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Autore: MerasaviaAnderson    05/07/2020    0 recensioni
• {Ambientata durante la Prima Guerra Magica ~ James/Lily ~ Sirius/Remus}
Il terrore provato da Lily e James ogni volta che qualcuno bussava alla loro porta, in piena Guerra.
Ma fortunatamente, spesso la realtà è differente dagli incubi.
Dal testo:
"Nessuno bussava mai a casa Potter-Evans, tanto meno nel cuore della notte: da quando vivevano sotto la protezione dell’Incanto Fidelius e tutti i loro amici erano impegnati con le missioni dell’Ordine della Fenice, James e Lily erano più soli che mai. Sirius e Remus passavano ogni volta che potevano, spesso e volentieri anche Peter si univa a loro.
Il gelo calò nella camera da letto di James e Lily, che si guardarono preoccupati quando il bussare continuava a persistere: potevano essere solo Peter, Sirius, Remus o il professor Silente, gli unici a conoscere la loro locazione e a potervi arrivare.
«Resta qui con Harry.» disse James a Lily, afferrando la sua bacchetta e dirigendosi per le scale, pronto a difendersi.
«Chi è?» domandò una volta avvicinatosi alla porta. Il cuore gli batteva forte nel petto, perché chiunque lo andasse a trovare lo avvisava sempre prima… e soprattutto non lo faceva alle undici e mezza di notte."
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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KNOCKING AT THE DOOR




PARTE TERZA.

 

