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Autore: MusicDanceRomance    11/07/2020    26 recensioni
Piccolissimo racconto sulle notti in cui Luna era prigioniera a Villa Malfoy. Storia nata per l'iniziativa "Scrivimi" del gruppo facebook "Caffè e calderotti".
Dal testo:
"La cerca e sbircia. Sa che lei lo sente arrivare, sa che lei forse lo aspetta, perché Luna comincia a raccontare alle mura storie sugli animali fantastici, ama descrivere posti lontani che un giorno è sicura di visitare.
Quella ragazza sembra essere nata per abbagliare le anime nere. Ha un sorriso puro che lo ingarbuglia in decine di domande.
Draco si ferma ad ascoltarla e capisce cosa sia la vera magia."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Luna Lovegood | Coppie: Draco/Luna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Draco e Luna, la notte e l'orizzonte'
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Questa piccolezza (perché la considero davvero una piccolezza, e talvolta c’è bisogno anche di cose leggere e veloci) è nata per l’iniziativa “Scrivimi” del gruppo facebook “Caffè e calderotti” https://www.facebook.com/groups/556282841944578 creato da Rosmary https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=190616 .
 
Il pacchetto mi è stato proposto da Mari Lace https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=501353
Genere: Introspettivo
Coppia: Draco/Luna
Prompt: “Chi non mette radici è solo, ma libero”
 
 
 
 
 
 
Prima notte
 
La guarda, esita, scappa.
La cerca, la osserva, si nasconde.
Ma Luna non smette di sorridergli. Lo fa ogni volta che è lui, con l’elfo domestico, a portarle da mangiare.
“Draco, mi dispiace per quello che stai passando.”
Non riesce a evitare i suoi occhi, così limpidi e onesti, che lo affrontano senza timori. Quando i loro sguardi si incrociano si sente marcio fino alle ossa e si fa raggiungere da tutte le colpe della sua famiglia.
“Sei una sciocca, Lovegood.”
Le lascia il cibo e richiude la porta dietro di sé. Ogni notte prega che qualcuno vada a liberarla, e trema al pensiero che forse preferirebbe imprigionarsi al sicuro in cella con lei, piuttosto che assistere agli scatti d’ira di sua zia Bellatrix.
Onora le tue radici, Draco, e servi il Signore Oscuro.
Trattiene le lacrime perché ha il sangue di un codardo, un codardo che ormai ammattisce nelle paure e non può fare a meno di spiare una debole Corvonero dallo spioncino della porta.
Ma quando la vede, così composta e ricca di speranze, i suoi pensieri filano via.
Luna è sicura che tutto andrà bene, Luna canta, prega, sogna, Luna è tenera e lo ha già perdonato, perché sono entrambi vittime.
“Siamo due stupidi, Lovegood, qui fuori c’è la guerra.”
 
 
Seconda notte
 
Dorme tra un incubo e l’altro. Sogna gli uomini che gli zii Lestrange torturano.
Sogna la voce del Signore Oscuro che umilia prima suo padre e poi lui. Sogna Potter morto e si dice che l’ultima speranza di pace è perduta con lui.
Poi spalanca gli occhi e sente il cuore che batte come se dovesse spaccargli la carne dall’interno. Si sente soffocare nella sua stessa angoscia, non può fare a meno di immaginarsi tra le future vittime della guerra, si dice che è troppo stupido e troppo codardo per non farsi uccidere.
Macina i pensieri e infine cerca aria, chiede alla sua mente di respirare.
Il peso della notte, con le sue ombre, lo schiaccia più dei conflitti del giorno.
Non può farne a meno, si alza e diventa più silenzioso di un gatto, a piedi scalzi cammina fino alla porta sbarrata che lo separa da lei.
La cerca e sbircia. Sa che lei lo sente arrivare, sa che lei forse lo aspetta, perché Luna comincia a raccontare alle mura storie sugli animali fantastici, ama descrivere posti lontani che un giorno è sicura di visitare.
Quella ragazza sembra essere nata per abbagliare le anime nere. Ha un sorriso puro che lo ingarbuglia in decine di domande.
Draco si ferma ad ascoltarla e capisce cosa sia la vera magia.
Luna sa credere, nonostante le brutture della vita. Appartiene ad una famiglia insolita che le ha insegnato ad amare i mostriciattoli, non la cambierebbe per nulla al mondo. Lei non ha vergogna delle sue origini, sposerà qualcuno che ama, non vuole impigliarsi tra le sue stesse radici, non avrà paura di piantarne di nuove.
Invece lui è soffocato dal giogo della purezza del sangue, ha radici che lo stritoleranno e lo costringeranno a creare nuovi ammassi di odio. Forse chi non mette radici è solo, ma libero.
“Draco, non piangere. So che sei buono.”
“Dovresti avere paura di me, Lovegood!”
 
