Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: fedcan    15/07/2020    0 recensioni
Certamente l'odio è più brutto dell'amore, ma non sarà mai terribile quanto l'indifferenza. Per picchiare un essere umano devi impiegare lo stesso tempo che usi per farci l'amore insieme. Invece l'indifferente non spreca mai il suo tempo per altri.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

INCONTRO CON UN UBRIACO

 

Stavo andando in bici sulla pista ciclabile del mio paese, che costeggia via Roma, la strada più trafficata della cittadina, quando, davanti all’ingresso di un piccolo supermercato sull’incrocio, accanto ai semafori, e costeggiato proprio dalla ciclabile, vidi una signora. Credo fosse sui 35/40 anni, ma non ne sono sicuro, anche perché era piuttosto lontana. Stava camminando lungo la ciclabile, sul lato riservato ai pedoni quando, proprio davanti all’ingresso del supermercato, sbucò apparentemente dal nulla un uomo. Carnagione scura, capelli neri, una vecchia e malandata maglietta arancione e dei luridi pantaloni lunghi blu. L’uomo barcollava, stava a malapena in piedi. Allungò la sua mano sinistra sulla spalla destra della signora, la quale nemmeno si voltò, semplicemente accelerò il passo e lo evitò. L’ubriaco non la inseguì. Non saprei dire perché. Aveva capito il rifiuto e il suo onore gli impediva di tormentare una signora? Non credo che un ubriaco abbia tutte queste inibizioni da uomo della alta società. Stanchezza? Più probabile. Io, che mi ero fermato casualmente per far passare una macchina che stava uscendo da un passo carrabile, avevo ovviamente assistito a tutta la scena. Pensai subito che fosse andata bene alla signora. Se lui l’avesse aggredita ci sarebbero voluti alcuni secondi per poterlo fermare, e in quegli istanti sarebbe potuto succedere di tutto. Pensai poi al fatto che anche io dovevo passare di lì, per poter andare in ambulatorio. Non era poi un vero problema. Io ero in bici ed ero lucido. Lui era a piedi e completamente sbronzo. Se ce ne fosse stato il bisogno sarei potuto velocemente scappare. E comunque già diverse persone erano passate di lì, esattamente come la signora, e non avevano avuto problemi. Afferrai fortemente le parti esterne del manubrio, diede un colpo di pedale con il piede destro e partii.

Arrivai nel punto in cui la signora era stata “aggredita”. Guardai istintivamente a destra. L’ingresso del supermercato era più in alto del livello stradale, ragion per cui, per entrare nel negozio, avevano installato una rampa d’accesso in metallo. Sotto quella stava l’ubriaco. O meglio, stava con le gambe sotto la rampa, mentre il busto e la testa erano fuori, appoggiate sullo spigolo formato dai due muri. Aveva gli occhi socchiusi, ma era chiaramente sveglio. Io passai. Mi venne in mente il famoso verso della Divina Commedia “Non ti curar di loro ma guarda e passa”. Continuai il mio viaggio. L’ambulatorio era in una piccola via laterale, proprio dietro al supermercato. Dovevo andare lì non per una visita, quella sarebbe stata la settimana dopo, ma per ritirare il foglio volgarmente detto “Anti-Covid” (volgarmente, che stupido sono. Dico così con la finta presunzione di sapere come si chiama realmente). Eravamo in tempo di pandemia. La quarantena era già stata superata, ormai era arrivata l’estate, la calda e lunga estate, che a detta dei virologi avrebbe dovuto distruggere il virus o comunque limitare il contagi. Se all’epoca avessi saputo...Comunque, dovevo andare lì. La sala d’attesa dell’ambulatorio era piccola di suo, poi con le restrizioni anti contagio, c’erano proprio tre sedie di numero disponibili. A me in quell’occasione non serviva, in quanto dovevo solo ritirare un foglio che mi avrebbe dato la segretaria, ma pensai a quelli che avrebbero dovuto usufruire della sala d’attesa

“Dovranno aspettare tutti fuori. Dentro aspetta solo chi dentro c’è già”…

Vabè. Presi il foglio, lo piegai in quattro per poterlo mettere nella tasca dei miei pantaloncini, e ripartii.

Arrivai nuovamente all’incrocio. Ripassando di lì, mi voltai a sinistra, per vedere se l’ubriaco fosse ancora dove l’avevo lasciato. Esserci c’era, ma non proprio nella stessa posizione. Aveva le gambe distese, accavallate una sopra l’altra, fuori dal “sottorampa”, mentre la sua testa era piegata a sinistra, appoggiata sul muro. Le braccia erano incrociate. Era visibile nella sua interezza. Notai che non si muoveva. “Dormirà”. A una signora anziana, che stava entrando nel negozio salendo la rampa, cadde il cellulare di mano, il quale finì in testa all’ubriaco. Non si svegliò. Non si mosse di un millimetro. Il telefono era rimasto appoggiato sul suo cranio, quasi verticale, con il lato inferiore appoggiato sul muro, proprio come la testa dell’ubriaco. La signora anziana, che non riusciva a piegarsi abbastanza, chiese aiuto a un uomo alto e molto muscoloso sulla quarantina di aiutarla. Questi si chinò e prese il telefono e, pulito dei pochi capelli che si erano incastrati nella cover, lo rese alla signora:

“Tenga ”

“Grazie mille, fortunatamente non si è rotto”

“Di nulla, buona giornata”

La signora entrò nel supermercato.

Ormai non c’erano dubbi. Quell’uomo era svenuto, per non dire morto. Nel tempo di un istante mi venne in mente di provare a scuoterlo e di chiamare aiuto, ma già un secondo dopo decisi di lasciarlo lì. “Lo farà qualcun altro”. Ero rimasto per tutto il tempo in sella alla mia bici. Diedi un colpo di pedale col piede destro e ripartii, dirigendomi verso la pista ciclabile,

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: fedcan