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Autore: Ruthainak    30/06/2020    1 recensioni
Quattro sconosciuti si incontrano e discorrono nello stesso scompartimento del treno per Londra. Tutti hanno in comune l'amore in una qualche forma. a volte l'amore è perduto per sempre ma...sarà davvero così o no? Due di loro, all'insaputa del mondo intero, hanno qualcosa di magico. anche il destino giocherà bene le sue carte in questo mio primo urban fantasy, ero incntra se fosse più sul sovrannaturale o sul fantasy ma è diciamo borderline quindi scelgo fantasy. Non vi cito brani perchè tanto itengo di avervi già invogliati abbastanza. Il testo è di cinquemila parole esatte. Questa storia partecipa al contest “A noi i personaggi, a voi la storia” indetto da elli2998 e Inchiostro_nel_Sangue sul forum di EFP.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente ho trovato uno scompartimento del tutto vuoto, sperando che resti così poiché amo la solitudine, ringrazio con una buona mancia il facchino che mi aiuta a sistemare i bagagli e mi siedo vicino al finestrino. Sono in anticipo sulla partenza e godo pace e solitudine quando a un tratto, non saprei dire di preciso quanto giacché ero immersa nei miei pensieri, la porta scorrevole si apre di nuovo ed entra un uomo sulla quarantina, ha quattro anni più di me quindi, vedo nei suoi occhi grigi che incrociano quelli miei verdi la delusione: anche lui dunque avrebbe preferito restare solo.
Chiede di accomodarsi ed io acconsento, pure formalità dettate dall’educazione, del resto dove altro potrebbe andare?
Il suo sguardo severo gli dona un fascino di cui forse lui stesso non è consapevole, io lo trovo davvero bello malgrado abbia qualche ruga sul viso e già qualche capello bianco in testa.
Lui si è seduto proprio accanto a me, entrambi non proferiamo più parola. L’etichetta richiederebbe che almeno ci presentassimo e dicessimo le ragioni del viaggio, ma rimandiamo, non illudendoci più che non arrivi altra gente, perché sarebbe da sciocchi ripetere più volte le stesse cose.
Dopo un po’ arriva una vecchia, a spanne le darei sui sessantacinque anni. I fattorini sono molto ossequiosi con lei e non me ne stupisco: da com’è vestita, dai gioielli che porta addosso e dai suoi modi si direbbe una gran signora, forse persino una nobile.
Certo che è molto strano però, non posso fare a meno di chiedermi che cavolo ci faccia una donna così tra noi comuni mortali della seconda classe invece di stare in prima. Possibile che sia taccagna?
Ipotesi tosto smentita quando la vedo dare una cospicua mancia ai facchini.
La strana vecchia si siede accanto all’uomo, così adesso gli unici tre posti liberi rimasti sono proprio quelli di fronte a noi. La vedo prendere un libro dalla sua borsa a tracolla. Lo poggia sulle gambe mentre cerca qualcos’altro nella borsa: ne trae fuori un astuccio di occhiali e siccome fino ad ora non li ha indossati, significa che le servono solo per leggere.
Mentre li inforca, però il libro scivola e cade sul pavimento facendo un gran rumore poiché è in copertina rigida. Lui mi sembra seccato dalla cosa, anche se non proferisce verbo, ma forse mi sbaglio: dopotutto lei non l’ha fatto apposta.
La vecchia raccoglie amorevolmente il libro da terra e, ripresa la sua postura rigida, inizia a leggerlo, in pratica si perde in esso per molto tempo non staccando più gli occhi, io stessa amo molto leggere e quindi la capisco ma sento anche che ci deve essere di più: L’amore e la cura particolari che ha per quel libro, i suoi occhi che sembrano illuminarsi in quel modo e vari altri piccoli dettagli mi suggeriscono che c’è qualcosa di molto personale in ballo qui.
Ecco un nuovo motivo di curiosità a suo riguardo.
