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Autore: Amanda FroudeBlack    09/07/2020    1 recensioni
Vi voglio raccontare una storia, e lo farò al meglio delle mie capacità. Sarà lunga, spossante, e non so dirvi se alla fine ne sarà valsa la pena.
Vi racconterò di famiglie che non pretendono di essere le migliori al mondo, ma saranno quelle che non puoi fare a meno di ammirare perché ti spiegano il mondo attraverso l'amore. Ci saranno famiglie che, al contrario, useranno l'odio per dividere, accecate dal potere e rese folli dall'odore del sangue.
Poi, vi racconterò di chi sa da che parte stare, ma non giudica chi ha dovuto attraversare il male per comprendere la via del bene.
Vi parlerò di seconde possibilità, del dolore della morte e della sconfitta. Spiegherò il sacrificio, il sudore, la frustrazione.
E forse, vi racconterò una vittoria.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, Famiglia Potter, I Malandrini, Un po' tutti | Coppie: James/Lily, Rodolphus/Bellatrix
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo XXXVI: “Natale a casa Froude” 

 

25 dicembre 1977 

Portaleen, Irlanda 

 

AMANDA 

 

Si svegliò con un enorme cerchio alla testa. La sera prima aveva decisamente esagerato con il Whisky Incendiario. Non sapeva nemmeno come mai in quella nuova versione della casa a Portaleen ce ne fosse. Il pomeriggio prima lei, Layla e Sirius erano tornati da Hogwarts per le vacanze di Natale e ne avevano trovate ben tre bottiglie nella credenza della cucina. Avevano movimentato decisamente la serata con il Monopoli Magico e bevendo ogni volta che acquistavano terreni. Il risultato era che non ricordava nulla dopo il terzo Whisky, nemmeno quanti altri ne fossero seguiti.  
Mugugnò dolorante, mettendosi seduta sul letto. Aprì finalmente gli occhi ma si rese conto immediatamente che era stata un’idea pessima. Avvertì la luce accecante che proveniva dalla finestra, e subito si coprì gli occhi con una mano. Tastò allora con gli occhi ancora chiusi le coperte per cercare il compagno, e probabilmente lo trovò anche, perché sotto il piumone sentì arrivare una protesta. 
“La mia testa,” si lamentò Sirius 
“Anche la mia fa male,” piagnucolò Amanda. Si lasciò cadere sopra il compagno, che raccolse le poche doloranti energie per protestare. 
“Non posso sopportare anche il peso della tua sbornia al momento, Froude, non ne ho le forze. Puoi soffrire mezzo metro più in là?” 
Probabilmente aveva cercato di aprire gli occhi, perché lo sentì disperarsi.  
“Oh, Santo Godric, che cos’è tutta questa luce, siamo in Paradiso?” 
“Oh, no, non aprire gli occhi!” lo avvertì Amanda. “Devono avere spostato il sole proprio fuori dalla mia finestra. Chiudili!” continuò, cercandogli a tastoni la faccia. 
“Perché mi schiaffeggi? Ti prego, smettila,” mormorò lui. 
Amanda sospirò. Bene, pensò. Non era la prima volta che si alzava e camminava per casa con gli occhi ancora chiusi. Non sarebbe stato così difficile, soprattutto perché conosceva quella casa meglio delle sue tasche. Decise allora di tirarsi su dal letto e uscire dalla camera, ma le gambe non collaborarono e con un tonfo sordo si ritrovò distesa sul pavimento. 
“Ahia,” si lamentò, tenendosi un ginocchio. Si rassegnò ad aprire gli occhi, anche se le lacrimavano per il fastidio, e notò che la camera era perfettamente illuminata a giorno dalla luce che entrava dalla finestra. Doveva essere mattino inoltrato, non aveva mai dormito così tanto, soprattutto nel giorno di Natale. 
Sentì dei passi concitati sulle scale. La porta della camera si aprì all’improvviso e Layla fece il suo ingresso con un entusiasmo insolito. 
“Buongiorno e buon Natale!” esclamò.  
Shhh, non urlare,” la pregò Amanda, cercando di rialzarsi da terra. Anche Sirius emise un verso di protesta. 
“Ti sei fatta male?” le chiese Sirius, probabilmente mettendo insieme tutte le forze di cui era provvisto per poter proferire parola. Amanda lo guardò e notò che aveva ancora gli occhi chiusi e il capo appoggiato al cuscino, in totale catalessi. 
