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Autore: Iemilio    09/07/2020    0 recensioni
Patrick è sicuro di essere riuscito a dare una svolta alla sua vita, dopo anni passati a fare un lavoro che detestava. Il colloquio è stato un successo e decide di concedersi un drink al bar. Non può immaginare cosa scoprirà all'interno del misterioso locale.
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Patrick camminava a passo rapido tra la folla, evitando e sorpassando abilmente i passanti. Il suo elegante completo grigio si abbinava alla grossa valigetta che portava con sé.

Questo era il suo primo colloquio di lavoro dopo tanto tempo. Se tutto fosse andato per il verso giusto, tra non molto si sarebbe trovato nelle mani una carriera da game designer; era contento la sua laurea potesse ancora servire a qualcosa.

Salì su quel grosso palazzo, ricoperto fino alla cima da grandi vetrate. Metteva soggezione, tanto era grande: uno di quei palazzi talmente grandi da far sembrare insignificanti i palazzi che aveva accanto.

<>Continuava a ripetersi, con il fiatone che gli faceva rimpiangere anni migliori.

Una volta entrato, si diresse verso il bancone. La giovane ragazza seduta dall’altra parte neanche lo notò. Era troppo concentrata a lavorare nel terminale.

Andrà tutto bene. Sei grande. Ti prenderanno di sicuro.

Passarono una decina di secondi abbondante, l’uomo non fece niente per farsi notare, pietrificato dalla paura com’era. Solo allora la donna si accorse della sua presenza.

<> Salutò lei. <>

<> Con un colpo di tosse smorzò le parole. <>

La donna iniziò a digitare. <>Prese un badge di carta, rivestito da uno strato di blastica trasparente. Il logo della società si esibiva fiero, e accanto il nome di Patrick.

<> Indicò il corridoio alla sua sinistra. <>

Patrick ringraziò, poi si incamminò.

Passò per quel lungo corridoio lucido e schiacciò il pulsante di chiamata dell’ascensore. La porta si aprì dopo poco meno di un minuto.

L’ascensore saliva lento. Alla sinistra di Patrick, una giovane ragazza, sulla ventina, o poco più, con lisci capelli neri e grossi occhiali, stava leggendo un qualche rapporto.

<>Ripeteva molleggiando, tentando di mandar via il nervosismo.

La ragazza lo guardò stranita, accennando ad un sorriso, poi rivolse la sua attenzione al taccuino che teneva in mano.

La ragazza si chiamava Sara, o così era scritto nel suo badge. Abbandonò l’uomo al quarto piano, così Patrick dovette continuare il suo viaggio da solo.

L’ascensore si aprì, e Patrick uscì rapidamente, e la porta si chiuse alle sue spalle, procedendo per la sua strada.

Seguì le indicazioni che gli vennero date dalla donna, entrando nella prima porta a sinistra.

 

Alla fine del colloquio, il grosso e pomposo uomo seduto dall’altra parte della scrivania allineò i foglio che teneva in mano, gli diede un ultima, rapida occhiata e fece un lieve sorriso a Patrick.

<>

Patrick ringraziò, poi strinse la mano all’uomo. Se non fosse stato in un luogo così formale avrebbe gridato di gioia.

Uscendo dall’edificio sfoggiò un sorriso da ebete, iniziando a farsi riconoscere prima ancora di iniziare a lavorare.

Bravissimo, Pat, li hai conquistati! Si complimentava, mentre faceva rotta verso casa.

Mentre marciava tra la folla, proprio come quando era venuto, pensò che un bicchierino non gli avrebbe fatto male.

Si guardò intorno, tentando di scorgere un bar. Così fu.

Era di fronte a lui: un piccolo edificio dal tetto piatto. L’insegna al neon aveva un bicchiere verde fluorescente, con accanto una scritta: QUARTO.

Patrick entrò. Erano le 12:32.

<>Salutò, poi si diresse verso il bancone.

Dentro al locale pareva quasi notte, non era molta la luce che entrava dalla finestra, e l’unica fonte di luce presente nel bar era una lunga striscia di neon bianchi alla base del bancone stesso.

Sotto ai piedi di Patrick si stendeva un parquet scuro, poi un lungo tappeto rosso.