Sto per porle domande quando la porta scorrevole si riapre all’improvviso ed entrano altre tre persone, occupando dl tutto il compartimento. Si tratta di una giovane, a spanne le do diciannove o venti anni, che side al centro e poi di un uomo e una donna sulla trentina che le siedono ai lati.
A questo punto il vecchio sbotta con rabbia contro il modo di vestire troppo osé della ragazza e tutti ci voltiamo a fissarlo, effettivamente lei indossa un vestito azzurro tropo corto per quelle lunghe gambe ma ritengo comunque che stia esagerando. Lei gli risponde per le rime oltre a fissarlo come tutti noi, pessima scelta giacché lui è già così arrabbiato.
 
 
Quanto alla sua risposta che normalmente mi farebbe arrabbiare di più: me ne infischio, ormai la frittata è fatta. Ecco adesso tutti mi stanno fissando, accidenti! Penso tra me. Alla fine mi sono messo comunque nei guai per quello che ho detto, anche se ho cercato di trattenermi.
Se penso che la giornata invece era cominciata così bene! Vabbè relativamente bene, oggi fa un po’ troppo caldo persino per essere Agosto ma una volta qui dentro l’aria condizionata mi ha ritemprato. A Parigi abbiamo toccato i trentasette gradi centigradi oggi e non è certo l’ideale, spero che almeno a Londra vada meglio. Lo scompartimento di questo diretto Parigi - Londra, l’unico che non fosse gremito, era occupato, quando vi sono entrato, solo da quella bellissima e silenziosa donna dai corti capelli corvini. Una che sa bene come vestire oltretutto! Poi è arrivata quella vecchia e lì mi sono cominciate a girare le scatole: di nuovo tutto quel rumore con i bagagli, poi quel libro caduto. Oh so che non l’ha fatto apposta e ci mancherebbe! Proprio a me che amo tanto il silenzio doveva succedere? Infine quel ciclico rumore elle pagine sfogliate e si vede benissimo, da come veste e dai modi, che lei è un pezzo grosso quindi, per quanto io sia scorbutico, non potevo neanche lamentarmene! Temevo di passare dei guai ad andare contro una così. Infine arrivano altri tre tizi, rumorosi stavolta, e come se non bastasse io devo vedere questa tizia conciata così. Accidenti ho un brutto carattere, non posso mentire a me stesso su questo, e sono un uomo d’altri tempi d’accordo ma chiunque altro al mio posto ritengo si sarebbe scandalizzato in fondo! Cavolo noi uomini siamo fatti di carne e sangue e quella mi è davanti vestita così! A vent’anni dovrebbe sapere bene come vestirsi e comportarsi! Il suo fidanzato qui non ha da ridire per come si mostra in pubblico? La sua amica qui non può ben consigliarla?
Queste sono le cose che ho pensato al riguardo e che, per quanto abbia cercato di trattenermi, alla fine le ho metaforicamente vomitato contro sbraitando, cavolo ho anche cercato di pazientare, di non dire niente ma dai e dai alla fine la corda si spezza specialmente se riguarda uno con un caratteraccio come il mio! Così adesso mi sono forse messo nei guai. Ah, rido tra me, voglio parlare di guai? Seriamente?
Allora il mio vero, enorme problema è che venti anni fa sono stato strappato al mio mondo, alla mia famiglia, alla mia fidanzata, i miei cari e tutti quelli che conoscevo a un maledetto e non voluto viaggio nel tempo mentre, ancora ragazzo, combattevo le guerre napoleoniche agli ordini di sua maestà Giorgio terzo. Ero un umile soldato di fanteria allora, appena ventunenne, non posso neanche accusare la mia disgrazia per il mio caratteraccio, semmai me l’ha acuito non poco ma ero già così. Fu un vero miracolo che, catapultato nella Francia del duemila, io non finissi scambiato per pazzo e rinchiuso per sempre in manicomio, cosa che a pensarci sarebbe ben potuta capitarmi, piuttosto riuscì, certo un po’ alla volta, ad adattarmi e mimetizzarmi in questo nuovo mondo. Mimetizzato sì, con tanto di documenti falsi.