Quando la dottoressa del San Mungo aveva confermato che Sirius si sarebbe ripreso in meno di una settimana, tutti i presenti avevano tirato un sospiro di sollievo. Il professor Silente era ben convinto che non ci fosse bisogno di far cambiare casa ai Potter, in quanto - protetti da Custode Segreto - non avevano corso nessun rischio, ma avrebbe soppesato l’idea di proteggere tramite Incanto Fidelius anche la casa di Remus e Sirius e quelle di qualche altro membro importante dell’Ordine della Fenice, in modo da evitare agguati del genere da parte dei Mangiamorte.
In quel momento, mentre Remus e Silente erano intenti a discutere di qualche argomento nel cortile di casa Potter e Lily era abbastanza occupata a fare il bagnetto ad Harry al piano di sopra, finalmente James e Sirius avevano avuto l’occasione di rimanere da soli, dopo un bel po’ di tempo.
«Tu come te la passi, Ramoso?» domandò Sirius a James, interrompendo per un attimo la loro partita a scacchi.
«Me la passerei meglio se non mi piombassi in casa sanguinante in piena notte.» ironizzò il giovane, forse non troppo in vena di discorsi seri, bisognoso solo di una quotidianità che gli era stata strappata via.
«Giuro di regalarti tre pacchetti di sigarette per farmi perdonare!»
«Mi basta una cena tra me, te, Lils, Remus e Peter.» gli disse, sentendone davvero il bisogno. «Sigarette, Burrobirra e Whiskey incendiario li offro io.»
«Be’, ne avremo tutto il tempo, dato che mi accamperò su questo divano per la prossima settimana!»
Di fatti, avevano concordato con il professor Silente che, finché Sirius non fosse stato nuovamente in forze e capace di materializzarsi, non era opportuno spostarlo ed esporlo al rischio, così lui e Remus avrebbero piantato le tende là per qualche giorno.
«Guarda che sono tentato di ricostruire in questo salotto il dormitorio dei Malandrini ad Hogwarts!»
«Dobbiamo metterci d’accordo con Lunastorta per non farci cogliere con le mani nel sacco da Lily mentre fumiamo in salotto.»
«No, cazzo, non ci coprirà mai!» James rise, facendo muovere una sua pedina sulla scacchiera «Piuttosto pensiamo a vendicarci per le Burrobirre con l’aglio di qualche mese fa.»
«Andiamo sul classico? Caccabombe?»
«Penso che ci voglia qualcosa di più… raffinato.» James si fermò un attimo a riflettere, chiudendo fuori dalla sua testa la guerra, le minacce, la reclusione che stava vivendo, Sirius ancora bendato e la conversazione troppo seria tra Remus e Silente fuori dal suo portone «Hai presente lo scherzo con la cera in Sala Grande che abbiamo fatto al quinto anno?»
«Troppo pericoloso.» constatò Sirius «Lily potrebbe avere Harry in braccio.»
«Giusto...»
«Scusa, ma perché ci complichiamo la vita? Incantiamo le loro sedie e le facciamo levitare con loro sopra, stasera a cena. Ci dovranno supplicare di farli scendere!»
«Andata, Felpato!» James si dimostrò subito entusiasta dell’idea, dando il cinque all’amico. Sembrava aver ritrovato una luce diversa, come se, a discapito di quello che fosse accaduto la notte scorsa, una brezza leggera avesse portato nella sua vita un briciolo di normalità.
«Comunque Jam,» Sirius tornò un attimo serio, avendo constatato quanto difficile fosse la posizione dell’amico in quel momento «tu prenditi cura di te. Io passo da qua ogni volta che posso, lo sai.»
«Sì, sì...» nonostante il cambio d'argomento, lo sguardo di James non s’incupì, anzi, s’intrecciò con un sorriso negli occhi grigi di Sirius, che da sempre gli avevano donato quella sicurezza di cui aveva bisogno.
Erano fatti così, fin da bambini: quando qualcosa non andava per il verso giusto si rifugiavano sempre l’uno nell’altro, legati da un destino indissolubile, che li fece incontrare su quel treno il Primo Settembre di ormai dieci anni prima.
«È solo tutto un po’... troppo.» continuò James «Con Lily ed Harry un po’ le giornate passano. A volte litighiamo, non ci sopportiamo, ma sappiamo entrambi che se fossimo da soli sarebbe un disastro.»
«Hai ragione. Sai, a volte penso che tu e Lily siate, in un certo senso ovviamente, fortunati nel poter passare così tanto tempo insieme.» lo ammise con un tono colpevole, riferendosi alla propria situazione con Remus «Ma poi penso che senza una mia vita personale, chiuso dentro quattro mura, potrei impazzire anche io. Una volta ho litigato con Remus per questa cosa, lui mi ha fatto notare che avevo detto una cazzata nel ritenervi più fortunati di noi e mi sono sentito subito un verme. Perché pensavo alle notti di luna piena in cui non posso essere con lui, o a ad ogni singola volta che ritorno a casa e temo di trovarlo morto… Poi mi sono reso conto che forse tutto questo non è nulla in confronto ad un bastardo che ha deciso di dover uccidere tuo figlio. Non posso capirlo, non sono padre, però… Lunastorta è Lunastorta, capisci?»
«Nessuno è messo meglio o peggio di nessuno, Sir. Rischiamo tutti la vita, in un modo o nell’altro.» Ritrovarsi a consolare Sirius fu quasi… liberatorio, gli diede egoisticamente una bella sensazione: quella di poter fare qualcosa per qualcuno. «Il tuo timore di perdere la persona che ami o di non potergli stare accanto in un momento di difficoltà non è meno lecito del mio, che temo per Harry.»
«Sì, hai ragione.»
Ma non ebbero bisogno di dirsi più nulla, Sirius e James si confidavano i loro più profondi tormenti con gli occhi, comprendendosi al volo: bastavano poche frasi, pochi gesti, una pacca sulla spalla o un abbraccio. Ci sarebbero stati l’uno per l’altro, sempre e a prescindere, probabilmente neanche la morte sarebbe riuscita a dividerli.
Così tornarono alla loro partita a scacchi, mentre il fuoco scoppiettava nel camino e una pioggerellina leggera ricominciava a cadere sulle finestre. Tutto ciò finché Remus non ritornò dentro casa con un’aria non troppo allegra. Si era lentamente tolto le scarpe e le aveva lasciate sulla scarpiera vicino alla porta, rimanendo in calzini sulla moquette rossa. James e Sirius si girarono verso di lui, guardandolo in modo interrogativo.
«Silente non ha accettato.» rivelò «Dovrò partire dopodomani.»