“Ho avuto risvegli migliori,” rispose.  
“Stavi camminando con gli occhi chiusi e ti hanno ceduto le gambe?” le domandò ancora. Amanda sbuffò, contrariata dal sapere quanto Sirius la conoscesse bene. Mise il broncio. 
“Sì,” borbottò.   
“Siete due idioti,” constatò sua sorella Layla. Solo in quel momento Amanda notò che aveva due bicchieri tra le mani. 
“Ecco, bevi, è per il dopo sbornia,” disse allora, porgendole la bevanda. 
Amanda dovette fare uno sforzo di coordinamento inimmaginabile per bere senza versarsi addosso la pozione. La mandò giù tutta in un sorso sperando in un sollievo istantaneo. 
Sirius mugugnò qualcosa e Amanda si girò a guardarlo. Protestava per la pozione che Layla gli aveva appoggiato sul comodino. 
“Che? Non ho capito una parola,” fece lei, perplessa. 
“Ha detto che per lui non c’è più niente da fare e che non ha nemmeno la forza di bere,” tradusse Amanda, avvicinandosi al letto zoppicante. Sentì che la forte nausea lasciava il posto a una sensazione di benessere che piano piano si propagava in tutto il corpo. La pozione stava facendo effetto. 
“Non credo sia in grado di produrre un pensiero così profondo, in questo stato,” rispose Layla, sconcertata. 
Sirius, ancora con gli occhi completamente serrati, alzò un braccio indicando Amanda, come a sostegno della sua interpretazione. 
“Sir, bevi ché ti sentirai meglio,” disse Amanda, porgendogli il bicchiere. “Hai bisogno di aiuto?” 
Il compagno annuì lentamente. Vide sua sorella alzare gli occhi al cielo. 
Amanda si sedette accanto al cuscino di Sirius e lo aiutò ad alzare il capo per bere. 
“Siete imbarazzanti, non riesco a guardarvi,” fece Layla. “Mi arrendo. Vi aspetto in cucina, vado a preparare la colazione.” 
Amanda sentì la porta chiudersi. Sirius si tirò su e finì di bere la pozione, poi finalmente riuscì ad aprire gli occhi e ad abituarsi alla luce nella camera. 
“Adesso che posso guardarti è un buongiorno,” le disse baciandola. “Buon anniversario!” esclamò, e ne approfittò per saltarle addosso e bloccarla sotto di lui. 
“Questa pozione è miracolosa!” esclamò, ridendo. Si sistemò meglio e gli circondò il collo con le braccia. “Buon anniversario,” disse poi, baciandolo delicatamente. 
Lo sentì scendere con una mano ad accarezzarle i fianchi; le sue dita si infilarono sotto il tessuto del pigiama, le sfiorò prima l’ombelico, poi salì verso i seni. 
“Mmh...” mugolò Amanda, mentre si beava della scia di baci che Sirius le stava dando lungo la mascella, a scendere prima verso il collo e poi sempre più giù. Il suo stomaco brontolò per la fame. 
“Sei sicuro che sia una buona idea?” domandò allora, ma il compagno sembrava già aver deciso per entrambi. 
“La migliore della giornata,” rispose lui, spogliandola dei pantaloni del pigiama e degli slip in un colpo solo. Amanda sorrise, furba, e invertì le posizioni, trovandosi finalmente a cavalcioni su di lui. Percepiva chiaramente l’erezione del compagno sotto i boxer, così decise di giocare un po’. Si sfilò la maglia senza fretta, consapevole dell’urgenza che invece Sirius sembrava mettere nel togliersi la propria, e ondeggiò oscenamente su di lui con la scusa di abbassarsi per baciarlo. Lo aiutò a svestirsi anche dell’intimo, e fu in quel momento che decise di scappare: in un gesto improvviso, si spostò da un lato e si defilò dal suo tocco.  
“Devi prendermi, Black!” esclamò. I suoi buoni propositi finirono nell’istante in cui erano iniziati, perché Sirius fu fulmineo nel circondarle da dietro i fianchi con un braccio e trattenerla.  
“Presa.” 
Amanda protestò, divertita, trovandosi seduta su di lui, bloccata. Sirius le baciò la schiena in un punto che le provocava sempre il solletico. Rise e si girò, quindi, sistemandosi meglio sulle sue gambe. Lui annullò la distanza tra i loro volti con un bacio affamato, lei gli passò una mano tra i capelli e in un gesto fluido dei fianchi lo accolse allora dentro di sé.  