<>Salutò il barman: un elegante uomo in gilet, dai capelli rossi e spettinati. Pareva un tipo cortese, dallo sguardo serio e le poche parole.

Nell’aria non vi era pozza di fumo; che fosse un posto di classe?

Ora che guardava bene, però, a parte il barman, nel locale non c’era anima viva.

<>

<>

Patrick non fece in tempo a finire di parlare, che l’uomo gli porse un bicchiere di birra alla spina, come se lo avesse già pronto dietro il bancone.

<> Si sedette, si incollò al bicchiere e ne bevve metà.

<<È di suo gradimento, signore?>>Domandò il barman dai capelli rossi.

Pat alzò la birra al cielo.<>

Il barman obbedì, poggiando il secondo boccale sul tavolo, poi si voltò.

Patrick aveva ormai finito la prima birra, e si preparava ad agguantare la seconda.

<>

L’uomo si interruppe un secondo prima di poggiare le labbra sul boccale.

<>

<>

Pat aggrottò allora le sopracciglia, mentre la sua faccia s’incupiva.

<>

Il barman rivolgeva le spalle a Patrick, leggendo da una grossa pila di fogli.

<<”Buongiorno” Salutò l’uomo “Signor Brooks, giusto? Prego, si accomodi”>>Recitò il barman, continuando a leggere.<>

<>Chiese Patrick, mentre il volto gli si impallidiva, e gelido sudore iniziava a colare.

<<”Come mai ha lasciato la precedente azienda, signor Brooks?”Domandò l’uomo.>>Dopo una piccola pausa, il barman riprese.<<”Quel lavoro non faceva per me, signore. Sentivo di poter fare di più.”L’uomo annuì lentamente.>>

Patrick, dopo aver visto uno sconosciuto leggere da un foglio il colloquio che era avvenuto meno di mezz’ora prima, rimase come paralizzato.

<>Domandò con voce alta e tremante.

<>

<>Urlò Patrick, sbattendo il pugno sul bancone. Le due birre fecero un piccolo salto, seguito dal tintinnio del vetro.

<>Il barman voltò pagina.<>

Patrick si alzò, confuso e spaventato, correndo verso la porta d’uscita. La porta del locale, però, non voleva saperne di aprirsi.

Provò a tirare e spingere con tutta la forza che aveva in corpo, poi iniziò a calciare energicamente. La porta sembrava essere stata sostituita da un muro di mattoni.

<>

<> Tornò poi a leggere il foglio. <>

Gli occhi di Patrick erano lucidi.<>

<>

<<...>>

<>

Il voltò di Patrick si deformò, e la sua gola gracchiò in una risata isterica.<>

<>

L’uomo si passò la mano negli occhi, poi annuì lentamente.<>

Il barman alzò la pila di fogli che stava leggendo.<> Iniziò a leggere.

<>

Stronzate Pensò Patrick.

<>

<>

Il barman scrollò le spalle, posando poi i fogli sul bancone.<>

Il barman fece un profondo sospiro, poi gli pose la pila di pagine scritte.

<> Disse, indicando i fogli, facendo poi una breve pausa.<>

Patrick fissò per qualche minuto il foglio, analizzando con attenzione le parole dell’uomo, che rimbombavano nella sua testa, pesanti come macigni.

Non sapeva ancora se credere o no a tutta questa follia.

Alzando lo sguardo verso il soffitto, tentò forse di scrutare la verità, di scrutare me, che ho scritto il tutto, o magari te, che stai leggendo in questo momento, poi sorrise.

Passò dentro QUARTO un altra mezz’ora, prese un altro paio di birre, ringraziò il barman come se niente di tutto ciò fosse accaduto, poi uscì. Quando fu fuori dal locale, non ricordava niente. Era come se non fosse mai entrato all’interno del locale.

Lì dentro aveva avuto l’occasione di decidere veramente per la prima volta in vita sua. Ovviamente prese la sua decisione, ed è tale proprio perché non è scritta da alcuna parte, perché non sono stato io a deciderla.

È stato il buon vecchio Patrick a decidere per sé stesso, quindi la storia, per noi, può definirsi conclusa, ma chissà, per Patrick, magari, la storia è appena iniziata.

 

   
 
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