 


La notizia della partenza imminente di Remus non era stata presa particolarmente bene da nessuno, specialmente da Sirius che aveva tenuto il broncio per tutta la giornata e neanche lo scherzo a Lily e Remus sembrò rallegrarlo un granché.
Tutti sapevano che l’amico veniva mandato tra i branchi di Lupi Mannari, a cercare di allacciare accordi e alleanze, purtroppo, però, non era sicuramente quel tipo di missione tutta rose e fiori, spesso Remus veniva attaccato da qualche branco fedele a Lord Voldermort e non era sicuramente uno spettacolo piacevole vedere le sue condizioni ogni volta che tornava.
Era stato Remus stesso, quella sera, a proporre un gioco alcolico per tirare su il morale a tutti, sperando che qualche bicchierino di Whiskey incendiario avrebbe alleggerito l’umore generale.
Si erano seduti tutti sul tappeto davanti al camino, in cerchio, con i bicchieri e le bottiglie di alcool al centro, assieme a delle carte incantate, con le quali Lily e le sue compagne di stanza ad Hogwarts si erano intrattenute durante i venerdì sera.
«Basta scrivere i nomi dei partecipanti al gioco sulla carta principale.» spiegò la ragazza, seduta tra James e Remus «Automaticamente le altre carte creeranno delle domande o degli obblighi imbarazzanti, a cui bisogna rispondere con la verità oppure bere quanto ti dice la carta. Chiaro?»
«Sissignora, chiaro come l’inchiostro!» rispose Sirius, ridendo e versandosi già il primo bicchierino di Whiskey Incendiario assieme a James «Io comunque propongo un bellissimo shottino a testa per aprire le danze!»
«Sì, okay, sono d’accordo!» rise Lily, versando sia a lei che a Remus un po’ del liquido ambrato. «Partiamo con la prima carta!» disse dopo aver bevuto dal suo bicchiere e aver preso una carta dal mazzo, sulla quale si formulò subito una domanda: «Questa è per Remus: sei mai andato in bagno senza poi lavarti le mani? Rispondi con la verità o bevi un bicchierino.»
Il volto del ragazzo si tinse di rosso ed iniziò a ridere a crepapelle, forse già complice il bicchierino di Whiskey che aveva bevuto: «Sì!» disse tra le risate, guadagnandosi un’occhiataccia da Sirius.
«Sta’ lontano da me, non toccarmi mai più con quelle mani.» gli disse il ragazzo, cercando, a fatica, di avvicinarsi a James per allontanarsi dal compagno.
«A mia discolpa posso dire che ero piccolo, era il primo anno ad Hogwarts e avevo paura di Mirtilla Malcontenta! Era notte e sono scappato dal bagno!» continuò a ridere, coinvolgendo anche gli altri tre.
«Fai schifo, amico...» continuò a ridere James, mentre adesso toccava a lui pescare un’altra carta «Okay, il prossimo… cazzo, sono io!» iniziò a leggere attentamente sul foglietto, aguzzando la vista sulle parole: «Hai mai avuto pensieri impuri su qualche tuo professore? Rispondi con la verità o bevi tre bicchieri.»
Lo sguardo dei tre ragazzi si concentrò su James, che non pensò neanche un istante a riempirsi il bicchiere, stavolta con della Burrobirra.
«È un sì, ragazzi! Questo è un sì!» urlò Sirius, completamente esaltato «Chi è, James?»
«Non ve lo dico!»
«È la McGrannitt, ragazzi. Secondo me è la McGrannitt!» affermò Remus, ridendo sguaiatamente.
«No, Lumacorno!» ribatté Lily.
«Che schifo, ragazzi, vi prego...» commentò James, con una faccia disgustata, dopo aver tracannato l’ultimo sorso di Burrobirra. «Ora tocca a Sirius, lasciatemi stare!»
Black pescò una carta, e lesse ad alta voce: «È di nuovo per James!» urlò, quasi trionfante: «Tocca il culo a Remus oppure bevi uno shottino.»
«Questo gioco mi odia! Io sono un amico onesto, non oserei mai...» disse, riempiendo per l’ennesima volta il suo bicchiere e bevendo in un colpo solo.
«Apprezzo questo sacrificio, Jamie!» rise Sirius, che con le spalle poggiate al divano, si sporse a dargli un bacio sulla guancia.
