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Autore: vale ronron    29/06/2020    1 recensioni
Breve One shot scritta per divertimento in un momento di noia, è la mia prima storia su Percy Jackson spero vi piaccia.
Tratto dal testo:
Era passato quasi un anno dalla battaglia contro Gea, e come da noi programmato io e Annabeth avevamo concluso l’ultimo anno delle superiori in una scuola di New York. Tuttavia, avevamo deciso di passare un’ultima estate al campo Mezzosangue prima di trasferirci a Nuova Roma per il primo anno di università. E fu così che il primo di Giugno ci trasferimmo in pianta stabile nel nostro amato Campo. Tra risate, chiacchere attorno al falò e combattimenti il primi due mesi estivi erano trascorsi, in modo stranamente tranquillo, ma sinceramente dopo tutte le sventure che mi erano capitate nei 5 anni precedenti un po’ di monotonia mi stava più che bene.
Era bello godersi gli amici e la propria ragazza in santa pace. Ma ovviamente essendo un semidio non ti puoi illudere che la tua vita proceda tranquilla e serena a lungo.
Infatti, la notte del 15 agosto, pochi giorni prima che io e Annabeth facessimo due anni di fidanzamento successe il gran misfatto che fece infuriare la mia intelligentissima e perspicace saputella.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Percy Jackson, ho diciassette anni e sono un semidio, si avete capito bene, nel mio corpo scorre sia sangue mortale che divino. Mia madre Sally è umana, mentre mio padre è niente poco meno di Poseidone, il dio del mare, dei terremoti, dei cavalli ecc. ecc.  

Negli ultimi 5 anni ho preso parte ad epiche e letali imprese in cui ho più volte rischiato di rompermi letteralmente l’osso del collo, se vogliamo scendere nei minimi particolari posso dire di aver rischiato di, morire per mano di una Furia avente le sembianze della signora Dodds alias la mia insegnante di matematica, di essere trucidato da un Minotauro che poi si è preso la briga di rapire la santa donna di mia madre, essere pietrificato dalla famigerata Medusa quest’ultima molto nota per la sua sfegatata passione per le anche troppo realistiche sculture di pietra, essere bruciato vivo dalle innumerevoli teste dell’Idra,  e  tutto questo era accaduto durante la mia prima estate al Campo Mezzosangue.

Insomma, in poche parole, ho preso parte a parecchie avventure ma quelle che più hanno segnato la mia vita sono state la sconfitta della madre terra nota a tutti col nome Gea, e la disfatta del famigerato Re dei Titani, Crono.

Durante queste due epiche imprese, con l’aiuto dei miei fedeli amici, ho sconfitto un gran numero di inquietanti e letali creature, ho avuto a che fare con Dei minori, creature mistiche, ma niente di tutto questo avrebbe mai potuto prepararmi a questo. Infatti, pensavo di averle viste di tutti i colori, di essere ormai preparato a tutto e di poter affrontare qualunque e qualsiasi cosa.

Ma mi sbagliavo, e anche di grosso, perché c’era un'unica persona che non avrei mai potuto affrontare con la mia solita impulsività ed iperattività che spesso mi metteva in situazioni di morte certa o nella lista nera di Dei “mansueti” e “affettuosi” quali Ares e Atena.

La suddetta creatura impossibile da sconfiggere, al momento, ha una minacciosa aura ultra-violetta che la circonda, una posa felina pronta all’attacco, una cascata di lunghi capelli ricci color oro legati in una disordinata coda di cavallo e dei profondi e intensi occhi grigi, come il mare in tempesta, che adesso mi stanno guardando con un feroce e indiavolato sguardo che poteva essere tradotto in unico modo:

 … Sei un semidio morto Testa d’Alghe…

La suddetta creatura precedentemente descritta, non è Medusa, ma si chiama Annabeth Chase conosciuta anche con il soprannome di Saputella, anche lei è una semidea, figlia della divina, da me non amata, Atena, dea della saggezza e delle strategie di battaglia, la sopracitata ragazza è la persona che più amo al mondo ma anche quella che più temo, come penso che abbiate già intuito la Saputella mi provoca sensazioni contrastanti che qualche volta riusciranno a farmi finire al manicomio una volta per tutte.

“PERCEUS JACKSON, RITIENITI UN SEMIDIO MORTO E SINGLE!!”

E bene sì, la minacciosa e infuriata creatura che mi appena urlato contro di uccidermi e lasciarmi o viceversa, non ho ancora capito quale delle due sia la sua priorità, e niente poco meno che la mia fidanzata, Annabeth.

