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Autore: storiedellasera    29/06/2020    3 recensioni
In una terra fantastica, una guerra tra due nazioni si è appena conclusa.
Nel saccheggiare il castello della fazione sconfitta, i vincitori trovano “qualcosa” di inaspettato.
Genere: Avventura, Erotico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Al tramonto la Città del Sole fu messa a ferro e fuoco.

Gli invasori, soldati della grande armata del nord, erano riusciti ad aprire una breccia nelle mura. Entrarono così nella metropoli, massacrando le ultime sacche di resistenza che trovarono sul loro cammino. Iniziarono le violenze e le razzie.
I generali del nord richiamarono rapidamente i loro guerrieri per scagliare l’attacco finale verso il castello. Con loro grande sorpresa, trovarono le guardie a difesa del palazzo terrorizzate e scoordinate. Alcune di loro fuggirono prima dello scontro e in poco tempo il castello fu conquistato.
La grande armata del nord aveva appena vinto la battaglia.

-.-.-.-.-.-

Nessuno poteva prevedere un esito così rapido per quella che sarebbe dovuta essere una lunga ed estenuante guerra.
La Città del Sole infatti era famosa per le sue ricchezze e per la sua potenza militare. Ma da qualche tempo una grave miseria aveva colpito la città, rendendola debole e vulnerabile.
La Nazione del nord, da tempo immemore nemica della metropoli, approfittò del momento di debolezza per conquistarla.

A comandare l’invasione fu il giovane sovrano Kast, signore del nord, salito da poco al potere.
Il nuovo re sorprese il mondo intero dato che uno dei suoi primi ordini fu proprio quello di muovere guerra contro la Città del Sole.
Re Kast dimostrò una certa lungimiranza nel marciare contro quella metropoli che, a detta di molti, era inconquistabile anche se colpita da una crisi interna.
E dopo questa importante vittoria, la Nazione del Nord poteva proclamarsi come lo stato più potente sulla terra.

-.-.-.-.-.-

Venne sera e la città ancora bruciava tra le fiamme.
Molti guerrieri della Città del Sole furono decapitati. Anche il popolo fu decimato dai feroci invasori. Solo poche persone furono risparmiate e imprigionate. Sarebbero divenuti schiavi o combattenti per le arene della Nazione del Nord.

Quando re Kast entrò nel castello della città conquistata, fu acclamato dai suoi guerrieri che già si trovavano al suo interno.
Il sovrano non dimostrava la sua reale età.
Era alto, con occhi crudeli e volto dai lineamenti marcati. I suoi corti capelli scuri erano disordinati e adornati da un pregiato elmo regale, appartenuto prima a suo padre… e prima ancora al padre di suo padre.
La sua armatura era di un cupo metallo. Sulla sua superficie erano incise diverse rune dalle tortuose e sinuose forme.
Al suo fianco si trovava la Spada del nord, forgiata un millennio fa per il primo re della Nazione del Nord. Si diceva che fosse un’arma magica, indistruttibile e in grado di tagliare persino l’acciaio.
Dietro il sovrano marciavano i suoi generali, la sua scorta personale e i nobili del nord, ovvero i finanziatori della sua breve e fortuna campagna militare.

Re Kast ignorò le lodi e le ovazioni rivolte alla sua persona.
Il suo sguardo severo si spostò sulla grande sala in cui era appena entrato. Fu contrariato nel vedere il pietoso stato in cui si presentava. Era stata parzialmente distrutta: tende e arazzi erano strati stracciati e il pavimento era tappezzo da varie macerie.
Il resto del castello volgeva in uno stato peggiore.
Malgrado la sua rapida conquista, all’interno del palazzo si erano consumati dei violenti scontri che contribuirono in parte alla sua distruzione.

Solo le stanze ai piani più alti del castello erano rimaste immacolate.
Una di queste era la sala del trono e re Kast vi si diresse senza alcun indugio.
Si trattava di un’enorme stanza dalla forma ellittica.
Il grande trono di pietra si ergeva sotto un enorme disco dorato, simbolo del sole e emblema della città caduta. Ampie arcate erano state edificate e posizionate per tutta la stanza secondo complicati e armoniosi schemi geometrici.
I lunghi arazzi, posti vicino le alte pareti, erano della più pregiata delle stoffe.

