Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: evil 65    27/06/2020    10 recensioni
( Sequel di So Wrong )
Quando vengono assegnati ad una missione congiunta, Peter Parker e Carol Danvers si ritrovano costretti a ad affrontare sentimenti che credevano ormai soppressi da tempo.
A peggiorare ulteriormente la situazione già molto tesa, i problemi per la coppia di Avengers sembrano appena cominciati. Perché ad Harpswell, cittadina natale della stessa Carol, cominciano ad avvenire numerose sparizioni che coinvolgono bambini…
( Crossover Avengers x IT's Stephen King )
Genere: Fantasy, Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Carol Danvers/Captain Marvel, Peter Parker/Spider-Man
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ecco l’ultimo capitolo! Vi auguro una buona lettura, e vi consiglio di andarvi a leggere le note una volta terminato ;)
 


Epilogue
 
La sala d’attesa, al secondo piano dell’edificio, era molto piccola, molto lussuosa, molto intima. Era tutta per lui: Norman Osborn, presidente delle Oscorp Industries e rappresentante della maggior parte delle grandi aziende di New York.
All’uscita dell’ascensore, il miliardario camminò con passo sicuro fino alla porta del suo studio.
Una stagista, che a Osborn ricordava vagamente una delle vecchie star della gloriosa Tv viste quand’era ragazzino, sorrise al suo ingresso. Era seduta a una scrivania pittoresca, all’interno di una rientranza che sembrava una giungla equatoriale, circondata com’era da tante piante.
Quando l’uomo varcò la porta dello studio, prese una rapida occhiata agli interni della stanza.
A dispetto di quello che una persona comune si sarebbe potuta aspettare, l’ufficio aveva caratteristiche quasi spartane.  C’erano solo una scrivania, una stampate fax, una macchinetta del caffè modello Moka e qualche felce sparsa lungo gli angoli.
E una volta dentro…Norman si trovò davanti a due figure che riconobbe all’istante: gli eroi noti al pubblico come Capitan Marvel e Spider-Man.
Il magnante rimase fermo e immobile, gli occhi puntati in direzione della coppia per quasi un minuto buono.
Quando quel lasso di tempo giunse al termine, rilasciò un sospiro infastidito.
<< Sembra che dovrò trovare nuovi addetti alla sicurezza >> borbottò più a se stesso che a loro, mentre camminava fino alla macchinetta del caffè.
Carol fu la prima a farsi avanti.
<< Dobbiamo parlare con lei, Signor Osborn >> disse freddamente, il volto adornato da un’espressione impassibile.
Norman si limitò a darle la schiena e cominciò ad armeggiare con il Moka.
<< Quello che dovreste fare…è prendere un appuntamento >> rispose con tono casuale. << Ma per gli Avengers? Beh, sono disposto a fare un’eccezione. >>
Detto questo, riempì un bicchiere di caffè e si voltò nuovamente in direzione della coppia di supereroi, le labbra ora arricciate in un sorriso accomodante.
<< Allora, cosa posso fare per voi? >> chiese con voce apparentemente piacevole. Non sembrava per nulla intimidito dal fatto che due degli esseri più potenti del mondo avessero fatto irruzione nel suo santuario senza alcun tipo di avvertimento. Era quasi come si aspettasse una loro visita.
Già solo questo fu sufficiente a far cadere lo stomaco di Peter. Ormai, era abbastanza sicuro di quale sarebbe stato l’esito di questa conversazione…e non era affatto quello che aveva sperato.
<< Sappiamo che è stato lei ad organizzare l’evasione di Adrian Toomes, Herman Schultz, Phineas Mason e Mac Gargan, due anni fa >> disse Carol, lasciando trasparire quel tono autoritario che di solito riservava ai criminali appena catturati o colti in flagrante.
Osborn, tuttavia, mantenne il suo sorriso, per poi arricciare il volto in un’espressione confusa.
<< Temo che questi nomi non mi siano familiari >> ribattè con tono contemplativo. << Ma se volete, posso chiedere alla mia assistente di rinfrescarmi la memoria. >>
E, detto questo, camminò fino alla scrivania e premette un pulsante giallo situato appena sotto la cornice del mobile. Dopo appena mezzo minuto, qualcuno si fece strada oltre la porta dell’ufficio. Una figura che sia Peter che Carol riconobbero all’istante.
