci come un peperone, rannicchiandoti maggiormente dal tuo lato del
divano, tirandoti su la coperta di pile che condividete fino alle orecchie,
quasi a voler nascondere quei pensieri che sai essere impressi a chiare lettere
sul tuo volto.
Bel casino.
Che cosa stiamo facendo?
Glielo si legge in faccia, quando si allontana leggermente dal tuo volto,
guardandoti sconvolto e con il fiatone.
Scuoti il capo e gli passi una mano tra i ricci color sabbia, chiudendo gli
occhi e spegnendo senza troppe remore il cervello quando lui ricomincia a
baciarti.
Non lo so, sapresti solo rispondergli.
Non c’è nulla di maestoso nel modo impacciato e frettoloso in cui vi
spogliate, in come cadete l’uno sopra all’altro sul tuo letto cigolante,
urtandovi maldestri i nasi.
Imbranati, quasi te la vedi Michelle che rotea gli occhi di fronte a
quella performance scoordinata da principianti storditi.
Principianti storditi quali in fondo siete.
Non chiudi occhio quella notte.
Nemmeno quando James finalmente si addormenta, respirando leggero al tuo
fianco.
Nudo.
E anche tu lo sei, in tutti i sensi.
Gesù, cosa avete fatto?!
Vuoi un disegnino? La voce della tua coscienza parla come Michelle e
ciò non è per nulla rassicurante.
Che cosa significa quella notte?!
Erin, forse è il caso che cominci seriamente ad aprire gli occhi e a
ragionare. Ripensandoci, era meglio quando la coscienza parlava come Michelle
invece che come Clare.
Due anni di serate passate a guardare film mangiando
schifezze.
Due anni di tour guidati su e giù per i meandri di Londra.
Due anni di sbronze consolatrici per gli esami falliti e le promozioni mancate.
Due anni di sbronze celebrative per i traguardi raggiunti.
Due anni di sbronze immotivate perché siete irlandesi -sì, anche James lo è,
accento stupido a parte- e non vi serve una vera ragione per bere.
Due anni di confidenze a cuore aperto, risate e bisticci innocenti risolti in
trenta secondi.
E all’improvviso sbam, una notte di sesso incasinatrice.
E non avete nemmeno l’alcool a cui dare la colpa, diavolo!
Meno giustificabile è però il “Abbiamo fatto uno sbaglio” che ti esce dalla
bocca senza che tu riesca a fermarlo.
Il volto di James, stupefatto e ferito, ti fa salire un groppo alla gola a dir
poco soffocante che estingue sul nascere qualunque altra clamorosa stronzata
volessi direi.
Due anni di tanti momenti.
Due anni che forse, pensi con gli occhi colmi di lacrime, spiando dalla
finestra James che si allontana dal tuo palazzo deluso e arrabbiato, sono
andati allegramente a puttane in una sola notte.
Vicina alla porta, chiusasi con un colpo furibondo che ancora senti rimbombare
nelle ossa, è appesa ciondolante la sciarpa a bande colorate che il ragazzo ha
dimenticato.
Era quella che faceva parte del costume che James avrebbe dovuto indossare a
quella convention fantascientifica per pervertiti[3] la notte in cui
poi è venuto in tuo soccorso, offrendosi come cavaliere per il ballo.
Ti senti veramente miserabile.
Alla cerimonia per il Master -lode, yuppie, ma non riesci
nemmeno a gioire- sembra che mezza Derry si sia riversata nell’aula magna della
Goldsmith.
Nonno Joe, che di questo passo vi seppellirà tutti, ha un crocifisso d’oro al collo
che ostenta con orgoglio e guarda male qualunque inglese gli capiti a tiro.
Cioè i due terzi delle persone.
Mamma Mary ha un cappellino orrendo e stringe emozionata la mano di papà Gerry,
che ha occhi solo per te, in piedi sul palco con il tocco in testa.
Anna[4], ignorata bellamente da tutti, si muove come un’anguilla
sulla sedia, profondamente annoiata dalla situazione.
