Anime & Manga > Card Captor Sakura
Ricorda la storia  |      
Autore: dada_97    28/06/2020    0 recensioni
"Il suo sguardo era ancora rivolto verso le stelle, chiedendosi come potessero brillare in modo tanto appariscente in una notte così buia. Sembrava una presa in giro. Lei stava male e loro splendevano davanti ai suoi occhi, incuranti del dolore che provava."
Quando una situazione inaspettata sembra allontanarla da Syaoran, Sakura si perde nei pensieri durante una notte buia e oscura... ma stellata come non mai.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Li Shaoran, Sakura Kinomoto | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le stelle brillavano nel cielo più luminose che mai, quella notte. Difficile credere che se ne vedessero così tante, data tutta l’illuminazione artificiale della città. Eppure erano lì; scintillavano come diamanti e riflettevano il loro luccichio negli occhi della ragazza, che se ne stava affacciata alla finestra della sua stanza con il viso tra le mani. Il suo sguardo era perso nel buio che aveva davanti, ma la sua mente era lucida e vagava in cerca di qualche pensiero razionale. Dopo parecchi minuti, non ne aveva ancora trovato alcuno.
La sua vita era piena di cose belle. La famiglia, gli amici, l’amore… tutto andava bene intorno a lei. Questo, però, non valeva per ogni persona. Lei era stata fortunata, per questo la sua vita aveva raggiunto un equilibrio perfetto. Tante volte, nel corso della sua esistenza, si era dispiaciuta per delle situazioni andate per il verso sbagliato o aveva versato lacrime per aver perso qualcosa cui teneva; tutto sommato, però, può succedere di peggio. Una chiamata, e il mondo può rovesciarsi.
Era successo qualche giorno prima. Non a lei, ma alla persona che amava di più. Il suo ragazzo aveva ricevuto una telefonata che lo aveva sconvolto come mai prima di allora: un grave incidente si stava portando via la vita di sua sorella. Poche ore dopo, egli si trovava già sull’aereo che lo avrebbe riportato a casa. Lei, invece, era rimasta in camera sua per giorni a pregare e sperare che le cose si sistemassero, per il bene di tutti, ma soprattutto per lui. Odiava sapere che stava male, non sopportava l’espressione triste e preoccupata che aveva sul viso l’ultima volta che l’aveva visto all’aeroporto. Non voleva disturbarlo, quindi si era limitata a stargli vicino col pensiero e con l’anima, ma i suoi sforzi si rivelarono vani quando ricevette la sua chiamata. In qualche modo, riuscì a dirle che sua sorella, per quanto forte e tenace, non ce l’aveva fatta. I medici, all’ospedale, l’avevano tenuta in osservazione giorno e notte, ma alla fine non erano riusciti a salvarla. Le ferite dell’incidente avevano avuto la meglio su di lei, al punto da indurre gli angeli a sottrarla al dolore e accompagnarla nel cielo infinito, dove presto si sarebbe unita a loro per vegliare sui suoi cari.
Mentre il suo fidanzato le riferiva ciò che era successo, lei non poté non notare le pause strategiche che faceva qua e là nel mezzo del discorso. Stava piangendo? Sicuramente, ma non lo avrebbe mai ammesso. Solo il pensiero, però, le causò il magone in gola, poi una lacrima, infine il pianto incontrollato. Cercò di non farsi sentire, comunque; ci mancava soltanto che lui dovesse preoccuparsi anche per lei. All’improvviso, però, una frase ruppe l’eterno silenzio che si era creato. Una frase che non avrebbe mai voluto sentire.
“Ho bisogno di tempo.”
In quel momento, non fu solo il silenzio a rompersi. Sentiva i frammenti del suo cuore spargersi ovunque intorno a lei, mentre una brutta sensazione le diceva che non li avrebbe più trovati, che non avrebbe più potuto rimetterli insieme.
“Devo pensare. Devo capire.”