La bionda strinse ambe le palpebre degli occhi, non appena il suo sguardo si posò sull’inconfondibile volto della donna che aveva cercato di catturare il suo compagno di squadra appena due giorni prima.
<< Tu… >> sibilò a denti stretti.
La sicaria si limitò a lanciarle una rapida occhiata, fermandosi affianco a Osborn con occhi vacui e inespressivi che non faceva trasparire altro che pura professionalità.
<< Lei è Sable, la mia…tuttofare >> disse Norman, il cui sorriso aveva assunto caratteristiche molto più predatorie. << Davvero, se non fosse per lei…beh, temo che finirei pure con il dimenticarmi di allacciare le scarpe. >>
<< Lei è troppo modesto, Signor Osborn >>
Il magnante ridacchiò, apparentemente divertito dalle parole della segretaria.
<< Dimmi, Sable, i nomi Adrian Toomes, Herman Schultz, Phineas Mason e Mac Gargan ti suonano familiari? >> chiese con tono casuale.
La donna si portò una mano al mento, simulando un’espressione contemplativa.
<< Se non sbaglio, sono i nomi di alcuni trafficanti di armi catturati dal qui presente Spider-Man, circa otto anni fa. Ma, a parte questo, temo di non essere molto preparata sull’argomento >> ammise con una scrollata di spalle.
A quelle parole, Osborn allargò ambe le braccia e rilasciò un sospiro affranto.
<< Sembra che non potrò esservi molto utile… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase.
Carol scattò in avanti e lo afferrò per il colletto della giacca, sollevandolo da terra. Sable avvicinò rapidamente la mano destra alla cintura dei pantaloni – probabilmente per afferrare una pistola – ma un rapido sguardo ad opera del suo superiore la costrinse a fermarsi.
<< Pensi davvero di potertela cavare così? >> ringhiò Carol, gli occhi ora illuminati da un intenso bagliore dorato. << Organizzare un’evasione, inviare degli uomini a catturare un Avenger, provocare la morte di un civile…e andartene via come se niente fosse? >>
Nonostante la sfuriata della supereroina, il volto di Osborn rimase una maschera sorridente e accomodante.
Rimase in silenzio per qualche secondo, lo sguardo fisso in quello della bionda.
<< Signorina Danvers… >> cominciò pazientemente, << rispetto il lavoro degli Avengers più di chiunque altro, ma se non mi lascia andare entro cinque secondi…beh, temo che dovrò indire una conferenza stampa in cui mostrerò foto e video alquanto dettagliati di Capitan Marvel sul punto di pestare a sangue uno stimato membro della nostra società. >>
Detto questo, indicò un angolo del soffitto dell’ufficio.
Carol seguì il dito con lo sguardo…e si bloccò. C’era una telecamera a circuito chiuso situata proprio in quel punto della stanza. La spia rossa che lampeggiava accanto alla lente era un segno più che chiaro che stesse registrando.
La donna imprecò mentalmente.
<< Senza alcuna prova che condanni questi presunti crimini di cui mi accusate, potrei aggiungere >> riprese Norman, mentre continuava a sorridere piacevolmente.
Carol rimase in silenzio, passando brevemente la testa da lui alla telecamera.
Poi, dopo quello che sembrò un tempo interminabile, schioccò la lingua e lasciò andare l’uomo.
Osborn si rimise a posto il colletto come se niente fosse. Analogamente a prima, non sembrava per nulla preoccupato dall’intera situazione e nemmeno dalle accuse dell’Avenger.
Per quanto avesse sperato il contrario, Carol non si ritrovò certo sorpresa dalla cosa.
Una volta tornati a casa Danvers, lei e Peter avevano scoperto che i loro attaccanti avevano approfittato della loro momentanea assenza per darsela a gambe. In circostanze diverse, entrambi gli Avengers avrebbero consegnato personalmente i criminali alla prigione più vicina. Sfortunatamente, il rapimento di Junior per mano di Pennywise aveva reso impossibile una simile linea d’azione…e Osborn ne era perfettamente consapevole.
Non essendoci video dello scontro, né testimoni, ad eccezione di una donna la cui cittadinanza terrestre era incerta al meglio e un vigilante la cui identità non poteva essere confermata…beh, nessuna giuria competente avrebbe mai dato peso alle parole della coppia riguardo un eventuale coinvolgimento illecito di uno degli individui più ricchi e stimati di New York, nonostante la loro posizione. E Osborn sapeva anche questo. E non potevano nemmeno provare che Sable fosse stata coinvolta nell’attacco.