Zia Sara e Orla sono controllate a vista da Finn, che, strano ma vero, non ha
ancora abbandonato la pazza nave McCool, il quale
ogni tanto suggerisce loro educatamente di non commentare ad alta voce quanto
sia buffa la faccia del tuo relatore
Clare e Sophia ascoltano concentrate le parole dei pezzi grossi dell’università,
lanciandoti spesso sorrisi incoraggianti
Michelle chiude la fila e, seduta con le gambe accavallate, ha le labbra tirate
in un’espressione stranamente preoccupata.
James, invece, non è venuto.
D’altra parte tu non hai avuto il coraggio di invitarlo.
«James non c’è?»
La domanda di tua madre è innocente, ma riesce comunque a farti defluire
completamente il sangue dalla testa.
«E’ ad un convegno a Manchester, Mary» spiega Michelle, parandoti gentilmente
il culo «Quei bastardi dei suoi capi non hanno voluto sentire ragioni» dopo
averti lanciato un lungo ed eloquente sguardo, torna a dedicare le sue
attenzioni a nonno Joe che, tutto contento all’idea di avere una quasi
avvocatessa tra le conoscenze, la sta interrogando senza sosta informandosi se
ci sia qualche speranza di una secessione e successiva riunione con la
Repubblica d’Irlanda.
Senti in sottofondo i tuoi genitori dire qualcosa su James.
Complimenti, forse, o esclamazioni di compassione all’idea che sia bistrattato
dai capi al punto da non riuscire a partecipare alla laurea della sua…della sua
cosa?
La famiglia Quinn-McCool, così come
le due fidanzatine si congedano, ritornando al loro hotel.
Davanti al ristorante situato poco lontano dal tuo palazzo rimanete tu e
Michelle.
Ti senti una deficiente, con la tua coroncina di plastica da principessa in
testa, la fascia fucsia con la scritta MASTER BABY addosso, il tocco infilato
in una delle borse con i regali e l’aria di un cane bastonato.
A confermare le tue ipotesi sullo stato penoso in cui versi, è Michelle che,
con uno sbuffo, ti afferra per il braccio, trascinandoti senza troppe cerimonie
verso casa.
Una volta nell’appartamento ti strappa le borse dalle mani, abbandonandole per
terra e con un gesto imperioso ti fa segno di sederti sul divano, nemmeno fosse
lei la padrona di casa.
Come se fosse la cosa più normale del mondo, estrae una bottiglia di Jack
Daniels dalla borsa, svita il tappo e te la passa «Sputa il rospo» ti intima.
Due lunghi sorsi alcolici dopo, le stai riassumendo tutto.
Quando finisci di raccontare, è Michelle quella che necessita
alcool.
«Fuck-a-doodle-doo»
commenta quasi ammirata «Bella merda»
Ti vedi costretta ad annuire.
«Ma si può sapere che diavolo ti è preso?» ti incalza la mora.
Più che dire la verità, cioè che non ne hai idea, non riesci a dirle. Tutta la
fantasia per inventarti giustificazioni devi averla esaurita nella tesi.
«E’ almeno da quando Dee ti ha mollato che gli vai dietro» spalanchi gli occhi
e la bocca, udendo quell’insinuazione assolutamente priva di fondamento «Se
non addirittura prima…il che spiegherebbe il motivo del tuo scazzo leggendario
nei confronti di quella russa che voleva portarselo a letto»
«Ucraina» riesci solo a correggerla, pignola fino al midollo, incapace di dire
qualcosa di più intelligente.
Michelle, giustamente, ignora il tuo commento e si concede un altro sorso di
Jack «Per quanto mi costi ammetterlo, qui sei tu quella che ha fatto il
casino…quindi devi trovare un modo per chiarire con quel pirla di mio cugino»
Parla facile lei.
Per quando tutta la banda si ritrova riunita a Derry per le
vacanze di Natale, tu e James avete fatto pace.
Una specie, perlomeno.
Perlomeno perché, nonostante l’imbarazzo sia in gran parte passato o quantomeno
venga abilmente dissimulato, quella famigliarità che nei due anni quasi in
simbiosi avevate acquisito si è fritta e strafritta
peggio del merluzzo del negozio di Fionnula.
Quasi speri che succeda qualcosa la notte di Capodanno, magari con una spintarella
da parte dello spumante.
Michelle deve nutrire le tue stesse speranze, perché continua a passarti
bicchieri, lanciandoti occhiate serie e cariche di significato.