Ai piedi del trono giaceva il cadavere del sovrano della Città del Sole. Re Thur, detto l’anziano re.
Il suo corpo era immerso in una pozza del suo stesso sangue.
La sua corona era ancora sul suo capo. I suoi lussuosi vestiti erano sporchi di rosso e rovinati per le varie pugnalate che il sovrano aveva ricevuto.
I suoi occhi erano spalancati e sul suo volto vi era paralizzata un’espressione di puro terrore.

Re Kast si avvicinò al cadavere e gli rivolse uno sguardo di puro disprezzo: “chi lo ha ucciso?” Chiese ai suoi uomini quasi sussurrando.
La sua cupa voce rivelava una certa frustrazione germogliare nella sua anima nera.
Il giovane sovrano infatti avrebbe voluto prendere personalmente la vita di re Thur.
“Nessuno di noi, mio signore…” rispose uno dei suoi generali “…abbiamo trovato il corpo una volta entrati nella sala del trono.”
“Quindi lo hanno ucciso le sue guardie” ipotizzò pensieroso re Kast.
Superò il cadavere e sedette sul suo nuovo scranno.
I suoi uomini si posizionarono al suo cospetto.
Dopo diversi secondi passati nel più totale dei silenzi, re Kast chiese dove fosse finita la famiglia reale della Città del Sole.
Un suo generale rispose: “mio signore, quando abbiamo circondato il castello e bloccato ogni possibile fuga, la regina ha preferito avvelenare i suoi figli per poi tagliarsi la gola con un pugnale. Sono tutti morti.”
“Hanno scelto la fine meno dolorosa” commentò re Kast poiché aveva riservato un atroce destino per la reale famiglia della Città del Sole se solo fosse riuscito a catturarla.
Guardò di nuovo il cadavere dell’anziano re e ordinò che fosse portato via.
Mentre due soldati trascinavano via il corpo del defunto sovrano, tracciando una scia di sangue sul pavimento di marmo, altri guerrieri del nord entrarono nella sala del trono.
Poiché quest’ultimi non erano generali, potevano rivolgersi al loro sovrano solo in quel momento. Tra di loro vi era una prigioniera.
La sua lunga tonaca bianca rivelava che si trattava di un’ancella dell’anziano re.
Re Kast fu subito incuriosito da quella meravigliosa visione.
Scrutò a fondo l’ancella prigioniera: aveva corti capelli di un morbido castano, occhi come smeraldi e una fila di soffici lentiggini che le percorrevano il volto da uno zigomo all’altro.
I suoi lineamenti, giudicati perfetti dal giovane sovrano, non erano tipici delle terre della Città del Sole. Era dunque una straniera ma re Kast non riusciva a capire da quale nazione potesse provenire.
Continuò a osservarla: le sue curve erano celate solo in parte dalla bianca tonaca.
Quelle forme armoniose scaldarono il sangue del sovrano… che solo in quel momento si rese conto di esser rimasto in silenzio per troppo tempo, rapito dalla visione dell’ancella. Tutti i suoi uomini lo stavano fissando in attesa di una parola.
Re Kast si sistemò meglio sul trono di pietra e si schiarì la voce prima di chiedere chi fosse la misteriosa ragazza.
Uno dei soldati semplici avanzò di qualche passo verso il sovrano, fece un breve inchino e poi rispose: “mio signore, abbiamo trovato la giovane durante l’assedio al castello.
Era nascosta nella stanza della torre più alta. A proteggere la porta della camera vi era un manipolo di soldati comandati dal guerriero più potente di re Thur.
Abbiamo ucciso quegli uomini ma il campione della Città del Sole è riuscito a sterminare molti dei nostri uomini prima di cadere per mano di uno dei nostri.”
La curiosità  di re Kast crebbe: “l’anziano re aveva messo il suo guerriero migliore alla protezione di quest’ancella?”
“E’ così, mio signore.”
Il giovane sovrano fu ammutolito per la sorpresa e la stranezza di quel racconto.
Dopo alcuni secondi chiese: “chi ha ucciso il campione di re Thur?”
I soldati presenti nella sala del trono si scansarono per mostrare un giovane guerriero posto dietro di loro. Era ancora sporco di sangue e visibilmente stremato per la battaglia.
Gli fu ordinato di avanzare così che re Kast potesse vederlo meglio.
Il soldato avanzò timidamente e si posizionò al fianco dell’ancella.
Era un giovane guerriero dai capelli scuri e occhi azzurri. Aveva una piccola cicatrice sul naso e un velo di barba appena accennata.
La sua armatura non riportava alcun simbolo dell’armata del nord, ciò significava che si trattava di un servo-guerriero al servizio di re Kast.
Tali uomini venivano usati in guerra per missioni suicide o per comporre le prima fila durante le cariche delle cavallerie nemiche.
Quando il giovane sovrano si rese conto di star guardando un servitore, esordì una risatina mascherata da un colpo di tosse… e si tramutò rapidamente in una fragorosa risata.
“Uno schiavo del nord che uccide il campione della Città del Sole.”
Anche i generali iniziarono a ridacchiare.
Re Kast si rivolse a uno di loro: “che i bardi cantino questa storia. Ma dite loro che lo schiavo ha combattuto da solo contro il campione. Tutte le altre nazioni dovranno temere la grande armata del nord.”
Il sovrano tornò a guardare il suo servo-guerriero e domandò il suo nome.
“Mi chiamo Ars, mio signore” rispose il giovane senza guardare negli occhi il suo re.
“Come hai ucciso il campione?”
“Con molta fortuna e presumo anche con il favore degli Dei.”
“Continua.”
“Una volta ucciso il grande guerriero, mi resi conto di essere rimasto l’unico uomo ancora in vita. Aprii dunque la porta che il campione stava proteggendo. Ero convinto che al suo interno avrei trovato l’anziano re o magari la sua famiglia.
Trovai però quell’ancella…” Ars indicò la ragazza vicino a lui “…era ben nascosta ma un suo movimento tradì la sua posizione. Sussultai e gli puntai la spada alla gola ancor prima di rendermi conto di chi fosse realmente.
Allora altri uomini del nord entrarono nella stanza… gli stessi uomini che ci hanno condotto al vostro cospetto. E’ tutto, mio signore.”
Ars aveva volontariamente omesso un dettaglio del suo racconto. Quando puntò la spada alla gola della giovane, posando per la prima volta lo sguardo su di lei, rimase incantato dai suoi occhi smeraldo.
Re Kast annuì e commentò: “re Thur ha preferito mandare il suo uomo migliore a proteggere quell’ancella… come biasimarlo?!” I suoi generali risero mentre lanciarono occhiate lascive alla donna.
Il giovane sovrano batté poi la mano su una delle braccia di pietra del trono ed esclamò: “colui che ha ucciso il campione di questa città ha diritto a un desiderio.
Non avrei mai pensato di dare un simile onore a uno schiavo… ma questo schiavo ha compiuto un gesto eroico seppur aiutato dagli Dei.”