Non potevano toccarlo…la legge, come in molte altre situazioni, era contro di loro. 
Carol fece per andarsene, ma con la coda dell’occhio notò Peter incamminarsi fino alla figura del magnante, fermandosi ad appena un paio di passi da lui.
Il vigilante rimase completamente immobile, le lenti della maschera fisse negli occhi del miliardario. Questi restituì il suo sguardo con diffidenza, quasi si aspettasse di essere attaccato. Sable, a quanto pare, si ritrovò a condividere i timori del suo capo, poiché riavvicinò la mano alla pistola che aveva appesa alla cintura.
Peter, tuttavia, non fece alcun segno di voler colpire l’uomo. Semplicemente, si limitò a scrutare Osborn da capo a piedi.
<< Conosco i tipi come te >> disse all’improvviso, sorprendendo il magnante. << Persone che si ritengono intoccabili a causa della propria posizione. Convinte di avere sotto controllo tutto e tutti grazie ai loro agganci e al loro denaro: Gangster, funzionari dell’Hydra…non ha importanza. Alla fine, finiscono sempre con il fare un passo falso. >>
Di fronte a lui, Osborn aprì la bocca per controbattere, ma Spider-Man non gli diede la possibilità di farlo.
<< Pensi di avere il controllo…ma ti sbagli. Ora sappiamo chi sei. Il tuo anonimato non potrà più aiutarti >> continuò implacabile, mentre gli puntava un dito contro. << Non m’importa perché volevi catturarmi. Se per vendetta, per usare i miei poteri, o per altre mille ragioni. D’ora in avanti…ti starò addosso come una zecca sul pelo di un cane. >>
Si porse in avanti, le lenti della maschera ora assottigliate in un paio di fessure.
<< E quando farai quell’inevitabile passo falso…io sarò lì, pronto a sbatterti in galera >> sussurrò freddamente.
Detto questo, si girò di scatto e procedette a fuoriuscire dallo studio, lasciandosi dietro un Norman Osborn visibilmente fumante.
Carol sorrise appena, prima di chiudere il volto nella sua consueta “espressione da poliziotta”, come a Peter piaceva indicarla.
Si avvicinò al magnante e gli posò una mano sulla spalla.
<< Prova ad avvicinarti a lui ancora una volta…o semplicemente a guardare nella sua direzione…e che Dio mi aiuti, ti staccherò la testa personalmente, anche a costo di venire bollata come criminale a vita >> ringhiò, il corpo illuminato da un debole bagliore dorato.
Osborn rimase in silenzio e si limitò a fissarla con uno sguardo duro.
Carol si voltò, apparentemente soddisfatta dal suo tentativo di intimidazione. Fece per uscire dallo studio…
<< Ho saputo di sua madre e suo fratello, signorina Danvers. >>
La donna si bloccò di colpo. Rimase con la mano stretta attorno al pomello della porta e il suo corpo venne percosso da un brivido di collera. 
<< Le faccio le mie condoglianze. Spero davvero che vostro fratello si riprenda >> proseguì il magnante, con tono piacevole. E, sebbene Carol non potesse vederlo, riuscì comunque a immaginare il ghigno intonacato sul volto dell’uomo.
Prendendo un respiro profondo, la bionda fece appello a tutto l’autocontrollo che aveva in corpo per non girarsi e scaraventare il miliardario dalla finestra dell’ufficio.
Uscì dalla stanza e sbattè violentemente la porta dietro di sé. Pochi secondi dopo, il pomello deformato cadde a terra con un tonfo.
 
 
Scena Post-Credit
 
In passato, se qualcuno avesse detto a Yon Rogg che un giorno sarebbe stato condannato dal suo stesso popolo come criminale di guerra e costretto al lavorare nei campi di un pianeta vulcanico, anche dopo tutto quello che aveva fatto in nome dell’impero Kree…beh, probabilmente avrebbe riso in faccia a quella persona, per poi ucciderla sul posto con un bel colpo di blaster alla testa.