 

* 

 

Come ogni volta in cui facevano l’amore, dovettero costringersi ad allontanarsi quando si resero conto che avrebbero rischiato di passare l’intera giornata tra le lenzuola. Si vestirono in fretta stando a debita distanza e arrivarono in cucina, trovando il tavolo da pranzo imbandito con una colazione molto ricca tipicamente natalizia. 
“Ma che ore sono?” domandò allora Amanda, lasciandosi cadere su una sedia. Sirius, dietro di lei, le accarezzò le spalle.  
“Sono due ore che vi aspetto, vi siete riaddormentati?” chiese invece sua sorella. Li squadrò entrambi, capendo all’istante. “No, niente, non lo voglio sapere,” disse allora.  
Amanda e Sirius si scambiarono un sorriso malizioso. 
“Siete osceni, seriamente!” esclamò LaylaSirius fece per sedersi accanto a lei, ma sua sorella lo guardò perentoria e lo costrinse a mettersi di fronte. Layla si sedette dunque tra loro. “Vedete di ricomporvi, abbiamo i Potter a pranzo!” 
Amanda fece mente locale, rendendosi conto che era Natale. Il primo senza i suoi genitori. Lo stomaco sembrò sprofondarle sotto i piedi. 
I suoi pensieri dovevano essersi affacciati abbastanza prepotentemente sul suo volto perché a quanto pare Sirius li aveva già intercettati. 
“Tutto bene?” le chiese, mentre si riempiva il piatto con tutto ciò che gli capitava sotto tiro.  
Lei annuì, cacciando quel triste pensiero in un angolo della mente. “Buon Natale, ragazzi,” disse con un sorriso. 
Layla la abbracciò di slancio, tanto che Amanda rischiò di perdere l’equilibrio. 
Nollaig Shona dhuitMandy!” esclamò.  
“Che?” fece Sirius, confuso. 
“Vuol dire buon Natale in irlandese,” tradusse Amanda. 
“È impronunciabile,” commentò Sirius, perplesso.   
“Per ora, ti assicuro che lo imparerai,” lo rassicurò lei.  
Mangiarono in un rilassante silenzio per qualche minuto, riempiendosi la pancia col sottofondo delle onde che si infrangevano sugli scogli vicini. Ad un certo punto, Layla avanzò una proposta. 
“Scambiamoci i regali!”  
Sparì nel salotto per qualche secondo, prima di tornare con dei pacchetti. Li analizzò brevemente, consegnandone due ciascuno.  
Amanda si ritrovò tra le mani una scatola blu. L’aprì e scoprì che conteneva un album di fotografie messe insieme da sua sorella che le ritraevano durante la loro infanzia nelle vacanze a Mainistir. 
“Le ho trovate in un mobile nella casa di zio Patrick,” le rivelò. “Guarda, qui c’è anche Evan!” 
“Fantastico,” commentò Sirius, acido, mentre scartava il suo regalo. Amanda alzò gli occhi al cielo e abbracciò Layla. “È bellissimo, Lay!” 
“Che cos’è? Whisky Indendiario?” domandò Sirius, rigirandosi tra le mani una bottiglia. 
Amanda rise. 
“No, ho creato una pozione che funziona da carburante per la moto. La incanta in modo che voli come una scopa,” spiegò al compagno. Sirius spalancò la bocca, stupito. 
“L’hai creata tu? Da sola?” fece, sbigottito. 
Amanda strinse le labbra. 
“Non esattamente. Per la parte che riguardava gli incantesimi da associare mi sono fatta aiutare da-” si interruppe improvvisamente, rendendosi conto che stava parlando troppo. 
“Da?” le fece eco Sirius. 
“Da qualcuno,” rispose lei, tergiversando. Ma ovviamente non funzionò, perché il compagno sembrava aver capito. 
“Da mio padre,” finì lui per lei. 
Amanda si scambiò uno sguardo con sua sorella per cercare un po’ di appoggio. “Già,” mormorò. “È che l’ho incontrato un paio di settimane fa nell’ufficio di Silente e gli ho chiesto un consiglio, lui è così bravo con gli incantesimi!” si giustificò, a mo’ di scuse. 
Sirius sospirò. “Sì, lo so, purtroppo,” borbottò. “Ma ti prego, smettila di nascondermi questo strano rapporto che hai con mio padre.” 
Amanda lo guardò, sbigottita. 
“Io non ho uno strano rapporto con tuo padre!” esclamò offesa.  
“Beh, un po’ sì,” intervenne Layla. “Cioè, è che tu somigli così tanto alla mamma e quando parlate c’è questa strana tensione-” 
Amanda trattenne un conato di vomito. 
“Per Salazar, Lay, non dire altro,” la pregò Amanda. “Ma di che diavolo stai parlando?” 
Anche Sirius non riuscì a trattenere un’espressione disgustata. “Vi prego, non posso reggere una conversazione di questo tipo.” 
“Dai, è così evidente che quando ti guarda lui veda la mamma!” insistette Layla 
“Ma cosa c’entro io? Ti assicuro che è tutto nella tua testa e basta,” fece Amanda, concitata.  
“Apri il mio regalo,” tagliò corto Sirius. Le indicò il piccolo pacchetto verde che sua sorella le aveva consegnato.  
“Uh, che cos’è?” chiese Amanda, rigirandoselo tra le mani. Lo scarto e aprì la scatola, rimanendo senza parole: su una base di velluto blu era adagiata una collana dorata con un ciondolo raffigurante una fenice. Notò che nell’occhio della fenice era incastonato un piccolo ma rilucente zaffiro, blu proprio come i suoi occhi. 