Di colpo, gli sguardi di tutti i presenti erano rivolti verso Ars.
Il ragazzo notò che persino l’ancella lo stava osservando. Non era spaventata o arrabbiata. Lei alzò un sopracciglio e rivolse ad Ars un’enigmatica occhiata di scherno.

Ars deglutì e raccolse tutto il suo coraggio per rispondere a re Kast: “la libertà.”
Ma le parole del ragazzo uscirono dalla sua bocca in forma di sussurro.
“Cosa?” Esclamò il sovrano che non era riuscito a sentirlo.
Ars alzò la voce: “chiedo a voi la libertà, mio signore.”
Ora re Kast aveva udito chiaramente il desiderio del servo-guerriero. Il sovrano non mosse un muscolo eppure tutti gli uomini nella stanza notarono la rabbia fiammeggiare nei suoi occhi.
“E cosa farai una volta libero?” Domandò il re fingendo di essere calmo e rilassato.
Ars non riuscì a dir nulla. Anche lui aveva intuito l’ira del sovrano e temette che ogni sua risposta potesse solo contrariare ancora di più il re.
Un’ombra scese il volto del sovrano. La sua voce si fece ancora più cupa e profonda: “ogni uomo del nord serve la nazione e contribuisce così alla sua gloria… persino il re.
Desiderare la libertà significa voltare le spalle al nord stesso! E io non posso perdonare la tua insolenza, schiavo. Ma hai un ucciso il campione della città e forse, per questo tuo gesto, non ti farò decapitare.” Il re ordinò ai suoi uomini di imprigionare il servo-guerriero nelle celle del castello.
Diversi soldati agguantarono Ars che tentò di divincolarsi… ma un colpo ben assestato al suo volto lo rese mansueto e impotente.
Prima che venisse portato via dalla sala del trono, il giovane lanciò uno sguardo di puro odio nei confronti del re, rivelando per un istante tutto il suo disprezzo nei confronti del sovrano.