Remus, però, aveva già pescato la sua carta: «Lily, hai mai valutato sessualmente l’idea di fare sesso davanti ad altre persone? Rispondi con la verità o bevi quattro shottini.»
«No.» rispose onestamente la ragazza «Ma avevo proposto a James l’idea di un’orgia, che ha ripetutamente bocciato!»
«Lily!» la rimproverò James, parecchio contrariato al fatto che lo abbia raccontato.
«Allora era vero!» esclamò Sirius, divertito «Cazzo, amico, pensavo che mi avessi raccontato una balla!»
Remus si prese la testa tra le mani, pronto al litigio che sarebbe scoppiato da lì a poco a causa di quella rivelazione di Sirius, che venne guardato male dai due Malandrini.
«Non vi guardate in quel modo.» li anticipò Lily «È normale confessare le cose agli amici… Per esempio Marlene sa benissimo che James ha sofferto di disfunzione erettile!»
«LILY!» la rimbeccò James di nuovo, rosso in volto e leggermente brillo, ma ormai la ragazza aveva generato le risate in tutto il gruppo. «Era a causa di una pozione farmaceutica!»
«Non ce la faccio, ragazzi, non fatemi ridere… Mi fa male il fianco!» biascicava Sirius, continuando a sganasciarsi, mentre dava il cinque a Lily «James, sei un fenomeno...»
E mentre il giovane Potter aveva messo il broncio, Lily aveva già iniziato il secondo giro del gioco, pescando l’ennesima carta: «Finalmente questa volta tocca a Sirius! Corri in mutande per tutta la stanza, altrimenti bevi tre bicchieri.»
«Ma io mi alzo a stento in piedi!» si lamentò il giovane «Non vale, ragazzi, non posso farlo! Non posso mostrarvi la bellezza del mio corpo e del mio ca-»
Prima che potesse concludere la frase, egli fu bloccato da Remus, che gli aveva già riempito un bicchiere di Burrobirra e glielo porgeva con l’intento di farglielo bere: «Zitto e bevi che tu ancora non hai bevuto neanche un goccio!»
La serata continuò in maniera abbastanza tranquilla, tra gli schiamazzi, le prese in giro, le risposte imbarazzanti e qualche balletto sguaiato che Remus aveva dovuto improvvisare per evitare di bere tre bicchieri di Burrobirra. Remus e Lily avevano deciso di non spingersi oltre un certo limite, al contrario di Sirius e James, ma quando si sentivano già abbastanza brilli, decisero di comune accordo di sostituire l’alcool con del succo di mirtilli.
Improvvisamente non erano più quattro membri in pericolo dell’Ordine della Fenice, ma solo tre Malandrini e Lily, che si godevano la loro giovinezza come era giusto che fosse. Harry dormiva nella sua cameretta, ben isolato dalla baldoria dei suoi genitori, che avevano incantato il salotto con il Muffliato. Lily saliva da lui regolarmente per controllare se andasse tutto bene e puntualmente lo trovava profondamente addormentato, abbracciato ad un pupazzetto a forma di cervo.
I quattro giovani preferirono scordarsi di tutto, solo per una sera, lasciarsi andare alla leggerezza, all’amicizia: ai forti abbracci tra Sirius e James, che ormai si vedevano troppo poco e avevano bisogno l’uno dell’altro come l’aria; a Remus e Sirius, che cercavano di non lasciarsi mai, di non allontanarsi troppo, che nonostante condividessero lo stesso tetto, lo stesso amore, erano sempre costretti a seppellire tutto e dividersi per troppo tempo; a Lily e James, che finalmente erano riusciti a ritagliarsi un vero angolo di felicità in tutto quel buio che era diventata la loro vita; a Peter, che mandato da Silente in missione per l'Ordine della Fenice, prima o poi avrebbe recuperato quella serata con loro.
Affogarono la guerra, la depressione di James, i pianti di Lily, le ferite di Sirius, gli attacchi di panico di Remus e l'assenza di Peter in una Burrobirra, chiudendoli fuori dalle loro vite per una notte.
Mentre la pioggia continuava a scendere su Godric’s Hollow, in casa Potter-Evans la vita sembrava ricominciare.

