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Autore: littlepink6690    16/07/2020    1 recensioni
Per chi ha letto o leggerà la Morrilla "That simple moment", questa storia è il sequel.
Vedremo come Lana e Jennifer, gestiranno il loro essere mamme della piccola e schietta Sofia. La gelosia di mom Jen e la protezione infinita di mama Lana. La vita della baby Morrilla in tutte le sue sfaccettature!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Ginnifer Goodwin, Jennifer Morrison, Josh Dallas, Lana Parrilla, Rebecca Mader
Note: Kidfic, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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3Kitten

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Sofia era seduta nel giardino di casa, le piaceva guardare i fiori che la mama coltiva, e disegnare su suoi fogli di album. Era intenta a riprodurre una delle piante che abbelliscono il retro della casa quando la sua attenzione fu richiamata da qualcosa che la incuriosì. Sembrava un pianto, ma la piccola sapeva che solo di fronte c’era un neonato, ed era impossibile che si sentisse fino lì. Si alzò dalla sua sediolina, perché curiosa vuole capire cosa stava ascoltando, così iniziò a gironzolare; in casa mamma Jen sta cercando di preparare qualcosa di non troppo pesante, perché tra gli avanzi del Ringraziamento e le venture festività, c’era tanto da ingrassare, ridacchiò tra sé.

Sofia era ancora intenta a capire da dove provenisse quel suono che giungeva alle sue orecchie, arrivò davanti alla staccionata e sentì farsi più nitido il rumore. Guardò e con grande stupore, si accorse che c’erano due piccoli gattini in un’insenatura. Vorrebbe toccarli, ma sa che non deve farlo, non sa di chi sono ed erano molto piccoli, l’unica cosa che le venne in mente era che avessero fame. Così corse in casa e si precipitò dalla mamma.

 

Mom? – la richiamò quando si avvicinò a lei, che era intenta a leggere qualcosa con la faccia nel suo tablet.

 

Mmh, dimmi cignetto – sorrise abbandonando la lettura.

 

C’è una cosa che devi vedere – la donna incuriosita ma anche insospettita, sperando che Sofia non avesse fatto caos in giardino, la guardò.

 

Sofia non hai rovesciato i vasi di mama vero? Perché spezzerà le mani a me – disse fintamente seria.

 

No, è una cosa bella, almeno credo – la guardò mentre le porgeva la mano – Vieni o no? – la incitò e allora a quelle parole Jen la seguì. Arrivarono nel punto dove Sofia aveva trovato i gattini e si inginocchiò a guardarli, senza toccarli, per poi rivolgere lo sguardo dolce alla mamma.

 

Li hai trovati qui? – li guardò era davvero piccoli, ma non appena nati – Non li hai toccati vero? – chiese premurosa.

 

No mom, li ho solo guardati! Secondo me piangono perché hanno fame – li guardò ancora.

 

Sì, forse hai ragione cignetto, ma non possiamo toccarli, la mamma potrebbe non tornare da loro se sente puzza umana – spiegò.

 

Mamma ma noi non puzziamo mica, abbiamo fatto il bagno ieri – sorrise guardandola.

 

L’odore umano, hai ragione, siamo profumate – le accarezzò la guancia.

 

Possiamo lasciare il lattuccio? – la guardò – Non li tocchiamo!

 

Resta qui senza toccarli, se dovesse arrivare la mamma allontanati intesi? – era una bambina attenta, annuì.

 

 

La mamma dei gattini non tornò da lì a tre giorni, quando invece rientrò Lana dal suo viaggio.

 

Mama sei tornata – sorrise accogliendola davanti all’uscio di casa. La donna si chinò all’altezza di sua figlia e l’abbracciò stretta, con la tracolla in bilico sulla spalla.

 

Da me - sorrise Jen, liberandola dalla borsa e lasciando che mamma e figlia si coccolassero – Come è andato il volo? – Lana la guardò e la rossa capì subito che c’erano state delle turbolenze.

 

Ho vomitato anche l’anima – disse tenendo la piccola ancora tra le braccia.

 

Hai dimenticato i polsini mama – disse ovvia la piccola.