Perché ci sto ripensando proprio adesso? Bah con la vecchiaia si diventa strani, non è forse anormale che io nutra, dopo ben diciannove anni, un desiderio smanioso, direi quasi un’ossessione, di ricalcare il suolo natio? Di ritrovare le mie radici? Radici, tsè! Come se potessi trovarne: tutti morti ormai da più di un secolo e della mia vecchia casa neanche più le macerie già da quando mi ritrovai catapultato qui. Eppure questa smania per le mie radici non mi abbandona, grazie al cielo l’alto comando aveva ritenuto dovessimo essere ben istruiti nella lingua francese, per eventuali missioni di spionaggio/in filtraggio, prima di mandarci qui a combattere o sari stato in un guaio anche più grosso. Se qualcuno lo scoprisse oggi finirei o in un manicomio o, se credessero tutto vero, sì vabbè come se potessi mai provarlo, finirei o rinchiuso da qualche parte, soggetto a esperimenti o al cirque du freak dove finiscono tutti i fenomeni da baraccone, oh me lo immagino: signori e signore venite a vedere l’uomo che ha viaggiato nel tempo! Dieci euro ad adulto, cinque i bambini. Oh ma come potrebbe mai qualcuno anche solo sospettarlo ormai sembro un uomo di questo mondo e il mio aver detto “di altri tempi” poco fa sarà interpretato come un uomo all’antica vista anche la differenza d’età tra me e quella signorina.
A proposito di lei! D’accordo che, dopo la mia sfuriata, tutti hanno preso a fissarmi insistentemente ma lei esagera! Mi sta guardando in un modo strano, quasi come se non avesse mai visto un uomo in vita sua prima ‘ora, cosa evidentemente non vera, vorrei proprio sapere cosa le frulla in testa!
Prima che io possa, di nuovo sento che non riuscirò a trattenermi a lungo, sbottare a lei rivolto, è lei quella fra tutti a fissarmi in quel modo così strano e irritante, di smetterla lei sorprendentemente si scusa con me, per avermi scandalizzato con l suo vestire ammettendo che sì voleva essere carina e farsi vedere ma stavolta ha esagerato rasentando l’oltraggio al pudore, per avermi fissato in quel modo davvero maleducato, a maggior ragione biasimevole in lei poiché è la figlia di un console e per quello che mi ha detto, deduco che deve aver riflettuto bene sopra quello che ha fatto mentre io ero a mia volta perso nelle mie elucubrazioni, infine china umilmente il capo.
Questa cosa mi lascia un po’ spiazzato ma le scuse mi sono sembrate sincere mentre la ascoltavo e accettarle sanerà tutta questa situazione, così smetteranno di fissarmi, quindi sì per questa volta le dico che la perdono ma che qualcuno dovrebbe darle in futuro complete lezioni di bon ton.
Il bon ton, penso tra me, non ne sapevo assolutamente niente allora, del resto quella era roba per nobili non per gente come me, ma da quando sono in questo mondo ho appreso e fatto ricerche su molte cose. Questo mondo, lo chiamo e lo penso in testa mia quasi fossi su un altro pianeta invece è sempre il mio pianeta Terra, quello su cui sono nato e cresciuto, solo circa duecento anni più avanti di quanto dovrebbe per me. Quant’è cambiato in duecento anni!