-.-.-.-.-.-

Per diverse ore, re Kast fu costretto a discutere con i suoi generali.
Doveva essere messo al corrente delle perdite e dei feriti della sua armata, dei prigionieri catturati, dei danni della città e dei tesori razziati nel castello.
Ma del bottino di guerra, composto da oro, gioielli, metalli rari, oggetti preziosi e servi, il re era solo interessato alla bellissima ancella dagli occhi smeraldo.
Ormai non pensava ad altro che a lei e avvertiva, con sua grande sorpresa, delle vampate di gelosia ogni volta che un uomo posava gli occhi sulla quella ragazza.
Ordinò quindi che fosse rinchiusa nelle camere da letto del castello.
A tarda notte, re Kast andò a farle visita.

Il sovrano entrò nella stanza da letto: era grande e spaziosa, arredata con tappeti e arazzi di seta rossa e di altri caldi colori. Raffinati affreschi impreziosivano le pareti. E poi anfore e statue pregiate aggiungevano altro sfarzo a quella camera. Il grande letto a baldacchino era fatto d’ottone e il materasso sembrava soffice come una nuvola. Candele e bracieri illuminavano di rosso e d’arancio la camera. L’ancella era in piedi, vicino a un piedistallo d’alabastro che sorreggeva calici di vino e frutta esotica.
Non sembrava intimorita e il suo sguardo rilassato non lasciava trapelare alcuna emozione.

Re Kast si diresse verso una sedia per adagiarvi il suo mantello e la sua spada, senza mai distogliere lo sguardo dall’ancella. Rivolse a lei una domanda: “eri la preferita di re Thur, vero? Ecco perché ha mandato il suo campione a difenderti.”
La giovane si limitò ad annuire, senza però rivolgere alcuna parola al sovrano.
Fu una mancanza di rispetto nei confronti del nobile.
Re Kast pensò di doverla punire ed educarla come meglio desiderava… e quel pensiero lo fece eccitare. Continuò a togliersi i vestiti e a parlare: “ma certo che eri la preferita tra le ancelle, guarda quanto sei bella.”
Una volta spogliato del tutto, il sovrano si riempì un calice di vino al miele e saltò sul letto.
Le candele proiettarono una sinistra luce sulle cicatrici del suo corpo. Erano i segni di tante battaglie combattute e vinte fin da quando era l’erede al trono del nord.
Mentre sorseggiava il vino, il sovrano fissava intensamente l’ancella.
Quest’ultima evitava il suo sguardo.
“Spogliati” disse infine il giovane re.
Calò il silenzio nella stanza mentre l’ancella si toglieva la tonaca. Si poteva udire il fruscio dell’abito scorrere sulla sua pelle e, in lontananza, il crepitio del fuoco dei bracieri.
Il bianco vestito cadde leggiadro a terra e re Kast poté ammirare l’ancella in tutta la sua grazia.
“Eri sprecata per l’anziano re” commentò estasiato con un filo di voce.
La bellezza della ragazza superava la fantasia del sovrano.

Lei stirò un debole  sorriso e avanzò verso il talamo, ma il re alzò la mano e le disse di fermarsi.
“Di nuovo” le ordinò subito dopo.
La voce del sovrano tremolava per l’emozione.
Il sorriso dell’ancella si fece più ampio mentre obbediva alla richiesta de re.
Per compiacerlo, indossò di nuovo la tonaca per poi rimuoverla, questa volta con po’ di malizia.
“Di nuovo” disse ancora una volta il re, rimasto senza fiato.
L’ancella raccolse da terra sua tonaca, si rivestì e si spogliò di nuovo. Questa volta lo fece molto lentamente, con movimenti sinuosi e lanciando sguardi provocanti al sovrano.
Il giovane re mise via la coppa di vino e fece cenno all’ancella di salire sul letto e di raggiungerlo.
Lei iniziò a gattonare dal fondo del talamo, guardando fisso negli occhi il sovrano mentre avanzava verso di lui.
Strusciò il suo corpo su quello del giovane e quando raggiunse il suo volto, passò la punta della sua lingua sul mento e sulle labbra del re.