Quanti atti moralmente discutibili aveva compiuto sotto ordine dell’Intelligenza Suprema? I pianeti che aveva aiutato a conquistare, le popolazioni che aveva contribuito a sterminare, le famiglie che aveva personalmente distrutto…troppe per contare, su tutti i fronti.
E ora…eccolo lì. Costretto a condividere una cella 2x3 con un grosso alieno bavoso che assomigliava più a un calamaro che a un essere intelligente.
Tutto a causa sua: Carol Danvers, l’erede di Mar-Vel. Ancora malediva il giorno in cui aveva deciso di portarla su Hala, anziché eliminarla seduta stante.
Le aveva dato tutto: una patria, compagni di squadra, uno scopo…e lei lo aveva tradito, dichiarando guerra allo stesso popolo che l’aveva accolta. E proprio a causa sua, dopo innumerevoli scontri, l’Impero Kree aveva scelto di interrompere le sue vie espansionistiche e consegnare alla Nova Prime tutti coloro che erano stati bollati come fautori di crimini di guerra; Yon Rogg era stato tra questi.
Come ogni giorno, i soldati della Nova Corps avevano radunato le squadre di lavoro, selezionando i prigionieri a casaccio per la giornata di servizio nelle fattorie. Yon preferiva darsi da fare e aveva quasi abbandonato la speranza, quando una guardia agitò il fucile in direzione della porta della sua cella.
Poco tempo dopo, lui e altri cinque individui erano  incatenati per le braccia a una panca sul retro di un arrugginito turbo furgone, mentre un terzetto di guardie li sorvegliava dal vano anteriore del veicolo.
Nessuno dei prigionieri guardava i compagni, cosa che l’ex kree interpretò come un buon segno: se qualcuno tra loro avesse avuto intenzione di ucciderlo, almeno non avrebbe avuto alleati.
Il trasporto si fermò così di colpo…che lui venne scaraventato in avanti, con il metallo delle catene che gli affondava nella carne dei polsi. Fuori risuonarono alcune grida.
La curiosità gli si insinuò nel cervello: erano in viaggio da troppo poco tempo per essere arrivati alle fattorie.
Gli altri prigionieri si agitarono inquieti, spostando lo sguardo dalle guardie al portello anteriore.
<< Nessuno si muova! >> scattò uno di loro. I suoi due compagni avevano le armi spianate e tutti e tre erano rivolti verso il portello.
Yon sentì il tonfo sordo di qualcosa di metallico e un sottile lamento acuto. Adesso uno degli altri prigionieri aveva sollevato lo sguardo con un sorriso di eccitazione, come se avesse capito cosa stava succedendo.
Poi, l’avantreno del trasporto esplose.
Il ruggito della granata che scoppiava gli aggredì le orecchie e trasformò le urla, le grida e le scariche di blaster che seguirono in un incomprensibile ronzio metallico.
Un fumo che portava con sé odore di cenere e di circuiti in fiamme inondò lo scompartimento posteriore, pungendogli gli occhi e le narici. Cercò di seguire quello che stava succedendo, di osservare i movimenti dei soldati, ma guardare gli faceva male ed era costretto a sbattere le palpebre a causa della polvere. Tenne lo sguardo rivolto verso il pavimento, ma con la coda dell’occhio vide gli ufficiali della Nova Corps morire uno dopo l’altro, abbattuti da un fuoco di sbarramento di scariche di particelle che trapassarono le armature e generarono scintille sulle pareti del trasporto.
<< Dentro! >> chiamò una voce soffocata, che riuscì a stento a sentire al di sopra delle vibrazioni nelle orecchie. << Yon Rogg! Dov’è Yon Rogg?!>>
Yon sollevò il mento con un sussulto e si voltò verso la parte anteriore del turbo furgone.
Tre figure armate, con armature da battaglia bianche come un osso, si fecero largo fra i corpi.
Yon li riconobbe all’istante. I prigionieri dei campi detenuti dalla Nova Corps li conoscevano con molti nomi, ma erano quasi universalmente noti con il termine di Stromtrooper.
Erano soldati di un potere nascente che da qualche anno aveva cominciato a farsi un nome nella Galassia. Un’organizzazione che si definiva semplicemente “l’Impero Galattico”.
Nessuna afflizione, nessun pianeta a cui erano legati. Apparentemente, vi facevano parte individui provenienti da ogni razza, perfino alcuni Kree.