Certo, era ovvio che fosse così. Stava affrontando un lutto troppo importante, non poteva perdersi in questioni banali come la scuola, gli amici o il suo rapporto di coppia. Doveva stare accanto alla sua famiglia, stringersi forte alle altre sorelle e farsi coraggio l’uno con l’altro. Lei e i suoi sentimenti non erano la priorità. Giusto. Per quanto nella sua testa continuasse a ripeterselo, però, non riusciva proprio a spiegarlo al suo cuore infranto, che insisteva nel gridare il suo nome sperando che egli sentisse e accorresse per curarlo.
Sakura sospirò, infelice. Il suo sguardo era ancora rivolto verso le stelle, chiedendosi come potessero brillare in modo tanto appariscente in una notte così buia. Sembrava una presa in giro; lei stava male e loro splendevano davanti ai suoi occhi, incuranti del dolore che provava. Si sentiva a pezzi per Syaoran, ma anche per se stessa. Era una situazione difficile da comprendere; sapere che la persona più importante della sua vita stava soffrendo la torturava, ma nello stesso tempo detestava anche quella vocina nella sua testa che continuava a ripeterle che probabilmente lui non avrebbe avuto più tempo ed energie da dedicare a lei e al loro amore. Chiuse gli occhi e si godette l’aria fresca sul viso, prima di allontanarsi dalla finestra. Doveva smettere di rimuginare, doveva mettersi a letto e impegnarsi per cadere in un sonno tranquillo, dove la sua mente avrebbe potuto viaggiare da un luogo all’altro nei meandri della sua fantasia, dimenticando momentaneamente i brutti pensieri. Stava per spegnere la luce e infilarsi sotto le coperte quando il suo cellulare squillò, illuminandosi per qualche secondo. Le sue gambe la guidarono verso il comodino, dove lesse il messaggio che le era appena arrivato.
“Sei sveglia?”
Era un messaggio di Syaoran. Era strano che le scrivesse a quell’ora, ma alla fine non le importava. Poteva essere solo contenta di essergli venuta in mente ancora una volta, nonostante ciò che stava passando.
“Sì, dimmi tutto.”
Aspettò ansiosa la risposta, che arrivò poco dopo.
“Come mai non dormi ancora?”
Contro la sua volontà, Sakura si aprì in un sorriso. Questo dimostrava quanto lui tenesse a lei, nonostante tutto. Il fatto che le avesse scritto, comunque, significava che sapeva – o quantomeno sospettava – che le notizie degli ultimi giorni le sarebbero vorticate in testa fino a farle perdere la voglia di dormire. Velocemente, mosse le dita sullo schermo del telefono per comporre una risposta.
“Non riuscivo a prendere sonno.”
Un altro squillo, un altro messaggio. Questa volta, però, non era niente che potesse aspettarsi.
“Affacciati.”
Perplessa, scrollò le spalle e decise di obbedire. Tornò alla finestra e mise fuori la testa, poi lo vide. Syaoran era proprio lì, fuori dal cancello di casa sua, ad osservarla. Le sorrise debolmente e alzò una mano per salutarla, ma lei non gli diede il tempo di fare altro. Chiuse la finestra, piano piano uscì dalla sua stanza, scese le scale e, dopo aver acceso le luci del piano di sotto, si avviò verso l’ingresso. Tentando di non svegliare suo padre e suo fratello, aprì silenziosamente la porta e poi, dopo essersela chiusa alle spalle, si fiondò di corsa tra le braccia del ragazzo. Affondò la testa nel suo petto, mentre lui la strinse forte a sé. Sakura alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi e si accorse di quanto questi fossero tristi, spenti, ma pur sempre bellissimi. Syaoran, invece, le tolse una mano dal fianco per accarezzarle il volto.
«Come stai?» domandò studiandola attentamente.
Sakura si sentì mozzare il fiato, sorpresa dalla fermezza della sua voce.
«Dovrei essere io a chiedertelo.»
Syaoran sospirò, si staccò da lei e le prese le mani, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi e posandolo in un punto imprecisato a terra.
«È successo tutto troppo in fretta.»
Mentre osservava la sua espressione cupa, Sakura iniziò ad accarezzargli le nocche con tocchi delicati, cercando di rincuorarlo.
«Ti va di parlarne?» chiese sottovoce, vedendolo irrigidirsi poco dopo.
«Non c’è molto da dire.» rispose lui.
Sakura rafforzò la presa delle loro mani.