Peccato che la sbronza non ti salga nemmeno, lasciando il posto solo ad un
pesante e stordente mal di testa che sopprime sul nascere qualunque sviluppo
interessante.
Sviluppo interessante che forse non ci sarebbe stato a prescindere, ti dici per
consolarti, mentre osservi James ignorarti di proposito, parlottando tutto il
tempo con Clare e Sophia di un’imminente conferenza a cui dovrà presenziare.
Peter è carino.
È un assistente reporter come te, solo che lui lavora per ITV e tu per
Channel4.
È cattolico per di più, di nonna irlandese purosangue della contea di Tyrone.
Uno come lui non causerebbe infarti in famiglia, anzi.
Michelle lo odia, in modo abbastanza plateale per di più.
Clare non si è espressa in modo deciso, ma da come arriccia le labbra quando lo
vede arrivare, sai anche tu che non le va troppo a genio.
Orla gli ha parlato di quella volta in cui hanno ucciso un orso polare sulla
strada di Belfast e deve averlo spaventato al punto che adesso Peter, se può,
la evita.
James l’ha solo osservato mentre gli stringeva la mano durante le presentazioni,
tornando poi a sedersi al fianco della cugina.
Adesso sono loro i membri del club dei single.
Ed entrambi ti guardano male.
James, complice un brillante articolo da lui scritto così
bene che avrebbe commosso Miss De Brùn, che l’ha
lanciato e fatto conoscere in ambito accademico, è ormai considerato un
promettente giovane storico in tutte le isole britanniche, e spesso viene
invitato a tenere conferenze sulla storia Irlandese, materia in cui si è
specializzato e sulla quale continua a studiare.
Ha archiviato, per fortuna, la carriera d’ufficio.
Complici i suoi aneddoti sulla buffa adolescenza a Derry e quell’accento così
assurdamente inglese in contrasto, ammalia orde di studenti e incuriosisce
professoroni pluridecorati infilati in panciotti di velluto.
Michelle ti fa arrivare per vie traverse -l’argomento in modo esplicito è
off-limits- le date e gli orari delle conferenze, ma per fortuna il lavoro ti
fornisce ottime scusanti per non andarci.
Perché sono solo il lavoro e la tua paura da coniglio a frenarti, il fatto che
tu abbia un fidanzato, realizzi rassegnata, non è poi un gran problema per te.
Se non te lo avesse ricordato Peter, ti saresti dimenticata
del vostro anniversario.
Due anni e mezzo insieme.
Perché Peter si ostini a voler festeggiare anche il mezzo anno ti sfugge.
La fatidica data è tra tre giorni e Peter ha prenotato un romantico tavolo su
un ristorante in cima ad un grattacielo della City, che, stando a ciò che dice,
ha una vista mozzafiato sulla capitale.
Non vedi l’ora che sia tra quattro giorni.
Non ti piacciono quelle manfrine.
La te sedicenne avrebbe amato essere portata in locali chic al braccio di un
ragazzo bello e intelligente.
La te attuale vorrebbe solo infilarsi sotto il pile sul divano e guardare Princess Bride in santa pace ingozzandosi di Maltesers.
Peter è salutista, non gli piacciono i dolci.
Peter ti ha comunicato giusto quella mattina che il giorno
dopo la cena romantica partirete per un paio di romantici giorni in Cornovaglia,
sfruttando la chiusura del tuo ufficio.
La Cornovaglia deve essere bella, ma non riesci a mostrarti esaltata.
Componi il numero sul portatile stravaccandoti sul divano e aspetti che la tua
migliore amica ti risponda.
Tra un commento e l’altro su quanto sia un bastardo-senza-eguali-stronzo-maledetto-infame
il procuratore di Belfast -ci finirà a letto probabilmente entro un mese, ne
sei certa- Michelle ti fa sapere en passant che James terrà una conferenza
all’Imperial College proprio il giorno dopo il tuo anniversario.
Inconsciamente l’avevi detto di non aspettare altro che arrivasse quel giorno.
Ti appendi alla cornetta stordita mentre la tua amica ricomincia a
chiacchierare, ma ormai non la ascolti più.
La sciarpa colorata della convention da pervertiti è ancora abbandonata sull’attaccapanni
di casa tua.
Questa volta però ti sembra che le sue bande colorate siano un po’ più vivaci e
che non penzoli così moscia.
