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Autore: Michele Milia    16/07/2020    0 recensioni
Frederica avvocato in carriera vive la sua vita tra alcool e documenti, il troppo lavoro le sta costando il tempo per stare con suo figlio Alexander che oramai non vede quasi più. I freni dell'auto tagliati e l'esplosione di quest'ultima sono nulla in confronto a quello a cui Frederica sta andando in contro. La donna è finita nel mirino di qualcuno, ma con tutte le persone che ha fatto finire dentro la lista dei sospettati è troppo lunga.
Genere: Avventura, Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono rimasta tutta la notte sveglia con la paura che potessero fare del male a me o a mio figlio Alexander.

Ho pensato più volte a sporgere denuncia, per circondarmi di agenti fidati ed essere tenuta tutto il giorno sotto controllo ma non voglio fare questo a mio figlio, mi sono sempre ripromessa che non avrei mai accettato la scorta né tanto meno di andare a vivere in qualche posto sperduto solo per starmene al sicuro, Alexander è ancora giovane, non posso negargli una vita per puro egoismo, dovrò stringere i denti finché posso, senza cedere ad alcuna minaccia. Magari prima o poi si stancheranno e smetteranno. 

Alexander è ancora coricato sul divano, si è preso un giorno di riposo solo per stare con me, per proteggermi. È quasi ora di colazione, ma non voglio svegliarlo, non dorme mai così tanto penso che, per quanto lui possa ritenersi giovane, una bella dormita più lunga delle solite 4 ore non gli guasterebbe.

Vado in cucina e, per la prima volta dopo quindici anni, preparo una colazione sostanziosa, dopo aver fatto i pancake e mentre sono ancora belli caldi metto sopra di essi un po' di sciroppo d'acero, da piccolo ne andava matto, era la sua colazione preferita. 

In un piatto a parte sistemo un po' di bacon e due uova fritte. Proprio come facevo quando doveva andare a scuola, mi manca vedere Alexander con lo zaino, che pur essendo più grande di lui, si affretta ad uscire dalla porta per salire sullo scuolabus. Ricordo ancora come se fosse ieri quando con la sua piccola manina continuava a salutarmi fino a prima di salire.

Tutto ad un tratto una voce rompe i miei pensieri.

«Mamma, che buon odore, hai fatto i pancake?».

Alexander si sta stropicciando gli occhi e con il naso continua ad odorare l'aria.

«Ben svegliato Alex, ho preparato la colazione, proprio come facevo tanto tempo fa».

«Nonostante tutto quello che ti sta accadendo ti sei preoccupata di farmi trovare la colazione?».

«Sai bene che ti metterei davanti a tutto e tutti se ne avessi il potere».

Alexander si siede a tavola e si prende il pancake in cima, è sempre stato il suo preferito, diceva che era quello che veniva cotto meglio e che assorbiva la maggior parte di sciroppo d'acero. Come dargli torto.

«Alex, cosa ne diresti se oggi andassimo a farci una passeggiata?».

«Non penso proprio sia il caso Mamma».

«Alex non preoccuparti, magari è solo qualcuno che si sta divertendo a prendermi in giro».

«Se fosse così penso stia esagerando un pochino».

«Noi oggi usciamo insieme. Passeremo una giornata madre e figlio, una giornata che rimarrà nella storia, è tanto che non stiamo insieme, fallo per la tua mamma».

Alexander ride ancora quando mi vede fare la stupida ed io amo vederlo ridere. È sempre stato più grande rispetto ai suoi coetanei, la mancanza del padre in famiglia si è sentita e lui ne ha risentito più di me. Nonostante quello stupido siamo riusciti lo stesso ad andare avanti, ed è proprio questo quello che conta!

«Dove vuoi andare Mamma?».

«Non so, giriamo per il centro commerciale, oppure andiamo in un parco e ci facciamo una passeggiata. C'è pure una bella giornata oggi».

«Tutto quello che vuoi, Mamma».

«Intanto pensiamo a fare colazione, sennò si raffredda».

Entrambi seduti a tavola a mangiare, un'immagine rara, un'immagine che mi manca. 

Da quando lavora sono abituata a vederlo per un massimo di una mezz'ora a casa ma oggi, finalmente, potrò godermelo di più. 