 

Sono una sbadata – la guardò mentre la piccola, la teneva per mano e andavano in salotto, dove si sedettero al divano. Sofia subito le si mise sulle gambe e poggiò la testa al suo seno, e le coccoline tra i capelli e la schiena non tardarono ad arrivare. La rossa approfittò di quel momento per guardare le sue bellissime donnine assieme, era sempre bello vederle, c’era però da dire che la mora non fosse proprio dell’umore per la notizia che le avrebbero dato a breve. Avrebbe atteso, e nel frattempo andò a preparare per la moglie una tisana rilassante.

 

Ecco amore – sorrise porgendosi a darle un bacio, dopo aver lasciato la tazza sul tavolino da thè e un piattino con dei biscotti.

 

Grazie tesoro – ricambiò il bacio posandole una mano sulla guancia – Dorme? – chiese guardando Sofia.

 

Sì, dalla a me la porto a letto – sorrise e prese la piccola tra le braccia portandola nella sua cameretta. Quando tornò sua moglie si era privata delle scarpe e aveva incrociato le gambe sul divano, aveva l’aria stanca e il viso pallido, sperò che non si fosse beccata l’influenza.

 

Preparo un bagno caldo amore, hai una brutta cera – disse accomodandosi accanto a lei.

 

Devo solo dormire, non è nulla tesoro davvero – prese la sua mano e cercò di rilassarsi.

 

Qualcosa non va con la boutique? – chiese, anche se il viaggio era a New York, per un provino, non voleva opprimerla con le domande sconvenienti.

 

Tutto apposto – sorrise alla nonchalance con cui sua moglie le chiedeva le cose – Non so cosa rispondere per il provino però.

 

Rispondi di sì – sorrise guardandola fiera di lei – Perché sei indecisa?

 

Jen significherebbe trasferirmi a New York, e sai che non voglio stare troppo lontana da voi – disse poggiando la testa alla sua spalla. Jen le avvolse un braccio intorno alle spalle e la portò ad appoggiarsi sulle sue gambe.

 

Ce la caveremo come sempre – iniziò.

 

A settembre prossimo, Sofia inizia la scuola Jen – sospirò.

 

Parliamo dell’anno prossimo amore – le accarezzò i capelli ricci osservando il suo viso provato.

 

Sai come funziona Broadway – la guardò – Preparazione, la prima, tutte le repliche, perderò la prima volta di Sofia a scuola e no, non possiamo trasferirci a New York, gli amichetti del cignetto sono qui, e voglio che non li perda e poi tu devi lavorare qui.

 

Se ne farà di nuovi e io posso sempre stare in stallo per un po’ – la guardò.

 

No, vogliono che dirigi quel film Jen, non posso chiederti di rinunciare- si mise su.

 

E io non voglio che rinunci al tuo spettacolo a Broadway – ammise.

 

Come facciamo allora? – chiese mentre fissava lo sguardo oltre la finestra, e vide quattro occhietti brillanti guardarla – Jen cosa sono? – chiese indicandoglieli.

 

Ecco Sofia ed io li abbiamo trovati in giardino, la mamma li ha abbandonati – spiegò.

 

Non possiamo tenerli Jen – alzò la voce accidentalmente guardandola.

 

Lana calmati – guardò sua moglie con un sopracciglio alzato, era tesa okay, ma non poteva prendersela per due gattini.

 

Non possiamo chiaro? – in quel momento comparve Sofia, che aveva sentito la voce della mama.

 

Perché? – la piccola la guardò.

 

Perché no tesoro, non possiamo – la scrutò, era la prima volta che vedeva quell’espressione sul viso di sua figlia, almeno rivolta direttamente a lei, e si sentì uno schifo.

 

Tu sei cattiva, non hanno la mamma, andranno al rifugio e nessuno li vorrà più – disse scattando verso il corridoio.

 

Sofia! – Jen la richiamò, ma la piccola la ignorò andando in camera sua – Che ti prende si può sapere? – disse guardando sua moglie – Non c’è una motivazione, al fatto che non possiamo tenerli – sbuffò guardandola e andando via.