Nel mitico ristorante sull’attico non metti piede.
E la Cornovaglia non viene presa nemmeno in considerazione.
Quando Peter passa a prenderti, ti trova in pigiama, con una felpona verde addosso e le calze antiscivolo.
Usa serie di “non sei tu sono io”, “mi spiace dover fare questo”, “meriti di
meglio, meriti una brava ragazza che ti ami alla follia”, e poi richiudi la
porta alle spalle di Peter che, mogio e ferito, si allontana giù per le scale.
Per quanto un po’ ti dispiaccia, realizzi in fretta che non stai affatto male come
forse dovresti dopo aver scaricato Peter.
Ti cacci in bocca una manciata di dolcetti e fissi quella sciarpa.
Si va in scena.
Arrivi con largo anticipo alla conferenza, sedendoti in
ultima fila, provvidenzialmente alle spalle di un tipo grosso quanto un armadio
a tre ante che ti coprirebbe perfettamente anche qualora dovessi posizionarti
in orizzontale.
James sta sistemando il computer e ogni tanto lancia uno sguardo sui fogli
della presentazione.
È nervoso. Lo dissimula molto bene, ma è nervoso.
Tu te ne accorgi.
Se così impegnata ad osservarlo senza farti vedere che non ti accorgi
dell’improbabile terzetto appollaiato in terza fila.
Clare ha un foulard grigio avvolto in testa in un assurdo tentativo di
mimetizzarsi; Michelle si è stirata i capelli e fa del proprio meglio per
rimanere curvata sulla sedia, sperando che James non la veda; Orla, con il cappuccio
della felpa e quello della giacca mimetica tirati sulla testa, si è
direttamente seduta a gambe incrociate per terra tra le due amiche,
assolutamente elettrizzata per quella missione segreta.
«Dov’è Erin?» mormora Clare ansiosa, gettando piccole occhiate qua e là da
dietro gli occhiali scuri «Sei sicura che venga?»
Michelle le dedica un’occhiataccia «Verrà vedrai, lo si sentiva nella voce»
«Alcuni medici sostengono che al 70% della popolazione andrebbero tolte le
tonsille, l’ho letto su una rivista di Finn» Michelle e Clare abbassano lo
sguardo perplesso su Orla, che gioca tutta tranquilla con le stringhe delle
scarpe «E rimuovendo quelle si possono avere modificazioni temporanee o
permanenti della voce»
Clare batte un paio di volte le palpebre confusa mentre Michelle, per quieto
vivere, si professa silenziosamente in accordo con quanto detto da Orla,
battendole un paio di colpetti sulla spalla.
La presentazione, per quanto una profana come lei possa
capirne, va molto bene: la maggior parte dei presenti prende diligentemente
appunti per tutto il tempo e James, dopo aver condotto una lezione accattivante
e interessante, risponde a tutte le domande con competenza e in modo chiaro.
La gente adesso sta incominciando a lasciare l’aula, fermandosi però a porgere
i propri saluti a James e al professore che aveva curato il suo intervento,
facendoti innervosire.
Certamente le loro domande sul contesto socio economico intorno alla Easter Rising non sono tanto
urgenti come quello che hai da dire tu, perdinci!
Dalle file anteriori, dopo che l’uomo-armadio finalmente sgombera, Clare e
Michelle individuano l’amica, tirando un sospiro di sollievo.
Ci siamo.
Mentre Clare sgattaiola via senza destare sospetto alcuno, con la faccia
sepolta in un opuscolo informativo dell’università, non vedendo dove mette i
piedi e sbattendo contro un numero imprecisato di persone, Michelle afferra il
braccio di Orla, trascinandola fuori dalla stanza prima che possa avere la
malaugurata idea di palesare la sua presenza.
Sono pronte l’MI6 quelle tre.
«Quand’è che posso chiedere a James di Cromwell?»
«Un’altra volta Orla, aye?»
«Ahi, ahi, gran peccato, quel tizio mi affascina proprio»
Con una dimostrazione di maturità invidiabile, ti sei
lasciata scivolare sul pavimento, procedendo a carponi fino al corridoio
laterale che porta dalle file più alte dell’auditorium al palco, dove ormai
James sta salutando le ultime tre persone.