Il sovrano Kast fu pervaso da scariche di desidero.
Serrò il pugno e colpì in pieno volto l’ancella.
Lei rotolò sul letto per poi cadere rovinosamente sul pavimento. L’attacco del re fu rapido quanto inaspettato.
La ragazza sanguinava dal naso e dalla bocca.
Era incredula e scioccata. Si mise una mano sul volto per tamponare le sue ferite. Rivolse al sovrano uno sguardo furente.
Re Kast si eccitava solo attraverso la paura e il dolore.
Ma non c’era terrore negli occhi dell’ancella.
“Non sei spaventata…” commentò il sovrano con voce rauca “…mi piace, vorrà dire che dovrò impegnarmi di più per spezzarti.”
Si avventò improvvisamente sulla ragazza.
La trattenne sul pavimento mentre lei tentava di divincolarsi. Il re la colpì al volto con pugni e schiaffi. Ogni attacco alimentava la sua eccitazione.
Ubriaco di potere, il sovrano strinse le mani attorno al collo dell’ancella e iniziò a far pressione sulla sua trachea.
Un flebile gemito di dolore sfuggì dalla bocca della ragazza.
Sentiva il suo volto pulsare e il collo andare in fiamme. L’ira la travolse e fu allora che scattò in avanti.

Tutto accadde in un istante: le braccia della ragazza artigliarono il volto del re.
Il giovane sentì uno strano e acuto dolore sul suo viso.
Si alzò in piedi e iniziò a barcollare via dalla ragazza. Era stordito e sofferente.
La stanza gli sembrava sempre più buia.
In quel momento, il re avvertì qualcosa pendere dal suo volto. Con grande orrore scoprì che si trattava del suo occhio sinistro. L’ancella era riuscito a cavarglielo infilando il pollice nel suo cranio. Il nervo ottico era ancora intatto e collegato al  cervello dell’uomo.

Il re, scioccato, alzò lo sguardo verso l’ancella, giusto in tempo per vederla in piedi, vicino a lui, mentre sferrava un secondo attacco.
La ragazza colpì la gola del sovrano e qualcosa si ruppe al suo interno.
Lui cadde a terra, impressionato e terrorizzato dalla forza brutale dell’ancella.
Il sangue gli riempì la bocca.
Lo sputò fuori per poi tentare di chiamare le sue guardie… ma non riuscì a parlare per via dei danni riportati alla gola.
“Lurido sadico!” Ringhiò la ragazza.
Fu la prima volta che il sovrano udì la sua voce e il suo strano accento.
Iniziò a strisciare in direzione della sua spada, posta su una sedia vicino al letto.
Ma anche la ragazza avanzò verso l’arma.
Continuò a rivolgersi al re con fare furente: “tutti i miei sforzi per attirare qui l’armata del nord… tutto il mio lavoro vanificato per colpa tua! Tua e della tua spregevole perversione.”
Calciò il ventre del sovrano che per diversi secondi non riuscì a respirare.
“Ci sono tante forme di violenze, alcune sottili e raffinate. Ma tu, porco schifoso, prediligi la violenza che meno sopporto.”
Il sovrano arrancava verso la spada continuando a sanguinare dall’orbita cava del suo volto. Tentò di nuovo di urlare ma dalla bocca uscirono solo dei deboli rantoli.
“Cosa c’è?...” Chiese rabbiosa l’ancella “…vuoi chiamare le tue guardie? Vuoi che le chiamo io per te? Ma noi non abbiamo ancora finito.” La sua voce si fece cupa e spaventosa.
Accelerò il passo e afferrò la Spada del nord.
La sguainò dal fodero. La lama dai riflessi azzurri era estremamene affilata e l’ancella rimase impressionata dalla sua bellezza.
Riuscì a maneggiarla con estrema facilità: con un fendente disegnò un arco d'argento a mezz’aria, recidendo una delle gambe del re.
L’uomo iniziò a contorcersi per il dolore sotto lo sguardo deliziato dell’ancella.
“Soffri, verme ripugnante, soffri.” La ragazza si posizionò sul sovrano, pronta a sferrare il colpo di grazia.
Il re spalancò la bocca per tentare un’ultima volta di parlare. Il suo sforzo incuriosì l’ancella.
“Cccc… ccc… chi sssei in realtà?” Riuscì a domandare il sovrano.
La ragazza, per diversi secondi, si limitò a contemplare con disprezzo il giovane re per poi rispondere: “e cosa se ne te fai del mio nome? Il macellaio si presenta forse alle bestie prima di massacrarle?”
Le sue parole terrorizzarono il re.
Ma prima che potesse reagire in qualche modo, l’ancella gli trafisse il ventre con la spada.
La lama entrò in profondità nel corpo, scavando nelle sue viscere e risalendo verso lo stomaco.
Il sovrano si irrigidì, ansimando e tentando invado di rimuovere la spada.
L’ancella si abbassò su di lui e sussurrò: “muori lentamente, come il cane che sei!”

