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Autore: ToscaSam    02/07/2020    1 recensioni
Il matrimonio con Ginny è finito. Harry e la sua famiglia sono a pezzi. Fra sbagli e incomprensioni, Harry cerca un modo per districarsi nella vita adulta.
Forse vuole essere al centro dell'attenzione , come spesso gli è stato recriminato. O forse ha solo bisogno di sentirsi amato?
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Disclaimer
mi avvalgo della facoltà di ispirarmi solo ed esclusivamente a quello che è contenuto nei libri di Harry Potter: questo significa che non terrò minimamente in considerazione tutto quello che Colei Che Non Deve Essere Nominata ha scritto su twitter, o ha dichiarato nelle interviste o ha sognato stanotte (a meno che non sia utile per la mia storia). Non tengo di conto di Harry Potter and The Cursed Child, per ovvi motivi di schifo.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood | Coppie: Harry/Hermione, Harry/Luna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Quando Harry rincasò, si rese conto che c'era molto silenzio. Gli accadeva da un po', già da quando James era andato a Hogwarts per la prima volta. Anche Albus era a scuola, adesso. Ma Ginny e Lily sarebbero state lì con lui se solo tutto fosse filato liscio.
Al solo pensiero di Lily si sentì bruciare di dispiacere. Avrebbe voluto abbracciarla, dirle che andava tutto bene, implorare il suo perdono. Lei e Ginny avevano gli stessi occhi marrone chiaro, come nocciole, ma l'intensità era diversa: Ginny sapeva guardarlo in modo tagliente e sprezzante, mentre Lily, forse per l'età ancora giovane, non ne era capace.
Harry si sentì trafitto dal timore di leggere lo stesso disprezzo di Ginny negli occhi di Lily, quando l'avesse rivista. Gli scoppiava la testa per il troppo pensare e, per un attimo, fu come se la cicatrice facesse di nuovo male.
Chiuse la porta e si trascinò a sedere sul divano.
Un gufo doveva essere entrato dalla finestra aperta e aver consegnato la posta: sul tavolino basso di legno accanto al sofà figuravano tre buste di pergamena. Harry allungò la mano, cercando di distrarsi, di calmarsi e prese la prima: era una bolletta, che noia. La seconda gli annunciava che la settimana successiva avrebbe dovuto fare degli straordinari a lavoro, per via di una banda di adolescenti infognati con le Arti Oscure che da alcuni mesi gli causavano non pochi problemi. La terza era di James.
Harry sorrise, sospirando: almeno quella era una lettera piacevole.
Si stupì invece di sentirsi ancora più nauseato dopo le prime righe.
 
Caro papà,
le cose vanno bene. Ho giocato contro Tassorosso e ho segnato 6 goal su 8. l'anno prossimo forse sarò Capitano, perché Cindy è al settimo e io sono il più grande dopo lei. Mi sono ripreso subito dall'infortunio del match contro Serpeverde, mi dispiace aver perso, ma se ci impegniamo e stracciamo anche Corvonero nella prossima partita abbiamo delle possibilità di rimanere in alto nella classifica. …
 
Quidditch.
Harry sentiva come morsi nello stomaco. Possibile che avesse plagiato James? A lui piaceva davvero il Quidditch o gli aveva imposto qualcosa solo per farsi piacere da solo? Sembrava che si stesse scusando per essersi infortunato o che sperasse nell'approvazione di Harry per i goal e la possibile promozione.
Si chiese cosa sapesse di suo figlio.
Cosa piaceva a James oltre al Quidditch?
Gli avevano mandato alcuni richiami durante gli anni, perché James aveva combinato qualche disastro, come uscire di notte, infastidire altri amici.
No. No. Harry non poteva crederci. Come aveva fatto a proiettare su suo figlio la personalità di suo padre e la sua stessa personalità? Perché non lo aveva mai sgridato, quando aveva appreso delle scorribande notturne? Perché l'aveva incoraggiato a usare la Mappa del Malandrino e il mantello dell'invisibilità? Un genitore normale non fa queste cose, si disse, portandosi una mano sugli occhi. Si scoprì sudato. Gettò sul tavolino la lettera di James, sentendosi un perfetto idiota.
Vide l'espressione adirata di Ginny che gli diceva: “Albus piange giorno e notte perché non l'hanno preso nella squadra di Quidditch!” e Harry non aveva capito che anche quella era tutta colpa sua.
Ginny era una sportiva professionista, firmava autografi, posava per foto promozionali. Perché lei non aveva mai imposto ai figli i propri desideri?
Lily odiava il Quidditch e odiava i suoi occhiali rotondi. E allora perché l'aveva costretta a comprare quella montatura? Quando l'aveva vista al negozio si era commosso, le aveva detto che era identica a lui. Lily aveva accettato con un broncino tenero, vedendo l'emozione del padre. Che problemi aveva, Harry? Che diavolo gli passava per la testa? Se Lily non voleva gli occhiali rotondi, non doveva portarli. Che importava se Harry e suo padre li avevano avuti uguali? Che necessità c'era di portare avanti una insulsa tradizione? Lily era sua figlia e la gente non aveva motivo di dubitarne: i lineamenti del viso erano identici ai suoi, che diavolo c'entravano gli occhiali?
Harry boccheggiò e arrivò a stenti fino alla camera da letto. Si buttò sulle coperte e si addormentò, in pieno pomeriggio, stanco morto e confuso.
 