Questa situazione ha i suoi lati positivi.

«Vado a lavarmi. Andiamo con la mia macchina?».

«Va bene Alex, io intanto sparecchio e, non appena avrai finito, andrò a darmi una lavata anche io».

Alexander va verso il bagno ed io inizio a mettere i piatti nel lavandino. 

Apro l'acqua ed incomincio a lavare i primi piatti, mentre nella mia testa sto già pensando alla fantastica giornata che passerò con mio figlio. 

Il pensiero viene però interrotto da un grande boato proveniente da fuori, un rumore talmente forte da far tremare le pareti. Poi un forte odore di bruciato inizia ad entrare dalla finestra. Non vorrei che la caldaia abbia ceduto e che sia esplosa. 

«Cosa è stato questo rumore?».

Alexander sta scendendo le scale di corsa con una tovaglia avvolta intorno alla vita.

«Non lo so Alex, proveniva da fuori, non vorrei sia esplosa la caldaia".

Ci avviamo verso la porta ed Alexander mi fa cenno di rimanere dentro, apre la porta e ce ne accorgiamo subito, non si tratta della caldaia, la mia macchina è saltata in aria. 

Usciamo, la facciata di casa mia si è annerita, il prato ha preso fuoco e in esso è possibile trovare anche pezzi di auto, la cassetta delle lettere, i cassonetti della spazzatura, entrambi sono volati nel giardino del Signor Williams. 

«Signora Thompson, tutto bene?».

«Per fortuna ero in casa signor Williams... Per caso lei ha visto cos'è successo?».

«Io stavo per uscire da casa, quando la sua macchina è saltata in aria».

Alexander corre in casa per chiamare i vigili del fuoco, io continuo a guardare la mia macchina avvolta dalle fiamme. 

Arrivano i vigili del fuoco che riescono a spegnere quel che resta dell'incendio, chiedo loro quale possa essere stata la causa dello scoppio e loro iniziano a controllare la macchina, fino a quando trovano i pezzi di un ordigno comandato a distanza. 

«Signora, qualcuno ha cercato di ucciderla, per fortuna non era in macchina».

«In realtà, questo solitamente è l'orario in cui salgo in macchina per dirigermi a lavoro».

Il vigile del fuoco rimane impietrito, forse ha capito che sono in pericolo, mi rivela che in quell'esplosione avrei dovuto essere coinvolta anche io e che tutto era premeditato. 

Mi chiedono di fare denuncia e di non aspettare altro tempo. 

Loro hanno ragione, ma io ho i miei buoni motivi per evitare di avvertire le forze dell'ordine. 

Una volta spiegato loro il perché io non voglia fare denuncia loro decidono di segnalare di loro iniziativa il tutto alla polizia che però fa passare il caso come un'incidente, niente di serio. 

«Stia attenta signora, come vede, oggi giorno non ci si può fidare nemmeno delle forze dell'ordine».

«Vi ringrazio».

I vigili del fuoco si allontanano insieme ad un carroattrezzi che porta via quel che resta della mia macchina.

Entro in casa e trovo Alexander seduto sul divano ancora con l'asciugamano avvolto in vita. 

Quando mi vede avvicinare si alza e viene ad abbracciarmi.

«Mamma, ho paura per te. Dobbiamo denunciare tutto quello che ti sta accadendo».

«Lo faremo Alex, lo faremo. Intanto, non facciamoci spaventare, vatti a vestire che ora vado a lavarmi ed usciamo».

«Mamma... sei sicura di voler uscire?».

«Ovunque sono vengo colpita, tanto vale andarmi a divertire con te. Nulla potrà fermare la nostra uscita mamma e figlio».

Alexander va a vestirsi ed io mi chiudo in bagno per lavarmi, mi spoglio e mi infilo sotto la doccia, stanno succedendo troppe cose ed ancora non ne ho capito il motivo. 

Cosa avrò fatto mai a questa persona? 

Finisco di lavarmi e una volta vestita mi dirigo verso la macchina di mio figlio. 

Dopo essersi vestito è uscito per andare a controllare la sua macchina per evitare qualche altro problema.

«Tutto in ordine mamma, puoi salire».

«Come sei premuroso».