La ragazza fissò il re Kast spegnersi lentamente e dolorosamente.
Sputò poi del sangue a terra e controllò le ferite sul suo volto. Tentò di calmarsi mentre cercava dei nuovi vestiti in uno degli armadi.
Trovò dei capi della sua misura. Erano da uomo, scuri e adatti a lunghi viaggi.

-.-.-.-.-.-
-.-.-.-.-.-

Ars era stato gettato in una buia e umida cella delle segrete del castello.
Seduto a terra, e incatenato a una parete, il ragazzo cercò invano di dormire. Era stato ovviamente privato delle sue armi e della sua armatura.
Gli abiti che indossava non potevano proteggerlo dal freddo che regnava in quelle prigioni.

Un rumore sommesso attirò la sua attenzione. Qualcuno aveva aperto porta delle segrete provocando un sinistro scricchiolio. Ars sussultò quando vide l’ancella entrare nella sua cella.
Era in piedi, a pochi passi da lui. In una mano stringeva le chiavi delle prigioni e nell’altra impugnava una spada sporca di sangue.
Ars riconobbe l’arma in possesso della  ragazza: “la spada del re!” Commentò con un filo di voce.
“Non c’è più alcun re” rispose lei con crudele fierezza.
Quelle parole spaventarono il prigioniero.
Mille domande iniziarono a ronzare nella sua mente… ma riuscì solo a chiedere: “come sei riuscita a entrare in queste segrete? Come hai superato le guardie?”
“Passando sui loro cadaveri” fu la risposta dell’ancella… che scattò improvvisamente verso il ragazzo. Si chinò sopra di lui e gli puntò la lama alla gola.
“Così mi hai conosciuta, rammenti? Solo che questa volta stringo io una spada. Questa volta è il tuo collo che rischia di essere squarciato.”
Ars cercò di controllare i suoi tremori, si sporse verso il volto dell’ancella e disse a denti stretti: “se sei venuta qui per sgozzarmi, allora fallo in fretta e smettila di tormentarti.”
Un ghigno appena accennato apparve sulle labbra della ragazza: “sei adorabile quando fingi di essere coraggioso per mascherare la tua paura.
Ma al tuo schifoso re hai chiesto la libertà. Ebbene… la morte è l’unica forma di libertà che conosco. Vuoi che ti favorisca?” L’ancella premette ancora di più la lama sulla gola di Ars. Un sottile rivolo di sangue iniziò a scorrere sulla pelle del giovane.
“C-chi sei tu?” Chiese con voce tremolante.
La ragazza allontanò la spada da Ars e restando china su di lui rispose: “sono nata nelle profondità della terra, nel fondo degli abissi più neri.
Ho deciso di mescolarmi tra gli uomini per accumulare quante più ricchezze possibili.
Nessun nobile o re che abbia incontrato è riuscito a resistermi.
Re Thur aveva perso la testa per me e mi donava tutto ciò che chiedevo. E più desideravo… più ottenevo. Le attenzioni dell’anziano re nei miei confronti lo allontanarono dai bisogni del suo popolo. Nel castello iniziò a serpeggiare il malcontento… e in poco tempo la Città del Sole fu colpita dalla miseria.
Speravo di ridurre la metropoli in questo stato perché avrei di sicuro attirato un re più forte di Thur, desideroso di conquista e potere.”
La ragazza si alzò da Ars, iniziò a camminare per la cella mentre roteava la spada con disinvoltura.
Continuò il suo racconto: “il piano era quello di ammaliare il re che avrebbe conquistato questa città… all’inizio non sapevo chi si sarebbe presentato alle porte della Città del Sole.
Immagina la mia sorpresa nel vedere i vessilli del nord invadere i domini di Thur.
Il nord! Una nazione così ricca e così detestabile!
Pensai di aver avuto una grande fortuna… ma re Kast si è dimostrato un disgustoso violento e non sono riuscita a resistere all’ira.”
Guardò Ars negli occhi: “non sono impulsiva ma il tuo sovrano ha scatenato la mia collera. E ora che è morto, il mio piano di conquista è andato in fumo.”