“Wow, Sir, è- wow!” esclamò Amanda, guardandolo. “È bellissima!” 
Sirius le riservò uno dei suoi sorrisi migliori, di quelli che la rendevano debole. Si alzò e l’aiutò a indossarla. Anche Layla sembrava sorpresa. 
“Caspita, Black, che gusto raffinato!” esclamò sua sorella.  
Sirius le fece un segno di riverenza, divertito. 
“Non mi date mai fiducia,” disse poi, facendo spallucce. Amanda si alzò e gli cinse le braccia intorno al collo. 
“Grazie,” mormorò, e lo baciò delicatamente. Sirius subito approfittò di quel contatto per approfondire il bacio e sua sorella intervenne, categorica. 
“Okay, ora basta, smettetela,” esclamò. "Devo ancora aprire i miei regali!” 
Sirius l’ascoltò e tornò a sede al suo posto non prima di aver palpato il sedere ad Amanda. 
Layla sospirò e prese a scartare un pacchetto rosso, che Amanda riconobbe come il suo regalo. “È da parte mia!” 
Si trattava di un piccolo pensatoio da viaggio; aveva le sembianze di un cilindro e si attivava, aprendosi, al tocco esclusivo del proprietario. Sua sorella non ebbe bisogno di sapere come funzionava perché sembrava averne già preso dimestichezza, mentre se lo rigirava per osservarlo. 
“Ho pensato ti potesse aiutare a svuotare un po’ la testa, visto che sei sempre molto impegnata a scuola!” le spiegò. Layla la guardò con riconoscenza. 
“È stupendo, Mandy, e non hai idea di quanto mi servisse. Sei sempre la migliore a fare regali!” esclamò, poi la abbracciò. 
“Non hai ancora aperto il mio,” le fece notare Sirius, sicuramente piccato per l’ultima affermazione di Layla. In effetti, Amanda doveva ammettere che anche il compagno se la cavava molto bene con i regali. Con quel pensiero si toccò il ciondolo. 
Osservò Layla scartare allora il suo regalo. Tolse l’involucro di carta scoprendo un quadernino di pelle blu. 
“È un diario protetto da incantesimi di riservatezza, per cui le informazioni che ci scriverai dentro saranno leggibili solo a te attraverso una parola d’ordine,” le spiegò.  
Layla lo guardò, sbalordita. Stava per dire qualcosa ma Sirius la interruppe. “Ah, ora che lo hai toccato, attenzione a ciò che dici perché il quaderno la recepirà come la parola d’ordine per attivarlo!” 
Sua sorella si schiarì la voce e un ghigno poco rassicurante le comparve in volto. 
Sirius puzza,” disse. Il diario fece qualche scintilla dorata, poi si aprì in uno scatto. Amanda scoppiò a ridere e Sirius alzò gli occhi al cielo. 
“Davvero? Molto divertente, Lay,” commentò. 
Layla rise e raggiunse Sirius per abbracciarlo. 
“Grazie davvero, è bellissimo,” gli disse, e Amanda notò che sembrava commossa. “Ora puoi aprire il tuo,” continuò, allegra. 
Gli passò un minuscolo pacchetto in carta dorata. Sirius lo scartò e lo guardò, rigirandosi tra le mani uno strano pulsante nero. Amanda non aveva la minima idea di cosa fosse; Sirius invece doveva averlo capito perché si rivolse a Layla, sgomento. “Non ci credo! Sono introvabili, come hai fatto a procurartelo?” 
“Che cos’è?” domandò allora Amanda, curiosa. 
“È un dispositivo per i mezzi di trasporto magici, si attacca alla carrozzeria e li rende invisibili. Ho pensato gli potesse fare comodo dal momento che il tuo regalo renderà la sua moto volante!” spiegò Layla. “Un piccoletto della mia Casa mi doveva un favore e suo zio li produce, così me ne sono fatta procurare uno!” 
Poi sembrò che un’illuminazione la cogliesse. “Ma oggi è il vostro anniversario! Doppio regalo?” fece, entusiasta. 
Sirius sorrise. “Io ci avevo pensato, Amanda però non era d’accordo... non materialmente parlando, almeno.” 
“Abbiamo deciso che festeggeremo questo anniversario regalandoci delle esperienze, una per ogni mese passato insieme,” spiegò Amanda. “Ma non è il caso di andare nel dettaglio.” 
“Per quanto so che me ne pentirò, voglio sapere di che esperienze parlate,” ammise Layla 
Sirius ha accettato di farmi dormire dodici notti nel dormitorio Grifondoro,” spiegò Amanda. “È un grosso sacrificio, per lui.” 
“E in che modo sarebbe un sacrificio?” domandò sua sorella, divertita. 
“Fidati, lo è,” le assicurò Sirius, annuendo. 
“La prima volta non è andata molto bene,” ammise Amanda. 
“E tu?” continuò Layla, rivolta a Sirius. “Tu cosa le hai chiesto?” 
“Non lo vuoi sapere,” rispose lui, con un sorriso malizioso. 
Layla alzò gli occhi al soffitto. “Cosa sarà mai? Le hai chiesto dodici diverse posizioni sessuali?” 
“Ma per chi mi hai preso?” sbottò. “Ne abbiamo già fatte molte di più,” continuò, sornione. Amanda rise all’espressione disgustata di Layla e schiacciò un cinque a Sirius. 