Rivivo, trattenendo un brivido che sarebbe sospetto in questa situazione, quella volta in ogni minimo dettaglio: compresa quell’intensa luce rossa, al vederla percepivo nettamente che aveva qualcosa di corporeo anziché essere fatta solo di luce, sbucare dal terreno, era appunto anche corporea e avrebbe dovuto a rigor di logica praticare almeno un foro uscendo da lì invece niente, e dirigersi velocemente proprio verso di me proprio durante gli scontri. Non ebbi neanche il tempo di approntare una reazione, solo di provare una paura mai sperimentata prima e che neanche avere contro un plotone di esecuzione avrebbe potuto eguagliare, che quella mi raggiunse e mi avviluppò in sé. Persi i sensi e quando rinvenni mi ritrovai in un altro luogo o meglio, come scoprì in seguito, il luogo era lo stesso solo che era irriconoscibile perché era ormai il duemiladiciannove ed erano quindi passati quasi duecento anni eppure non solo grazie al cielo non ero morto, con le ossa ormai polvere come sarebbe dovuta andare normalmente, ma non ero invecchiato di un solo giorno.
 
 
Le parole dell’uomo sul modo in cui mi vesto mi avevano fatta ribollire di rabbia dentro e gliene ho dette di ogni. Poi tutti ci siamo messi a fissarlo intensamente per quello che ha detto, anche se io avevo un motivo ulteriore, rispetto agli altri, per farlo. Nessuno lo sa ma da quando avevo quattordici anni ho acquisito, non so neanche’io come e perché di preciso, il potere di leggere il pensiero di qualcuno a patto che io fissi lo sguardo solo su di lui, o lei, e mi concentri a dovere. Sono passati solo tre anni da quando questo fenomeno è iniziato ma il tempo trascorso mi sembra molto di più forse anche perché dimostro più dei miei diciassette anni.
M’interessava particolarmente leggergli dentro e quello che ho scoperto mi ha lasciata ben più che basita, direi shockata: è la prima volta che incontro una persona oltre a me che è un vero fenomeno paranormale e mi mordo le labbra mentre penso che forse ho già compromesso ogni possibilità futura di amicizia con lui per quanto è ora indisposto nei miei riguardi.
Soprattutto però per tutto il tempo in cui lui ha pensato e rivissuto quelle cose io l’ho, mio malgrado, fissato un po’ troppo intensamente poiché se l’è presa anche per questo alla fine.
Di certo evo trovare il modo di rabbonirlo nei miei confronti, non che io voglia tosto rivelargli la verità sul mio dono, conto di farlo solo quando saremo amici di lunga data se mai questo accadrà e soprattutto quando saremo da soli, però so che se non rimedio subito sarà difficile persino che io abbia occasioni future di parlargli e il tempo poi non è eccessivamente dalla mia dato che questo treno impiegherà solo poco meno di tre ore ad arrivare e giusto adesso sta partendo, lui è così seccato che neanche ci ha fatto caso.
Rifletto che dal suo punto di vista io sono davvero vestita in modo troppo indecente, è pur vero che vive qui da tempo e si è ben adattato al nostro mondo come lui lo chiama ma certi retaggi culturali non scompaiono o almeno non del tutto! Devo capirlo, ha le sue ragioni, in fondo è più che giustificato poi lui può pensare che il suo essere scorbutico non dipenda per niente dal suo trauma, visto che lo era già prima, ma secondo me con il corso naturale degli eventi si sarebbe rabbonito con il tempo e comunque il trauma deve averlo fatto peggiorare a livelli ragguardevoli rispetto a prima ben più di come lui ricordi o stimi. In fondo poi come mi sarei sentita io se qualcuno mi avesse fissata a lungo, in modo così penetrante, come ho fatto io con lui?
Gli rivolgo quindi delle scuse che non sono soltanto motivate da mie considerazioni di interesse, per non voler perdere la sua possibile amicizia, ma anche anzi soprattutto dettate davvero dalla coscienza e dal riconoscere che ho sbagliato.
Poi se devo essere del tutto sincera con me stessa, proprio fino in fondo, non credo che mio padre o il mio fidanzato farebbero i salti di gioia, eufemisticamente parlando, se mi vedessero su questo treno conciata così. Chino il capo, in parte in segno di pentimento e in parte solo per non irritarlo oltre, ora i miei grandi occhi azzurri, che abitualmente punto da circa tre anni ora su una persona e ora su un’altra per leggergli dentro, non si riflettono più in quelli grigi di lui ma fissano le mie scarpe mentre i miei lunghi, lisci, capelli biondi cadono ai due lati come veli nuziali.