 


Quella notte e il giorno seguente si poterono definire come la quiete prima della tempesta: all’alba del cinque di marzo Remus doveva lasciare casa Potter, recarsi al quartier generale dell’Ordine della Fenice e da lì ricevere istruzioni su dove sarebbe dovuto andare. Nessuno sapeva quando sarebbe ritornato, né la sua destinazione. Sirius invece sarebbe rimasto in quella casa ancora per qualche giorno, finché non si sarebbe ripreso del tutto.
Quella notte nessuno era stato in vena di divertimenti, James e Lily si erano rinchiusi in camera propria, lasciando un po’ di intimità a Remus e Sirius che, stretti nel divano-letto dei Potter, erano riusciti solo a passare la notte in bianco, abbracciati, senza dirsi una parola… giusto qualche sporadica carezza di tanto in tanto.
Uno zaino preparato con i pochi vestiti e averi di Remus era pronto vicino alla porta, Sirius girovagava per casa con delle stampelle raccattate dalla soffitta di casa Potter e, mentre Lily dava ad Harry il suo biberon di latte, James tentava di preparare la colazione.
Nessuno osava proferir parola, anzi - paradossalmente - era Remus che tentava di risollevare la situazione, mascherando la sua paura in piccoli scherzetti ai suoi amici e in vari giochini con Harry.
Ogni gesto degli abitanti di quella casa era lento, come se volessero rallentare il più possibile l’arrivo del momento in cui il loro più caro amico sarebbe dovuto partire: Sirius era seduto al tavolo e le sue mani tremavano come foglie, il suo piatto con la colazione era ancora intoccato perché l’ansia e la paura gli avevano stretto lo stomaco in una morsa. Remus gli aveva stretto il polso in un gesto di conforto, mentre James gli tirò un’occhiata mentre si sedeva a tavola assieme ai due amici e la moglie.
Il giovane Potter, seduto tra Sirius e Lily, aveva Remus di fronte, con il quale si scambiò uno sguardo preoccupato; ogni singola volta, i primi giorni della partenza di Lupin, Black rasentava l’orlo della follia. Quella volta fu ancora peggio delle precedenti.
Neanche Lily non osò proferir parola, lasciando che quell’amara colazione continuasse nel totale silenzio.
Un’ora dopo, Remus aveva già salutato un piccolo Harry dormiente, con una carezza sulla guanciotta e un bacio sulla fronte; adesso si trovava sulla porta di casa, pronto a salutare Lily, James, e Sirius e a incontrare Silente al quartier generale dell’Ordine della Fenice.
Vi fu qualche secondo di esitazione da parte di tutti, prima che James si gettasse tra le braccia di Remus e lo stringesse forte, l’amico ricambiò l’abbraccio, sempre così grato di averli lì con lui persino nei momenti peggiori.
«Lo terrò d’occhio io.» gli sussurrò all’orecchio, riferendosi a Sirius.
«Grazie, Jam.»
Lasciarlo andare quasi gli causò un dolore al petto, ma mentre si apprestava ad abbracciare Lily, la ragazza non riuscì a trattenere le lacrime, piangendo sulla spalla. Anche lui sentì pizzicare gli occhi, ma preferì camuffare tutto in un sorriso malinconico, mentre le sussurrava qualche parola di conforto.
«Coraggio, Lils...»
«Stai attento, mi raccomando.» gli disse, mentre gli accarezzava il volto «Ti voglio bene, Rem.»
«Anche io, Lily.» le lasciò un’ultima carezza sulla guancia e un sorriso di incoraggiamento che la giovane si sforzò di ricambiare, prima di poggiarsi alla spalla di suo marito.
Salutare Sirius, che - rifugiato nell’angolo - teneva il capo abbassato, lasciando che i capelli gli coprissero il viso, fu la parte più difficile.
Remus semplicemente gli si avvicinò, prendendogli il volto tra le mani e accarezzandolo piano.
«Hey...» gli farfugliò, alzandogli il viso per poterlo guardare negli occhi. Ma a quel contatto visivo immediatamente Sirius si ritirò, affondando la testa sulla sua spalla, senza dire assolutamente nulla.
Una lacrima silenziosa scese sulla guancia di Remus mentre accarezzava i capelli del compagno, la totale incertezza di quel tipo di missioni era micidiale, non sapevano mai se quei momenti sarebbero stati gli ultimi che avrebbero trascorso insieme.
Restarono l’uno nelle braccia dell’altro per tutti i secondi che avevano a disposizione, poi Lupin si scostò e baciò con tenerezza le labbra di Sirius: «Torna.» gli aveva semplicemente sussurrato il giovane dai lunghi capelli corvini, mentre poggiava la sua fronte a quella del compagno.
«Torno.»
Distaccarsi da Sirius, per Remus, fu come provare un intenso dolore fisico, quando le loro mani si staccarono un senso di vuoto pervase entrambi. Una volta fuori dalla porta, il giovane licantropo si fermò un attimo per salutare tutti e tre i suoi amici con la mano, sorrise tristemente e ritornò sui suoi passi.
Mentre lo guardavano andare via, James s’avvicinò a Sirius, posandogli una mano sulla spalla con una dolcezza che non era neanche consapevole di possedere. Lo strinse forte, lasciando che si aggrappasse a quel mero conforto che poteva donargli, mentre Remus si smaterializzava via dalla loro vista.
Lo avrebbero atteso, ogni giorno, ogni settimana, ogni istante… finché non sarebbe tornato, bussando nuovamente alla loro porta.