Levate le tende per cortesia, pensi irritata, azzardandoti ad alzarti in
piedi solo quando i tre rompiballe se ne vanno e James is volta per radunare le
proprie cose
Sei talmente agitata che ti tremano le gambe mentre scendi da quei gradini.
Ti fermi a due passi da James e, timidamente, gli batti un paio di colpetti
sulla spalla.
Dalla sua espressione deduci che non si aspettava di vederti lì.
A quella conferenza.
L’ultima rimasta in sala.
Con la sua vecchia sciarpa addosso.
Rimanete immobili a lungo e tutti i discorsi che ti eri preparata
improvvisamente sembrano eliminati dalla memorai del tuo cervello. Gran bella
giornalista con la parlantina pronta che sei.
James sbatte le palpebre come a volersi assicurare di non stare svarionando «Non dovresti essere a festeggiare con Peter?»
Okay, perché lui si ricorda dell’anniversario e tu no?!
«Non c’è più nessun anniversario» mormori, torturando le maglie strette e
colorate della sciarpa «E comunque non sarebbe importante»
Dejà vu.
Lo pensate entrambi.
Se ne sta in silenzio James, osservandoti curioso, imbarazzato e forse anche
divertito, indugiando a lungo sui tuoi occhi e su quella sciarpa.
«Ti andrebbe di fare due passi?» propone con voce bassa e devi proprio fare
ricorso a tutto il tuo autocontrollo per non incominciare a saltellare sul
posto emettendo strilli di gioia come una quattordicenne in piena crisi
ormonale.
Annuisci con decisione, accettando poi il braccio di James che, con la tracolla
di pelle in spalla, ti guida fuori dall’edificio.
Fuck-a-doodle-doo,
come ti era mancato!
Nonno Joe oggi ha stranamente trattato James con freddezza.
Il ricciolino adesso è seduto vicino a papà Gerry, Ciaran
e Finn, lontano dal patriarca McCool, nell’angolo dei
depravati che hanno osato ammaliare le nipoti e le figlie di Joe.
Nonostante tutto, lo vedi che ti sorride.
Quel repentino cambio di atteggiamento è la promozione a membro maschio della
famiglia Quinn-McCool e James lo sa.
Ricambi, con un’espressione mezza ebete di cui non ti vergogni affatto.
Le ragazze e tua madre non vi staccano gli occhi di dosso, intenerite.
Sì, persino Michelle è intenerita.
Anna invece è inviperita, perché lei lo dice da anni che James è il principe
azzurro, e tu, che ti sei svegliata solo adesso, te lo sei pure accaparrata.
Non c’è proprio giustizia al mondo.
Ora sei veramente a casa.
Non rimanete a lungo a Londra.
Quella città vi porta sfiga, afferma Michelle.
Belfast invece diventa subito vostra.
Con gli studi della BBC NI per te e con la Queen’s
University per James.
E con l’appartamentino -che è almeno una scatola di scarpe matrimoniale,
specifichi con orgoglio di fronte all’espressione scettica di tua madre- in cui
vivete a Falls Park.
Il divano, su cui siete accoccolati intenti a scambiarvi un bacio, è quello vecchio
seduti sul quale guardavate Beetlejuice mangiando maltersers.
Nulla di eccezionale insomma.
Tutto ciò che vi serve.
[1] Dee è il ragazzo protestante che compare nella 2x01 con
cui inizialmente fa coppia Erin. Non li shippo alla
follia, ma un mezzo intrallazzo tra loro due mi sarebbe piaciuto vederlo.
[2] In un tweet Lisa McGee, la scrittrice e regista
di Derry Girls, ha dichiarato che Beetlejuice è il
film preferito di Erin. Io approvo.
[3] La convention fantascientifica da pervertiti è la “creep
convention” di Doctor Who a cui James rinuncia per portare Erin al ballo e la
sciarpa colorata sarebbe quella usata dal ragazzo per il cosplay del Quarto Dottore
(Tom Baker). Sono una whovian, ma quella definizione
mi aveva fatto troppo ridere per riuscire ad offendermi.
[4] Anna è la sorella minore di Erin, la neonata perennemente in braccio a
nonno Joe.
Spero che questa wee Jerin vi sia piaciuta 😉
Un abbraccio a chiunque sia passato da questi lidi,
Em