«Prova a spiegarmi come ti senti.»
Il ragazzo deglutì, prima di rialzare lo sguardo e perdersi nei pensieri più intimi della sua mente. Sakura si accorse delle lacrime che poco alla volta si stavano formando nei suoi occhi e restò di sasso, per niente abituata o preparata a vederlo in quello stato. Avrebbe dovuto aspettarselo, però. Nessuno può restare indifferente davanti alla scomparsa di una persona importante, nemmeno lui.
«Mi sento in colpa.» proferì Syaoran chiudendo gli occhi, lasciando che una lacrima sfuggisse al suo controllo. «Avrei voluto stare di più con lei. Avrei voluto sentire la sua voce almeno un’altra volta.»
Sakura passò una mano sul viso del ragazzo, asciugandogli la scia bagnata solcata dal dolore. Tirava aria fredda lì fuori, ma a nessuno dei due importava.
«Tu non c’entri niente.» disse lei, ma lui scosse il capo.
«Me ne sono stato rintanato qui per un sacco di tempo, senza mai farmi vedere o sentire, se non quando mi serviva qualcosa. Avrei dovuto essere più presente.»
Dopo queste parole, Sakura chinò la testa e si guardò i piedi. Adesso era lei a sentirsi in colpa. Lui era rimasto in Giappone per stare con lei, per rimanerle vicino, per costruire qualcosa di bello insieme. Ora, però, se ne stava pentendo, e lei iniziava a percepire quello stesso male che aveva sentito qualche giorno prima, quando al telefono l’aveva messa in guardia dicendole che aveva bisogno di tempo. Il suo respiro si fece irregolare, mentre quello che era rimasto del suo cuore cominciò ad accelerare. Egoisticamente, aveva paura di perderlo. Sapeva, però, che lui stava patendo il dolore più grande di tutti, il più terribile in assoluto: restare in vita quando qualcuno che ami se ne va… non c’è niente di peggio. Per questo era giusto che lui pensasse a se stesso, in quel momento. Lei avrebbe appoggiato ogni sua decisione.
«Togliti dalla testa questi pensieri negativi e pensa a stare bene, adesso.» affermò tirando su la testa.
Syaoran la guardò.
«Non posso farlo, non ancora. Per riuscirci ho bisogno…»
Sakura aspettò, ma lui non concluse la frase. Lo vide prendere un respiro profondo e chiudere gli occhi, come se volesse godersi l’atmosfera notturna per qualche secondo… o come se cercasse le parole giuste per dar voce ai suoi pensieri.
«Dillo, non preoccuparti. Hai bisogno di tempo, vuoi stare da solo, devi pensare alla tua vita.» disse lei non riuscendo a trattenere un sospiro. «È normale che ti senta così.»
Il ragazzo la stava fissando negli occhi da un po’, ma Sakura non riusciva a capire quello che gli passava per la testa. La sua espressione non lasciava trasparire nessun pensiero, nessuna emozione, nessuno stato d’animo. Lei era certa, però, che in quel momento lui provasse il mondo. E questo la spaventava. Non voleva perderlo, non voleva… ma desiderava anche che stesse bene, che si riprendesse, che fosse felice. Che cosa doveva fare?
«Sakura, io-»
«Anzi, no, non dirlo. Ho capito, non ce n’è bisogno.»
In quell’istante fu come se il tempo si fosse fermato. Sakura continuò a stringere forte la mano che li teneva ancora legati, come se avesse paura di lasciarla andare, di non riuscire più a ritrovarla… ma sapeva che avrebbe dovuto farlo, prima o poi. Syaoran la osservava attentamente, senza mai distogliere lo sguardo, e presto vide le lacrime sgorgare dai suoi splendidi occhi, finché lei non si decise a lasciarla, quella mano. Si voltò e cominciò a camminare, allontanandosi da lui, senza dire una parola. Aveva mosso solo qualche passo ma la distanza che aveva messo tra loro era già troppa. Troppa ma giusta. Per lui. Lui aveva bisogno di altro, ora.
«Non andare!» esclamò Syaoran all’improvviso, alzando oltremodo la voce. Sakura si fermò e tornò a guardarlo, e lui, disarmato da quegli occhi lucidi, sospirò. «Ho bisogno di te.»