 

 

FINE




Note d'Autrice:
Ed eccoci arrivati all'ultimo capitolo di questa minilong, che finisce - lo so - in maniera un po' malinconica.
Finalmente abbiamo il confronto tra Sirius e James (i miei figli meravigliosi), ai quali non servono troppe parole che tanto vivono in simbiosi e hanno un'unica mente.
La seconda parte del capitolo è un soffio di felicità nelle vite dei nostri protagonisti, un momento in cui possono concedersi di avere la loro età e vivere un po' di serenità in quel momento molto buio. Ovviamente il gioco che hanno fatto è molto ispirato al nostro Picolo hahahahahah una revisitazione magica, diciamo.
È una parte che mi sono divertita molto a scrivere, che ha reso ancora più amaro il finale, in cui Remus è dovuto partire che Sirius ancora mezzo infermo.
È molto strano concludere questa minilong, non avere più nulla da pubblicare, ma bene così... (Tanto ne sto lavorando un'altra!)
Ringrazio infinitamente la mia beta, che mi ha sostenuto in questo progetto e ha avuto la pazienza di leggere e correggere tutto in anteprima!
Detto ciò vi regalo l'ultima gustosa Burrobirra fresca (per ora!) e vi abbraccio forte.
A presto,
Merasavia Anderson.
   
 
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