Siamo fidanzati da poco quasi due anni ma ci conosciamo da cinque. Annabeth, ha sempre combattuto al mio fianco ed è stata la mia fedele alleata in quasi tutte le mie battaglie, praticamente la mia spalla destra o forse dato il suo ramo materno sarebbe più corretto dire che lei per me è sempre stata la voce della ragione. Noi due siamo una coppia in tutto e per tutto, è vero, io e Annabeth non abbiamo quasi niente in comune, neanche il carattere ma insieme ci completiamo alla perfezione.

Nella quotidianità lei è la personificazione della ragione, della riflessività e della posatezza io invece sono l’impulsività, l’irrequietezza, e la goffaggine in persona. Infatti, in battaglia, lei è la mente e io sono il braccio, insieme siamo una forza, praticamente indistruttibili perché l’uno copre le mancanze o le eccedenze dell’altro.

Insomma, io e Annabeth siamo due facce della stessa dracma, l’una non esisterebbe senza l’altro. Ma a quanto pare la mia partner al momento aveva qualcosa da ridire in proposito…e anche se mi costa un po’ ammetterlo credo che abbia la sua valida porzione di ragione e no, non dico questo solo perché lei è la figlia della Dea della saggezza.

Tuttavia, a mia discolpa posso dire che non solo io non c’entro niente con quello che è accaduto ma non ho proprio idea di come sia potuto succedere tutto questo pandemonio.
Mi vengo a spiegare…

Era passato quasi un anno dalla battaglia contro Gea, e come da noi programmato io e Annabeth avevamo concluso l’ultimo anno delle superiori in una scuola di New York. Tuttavia, avevamo deciso di passare un’ultima estate al campo Mezzosangue prima di trasferirci a Nuova Roma per il primo anno di università.

E fu così che il primo di Giugno ci trasferimmo in pianta stabile nel nostro amato Campo. Tra risate, chiacchere attorno al falò e combattimenti i primi due mesi estivi erano trascorsi, in modo stranamente tranquillo, ma sinceramente dopo tutte le sventure che mi erano capitate nei 5 anni precedenti un po’ di monotonia mi stava più che bene.

Era bello godersi gli amici e la propria ragazza in santa pace. Ma ovviamente essendo un semidio non ti puoi illudere che la tua vita proceda tranquilla e serena a lungo.

Infatti, la notte del 15 agosto, pochi giorni prima che io e Annabeth facessimo due anni di fidanzamento successe il gran misfatto che fece infuriare la mia intelligentissima e perspicace saputella.

Quella sera, come tutte le sere precedenti, dopo aver mangiato al mio tavolo in compagnia del mio fedele amico satiro, Grover mi riunì attorno al falò insieme alla mia ragazza e ai miei amici più cari, fu una serata così tanto piacevole e rilassante, che allo scattare del coprifuoco,  mi dispiacque non poco dover salutare tutti e dover andarmene nella casa numero 3 adibita per l’ospitalità dei figli Poseidone, purtroppo io ero l’unico semidio figlio del Signore del mare, infatti l’unica persona con cui l’avessi mai condivisa era mio fratello Tyson, il ciclope più bonaccione e affettuoso che avessi mai conosciuto, tuttavia lui al momento non era qui al Campo, perché insieme alla sua ragazza-Furia, Ella, si era già da un anno trasferito al campo Giove, quindi con un po’ di tristezza mi recai nella mia famigliare casetta vuota.

Come tutte le sere mi feci una rilassante doccia e poi mi addormentai nel mio comodo materasso ad acqua, ora io non ho proprio idea di come si sia evoluta la situazione, perché come penso che abbiate già intuito io stavo dormendo quando è accaduto il misfatto.

Immagino che ormai arrivati a questo punto sarete curiosi di sapere che cosa diavolo sia successo…

Be’, in realtà c’è poco da dire,  a parte il fatto che nel bel mezzo della notte fui riscosso dal sonno da una gomitata ben assestata sul fianco, così ancora insonnolito anche se con riluttanza aprì lentamente le palpebre, in un primo momento mi ritrovai a fissare il soffitto e fino a lì niente di strano, così sempre più confuso incominciai a guardami intorno e fu li che presi finalmente consapevolezza del fatto che nel mio letto ci fosse  un intruso.

In quell’ esatto momento tutti i miei sensi si misero in allerta, difatti con un colpo di reni mi misi seduto e istintivamente mi toccai il fianco della gamba per agguantare Vortice, ma solo quando mi sfiorai il pigiama mi diedi dello scemo da solo, visto che ogni sera ero io stesso ad appoggiare la mia fedele penna sul comodino.

Così mentre il mio cervello era impegnato ad imprecare in greco antico, vizio acquisito da Annabeth, il mio sguardo andò a posarsi sull’intruso che in quell’ istante dandomi le spalle era disteso supino lungo il mio fianco.