Certo che se qualcuno scoprisse l mio segreto potrei finire usata come arma speciale dalla C.I.A. o dal F.B.I. o da qualche magistrato o dall’esercito, questo nella più ragionevole delle ipotesi. In alternativa potrei finire rinchiusa da qualche parte e vittima di esperimenti volti a carpire il segreto del mio dono e replicarlo in altri oppure, ma questo è molto poco probabile, finirei al cirque du freak proprio come teme quell’uomo per se stesso. In questo l’unica cosa che ci distingue nettamente è la paura del manicomio. Io non l’ho, so che non potrei mai finirci e non per via di mio padre ma semplicemente perché io posso provare la veridicità del mio dono mentre lui no.
Mentre fisso ancora le mie scarpe sento Richard iniziare le presentazioni indicando quando necessario:
 
“Sono Richard Brown, la giovane accanto a me è Alice White, figlia del console statunitense a Parigi Robert White e quella è la mia collega Mary Campbell. Lieto di conoscere tutti voi. Prima che me lo chiediate: non sono fidanzato con Mary: Sono sposato al mio lavoro e se anche così non fosse, lei è sposata al suo. Quanto ad Alice è minorenne e se anche non lo fosse, non sarebbe professionale mettermi con la mia protetta”
 
Poi lo sento porgere la mano verso l’unico altro uomo qui presente, per stringergliela quando anche lui si sarà presentato. Le mie scuse hanno sanato l’umore di tutti a quanto pare infatti a uno a uno gli altri rispondono lietamente e persino la vecchia, di cui non ho potuto leggere alcun pensiero perché teneva sempre lo sguardo sul libro concentrata e dubitavo che avesse sentito anche una sola parola, si presenta:
 
“Jake Walker, piacere mio”
Nel dirlo stringe la mano di Richard che poi la volge verso la corvina.
 
“Lora Smith, piacere mio”
Richard stringe anche la mano di lei, contemporaneamente Mary fa a sua volta lo steso con Jake e Lora, poi si rivolge alla vecchia.
 
“Emily green, piacere mio”
Stringe la mano di Richard mentre anche io stingo mani e in un batter d’occhio le presentazioni sono fatte.
 
Ora ritengo più che giusto che ciascuno di noi spieghi i motivi del suo viaggio e sono proprio io a cominciare proponendo agli altri di fare poi lo stesso. Mentre lo faccio oso risollevare lo sguardo solo perché l’educazione richiede che si guardi in faccia con chi si sta parlando e così, educatamente, guardo ora l’uno ora l’altra dei tre mentre dico cercano anche di prevenire ogni possibile domanda nel corso del discorso:
 
“Sono stata ammessa a Cambridge e sto andando lì a studiare, sì ho solo diciassette anni ma ho saltato un anno scolastico, ero una bambina prodigio. Anche se siamo ancora nel cuore d’Agosto e le lezioni non inizieranno fino al quattro settembre sono in viaggio già ora per godermi l’ultimo periodo vacanziero a Londra, il resto delle vacanze fin qui le ho trascorse qui in Francia anche se di solito vado in Italia. Penderò la laurea breve in biologia poi il master, per quanto riguarda il dottorato di ricerca  non ho ancora preso una decisione definitiva se tenerlo in Inghilterra, in Francia o negli Stati Uniti. Mio padre naturalmente sarà troppo impegnato per potermi mai venire a trovare anche una sola volta durante questi anni di studio e il mio fidanzato David studierà altrove purtroppo: Mi mancheranno molto entrambi, come anche i miei amici. Confido ch il mio rapporto con David reggerà alla lontananza e poi ci sentiremo spesso. Per le vacanze verremo entrambi qui: lui studierà negli states ma io non ho cuore di tornarci da quando mia madre è morta lì. Lei era francese, per questo sono madre lingua sia in francese che in inglese, quando si ammalò gravemente la portammo lì dove poteva ricevere le migliori cure ma se n’è andata lo stesso”
Nel dire ciò per un po’ non riesco a trattenere le lacrime, comunque sicuramente mi avrebbero chiesto, perché mi è già successo, se almeno mia madre sarebbe venuta spesso a trovarmi non potendolo fare mio padre e allora li avrei imbarazzati e fatti sentire molto tristi per aver chiesto riaprendo essi stessi una ferita e così ho preferito prevenire la domanda. Mi chiederanno senz’altro anche come mai una importante come me viaggi in seconda classe: stessa curiosità, del resto, che io e Lora abbiamo su Emily. Anticipo quindi anche questa domanda:
“Come misura ulteriore di sicurezza abbiamo deciso, proprio perché tutti si aspettano che io viaggi in prima, specialmente in aereo, e fare sempre cose che un potenziale killer o rapitore non si aspetta è una delle prime cose che ho dovuto imparare, di prenotare falsamente per me un posto in prima classe su un volo di linea mentre viaggio qui. Sull’aereo ci andrà una mia sosia, anche lei debitamente protetta e pregherò affinché non le succeda niente.”
