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Autore: Ink_    06/07/2020    1 recensioni
Ivy era nata in cattività in una serra del Surrey ed era giunta all’appartamento di Mayfair a metà anni ’60. Cinquant’anni e mai una macchia: si era sempre comportata come ci si aspettava da un’edera; verde e rigogliosa strisciava su ogni superficie che riuscisse a raggiungere.
Il trasloco l’aveva preoccupata non poco, sapete, un nuovo ambiente, l’aria salmastra, la vita di provincia. Aveva temuto di avvizzire (...)
Se glielo si fosse domandato tuttavia, Ivy avrebbe risposto che il giorno più bello al cottage era stata una domenica, un anno circa dopo il loro trasloco a South Downs

{Aziraphale/Crowley ♥ per Setsy, che ha una passione per gli oggetti inanimati con un po’ troppa anima | A proposito, plant!POV e plant!romance}
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dove tutto inizia, e finisce, in un giardino
 
 

“There’s rosemary, that’s for remembrance; pray, love, remember”
The tragedy of Hamlet; William Shakespeare
 

 
Se glielo si fosse chiesto, Ivy avrebbe risposto di essersi adattata piuttosto bene al cottage di South Downs – non che avesse avuto molta scelta in realtà, qualunque pianta posseduta da Crowley (non in quel senso) avrebbe avuto il buonsenso di adattarsi se non voleva fare una misteriosa, ma probabilmente pessima, fine.

Ivy era nata in cattività in una serra del Surrey ed era giunta all’appartamento di Mayfair a metà anni ’60. Cinquant’anni e mai una macchia: si era sempre comportata come ci si aspettava da un’edera; verde e rigogliosa strisciava su ogni superficie che riuscisse a raggiungere.

Il trasloco l’aveva preoccupata non poco, sapete, un nuovo ambiente, l’aria salmastra, la vita di provincia. Aveva temuto di avvizzire, ma doveva congratularsi con se stessa per le eccellenti doti di adattamento dimostrate. Anzi, ad essere onesta, Ivy preferiva di gran lunga South Downs a Mayfair. Dall’alto della vetrinetta dei liquori, dove era stata posizionata con un’occhiataccia di ammonimento, poteva allungarsi comodamente e strisciare indisturbata verso il pavimento.

Anche la vista era perfetta. La vicinanza alla finestra le permetteva di ammirare il giardino e la serra, dove alcune delle sue vecchie coinquiline erano state ricollocate e se ruotava leggermente verso destra poteva scorgere l’angolo del cortile dove era stata posizionata quella vecchia statua, quella raffigurante lo scontro tra bene e male, che dopo un’accesa discussione fatta di bisbigli e gesti esasperati, era stata coperta in punti strategici da un rampicante.

Non ci era voluto molto perché il giardino diventasse il più lussureggiante, il più terrorizzato ma soprattutto (e con grande soddisfazione di Crowley) il più invidiato di South Downs. [1]

Dal suo punto di osservazione Ivy poteva anche cogliere uno scorcio della camera da letto, con il suo letto di fattura cinquecentesca e l’armadio dall’aria altrettanto antica, vuoto se non per qualche coperta di tartan e un orrendo ombrello con una testa di pappagallo per manico. Persino Ivy poteva rendersi conto di quanto fosse brutto: essendo una pianta decorativa era dotata di uno spiccato senso estetico.

Cosa ci fosse nel resto del cottage rimaneva un mistero per l’edera, visto che non le era permesso né crescere né strisciare a suo piacimento. Perciò si accontentava di starsene nell’accogliente salotto color crema [2], che riusciva sempre a fornirle una distrazione con i suoi soprammobili così precariamente ammassati e quasi a distanza di foglia. Un paio di centimetri, doveva crescere ancora un paio di centimetri e poi avrebbe potuto mettere in atto il più disastroso domino domestico della storia. 
 