 
Terza notte
 
La cerca ancora, nel conforto del buio. Si spinge contro la parete e pensa che è solo il ragazzo delle scelte sbagliate, sogna di liberarla, immagina di proteggerla durante una battaglia. Forse Luna gli ha insegnato a fantasticare, ma lui non può perdersi a lungo in illusioni assurde, perché i Malfoy hanno un lusso che sa più di condanna: riveriscono gli errori del passato.
Sono due prigionieri divisi da un muro e separati dai contrasti tra due mondi opposti, eppure la voce di Luna sembra diventare il suo tutto, sussurra meraviglie e vive nelle stranezze più incantevoli.
Lo ha capito, che lei vuole curare i deboli, che desidera vivere in mezzo alla natura, libera di fermarsi dove meglio crederà.
Ha paura che se non smette di cercarla adesso non potrà più cessare di farlo, neanche negli anni a venire. Ha paura di scoprire che il vero mondo è oltre la sua gabbia dorata, ha paura di ammettere che la ragazzina pallida di cui tutti ridono sta diventando il suo appiglio per ricordarsi di sorridere.
“È buffo, Draco, a scuola non ci siamo mai salutati e ora parliamo rimanendo separati da una porta.”
Lui non le risponde, ma apre lo spioncino e i loro occhi si incrociano. Non vuole indugiare, non si sente più stupido, passa una mano attraverso l’apertura ed entrambi si sfiorano con le dita – per minuti, per ore, forse per un’intera notte – in silenzio.
La paura svanisce, la notte non ha più un peso.
“Sei diversa dal resto del mondo, Lovegood.”
 
 
Mattino
 
Ha rifiutato di riconoscere Potter.
Ha mentito, ha divagato, dannazione, ha atteso che lui escogitasse qualcosa per cavarsela come ha sempre fatto, San Potter non era lo sbruffone che vinceva sempre?
Ha stretto i pugni durante la battaglia nella sua villa, ha aspettato, ha pensato che se la sua famiglia  avesse fatto del male a Luna sarebbe impazzito.
Forse non avrebbe reagito perché è un codardo, forse per la prima volta in vita sua avrebbe provato a ribellarsi ai tartassi delle sue radici e sarebbe scappato con lei.
Ha pensato una baraonda di cose mentre combatteva senza sentimento, come un pagliaccetto apatico nel mezzo di uno scontro tra leoni e tigri, e si è fatto disarmare da Potter.
Più che duellare, ha aspettato che succedesse qualcosa, codardo, codardo che non è altro.
Ha avuto i brividi quando la zia ha lanciato il pugnale.
Ha nascosto un sorriso quando tutti sono scappati.
Si è sentito per l’ennesima volta solo un egoista, perché ha esultato quando ha capito che il pugnale della zia era troppo lontano da Luna per avere colpito lei – degli altri non gliene importava nulla.
Ora smette di pensare, esce e guarda il sole, pensando che nella notte a venire forse avrà un peso in meno sul cuore, o forse continuerà ad affogare dentro l’odio in cui le sue radici sono immerse.
Ma è bello saperla libera, mentre lui lo è sempre di meno e potrà risentire i suoi racconti solo nei sogni.
“Ti ho sfiorata, Luna. E ti ho già persa.”
 
   
 
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