 

 

Quella serata era finita davvero in maniera pessima, e Lana si era ritrovata ad addormentarsi sul divano. Era così strano per lei non risvegliarsi accanto a sua moglie, capitava solo quando una delle due non c’era. E la cosa destabilizzava molto la mora, anche pensando all’ipotesi di accettare il lavoro a duemila settecento ottantanove miglia di distanza dalla sua famiglia. Aveva compreso dopo il motivo della reazione alla vista dei due mici fuori dalla loro porta finestra, e si era data della stupida.

 

Ehi – la voce sottile di sua moglie la destò dai suoi pensieri – Non sei venuta a letto stanotte? – chiese pensando che si fosse semplicemente svegliata da poco.

 

Ehi – le rivolse un leggero sguardo – No sono rimasta qui! – ammise. Entrambe odiavano discutere, e adesso che Sofia aveva reagito per la prima volta così, era anche strano – È ancora arrabbiata con me? – chiese e Jen le si sedette di fianco, passandole una mano sulla schiena ricurva della moglie.

 

Le passerà, ma dovrai darle una spiegazione sensata al perché non possa tenerli, Lana, lo sai, Sofia non disubbidisce mai! – chiarì – Che succede?

 

Non so se riesco ad affezionarmi più – non la guardò, i ricordi erano sempre vividi.

 

Per loro? – chiese Sofia, facendo il suo ingresso silenzioso, con in mano le foto di Lana con Lola e di Jen con Ava. Le due donne guardarono la piccola e le foto che aveva tra le dita.

 

Dove lei hai trovate? – disse Lana rivolgendole un ampio sorriso.

 

In una scatola in cameretta mia – sorrise e si sedette al centro tra le due donne – Ti manca? – chiese a bruciapelo ed era una domanda per entrambe.

 

Molto – risposero entrambe e si guardarono.

 

Scusami se ho detto che sei cattiva mama, non è vero – Sofia le accarezzò la mano, guardandola e gli occhi di Lana si inumidirono di lacrime da alcuni giorni represse.

 

Non preoccuparti cignetto – le lasciò un bacio tra i capelli – Scusami tu se ho detto che non possiamo tenerli, non è vero! – ammise.

 

La mamma si è solo spaventata, e ha reagito male, non voleva – disse Jen aiutando sua moglie.

 

Quindi possiamo tenerli? – chiese.

 

Sono arrivati per un motivo nella tua vita, come Lola nella mia – sorrise non aveva raccontato niente a Sofia, e così quella fu l’occasione per spiegarle il significato dei suoi due tatuaggi, legati al ricordo della cagnolina. E la bimba rimase abbastanza colpita e commossa da tutto il racconto che la mamma le fece, trattenendo a più riprese le lacrime.

 

Grazie mama – disse abbracciandola e andando a prendere i due cuccioli.

 

Li portiamo al veterinario vero? – la mora guardò la moglie che sorrideva come la loro bambina. Anche a lei mancava Ava, ed era assolutamente normale per chi aveva un’animale domestico, considerarlo uno di famiglia, da quando entra nella tua vita a quando se ne va.

 

Certo amore - sorrise mentre la piccola gliene metteva uno per ciascuna.

 

Sono maschietti, come li chiamiamo? – disse Sofia guardandole e sedendosi di nuovo in mezzo. Le due donne carezzarono il pelo dei gattini sentendoli miagolare.

 

Non saprei, secondo te, Jen? – la mora la guardò.

 

Lascerei decidere a Sofia – che non aspettava altro.

 

Hook e Hood – ridacchiò – Che dite? – le due donne si guardarono e ridacchiarono a loro volta. La storia della serie, stava portando Sofia ad amare particolarmente i personaggi, e loro non potevano essere che felici.

 

Penso siano perfetti, hanno anche il loro colore degli occhi, vero? – chiese Lana a sua moglie.

 

Sì, esattamente! – e coccolarono i micetti, che facevano fusa e miagoli.

Ecco qui un nuovo capitolo, mi sono un po' commossa anche io scrivendolo, che volete farci l'età! XD Ho altre quattro idee che abbinerò assieme,  ciò nonostante, resto sempre aperta alle vostre idee! Alla prossima xoxo

  
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