Poi in conclusione mi rivolgo accoratamente a Jake:
“Io ho davvero bisogno di lezioni di bon ton messere, sareste così gentile da lavorare come mio insegnante privato a questo scopo? Se acconsentite dovrò solo fare una telefonata e nessuno a Cambridge vi farà problemi nel darvi vitto, alloggio e tutto quanto v occorrerà. Vi pagherei bene, siatene certo”
Quasi non ci spero che accetti eppure lo fa, il motivo devono essere le sue scarse finanze molto più della ritrovata pace con me. Lui non può e non deve ancora sapere il vero motivo che mi spinge a non volerlo perdere ma trarrò comunque molto beneficio dalle sue lezioni. Richard e Mary hanno da ridire ma io mi limito a ordinare loro di fare le più accurate indagini su Jake e saranno garantiti essi per primi che è una persona a posto, ne sono convinta, so capire bene le persone dico. Non posso rivelare la verità. Adesso è Lora a prendere la parola e per tutto il tempo la guardo in viso un po’ per educazione e un po’ per cogliere cose che non direbbe pubblicamente.
 
 
“Sono inglese, Smith è il mio cognome da nubile che ho riacquisito con la vedovanza. Con i soldi di un’eredità unita ai risparmi, mio marito, che di professione prima faceva l cuoco, aveva potuto coronare un grande sogno che aveva da tempo: quello di aprire un negozio di bambole artigianali, in stile sia antico che moderno e in vari materiali ma soprattutto porcellana. Aveva imparato l’arte da ragazzo e l’aveva sempre tenuta in esercizio ma per vivere aveva dovuto lavorare come cuoco. Era un uomo tanto creativo in ogni cosa che faceva, non solo nelle bambole e nella cucina, non mi stupii per niente quando il ristorante dove lavorava ottenne tre stelle Michelin. Certo lì c’erano anche altri bravi cuochi ma lui era il migliore. Aveva cominciato a risparmiare fin da ragazzo ma senza l’eredità non credo che avrebbe fatto in tempo. François è morto poco due anni e mezzo fa in un incidente d’auto e poiché lo amavo moltissimo e nel frattempo, tra gli anni di fidanzamento e quelli del matrimonio era riuscito a farmi appassionare a quell’arte e insegnamela abbastanza bene, per due anni ho fatto di tutto per mandare avanti l’attività come lui avrebbe voluto. Ho davvero resistito finché ho potuto, strano come oggetti e luoghi che prima ci davano tanta gioia diventino fonte di tormento quando l’amato con cui li abbiamo condivisi non c’è più eh? Poi non ho più retto e mi sono risoluta di vendere il negozio, tornare in patria e ricominciare una nuova vita. Strano a dirsi ma finché mi intestardivo a voler andare avanti non solamente soffrivo per lui ma il mio cuore era chiuso non solo a un nuovo amore ma anche a nuovi affetti. Da