Le sarebbe piaciuto particolarmente far cadere il telescopio che occupava l’angolo accanto alla libreria, quello che nelle notti senza nuvole Crowley e l’Angelo portavano in giardino per ammirare le stelle, anche se la maggior parte delle volte Crowley non guardava il cielo ma l’Angelo. E in un paio di memorabili occasioni avevano fatto qualcosa di molto simile alla statua nell’angolo, ma essendo che Ivy non si intendeva di alcuna scienza che non fosse la botanica, non aveva avuto ben chiaro cosa stesse succedendo.

Ad ogni modo, la principale fonte d’intrattenimento di Ivy era stata consegnata due settimane dopo il loro arrivo a South Downs, quando un camioncino bianco aveva portato in casa una quantità preoccupante di libri, la fotografia in bianco e nero di un gruppo di distinti gentiluomini (che era andata sul caminetto), il grammofono e Darling, naturalmente. Per quanto i libri rappresentassero una tentazione irresistibile per il più disastroso domino domestico della storia, il geranio era di certo una compagnia migliore.

Darling arrivava da Soho, dalla libreria dell’Angelo [3] e con i suoi boccioli fucsia e il suo vaso a pois era stata posizionata su un tavolino accanto alla vetrinetta di Ivy. Darling era timida e le ci volle qualche giorno prima di trovare il coraggio per chiedere all’altra pianta come si chiamasse. L’edera aveva allungato una foglia – un gesto che aveva visto fare agli umani – e aveva risposto che si riferiva a se stessa con l’appellativo poco originale di “Ivy” essendo che il suo padrone non si era mai dato la pena di darle un nome. In realtà poca gente battezza le piante, ma Crowley preferiva non farlo per non dar loro l’impressione che gli importasse qualcosa.

Le giornate passavano tranquille nel salotto del cottage, Ivy e Darling conversavano di quel di cui solitamente parlano le piante (argomenti spinosi a volte, ma di solito solo chiacchiere sull’economia verde e il fertilizzante) e divennero presto ottime amiche.

Le sere in cui Crowley e l’Angelo accendevano il vecchio grammofono e iniziavano a dondolare l’uno tra le braccia dell’altro, erano quelle che Ivy preferiva perché poteva osarsi ad allungare un ramo e sfiorare una delle foglie di Darling. Il geranio veniva attraversato da un tremolio, ma non si era ritraeva e allora rimanevano così per un po’, ad oscillare come facevano i loro umani. Finché i fiori di Darling non passavano ad un porpora intenso e si serravano come un centinaio di occhi quando Crowley e l’Angelo iniziavano ad abbracciasi più stretti e ad incespicare verso la camera da letto, avvinghiati come una coppia di rampicanti.

Se glielo si fosse domandato tuttavia, Ivy avrebbe risposto che il giorno più bello al cottage era stata una domenica, un anno circa dopo il loro trasloco a South Downs.

Il sole era sorto da poco e l’edera aveva scorto l’Angelo in giardino, chino sul cespuglio di rosmarino, una piccola paletta in mano. Aveva scavato un buco poco profondo e vi aveva lasciato cadere qualcosa di circolare e dorato, che non poteva essere né un seme né un bulbo. Quando Crowley l’aveva raggiunto, l’Angelo gli aveva sorriso in quel modo che faceva ruotare i girasoli e scacciava ogni ombra dal cuore. Aveva detto qualcosa a proposito del rosmarino e dei ricordi, di come non volesse dimenticare tutto quello che aveva costruito da quando aveva trovato il coraggio di liberarsi della stretta soffocante del paradiso.

Era un discorso un po’ contorto per Ivy, ma Darling era trasalita e le aveva afferrato una foglia, cento occhietti rosa fissi sulle due figure in giardino e allora era stato il turno dell'edera di arrossire (o agitare le foglie, visto che non aveva fiori per farlo). 

Avevano guardato Crowley cadere in ginocchio e abbracciare l’Angelo, stretti come se temessero di essere separati. Li avevano visti sussurrarsi qualcosa, le fronti l’una contro l’altra, un sorriso sulle labbra e gocce di rugiada che gli scivolavano lungo le guance.