 

 

* 

 

La mattinata trascorse piacevole e insieme si divertirono a cucinare il pranzo di Natale (Layla e Amanda) e a decorare la sala da pranzo (Sirius, che era stato bandito dalla cucina dopo essere stato scoperto a mangiare il budino che Amanda aveva messo a riposare). 
I Potter arrivarono puntuali come sempre, ma all’appello mancava James, andato a trascorrere il Natale a casa di Lily. 
“È così piacevole tornare a essere figlia unica!” esclamò Jaded, mentre si scrollava la Metropolvere di dosso.  
“Ma tu e James siete gemelli,” le fece notare Layla, confusa. 
“Io sono più grande di ventinove secondi, tesoro,” precisò Jaded. “E ricordo benissimo come mi sono sentita in quei ventinove secondi.” 
Charlus Potter alzò gli occhi al cielo e si tolse il mantello. Dorea, invece, si avvicinò ad Amanda. 
“Hai bisogno di una mano, Amanda cara?” domandò, con la sua solita dolcezza. 
“Abbiamo tutto sotto controllo, Dorea, grazie mille,” rispose Amanda. “Accomodatevi in salotto e datemi i mantelli,” disse poi. “Vi ho preparato dell’Idromele nell’attesa che l’arrosto finisca di cuocersi. Sirius, puoi prendere la bottiglia che si trova nella credenza della sala da pranzo?” 
Sirius sembrò molto sorpreso da quella richiesta e ciò insospettì Amanda. 
“La bottiglia di Idromele?” chiese il compagnò. 
“Sì.” 
“Quella nella credenza,” ripeté. 
“Nella sala da pranzo,” gli fece eco Amanda. 
Sirius si schiarì la voce. Lei comprese immediatamente. 
“L’hai bevuta?” 
Lui annuì. Amanda sospirò. 
“Non ci credo, ti abbiamo lasciato solo per un’ora soltanto!” esclamò Layla, sconvolta. 
“Tranquille, ragazze, visto che oggi è un giorno di festa preferisco qualcosa di più forte. Dovrebbe esserci dei Fire Whisky che ha portato Silente l’altro giorno,” fece Charlus; ma quella affermazione non fece che peggiorare le cose, perché ora sua sorella Layla guardava male pure lei. 
“È finito anche quello, signor Potter,” borbottò Layla, incrociando le braccia.  
Charlus riservò un’occhiata sorpresa sia a lei che a Sirius, e Amanda si sentì sprofondare dalla vergogna. 
“Ecco, abbiamo giocato a una versione alcolica del Monopoli Magico e la situazione è sfuggita di mano,” ammise Amanda. 
Senza di me?!” sbottò Jaded, indignata.  
Charlus sorrise. 
“È stata una mossa poco furba lasciare tutto quel Fire Whisky in bella vista con degli adolescenti in giro, ne prendo atto,” affermò, avvicinandosi alla poltrona. “Fortunatamente Orion vi conosce più di quanto siate disposti ad ammettere,” continuò, alzando la seduta della poltrona. Amanda si avvicinò e notò che la poltrona nascondeva un anfratto in cui erano stipate diverse provviste alcoliche. Non seppe se ridere o ritenersi preoccupata che il padre di Sirius si ritrovasse a dover nascondere dell’alcool in casa sua.  
“Ma l’alcolismo è un criterio di ammissione nell’Ordine?” s’informò Layla.   
“Sono tempi difficili, Layla, e noi non giudichiamo nessuno,” rise Charlus. 