quando invece ho preso la decisione di tornare, sento come se il mio cuore si fosse liberato di un grosso peso, certo ancora soffro per lui, anche molto a volte, però adesso non escludo la possibilità di un nuovo amore e nuovi affetti anzi! Prima che me lo chiediate vi dico che non mi sento in colpa nei suoi riguardi, del resto ho tenuto il lutto stretto per più di un anno. Si vede che non era destino trascorressimo tutta la vita insieme, io credo molto nel destino, tuttavia sento che lo rivedrò dopo la morte. Naturalmente prima di partire mi sono rivolta a una chiromante la quale mi ha detto che io dovevo assolutamente salire su questo specifico treno dandomi anche giorno e orario esatti: ne andava del mio futuro, disse, era assolutamente necessario che ci fossi”
Qui ometto di dire che, secondo la mia interpretazione, significava che qui avrei di nuovo trovato l’amore vero. Non ho nessuna intenzione di informarli di questo! Vero è che qui dentro ci sono solo due uomini cui la profezia poteva riferirsi ma Richard l’ho potuto escludere quando si è presentato. Quando ho avuto la certezza che poteva essere solo Jake l’ho guardato, lui non ci ha fatto caso in quel mentre, meno male che siamo tutti abbronzati o il mio rossore, ho proprio sentito le guance accaldarsi mentre pensavo a lui come possibile nuovo amore, si sarebbe notato. Certo è un tipo scorbutico ma questo non è un deterrente per me: saprò cambiarlo in meglio con l’amore vero e lui non porta alcuna fede al dito. Magari questo suo caratterino è un altro segno del destino: serviva a tenerlo libero da ogni altra donna, libero per me. Chissà perché adesso Alice mi guarda come se io le avessi raccontato la più meravigliosa storia del mondo, d’accodo il mio caso è commovente ma non così eccezionale come fosse l’ottava meraviglia del mondo! Ho qui in borsa l’ultima creazione che François completò mentre era in vita, quello è l’unico suo ricordo che non mi faccia soffrire e ho deciso di tenere. La tiro fuori per mostrarla a tutti. Con ciò il mio discorso è terminato, ora sta a Jake ed Emily parlare. Notando che ora ho la sua attenzione passo il testimone a Emily mentre mostro bene la bambola a tutti spiegando perché mi è così cara. Dai loro occhi capisco quanto siano estasiati al vederla: si tratta di una succube, ali di pipistrello impagliato e sostegni di legno, materiale interno tutto in porcellana, coda e piccole corna in resina,infine veri capelli umani in testa ricavati proprio da me, erano lunghi un tempo ma da allora li ho tenuti corti per rispetto,vestito di seta in stile ottocentesco di colore viola e una benda indaco a coprire occhi dorati con palpebre comunque già chiuse.
