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Autore: Aliasor    30/06/2020    0 recensioni
"La principessina che va a salvare il principe? Che le posso dire, altezza? Un bel rovescio della storia, se vuole andare a morire per salvare un ipotetico prigioniero... dovrà portarci con lei. Dopotutto ci paga lo stipendio."
Si dice che se una cosa può andar male allora accadrà; va sempre a finire così quando qualcuno decide di muovere guerra ad un altro per avidità.
Da una parte un regno violento, un regno violento come tanti altri, dall'altro un regno pacifico, ce ne sono a dozzine così. Ad Aletheia questo però non sta bene, non vuole farsi conquistare e massacrare il popolo solo perché il nemico è a livello bellico superiore; lei è certa che un piano ben congegnato e alleanze possano battere la mera forza.
Ciò divertente molto il cavaliere Renart, ma anche dall'altra parte il sadico Ysengrin non vede l'ora di giocare un po'.
Ma ciò che a nessuno torna è: perché far scoppiare ora una guerra? Il Re Formica ha le sue teorie.
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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I suoi passi rimbombavano con forza per le mura di pietra del castello, il metallo della sua armatura faceva un rumore fastidioso ad ogni movimento, come fosse arrugginita o poco oliata.
Probabilmente la causa di quei danni erano il sangue e l’acqua di cui si sporcava durante le campagne, non aveva di certo l’aria di uno che aveva l’abitudine di controllare il proprio armamentario con regolarità, solo lo spadone sulla schiena era tenuto con un minimo di cura.
Chiunque aveva avuto la sfortuna di vederlo confabulava alle sue spalle su come avesse qualche serio problema mentale e di come avesse sbagliato il loro re ad accettare nei ranghi reali uno come lui. Farlo generale, poi! Bastava guardarlo in faccia che era uno con cui era meglio non mischiarsi se si voleva vivere a lungo.
<< Mia madre mi ammazzò, mio padre mi mangiò, mia sorella Marilena l’ossa mia raduna.>>
Eccola, quella strana canzoncina che canticchiava ogni tre per due.
Non riuscivano a capire dove l’avesse mai sentita una cosa così lugubre, alcuni pensavo persino che avesse compiuto lui una specie di fratricidio in gioventù e che in quel modo se ne vantasse senza troppi rischi.
Giunto dinanzi alla porta di legno della sala del trono, aggiustò all’indietro la capigliatura lunga nera e, senza abbandonare il suo sorrisino divertito, entrò dentro spostando le pensanti ante con una sola mano.

<< Quindi è questa la situazione per farla breve.>> Il cavaliere in armatura finì il suo accurato rapporto sulla situazione della guerra al sovrano.
Seduto alla tavola rotonda, accanto ad un posto vuoto, il sovrano annuì con un cenno del capo; le cose però non andavano bene nonostante la sua espressione tranquilla.
Horic, il regno vicino aveva intrapreso da poco una campagna di espansione nei loro confronti, non risparmiando azioni distruttive nei confronti di ogni singolo villaggio in cui giungevano; non erano poche le notizie di roghi, depredazioni, violenza e massacri che compivano. Era questo il loro obiettivo? Anche se fossero riusciti nel loro intendo sarebbero stati conquistatori di un regno senza sudditi.
Atti simili erano pure a semplice follia delirante di un sovrano senza la minima capacità strategica.
Aveva sempre avuto sospetti che una cosa del genere sarebbe presto o tardi avvenuta, ma perché proprio ora? Cosa volevano davvero?
<< Nessuna notizia se sul fronte nemico sia tornato Ysengrin “Il Ginepro”?>>
<< Al momento sembra sia ancora al castello reale.>>
<< Ho dubbi che quel pazzoide resterà lì a lungo, secondo me non lo sopporta nemmeno sua mamma.>> Commentò un terzo seduto al suo posto con aria annoiata.
Tra i presenti era decisamente quello che risultava meno di tutti un “prode cavaliere”, sembrava più che altro una specie di star con quel fazzoletto dentro il panciotto marrone e il cappotto scuro appoggiato sulla sua sedia. Ad eccezione dei suoi indici nessuna dita della mano aveva un callo da lavoro e i suoi capelli castani erano perfettamente, a modo loro, pettinati.
<< Renart, modera le parole.>> Lo riprese il cavaliere tenendolo d’occhio da dietro le fessure dell’elmo. Poteva benissimo percepire che avevano uno sguardo a dir poco accigliato.
Si sentiva quasi dispiaciuto di questo, dietro i suoi abiti curati Renart nascondeva un cuore sensibile.
<< Wow, alzo le mani segno di scuse, Leod. A quanto pare sottolineare l’ovvio è un crimine. Su, continua, mi cucio la bocca, ma prima ho una domanda… sono io o ci siamo persi la principessina?>> Domandò indicando con il dito il posto vuoto tra lui e il suo re.
L’anziano leader sospirò, come se si fosse ormai arreso. Sua figlia aveva doti brillanti per divenire una futura sovrana illuminata, ma doveva decisamente migliorare la sua puntualità e la sua soglia dell’attenzione.
Strinse le mani attorno alla fronte rugosa ormai corrucciata dallo stress che si stava lentamente accumulando.
<< Renart, fatemi il favore. Andate a recuperarla di peso.>>
<< Altezza, non sta bene che un bell’uomo vada nelle stanze personali di una dama.>> Rispose, ovviamente, sarcastico. Era entrato in quella stanza decine e decine di volte per i motivi più disparati, che fosse buttarla giù da letto per quale lezione o consiglio o, semplicemente, perché cercava nascondiglio dopo aver sedotto ed abbandonato una donna donna una notte di passione.
Su questo ultimo punto l’atipico cavaliere e la principessa avevano un accordo segreto: lei avrebbe lasciato che si nascondesse nelle sue stanze e in cambio lui gli avrebbe insegnato qualcuno dei suoi trucchi di guerra. Per quanto fosse un Rodolfo Valentino, era anche un valente guerriero di prima classe; “Rose Tree” lo chiamavano.
Si alzò dalla sedia mettendo sotto braccio il suo cappotto, non aveva molta voglia di indossarla per poi toglierla nuovamente, troppa fatica.
<< Vado, la prendo e torno.>>
<< Delicatamente, Renart, delicatamente.>>
Annuì con un cenno della testa mentre sbadigliava annoiato. Andare a fare il babysitter non faceva per lui ma magari era con qualche amica carina che gli poteva presentare.

Renart la fissò deluso, sperava che stesse facendo qualcosa di interessante e invece si era chiusa in biblioteca a leggere tutta la notte qualche mattone; si era persino appisolata sbavando sul tavolo.
Per nulla regale.
Con un po’ di forza la prese in braccio facendo attenzione che i capelli grigi non finissero strappati in qualche modo, il fatto che non indossasse mai quelle gigantesche gonne da dama era decisamente d’aiuto nel tenerla tra le sue braccia.
<< Vediamo cosa leggeva la signorinella.>> Diede uno sguardo a uno dei tanti volumi lasciati sul tavolo. << Il Craft, eh? Precoce la mocciosa.>>

   
 
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