 

* 

 

Il pranzo con i Potter portò una ventata di allegria che mise Amanda di buonumore. Anche l’arrivo di Silente, passato a salutare al momento del dolce, l’aiutò a non sentirsi sola; tuttavia, in un certo momento del primo pomeriggio, avere tutte quelle persone intorno la fece sentire come se non si meritasse il loro affetto. Si sentì soverchiata, così dovette allontanarsi per avere qualche momento da sola e rimettere a posto i pensieri. Andò in cucina con una scusa e si perse a sfogliare l’album che sua sorella le aveva regalato. Ogni tanto dovette asciugare qualche lacrima fisiologica, era impossibile non commuoversi guardando l’ingenuità con cui sorrideva qualche anno prima. Si chiese se sarebbe mai tornata a sorridere così. 
“Disturbo?” 
La testa di Silente fece capolino dalla porta della cucina. Amanda sorrise e tirò su col naso, cercando di nascondere quel momento di mestizia. 
“No, professor Silente, venga pure,” disse. Accennò all’album che aveva tra le mani. “Guardo dei ricordi.” 
“I ricordi sono meravigliosi e tristi allo stesso tempo,” fece Silente, avvicinandosi a lei. Le mise una mano sulla spalla. Non seppe come, ma a quanto pare Silente aveva l’assurda capacità di calmarla al solo tocco. “Immagino che non sia una giornata facile.” 
“Non esattamente, no,” ammise Amanda, schiarendosi la voce. “Le posso offrire qualcosa?” 
“Oh, no, ti ringrazio! Lo sherry di Orion è stato più che sufficiente. Non vorrei vomitare, non si confà a un vecchio come me,” ammise sorridendo. Lo notò indugiare lo sguardo sul suo ciondolo. 
“Una fenice, eh?” commentò allora Silente, curioso. “Animali meravigliosi. Sopravvivono attraverso tante vite, si fortificano, e tutto ciò che fanno, lo fanno per gli altri.” 
Amanda sorrise, toccando il ciondolo. 
“È un regalo di Sirius, si tratta del mio Patronus,” spiegò. 
“Non mi stupisce,” rispose, sorridente. “Vorrei approfittare di questo momento solo con te per discutere dell’Ordine,” continuò. Amanda si sentì squadrare da sopra gli occhiali a mezzaluna. 
Lei sgranò gli occhi e non riuscì a trattenere l’eccitazione. 
“Potrò finalmente entrare a farne parte?” domandò, le mani giunte come a pregarlo. 
Silente sorrise. 
“Oh, no, Amanda, purtroppo devo negartelo ancora per un po’,” affermò. “Ho dato la parola a tuo padre che non ti avrei assoldato, non prima dei M.A.G.O., almeno,” continuò, facendole l’occhiolino. Si accarezzò la barba canuta. 
“Devo chiederti il permesso di utilizzare questa casa come Quartier Generale ancora per un po’. Credi che sia possibile?” domandò allora. 
Amanda lo guardò, perplessa. 
“Ma certo, professor Silente. Può considerare questa casa come il Quartier Generale dell’Ordine della Fenice per sempre,” rispose lei, impettita. “Porterò sempre avanti gli ideali di giustizia di mio padre, così come faranno coloro che sono entrati finora in questa casa.” 
Silente sorrise, e Amanda giurò di leggere una punta di orgoglio nei suoi vispi occhi azzurri. 
“A proposito di ciò,” intervenne. “Che piani avete tu e Sirius dopo i M.A.G.O.?” domandò allora a bruciapelo. 
Amanda tentennò, imbarazzata. Il Preside della sua scuola gli stava veramente chiedendo i suoi piani futuri nella relazione con Sirius? 
“In- in che senso? Cioè, intende me e lui come coppia? Io... io non so, non ne abbiamo ancora parlato, lei crede che dovremmo?” chiese di rimando, guardando con estremo interesse il pavimento. Silente rise. 