 
 
“Io ho sessantasei anni, sono vedova da quattro dopo un lungo e felice matrimonio, viaggio qui in seconda classe benché notevolmente ricca perché l’andare a Londra è stata una decisione repentina che devo solo a un caso fortuito. Sto andando a incontrare il mio primo vero amore da cui fui bruscamente separata anni or sono. A quel tempo ero convinta che la mia ricca e potente famiglia avesse fatto di tutto per allontanarlo ma ora so che mi sbagliavo. In realtà lui e la sua famiglia entrarono nel programma di protezione testimoni e così dovettero non solo cambiare nomi e città ma anche tagliare tutti i ponti inclusa me. A quel tempo eravamo entrambi devastati dalla separazione, avevi solo quindici anni quando mi lasciò e lui diciassette ma stavamo insieme già da due anni ed eravamo convinti di restarlo per sempre. Quando poi la minaccia fu definitivamente passata per tutti loro ormai aveva già una moglie, che pure molto amava anche se al contempo non ha mai smesso di amare me, così non venne a cercarmi. Abbiamo entrambi avuto una buona vita, un matrimonio felice e dei figli ma adesso che so tutto: non potevo non correre da lui. Certo ci saranno migliaia di Emily Green al mondo e migliaia di Peter Turner ma io sono mi sono riconosciuta infallibilmente nella Emily di cui parla. Se penso che questo libro l’ho letto solo per caso, di solito leggo gialli, non posso non credere nel destino. Lui è un famoso scrittore di romanzi horror, altro genere che proprio non leggo, però arrivato a questa veneranda età ha deciso di pubblicare la sua autobiografia completa e ringrazio il cielo che l’abbia fatto! Ci sarà un suo firma copie a Waterstone Picadilly, la più grande librerie d’Europa. Prima che me lo chiediate: Mi riconosco nella ragazza del romanzo con sicurezza perché parla di quando gli dissi di credere alla possibilità dei viaggi nel tempo e che per ogni evenienza era giusto convenissimo una parola d’ordine, nota solo a noi due, affinché un eventuale me stessa del futuro, o lui stesso, potesse certamente farsi riconoscere Sapete bene come si cambia invecchiando ad esempio ma non era solo quello il punto: mettevamo in conto anche la possibilità che un changeling potesse ingannarci. Ebbene la parola d’ordine era una poesia, inventata da me, che non avremmo mai rivelato a nessuno: infatti ora non la rivelo a voi come non l’ho neanche mai rivelata a mio marito. La poesia non è scritta nel libro, neanche vi si dice che la parola d’ordine è in versi, quindi lui mi riconoscerà senza dubbio alcuno quando gli sarò davanti per il firma copi e gliela declamerò. So che è rimasto vedovo di recente e sono convinta che ci speri proprio, che ci conti moltissimo, io lo raggiunga prima o poi! Oh se solo avessi scoperto tutto prima ora saremmo insieme già da un pezzo ma quello di domani sarà l’ultimo firma copie dell’anno e alla nostra età, con tutte le malattie e debolezze della vecchiaia che di certo i soldi non faranno mai sparire, non si può certo essere sicuri di arrivare vivi all’anno venturo. L’evento sarà in diretta streaming quindi chi di voi lo vorrà potrà vedere e sentire tutto. Ora sta a voi signore”
Concludo il mio racconto indicando Jake. Sulle prime lui, per tutta risposta, si limita a dire che il suo racconto non è neanche lontanamente interessante quanto i nostri poi però, su mia insistenza, ammette, sbottando irritato, di non volerne parlare perché tutti quelli che aveva cari sono morti, limitandosi a chiosare che va a Londra per ritrovare le sue radici. Per il resto del viaggio non posso non notare che Alice, chissà perché, cerca in tutti i modi di fare da cupido tra Lora e Jake. Certo lei agisce in modo molto sottile e discreto, infatti sono sicura che nessun altro tranne me ci abbia fatto caso, eppure non riesco ad afferrarne il motivo per quanto mi ci lambicchi il cervello.
Noto che sta avendo discreto successo con i suoi mezzi. La sua ultima mossa, in un certo senso è il degno finale i un crescendo crea proprio la giusta atmosfera romantica, in tal senso è di prendere il suo tablet e selezionare da Youtube, dopo aver impostato un volume che non desse fastidio a Jake così amante del silenzio, il brano Scheherazade, di Rimsky-Korsakov suonato dall’orchestra filarmonica di Vienna durante il festival di Salisburgo nel duemilacinque.
Quando il treno finalmente giunge a King’s Cross saluto tutti augurando loro ogni bene. In cuor mio spero davvero tanto che Alice riesca nel suo intento: Non ne capisco la ragione ma sento che ci tiene molto.
Il giorno dopo, appena sono di fronte a lui, declamo queste parole:
 
“Io sento
Venti d’argento
Sul tuo fuoco nero
Amali mio guerriero”
 
A quel punto lui mi riconosce e, dopo varie reciproche effusioni, mi chiede di sposarlo. Io, molto felice, acconsento.
   
 
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