Il giardino era stato in subbuglio per l’intero pomeriggio, specialmente perché il rosmarino – Mary per gli amici – si rifiutava di svelare cosa fosse stato nascosto tra le sue radici. L’eccitazione era tale che persino Basil il basilico aveva messo da parte il suo naturale antagonismo per Mary e aveva speculato su cosa potesse essere l’oggetto misterioso.  

«Tu hai capito cos’è successo?» aveva chiesto a Darling. Il geranio aveva annuito scuotendo piano le foglie. Darling sapeva molte cose, probabilmente perché aveva vissuto per quarant’anni in una libreria.

«L’anello. Sono liberi, finalmente» aveva mormorato con la sua vocina stridula.

Ad Ivy la risposta non era parsa meno sibillina della scena a cui aveva assistito. Essere liberi, per quanto ne sapeva, implica essere stati imprigionati e non le sembrava che l’Angelo o Crowley lo fossero mai stati. Non avevano radici o vasi che li costringessero a stare sempre nello stesso posto, anzi, sovente sparivano per lunghi periodi di tempo e si muovevano liberamente per la casa ed il paese.

Aveva sentito più volte il suo padrone inveire contro il soffitto, lanciare le braccia in aria e lamentare che non aveva avuto intenzione di cadere, che era stata colpa delle cattive compagnie. Rammentava in particolare un’occasione in cui le pagine di un libro avevano vorticato per la stanza e Crowley aveva parlato di essere messo alla prova e chissà, si disse Ivy, forse quel giorno era arrivato.

Forse il padrone e l’Angelo erano stati messi alla prova e l’avevano passata a pieni voti, senza macchie né rami ingialliti e ora erano finalmente liberi di vagare per il giardino, senza paura che qualcuno li incenerisse o tentasse di separarli.
 
 
 __________
[1] Il club di giardinaggio locale non si spiegava come Steve, il melo, potesse sopravvivere in quel clima, né come l’edera avesse quasi ricoperto l’intera facciata in un anno appena.
 
[2]Il colore era stato un compromesso dopo l’accesa discussione bianco asettico vs. carta da parati vittoriana.
 
[3] L’Angelo, aveva scoperto Ivy, si chiamava Aziraphale, un nome davvero complesso anche per una pianta chiamata  Epipremnum aureum.
 
 

***
Salve a tutti :)
La prima cosa che devo sottolineare, nelle mie chilometriche note, è che questa storia non esisterebbe se non fosse per Meiousetsuna. Letteralmente, perché l’idea di scrivere una terza parte a Memorabilia e Souvenir , dove i due concetti espressi nelle storie si incontrassero, è stata sua.
Peccato che io sia un incubo e che questa non sia la storia che volevo scrivere, ma forse è la storia di cui avevo bisogno. Romanticismo e fluff tra piante, why not, non è che io abbia settantotto esami da preparare dopotutto.
Questo per dire che mi piacerebbe scrivere ancora un’altra cosa che sarà la terza parte di quella piccola serie che è “Treasure chest”. Magari dopo che avrò dato i settantotto esami però.
Spero che l’idea sia un minimo originale e che vi abbia fato almeno sorridere – io personalmente mi sono divertita a scriverla, anche le battute imbarazzanti come il melo Steve … perché Steve Jobs … la mela … Apple …  *coff coff* lo sapevate che il basilico e il rosmarino si odiano davvero? Non vanno piantati nello stesso vaso. E cosa non meno importante, Ivy è una “edera del diavolo/devil’ivy” mentre Darling è un geranio “angel eyes” :D
Ringrazio con tutto il cuore chi si è preso un momento per leggere ed è arrivato sin qui e se vi andasse di lasciare un commento mi fa sempre piacere. Una recensione = una coppia di piante innamorate in più nel mondo. E grazie ancora a Setsy per l’ispirazione ♥
Un abbraccio.

Vostra,

Ink_ 


 
   
 
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