In sua presenza cerco di comportarmi il più naturale possibile, come se in realtà non stesse accadendo nulla.

Si, è vero, sono spaventatissima ma non posso trasmettere le mie paure anche a lui, deve pensare ai suoi problemi, non ai miei.

«Però domani vai al lavoro».

«Mamma, c'è Sophia al pub, posso stare con te, stai tranquilla».

«Non m'interessa, non devi preoccuparti per me, domani vai al pub. Sophia ha bisogno di te».

Non riesco a trattenere un sorriso e Alexander notandolo diventa rosso come un peperone. 

Il viaggio continua in silenzio fino al centro commerciale.

«Alex che ne dici di guardarci un film?».

«Certo, è da molto che non vado al cinema».

Entriamo nel centro commerciale e ci dirigiamo verso la zona cinema che si trova al suo interno. 

Scegliamo il film ed entriamo in sala, Alexander ha comprato i popcorn sia per me che per lui. Ci sediamo e nell'attesa che il film inizi decido di chiedergli come si trovasse con questa Sophia.

«Mamma, Sophia è solo una mia collega».

«Si, certo ed io sono Sua Maestà la Regina».

«Vostra Maestà».

Fa finta di togliersi il cappello e iniziamo a ridere.

«Mi trovo bene, è una brava ragazza, divertente e solare. Non l'ho mai vista con il broncio».

«Ti piace?».

«Si, ma ho paura di non essere il suo tipo».

«Non puoi esserne sicuro finché non ci provi».

Alexander si sta iniziando ad imbarazzare, mi guarda, mi sorride e mi indica che il film è iniziato. 

È un bel film, c'è del romantico adatto a me e c'è dell'azione adatta ad Alexander. Il film perfetto. 

Una volta finito Alexander si alza e mi fa passare, mi prende per mano come se fosse il mio fidanzato e mi sorride.

«Dove andiamo adesso?».

«Ti va un gelato?».

«Si, mi va moltissimo».

Usciamo dal centro commerciale e ci avviamo nel parco che si trova lì vicino dove c'è un chioschetto che fa dei gelati buonissimi. Entrambi ci prendiamo un bicchiere di granita alla fragola e ci sediamo nei tavoli che il chioschetto ha messo a disposizione. 

Mentre mangiamo il gelato parliamo dei vecchi tempi, di quando da piccolo lo portavo spesso al parco a mangiare la granita e di quanto gli piacesse il gusto fragola. 

«Mamma, posso farti una domanda?».

«Si, certo».

«Ma papà com'era? Prima di andarsene ovvio».

«Devo essere sincera, con lui stavo bene.

Non mi ha mai fatto mancare attenzioni, aveva sempre un occhio di riguardo per me e non sai quanta voglia avesse di stringerti tra le braccia quando rimasi incinta... poi non so cosa successe, forse ha avuto paura di non essere in grado di fare il padre e se n'è andato. La paura è una brutta cosa».

«Ma quando se n'è andato non l'hai più sentito?».

«No, mai più».

«Ti ha sempre trattato bene?».

«Si, mi faceva sentire amata... devo ammettere che mi mancano le sue attenzioni».

Si alza e mi viene a dare un bacio sulla guancia.

«Rimedierò io allo sbaglio di papà, non ti abbandonerò mai».

«Tranquillo Alex, io sono felice se tu sei felice».

Si risiede e riprende a mangiare la granita sorridendo. 

«È stato un pranzo alternativo mamma».

«Ti è piaciuto?».

«Si, molto».

Tutto ad un tratto riceve una chiamata, è Sophia.

«Mamma, Sophia mi ha detto che si è sentita male».

«Vai Alex, tranquillo».

«Non voglio lasciarti sola, le dico di chiudere il locale».

«Tranquillo Alex, vai».

Mi guarda, il suo sguardo lascia trasparire quanto lui sia dispiaciuto, lo guardo e gli sorrido.

Saliamo in macchina e mi porta a casa.

«Mi raccomando mamma, chiuditi dentro».

«Non ti preoccupare, vai da Sophia e fai attenzione».

«Ti voglio bene mamma».

«Te ne voglio anche io Alex».

Chiudo la porta e dalla finestra lo spio fino a quando sale in macchina e se ne va. 

Sono stata veramente bene con lui oggi. 


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