Nessuno mosse più un solo passo. Lei non si allontanò, né lui si avvicinò. La situazione andava chiarita prima di qualunque altra cosa.
«Pensavo che avessi bisogno di tempo.» disse lei inespressiva, guardandolo mentre annuiva.
«Sì, per pensare. E l’ho fatto. Ho capito che devo riprendere in mano la mia vita, e ormai la mia vita è qui… con te.»
Se da una parte Sakura voleva scoppiare a piangere e ributtarsi in quel caldo abbraccio che la faceva sempre sentire viva e al sicuro, dall’altra voleva solo scappare, per non sentirsi in qualche modo responsabile di aver strappato Syaoran ai suoi cari.
«Non dovresti tornare a Hong Kong? Poco fa hai detto che avresti voluto stare di più con lei.» disse, riferendosi ovviamente alla sorella scomparsa.
«È vero, ma non mi pento della mia scelta di vivere qui. Non mi pento di essere rimasto per te. Avrei dovuto far visita alla mia famiglia più spesso, passare più tempo con loro… questa è l’unica cosa di cui mi dispiaccio. Adesso ho imparato la lezione, ma ciò non vuol dire che debba rinunciare all’unica medicina che può curare questo dolore.»
Sakura liberò altre lacrime. L’unica medicina che può curare questo dolore. Syaoran parlava di lei. Voleva che fosse lei a stargli vicino, ad aiutarlo, a tirarlo fuori dalla tormenta di incubi che da qualche giorno lo torturava. Aveva bisogno di lei.
«Allora resterai qui?» chiese con innocenza, quell’innocenza infantile che Syaoran tanto amava, che lo fece sorridere. E, sorridendo, colmò l’insopportabile distanza che si era creata tra loro.
«Se tu vorrai starmi accanto nonostante le difficoltà, sì.»
Si fissarono negli occhi per qualche istante, finché Sakura non cedette al suo incantevole sguardo e gli sorrise di rimando. Gli mise le braccia intorno al collo e si alzò sulle punte, azzerando il piccolo spazio che la separava da lui. Appoggiò la fronte alla sua e fece in modo che i loro nasi si sfiorassero, prima di posare le labbra sulle sue. Amava quella sensazione; le sembrava di toccare il cielo con un dito e ogni volta sentiva di essere nel posto giusto, nell’abbraccio della persona cui voleva appartenere per il resto della sua vita. E in quel momento sentì il vuoto della sua anima riempirsi di nuovo e i frammenti del suo cuore tornare al loro posto, come per magia. Quando Syaoran la strinse forte a sé, poi, capì di essere davvero importante per lui. Capì che non si sarebbero mai lasciati, che ci sarebbero sempre stati l’uno per l’altra.
 
Le stelle brillavano in modo tanto appariscente in quella notte così buia.
C’è sempre un po’ di luce a rischiarare le ombre, anche nell’oscurità più fitta.
Le stelle risplendono nel buio non per farsi beffe di noi, ma per lasciarci un promemoria: nelle difficoltà, c’è sempre la possibilità di rialzarsi e di tornare a brillare più luminosi che mai.






NdA:
Ciao a tutti! Sono tornata dopo un bel po' di tempo con questa storia semplice, ma che per me ha un'importanza particolare. Vi è mai capitato di pensare che vi vada tutto male per poi rendervi conto di una cosa tanto banale quanto significativa, cioè che le stelle brillano immerse nell'oscurità? Da appassionata di stelle, a me è capitato spesso di fare questo collegamento alquanto bizzarro. Prima o poi tutti noi passiamo momenti difficili, chi più e chi meno, ma alla fine la cosa importante è non arrendersi mai e rialzarsi più forti di prima. Diciamo che con questa storia ho voluto condividere questo mio pensiero e augurare a tutti di trovare sempre la forza di andare avanti, di affrontare le difficoltà proprio come una stella riesce a risplendere nel buio.
Un saluto a tutti, alla prossima fanfiction <3
dada_97
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Card Captor Sakura / Vai alla pagina dell'autore: dada_97