Però non aveva senso. Perché avrebbero dovuto cercarlo? Forse era una coincidenza, forse erano alla ricerca di un altro prigioniero e lui aveva sentito male…
<< Yon Rogg! >> chiamò di nuovo il capo del gruppo, riconoscibile a causa della spalliera rossa che spiccava rispetto alle armature immacolate dei suoi compagni.
<< Lui >> disse un altro soldato, indicando nella sua direzione.
La sordità momentanea stava diminuendo. Yon attese, quasi aspettandosi una scarica di blaster alla testa, e chiedendosi che sensazione avrebbe dato. La gente moriva in fretta per un colpo di blaster, l’aveva visto abbastanza spesso.  Non pensava che avrebbe fatto troppo male.
Uno degli altri soldati armeggiò con le sue catene, fino a riuscire ad aprirle con una chiave trovata sul corpo di una delle guardie. Yon si alzò di scattò, ancora stordito dal fumo e dal sangue che gli andava alla testa, ma decise di non darlo a vedere. Il suo “salvatore” accennò a dire qualcosa, quando dall’altro lato del furgone un prigioniero chiamo: << Ehi, e noi?! >>
Il soldato in piedi davanti a lui voltò le spalle…e Yon vide un’occasione.
In un secondo attraversò metà dell’ampiezza del furgone, piantando saldamente un piede nel ventre del capo Stormtrooper e mandandolo a sbattere contro la parete. Lo slancio gli permise di rimanere in piedi mentre ruotava verso un secondo corpo e si avvicinava. Vibrò un pugno e atterrò in un colpo solido sulla faccia di un altro soldato, tanto che avvertì il casco dell’uomo – ammesso che fosse un uomo - spezzarsi sotto la forza dell’attacco.
Superò il terzo soldato con uno scatto e fuoriuscì dal furgone, pronto a lanciarsi in una fuga rocambolesca negli spazi sconfinati del pianeta. Non ne ebbe la possibilità.
Qualcosa lo afferrò alla gola. Una stretta forte e implacabile che lo costrinsi a fermarsi sul posto.
Si portò ambe le mani al collo, nel tentativo di liberarsi…ma le sue dita incontrarono solo l’aria. Non c’era nessuno ad afferrarlo, eppure…eppure poteva chiaramente sentire una forza estranea occludergli qualunque possibilità di respirare.
E fu in quel momento…che un suono basso e sibilante risuonò davanti a lui, accompagnato da un distinto rumore di passi.
L’ex soldato Kree alzò gli occhi, ansimando in cerca di aria. Al contempo, una figura alta e tarchiata si fece strada oltre le nuvole sulfuree del pianeta vulcanico.
Il nuovo arrivato indossava un’armatura nera come la pece, avvolta in un lungo mantello. Il suo volto, coperto da quella che sembrava una maschera completa di respiratore, era un orrore scheletrico e lucido, con un paio di lenti rosso sangue al posto degli occhi.
Yon sentì la presa invisibile allentarsi e cadde in ginocchio, mentre una sensazione sgradevole cominciò a farsi strada dentro di lui.
L’ex Kree conosceva bene l’identità di questo individuo. Aveva sentito storie, voci e sussurri di colui che aveva cominciato a riempire il vuoto lasciato da Thanos pochi anni dopo la sua morte, divenendo in poco tempo uno degli esseri più temuti della Galassia: Darth Vader, il Leader Supremo dell’Impero.
Da quando aveva fatto la sua prima apparizione sugli Holo-video di numerosi pianeti, circa cinque anni fa, l’uomo si era subito guadagnato la fama di un tiranno spietato e senza cuore, capace di prendere il controllo di un pianeta in pochi giorni.
Decine di mondi erano caduti sotto il suo controllo, diventando ingranaggi funzionali della macchina imperiale di cui era il leader indiscusso. Ma cosa mai avrebbe potuto volere da qualcuno come lui? Un ex soldato Kree rinnegato dalla sua stessa gente?
Quasi come se fosse consapevole dei pensieri che intercorrevano nella mente di Yon, Vader si inginocchio di fronte a lui e lo fissò attraverso le lenti rosse della maschera.
<< Ti ricordi di me? >> chiese con voce impassibile, un rombo basso e gutturale che risuonò per tutta la vallata come un tuono a ciel sereno.