“Oh, no, Amanda, non volevo metterti in difficoltà. Il fatto è che se entrerai a far parte dell’Ordine, credo che lui debba essere messo al corrente,” spiegò. 
“Oh, beh, certo, di questo abbiamo parlato. Entreremo tutti nell’ordine, questo è sicuro,” affermò. 
Silente sospirò, allegro. 
“Avete discusso con una facilità disarmante la questione di unirvi a un’organizzazione segreta potenzialmente mortale ma non il vostro futuro come coppia al di fuori di Hogwarts?” le fece notare, divertito. “Singolare.” 
Amanda arrossì. 
“Ecco, no, in realtà ci penso da un po’,” ammise lei. “Crede che sia un’idea tanto malsana chiedergli di trasferirsi qui a Portaleen? Sa, per via della segretezza del luogo...” 
“Non sarà un problema avere Sirius qui, Amanda. Questa è pur sempre casa tua, e Sirius è una persona più che fidata, considerando anche quello che suo padre fa per noi,” la rassicurò Silente. 
“E quello che mi fate fare anche il giorno di Natale,” s’intromise una voce. Amanda sussultò e notò che sulla porta della cucina sostava Orion Black, con accanto un Sirius tutto fuorché che felice della presenza del padre. Lo guardava di sottecchi con le braccia incrociate. Amanda poteva dire con certezza che entrare nell’Ordine aveva donato a Orion Black una bellezza senza tempo; se lo ricordava, solo pochi mesi prima, quando sembrava l’ombra di sé stesso. Ora che aveva uno scopo, ora che lo perseguiva fino in fondo, sembrava che stesse attraversando una nuova giovinezza: il viso era ancora un po’ emaciato, i capelli continuavano a ingrigirsi, ma i suoi occhi brillavano di una speranza che Amanda non aveva mai visto in lui. E soprattutto, Orion Black aveva imparato a sorridere, e lei sperò che fosse anche un po’ merito loro. 
“S-signor Black, è un piacere vederla!” sorrise Amanda. Ebbe l’istinto di trotterellargli incontro ma si contenne, sotto lo sguardo sottile di Sirius. Resistette persino alla voglia di abbracciarlo. 
“Vuole del budino?” gli domandò, porgendogliene una porzione in un piattino. Orion alzò gli angoli della bocca. 
“Grazie, Amanda, sei una buona padrona di casa,” rispose, accettando il dolce. “Molto più di qualcuno qui accanto a me,” continuò, guardando il figlio. 
Sirius strinse le labbra e allargò le narici in segno di disappunto, ma non riuscì a dire niente perché Orion sembrava in vena di chiacchiere, quel pomeriggio.  
“Ti è piaciuto il regalo di Amanda?” domandò, con una genuina curiosità. “Ho saputo che hai una moto, adesso.” 
“Non è affar tuo,” borbottò Sirius, scontroso, avvicinandosi a lei come per cercare conforto. 
“Non era affar mio nemmeno darti un consiglio sul regalo per lei, ma noto con piacere che l’hai seguito,” constatò, facendo un accenno all’indirizzo della collana che Amanda indossava. Lei si girò a guardare Sirius, scioccata. 
Cooosa?” domandò, incredula. “La collana che indosso è un’idea di tuo padre?” 
“NO!” sbottò Sirius. “Lui mi ha suggerito una collana qualsiasi, quella che indossi è una collana fatta appositamente per te e commissionata da me a un gioielliere di Londra – smettila di guardarmi così!”  
Amanda non sapeva bene che espressione stesse esternando, ma probabilmente somigliava alla gioia pura. 