Calò di nuovo il silenzio nelle segrete.
Sia Ars che la ragazza cercarono di calmarsi, apprezzando quel breve momento di tranquillità.
“Ho bisogno di una guida” disse poi l’ancella.
“Cosa?” Esclamò Ars.
La giovane donna si chinò vicino a lui per poterlo guardare negli occhi: “non ho ancora rinunciato ai tesori del nord. Ma ho bisogno di qualcuno che conosca quelle terre e che voglia vederle bruciare.”
“E chi ti dice che voglio vederle bruciare?”
“Perché ho visto l’odio nei tuoi occhi quando re Kast ha ordinato la tua incarcerazione. Puro e meraviglioso odio…” la ragazza scrutò a fondo Ars “...ma se non vuoi aiutarmi posso sempre liberarti a modo mio.”
“Quindi dovrei scegliere se avere la gola tagliata o essere il tuo servo?”
“Ritieniti fortunato, ragazzo del nord, a nessuno offro una scelta. Ma mi trovo in una situazione complicata e mi serve il tuo aiuto.”
“Ma perché vuoi così tanto distruggere il nord? Non ci sono altri regni da saccheggiare? Altri motivi, oltre l’oro e i gioielli, ti spingono ad andare contro quella nazione?”
La ragazza si ammutolì. Il suo sguardo si fece di pietra e Ars capì che non avrebbe mai ricevuto alcuna risposta.
Prese molto tempo per riflettere sul piano dell’ancella, per poi rivolgerle un’ultima domanda: “ammettiamo che riesci a distruggere il nord con il mio aiuto… poi cosa farai?”
La risposta della ragazza non tardò ad arrivare: “me ne andrò per la mia strada… e tu potrai scegliere il tuo destino.”
“Se prima non muoio” Ars stirò un debole sorriso mentre pronunciava quella battuta.
“Se prima non muori” la ragazza sorrise di rimando.
“Allora accetto.”

Una volta tolte le catene, Ars si alzò da terra e si massaggiò i polsi.
La ragazza era tornata ad essere serena… ma un ghigno malefico era apparso sul suo bel volto, poiché non vedeva l’ora di partire. I suoi occhi brillavano per l’eccitante idea di marciare contro il nord. Quello sguardo provocava un certo disagio in Ars.
“Mi servirà un’arma” disse.
“Tieni…” l’ancella gli diede la Spada del nord “…mi fa schifo tenerla se penso a chi apparteneva.”

I due iniziarono a percorre il lungo corridoio che li avrebbe condotti fuori dalla segreta. L’eco dei loro passi risuonava per tutti i sotterranei.
Ars camminava al fianco della giovane: “come ti chiami?” Chiese timidamente.
“Da dove vengo io…” rispose lei “…sapere il nome di qualcuno richiede una certa intimità. Dovremmo prima conoscerci meglio e imparare a fidarci l’uno dell’altro.”
“Di sicuro avremo molto tempo per conoscerci. La strada da qui alla Nazione del Nord è lunga.”
“Lo so” la ragazza ridacchiò al pensiero di iniziare quel viaggio.
“E il nord è pieno di creature pericolose, draghi e altri mostri.”
“Mostri?! Stai forse cercando di spaventarmi? Hai la vaga idea di cosa sono?” Il suo sorriso si fece più ampio.
Ars raggiunse per primo la porta delle segrete, l’aprì e fece passare la ragazza mentre rispondeva: “ho diverse teorie a riguardo.” Il giovane guerriero si sorprese nel provare una certa trepidazione, seppur mista a paura, per il viaggio che stava per intraprendere con quella misteriosa donna.
“Davvero?!...” disse scherzosamente lei “…avanti, voglio sentire cosa credi che io sia! E se la risposta non mi piacerà allora ti ucciderò.”
I due ridacchiarono mentre abbandonarono le prigioni.



   
 
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