Yon spalancò gli occhi per la sorpresa. Lui e Vader si erano già incontrati? Impossibile, si sarebbe certamente ricordato di un individuo del genere.
Il respiratore dell’uomo emise un suono apparentemente scontento.
 << No, certo che no >> disse dopo qualche attimo di silenzio. << Ma lo farai. >>
E prima che Yon potesse domandargli a cosa si stesse riferendo, Vader compì un rapido gesto con la mano destra. Appena un secondo dopo, il corpo dell’ex soldato Kree cadde pesantemente a terra, immerso in un sonno profondo.
L’uomo in armatura nera si rialzò in piedi, mentre due soldati procedevano a raccogliere il prigioniero.
<< Lord Vader, la flotta della Nova Corps si sta avvicinando >> disse il leader dello squadrone, attirando l’attenzione del suo comandante.
La maschera inespressiva si posò su quella bianca dello stormtrooper, suscitando un brivido lungo la spina dorsale del soldato.
<< Dite al Grand’Ammiraglio Thrawn di prepararsi per il salto a velocità luce >> ordinò freddamente Vader. << Abbiamo ciò per cui siamo venuti. >>
Il caporale annuì rapidamente e procedette a fare come richiesto.
Al contempo, Vader estrasse un oggetto metallico circolare da sotto il mantello: un proiettore olografico.
<< Fuori quattro…ne resta uno solo >> sussurrò, mentre attivava il dispositivo.
E fu in quel momento…che l’immagine olografica della donna conosciuta come Capitan Marvel si materializzò di fronte al signore della guerra.
 
 
 
 
Dum, Dum, Duuum, Dum, Dum, Dum, Dum, Dum, Duuuuuum!
E con questo capitolo termina la fan fiction…ma non certo la storia.
E sì, ho appena inserito Darth Vader all’interno dell’MCU, assieme ad altri personaggi di Star Wars che incontrerete nel prossimo e ultimo capitolo di questa saga ambientata nel mio personale universo Marvel post Endageme.
Cosa aspettarsi da questa storia? Innanzitutto, sarà un mega crossover che coinvolgerà tutte le trame e i personaggi delle fan fiction precedenti:
  • So Wrong ( e one shot prequel associata )
  • The Spider, the Captain and the Clown
  • Avengers The King Of Terror

La fic sarà un sequel diretto di Avengers – The King of Terror, e avrà come antagonista centrale Pennywise/IT, come anticipato dalla scena post-credit della suddetta storia. Ma non sarà certo l’unico villain principale!
Come avrete già capito, Darth Vader stesso sarà uno dei big bad…e ha un conto in sospeso con Carol. Ho passato molto tempo ad elaborare un modo per integrarlo all’interno dell’MCU, e spero che il risultato finale sarà di vostro gradimento.
E ovviamente avremo King Ghidorah, più che desideroso di vendicarsi dell’umiliazione subita nella sua fic. E non pensate che mi sia dimenticato di Carnage, pure lui causerà non poche grane agli eroi più potenti della terra. E sì, Norman Osborn avrà un ruolo molto più centrale e diretto. Oltre a loro, avremo pure il ritorno di un vecchio MCU villain e un antagonista completamente nuovo preso direttamente dal franchise di Godzilla.

Parlando degli Avengers, questa volta i protagonisti della fic non saranno solo Peter e Carol ma, analogamente ad Avengers – The King of Terror, ogni eroe avrà il suo spazio. In particolare, Strange e Wanda avranno una delle mie sottotrame preferite della storia. Inoltre, il fatto che Pennywise/IT sia la minaccia principale mi ha fornito un espediente per riportare anche qualche personaggio che in circostanze normali non avrebbe mai potuto far parte della trama. E per aggiungere una ciliegina alla torta, avremo eroi provenienti da molti altri fumetti Marvel non ancora parte dell’MCU...tra cui Deadpool ;)
Detto questo, mi prenderò una pausa di qualche mese dalle fic MCU, in modo da elaborare la trama a dovere. È un progetto molto complesso, quindi voglio fare le cose per bene.
Con tutta probabilità, comincerò a pubblicare a Settembre o fine Agosto. Nel mentre, se vi piacciono i miei crossover, vi invito a dare un’occhiata a The War of Ice and Nightmares, un enorme crossover Disney/Dreamworks attualmente in corso.

Spero che questa storia vi sia piaciuta!
  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: evil 65