La prima cosa che notai fu la lunga cascata di capelli neri ed ondulati che si erano sparpagliati nello spazio vuoto tra me e l’intruso, la seconda fu l’odore di salsedine e brezza mariana che il medesimo corpo emanava e la terza fu il fatto che a parte il lenzuolo azzurro che a quanto pare l’intrusa si era appoggiata in malo modo sul corpo, dopo averlo strappato via al sottoscritto, non indossasse nient’atro addosso.

Dedotto ciò, il mio basso deficit dell’attenzione si annullò del tutto e constatato definitivamente che una ragazza, mai vista prima, fosse coricata nuda nel mio letto gettai un urlo che potette essere considerato tutto fuorché virile.

Ovviamente, l’intrusa non apprezzò né il mio elevato tono di voce né la mia bassa educazione cosi presa alla sprovvista si svegliò di soprassalto e tirandomi un'altra gomitata sul fianco si rialzò dal letto e neanche avesse avuto un centinaio di megafoni incorporati nella trachea lanciò un orrendo strillo stridulo e acuto che emanò una potentissima onda sonora che,  sbalzò me contro il muro, come una foglia secca che volava spinta dal vento, fece scoppiare le finestre, tremare l’intera struttura, e spalancare le porte della mia abitazione.
 
Preso dall’agitazione e stordito dalla botta ma soprattutto dal suono, l’unica cosa che riuscì a fare fu tapparmi le orecchie e restare spiaccicato alla parete, come una stella marina sul fondale, mentre tutto attorno a me tremava come se ci fosse appena stato un terremoto.

Stavo giusto pensando di essere appena sopravvissuto ad una scossa di magnitudo di almeno 8 gradi quando fui sommerso da un’onda d’acqua che dopo avermi spiaccicato, stavolta, nella parete opposta a quella contro cui mi ero scontrato pochi secondi prima, mi trascinò al centro della stanza, proprio ai piedi della misteriosa ragazza dalla voce spacca timpani e crea terremoti.

“È questo il modo di svegliare una ragazza??!” L’ho rimproverò l’intrusa, guardandolo in modo truce mentre cercava di strizzare l’oramai fradicio lenzuolo azzurro “Oramai questa stoffa è troppo bagnata per essere utilizzata!!” continuò imperterrita, mentre gettava il telo bagnato proprio sopra la faccia allibita del sottoscritto.
Scioccato com’ero da ciò che era appena successo, non mi accorsi in tempo del mormorio e dello scalpiccio che man mano si sentiva sempre più forte, fino a quando la soave voce della mia fidanzata mi fece gelare il sangue nelle vene.

“PERCEUS JACKSON, RITIENITI UN SEMIDIO MORTO E SINGLE!!”

Oltre la minaccia ben articolata della mia ragazza distinsi chiaramente la voce di Piper, Leo, Frank, Hazel, Grover, Clarisse, Chirone e una moltitudine di semidei che in un primo momento erano accorsi in mio soccorso, pronunciando esclamazioni palesemente preoccupate mentre in un secondo momento quest’ultime si trasformarono rapidamente in battute ironiche ed in esclamazioni decisamente fuori luogo.

“Stavolta ti sei cacciato in un grosso guaio figlio di Poseidone!!” esclamò divertito Leo Valdez.

“Annabeth ti ucciderà!!” dichiarò incredula Piper.

“È stato bello conoscerti, Percy!!” assentì preoccupato Frank.

“Percy, non si fanno queste cose!!” lo rimproverò orripilata Hazel.

“Hai capito Jackson!!, e io che pensavo fosse un idiota patentato!!” affermò ironica Clarisse sghignazzando.

Non appena mi tolsi l’asciugamano dal viso, volsi lo sguardo verso l’uscio della porta dove lo sguardo furente ed omicida della mai fidanzata mi spaventò così tanto che distolsi lo sguardo su colei che mi aveva messo in questo mortale guaio.

La ragazza dai lunghi capelli corvini si guardava attorno confusa e spaventata dai numerosi volti curiosi e stupefatti che, sgomitandosi fra loro cercavano di sbirciare dalle finestre e dall’uscio della porta della cabina 3, per osservarla.

Percepì immediatamente il pericolo e tentai di avvertirli ma fu uno sforzo inutile perché gli altri semidei non percepirono il rischio così, affranto, osservai l’intrusa spalancare la bocca per emettere un urlò agghiacciante.

Un devastante uragano di acqua e vento invase la cabina di Poseidone, sbalzando in malo modo i numerosi guardoni che colpiti da potenti getti d’ acqua furono sparpagliati in giro per il campo, mentre io, che in un primo momento ero rimasto immobile come un idiota a guardare la scena, fui in pochi secondi, direttamente, scagliato dritto nel lago di State Island.

Mentre atterravo con la testa sul fondo del lago pensai che a quel punto non avevo più alcun dubbio, quella ragazza era, decisamente, una figlia di Poseidone.
 
  
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