Un abbraccio e passa la paura

L’abbraccio è un filo
che si dipana dal gomitolo del cuore
e avvolge due persone.

Yayoi l’aveva avvertito: “Otōtochan, questo film non fa per te, fidati. Scegli qualcosa che non ti faccia tremare come una foglia per un’ora e mezza”, ma lui aveva fatto orecchie da mercante e la sua testardaggine gli stava presentando il conto – rischiando anche di mandare a monte il pomeriggio “casa libera, Netflix e frozen yogurt” programmato con infinita pazienza per un’intera settimana.

«Uenoyama-kun, tutto bene?»

Le fredde dita di Mafuyu gli sfiorarono la guancia e Ritsuka dovette sforzarsi parecchio per non mettersi di riflesso sulla difensiva – come un gatto bassotto pronto a soffiare e a cacciar fuori gli artigli.

Kami, quell’horror non stava facendo bene alla sua salute mentale, né alle sue coronarie.

Ma la gente cosa ci trova di bello? Bah!

Si voltò, incrociando lo sguardo del suo ragazzo e notò subito una piccola ruga sulla fronte leggermente perlata di sudore. Sembra… preoccupato?, pensò umettando le labbra prima di rispondere: «Uhm… Sì, alla grande. Perché?»

Mafuyu si avvicinò ancora di più, arrivando a un soffio dalla sua bocca e lui sentì il cervello andare in tilt come quel giorno sul lungomare di Minato Mirai – e il respiro caldo e dalle note leggermente fruttate che gli titillava dispettoso la pelle non lo aiutava a tenere a bada i bollenti spiriti. Ti prego, non così vicino. Non così vicino.

Quegli occhi color ambra erano ancora fissi su di lui, quando dalla tv giunse l’ennesimo urlo (Oh, ma quanto strilla questo idiota?) e lungo la spina dorsale serpeggiò un nuovo brivido, che lo fece sbottare di colpo: «Scegliamo un altro titolo dal catalogo? Questo fa proprio pena!»

Prima di poggiare pigramente la testa sulla sua spalla, Mafuyu gli regalò un sorriso appena accennato – uno di quelli che lui trovava davvero adorabili e che gli provocavano un lieve batticuore, anche se non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce.

«Non te l’aveva consigliato Ueki?» chiese poi con una punta di innocente ironia nella voce, giocherellando con il bordo della sua t-shirt e Ritsuka lo strinse d’istinto in un timido abbraccio, nonostante l’afa di quel pomeriggio.

«Ohi, anche Ueki può fare cilecca!» Ritsuka si posizionò meglio sulla spalliera del divano umidiccia di sudore (Dannato condizionatore in sciopero!), lasciando che i capelli profumati e un po’ crespi del suo ragazzo gli solleticassero il viso e il collo. «A te sta piacendo?»

«Non lo so…» Mafuyu gli passò un braccio dietro la schiena e intensificò la stretta che li univa. «Non ho mai visto film o anime horror, ma mi piace guardarli con te.»

«Anche se sono orrendi come questo?»

«Sì.» Mafuyu alzò la testa e lo guardò languidamente. «E se iniziano a fare paura, mi basta abbracciarti e passa tutto.»

Poche, semplici parole e Ritsuka si innamorò un po’ di più di quella misteriosa creatura di nome Satō Mafuyu.

«Sì, hai ragione.» Accarezzò con un bacio veloce la zazzera rossiccia, mentre lo investiva un turbinio di emozioni e le guance diventavano ardenti come lava fusa. «Un abbraccio e passa la paura.»

*

Note a piè di storia
1. La citazione d'apertura è una frase di Fabrizio Caramagna.
2. Otōtochan: fratellino.
3. Nell’extra Raccolta dati 5 – Ritsuka Uenoyama non guarda programma sui fantasmi, viene fatto intendere che Ritsuka abbia un piccolo problema con tutto ciò che riguarda il paranormale.
4. Nel manga la “controfigura” animale di Uenoyama è un munchkin, detto anche gatto bassotto.
5. Minato Mirai è uno dei quartieri della città di Yokohama dove, nel capitolo 13, Mafuyu si dichiara a Uenoyama.


L’angolino della scribacchina
Complice la rilettura dei recenti capitoli del manga, nelle ultime settimane ho buttato giù questo slice of life tutto zucchero e miele dedicato a Mafuyu e Uenoyama.

Spero di avervi regalato una piacevole lettura e grazie per essere giunt* sin qui.

Midnight Sunflower