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Autore: KUBA    10/07/2020    6 recensioni
"Merda, è successo di nuovo. Di questo passo non distinguerò più il reale dall’illusione [...]"
Salve a tutti, questa è la prima volta che pubblico un testo in prosa. Questo progetto fa parte della serie "Hornets", che narra le vicende di James, un avvocato italo-americano molto ambizioso, ma che si è scontrato con la realtà dei fatti. Nella serie troverete anche delle poesie che serviranno per l'evoluzione del protagonista. Anche "Storie di vecchie poesie bruciate" è in fase di elaborazione, quindi sarà un lavoro lungo. Spero che vi possa piacere :)
Genere: Angst, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hornets'
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È notte fonda. La luna brilla nel cielo. Insieme a lei, un gruppo di sparute stelle.
Che belle, le stelle. Sono così libere e così lontane che, forse, a furia di guardarle, finirò per odiarle. Maledette bastarde, non prendetevi gioco di me.
Merda, è successo di nuovo. Di questo passo non distinguerò più il reale dall’illusione, ma alla fine non me ne frega un cazzo.
Mi accenderò una sigaretta – l’ennesima di questa giornata – una Merit, per l’esattezza, una dolce, velenosa Merit; nel mentre vi parlerò di me.
Sono un avvocato, probabilmente non merito questa qualifica, ma per la legge lo sono; ho frequentato l’università (che anni infami quelli), poi ho svolto il tirocinio e, infine, mi sono iscritto all’albo. Da mesi, forse anni, non ho un caso decente.
Per qualche anno ho lavorato presso un grande studio legale, sapete no, quelli stile serie tv americane, guadagnavo bene – e grazie a Dio, altrimenti ora sarei già stecchito – ma mi sono licenziato e ho aperto uno studio, non faceva proprio per me… voglio dire: volevo essere libero, cazzo, che male c’è nel voler essere libero? Nulla, direte, ma ora pago le conseguenze della mia scelta. Eccome se le pago. Inspiro un altro po’ di catrame.
Dicevo, non mi capita tra le mani un caso decente. Mi trovo a difendere persone in cause del cazzo: contravvenzioni, risse tra ragazzi e querele… insomma, una marea di banalità. Non è per questo che ho preso l’abilitazione. Io volevo esprimermi, diventare un volto noto e difendere la gente importante; volevo dare il mio contributo al mondo, ma l’unica cosa che lascerò sarà un corpo senza vita e senza storia.
Ma voi non sapete neanche chi state ascoltando.
Mi chiamo James, Jim per gli amici, e ho 48 anni. Vivo in Italia da quando ero un bambino, mia madre era americana, proveniva dal Texas, era una donna forte; forse, più di me. Mio padre? Era un uomo tutto d’un pezzo, ma forse, visto chi sono, non era il mio vero padre.
Credo che il mio nome esprima in pieno chi sono: una banalità tra gli americani, uno stereotipo tra gli italiani.
Come trascorro le giornate? Beh, compiendo azioni futili.
Stanotte sono andato in un pub vicino casa mia, ho speso un sacco di soldi in alcool di scarsa qualità, ma non pensate che io sia un alcolizzato: non amo bere, io amo soffrire.
Mi sto dilungando troppo, è tardi, me ne vado a dormire.
Domani sarà una giornata importante.
   
 
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