Aw, sono così felice che tu e tuo padre vi parliate... e gli hai pure chiesto un consiglio!” esclamò, saltellando per l’eccitazione. 
“Noi non... è stato un caso! L’ho incontrato a scuola e gliel’ho chiesto, punto! Se fosse passato Pix in quel momento probabilmente avrei chiesto consiglio a lui, non è niente di che!” spiegò, scontroso. 
Pix ti avrebbe suggerito delle Caccabombe,” affermò Silente, divertito. 
“Non ci credo, tu non chiedi consigli per regali al primo che passa... perché ti costa tanto ammettere che stai costruendo un bel rapporto con tuo padre?”  
“Non fa niente, Amanda, non devi farlo,” intervenne Orion, sorridendo.  
“Ma io voglio vedervi correre insieme verso il tramonto,” borbottò Amanda, delusa.  
“Cosa?” domandò Orion, confuso. Sirius sbuffò e mosse una mano come a scacciare una mosca. 
“Niente, è una storia lunga,” tagliò corto. Poi si voltò verso di lei. “Devi darmi tempo, Amanda, devo metabolizzare ancora tutta questa storia,” le spiegò. 
Amanda strinse le labbra. 
“Quindi sei comunque felice di averlo qui con noi?” domandò, speranzosa. 
Sirius sospirò alzando gli occhi al cielo. 
“Io... io credo di sì, contenta?” 
Amanda fece qualche salto sconnesso per la felicità e gli buttò le braccia al collo, baciandolo. Poi si ricordò di ciò che doveva chiedergli. 
“Oh, a proposito, visto che siamo tutti qui riuniti-” 
“Tutti chi?” fece Sirius. 
Amanda si schiarì la voce. 
“Signor Black, vorrei il suo permesso per chiedere a suo figlio di venire a vivere qui a Portaleen una volta finita la scuola.” 
Orion rise di gusto. “Ma certo, Amanda.” 
“Cosa? Che? Amanda, perché stai chiedendo il permesso a mio padre?” 
“Non so, per dare ufficialità alla richiesta! Non si fa così?” 
“No, non per gli uomini, almeno!” 
“Perché? Cioè - voi uomini non volete avere l’approvazione dei genitori?” 
“No, e men che meno io.” 
“Io non capisco perché alle donne serva, invece.” 
“È un retaggio culturale, nemmeno tanto simpatico a dire il vero,” spiegò Silente, divertito.  
Amanda era confusa, ma decise di lasciare cadere la questione perché non voleva perdersi la reazione di Sirius. “Quindi? Che ne dici?” domandò, nervosa. 
“Dico che è un’idea fantastica!” esclamò, riservandole un sorriso mozzafiato. Si stavano per saltare addosso ma una voce li distrasse. 
“Oh, no, vi prego!”  
Amanda si voltò e notò sua sorella e i Potter lì alla porta da un tempo indefinito, probabilmente a origliare. 
 

Commento dell’autrice: 
 
Bentrovati! È arrivata l’estate e si vede, visto che ho più tempo libero 😊! Mi sto divertendo tantissimo a plottare i prossimi capitoli e spero di scriverli in tempi relativamente brevi. Allora, questo capitolo può sembrare un filler ma diciamo che mi è servito per lo più a fare una transizione: la relazione di Sirius e Amanda compie un anno, sono al settimo anno di Hogwarts, con i M.A.G.O. praticamente dietro l’angolo, il mondo della magia è un posto ormai oscuro e pieno di pericoli, quindi insomma... in questo periodo storico dovranno crescere in fretta e darsi da fare. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, vi abbraccio tantissimo <3!  
 

p.s.: piccolo spoiler, il prossimo capitolo sarà “Natale a casa Evans”, non mi sono dimenticata dei nostri piccioncini, anzi! Meriteranno un capitolo a parte <3 

 

Amanda

   
 
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