*
 
Il giorno seguente, in ufficio, il suo capo Donovan gli picchiettò sulla scrivania:
« Potter, hai visite»
« Che visite?» chiese Harry alzando la testa dal diagramma che ritraeva i sei maghi oscuri adolescenti su cui stava lavorando.
Donovan indicò col pollice la porta di ingresso. Con un colpo al cuore, Harry vide la faccia spaventata di Hermione oltre il vetro.
« è la tua amica, quella rompiscatole delle Pari Opportunità fra le Creature».
Harry abbozzò un sorriso alla battuta ma più che altro sembrò che si stesse strozzando. Cercando di mantenere la calma, si alzò dalla scrivania e raggiunse la porta.
Quando l'aprì, Hermione pigolò:
« Scusami. Lo so che non dovrei cercarti a lavoro, lo so che ti ho disturbato»
« Non fa niente» rispose Harry distrattamente: « cosa c'è?»
« Ecco …» Harry capì che stava cercando le parole. Forse il pretesto non era così urgente e Hermione stava cercando di far sembrare che lo fosse:
« … ieri ti ho cercato … per una questione, ecco, volevo parlarti. Però non eri a casa. Ho suonato e tu non hai risposto. Mi chiedevo se … ecco, se va tutto bene».
Harry aggrottò le sopracciglia. Hermione aggiunse in fretta, mangiandosi le parole: « Magari eri malato e non sapevi a chi chiedere aiuto, ecco».
« Non sono malato. Ieri ero molto stanco e mi sono addormentato presto. Scusami. Di cosa avevi bisogno di parlare?»
« Oh … di niente in particolare, ecco, solo … vederti. Prendere un caffè, magari»
« Buffa coincidenza: ieri ho proprio preso il caffè».
Hermione lo fissò spaesata.
Harry sentì che era il momento di mettere in atto il piano di separazione. Era molto più facile parlare con Hermione a lavoro, luogo in cui non potevano ricadere nella tentazione di baciarsi e amarsi. Si sentì molto sicuro ed ebbe quasi voglia di urlarle contro “ma che diavolo fai? Sei sposata!”.
Hermione aspettava che Harry spiegasse l'uscita sul caffè, ma lui disse:
« Ascolta. Credo che dobbiamo darci un taglio. Non puoi venire da me tutti i giorni. Proviamo … ehm … a privarci un po' l'uno dell'altra» concluse in un sussurro.
Gli occhi di Hermione si fecero in qualche modo più liquidi. Guardò Harry terrorizzata.
« è successo qualcosa?» chiese lei.
« No, certo che no. Senti, non possiamo continuare così. Non vogliamo mica sposarci, no? Stiamo, ehm, ecco, ci stiamo usando a vicenda. Tu per sfogare la repressione e io per sentirmi amato»
« Chi ti ha detto queste cose?» la faccia di Hermione assunse una tonalità di rabbia.
« Nessuno» mentì Harry.
« Ho capito. Questo non è il luogo adatto per parlare. Vieni tu da me, oggi pomeriggio. Ron ha detto che finisce prima, quindi avremo poco tempo solo per noi e … ecco, non lo useremo inutilmente» disse, molto rossa in viso.
 
*
 
Erano soli, Hermione sedeva sul divano, composta, come a fissare uno standard di castità.
Harry le sedette accanto e immediatamente fu consapevole che il corpo di lei era lì, a pochi centimetri dal suo, nudo sotto gli strati dei vestiti. Che ci voleva a rivelarlo? Che c'era di male a sbagliare ancora una volta? Da domani avrebbe cominciato a separarsi da lei.
Domani.
Poggiò una mano sul ginocchio di Hermione. Lei sussultò.
« Dobbiamo parlare» mugolò, debolmente.
Harry strinse la presa, poi le afferrò un fianco con l'altra mano per avvicinarla a sé e la baciò con trasporto. Hermione cedette subito e annaspò come se non avesse abbastanza superficie da baciare. Ricaddero sul divano, Harry le sbottonò la camicia e tastò la pelle calda che nascondeva.
Sapeva che Ron poteva arrivare a momenti e la cosa non lo spaventava; anzi, in un momento di follia, Harry si sentì molto eccitato dall'idea di poter essere scoperto. Sapeva che non sarebbe successo, che avrebbe vinto lui, che Ron sarebbe arrivato un attimo dopo all'ultimo bottone riagganciato. Questa prospettiva gli annebbiò il cervello e in un attimo lui e Hermione furono un tutt'uno di corpi nudi che si agitavano e mugolavano sul divano.
Fu l'amore più veloce di sempre. Harry era certo che non avesse mai amato Ginny in quel modo, rapido, furioso, eccitato. Sapeva che non c'erano sentimenti, sapeva che era solo un piacere perverso, una consolazione, ma come diceva Luna, anche Hermione aveva la sua parte.
Rimasero distesi sui cuscini, nudi e sudati, per alcuni minuti, travolti da quello che era appena successo.
Quando si rivestirono, Harry era sempre fiero dell'accaduto, mentre Hermione era agitata. Divenne quasi isterica quando la serratura scattò e Ron entrò in casa sorridendo:
« Ehilà! Ciao Harry! Ho visto la macchina. Che combini da queste parti, amico?».
Harry fu pervaso da un incomprensibile senso di soddisfazione. Era come aveva previsto lui. Ron non sospettava di niente ed era arrivato proprio qualche minuto dopo che lui aveva fatto l'amore con Hermione. Sentì le labbra sorridere da sole:
« Ciao Ron! Oggi a lavoro Hermione mi ha detto che saresti tornato presto da lavoro e ho pensato di venire a trovarti»
« Grande. Ceniamo insieme stasera?»
« Ciao, Ron» disse Hermione stizzita dal mancato saluto.
« Ciao, amore. Insomma, Harry, che ne dici? Andiamo al Paiolo Magico? Ho sentito dire che fanno uno stufato eccezionale»
  
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