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Autore: storiedellasera    17/07/2020    2 recensioni
Alcuni desideri sono fatti per cercare la felicità. Altri desideri invece sono espressi per infliggere sofferenze.
Lo sanno bene Milla e Kyleen, proprietarie di una locanda molto particolare.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Gli alberi di Vecchia foresta erano avvolti nell’oscurità della notte.
La pallida luce della luna si adagiava sulle loro chiome come un velo spettrale.
Nel cuore del bosco, una luce ambrata guizzò all’improvviso.
Si muoveva rapidamente tra l’oscurità e gli alberi.
Era una lanterna. Il cavaliere che la reggeva correva disperato del bosco, seguito da altri due uomini in arme. Tutti loro erano a corto di fiato e spaventati a morte.
I loro mantelli, un tempo bianchi e immacolati, erano ormai ridotti a brandelli sporchi di terra.
“Correte!” Urlò il cavaliere in testa al gruppo. La sua voce era rauca quanto profonda.
“Sono troppo stanco” rispose l’uomo in fondo che era sul punto di piangere. Inciampò su una radice di un faggio e cadde su un mucchio di foglie morte.
Gli altri due fuggitivi non si fermarono per soccorrerlo, nonostante le sue suppliche e le sue urla.

Rimasto da solo, l’uomo non vide più i suoi compagni.
Poté solo osservare la luce della lanterna allontanarsi da lui, riducendosi prima a un piccolo puntino per poi sparire nel buio. Tremante di paura, il soldato si alzò lentamente in piedi.
Attorno a lui regnava uno sconfinato silenzio. Si guardò attorno mentre i suoi respiri si facevano sempre più corti e frenetici. Ogni albero sembrava un mostro pronto a ghermirlo.
Improvvisamente l’uomo avvertì alle sue spalle il suono di una spada fendere l’aria.
Un istante dopo, la sua testa rotolò su un mucchio di foglie morte.

Gli altri due cavalieri, dopo un po’, furono costretti a fermarsi per riprendere fiato.
La luce della lanterna proiettava sinistri riflessi sugli alberi.
In lontananza si poteva intravedere una delle tante statue di che affollavano Vecchia foresta, antico retaggio di una civiltà morta e dimenticata da tempo.
“Credi ci stia ancora inseguendo?” Sussurrò uno dei due uomini.
“Non lo so” rispose l’altro, ancora a corto di fiato.
Continuarono a controllare la zona circostante. D’un tratto un movimento nel buio rivelò la presenza di qualcosa, simile a un'ombra, che si stava avvicinando verso di loro.
I due guerrieri sussultarono per lo spavento. Estrassero le loro armi all’unisono.
La misteriosa figura continuava ad avanzare imperterrita. Impugnava una spada grondante sangue.
Per un breve istante, la luce della luna toccò quella lama affilata, generando un gelido riflesso azzurro.

Uno dei due uomini non riuscì a reggere tutta quella tensione, si voltò e riprese la fuga.
Continuò a correre e accelerò quando sentì il suo compagno, che aveva lasciato da solo a fronteggiare l’ombra, levare un urlo agghiacciante.
Si ritrovò poi nel buio più totale poiché, in preda al panico, aveva dimenticato di portare con se la lanterna.
La paura lo stava rapidamente portando alla follia.
Continuava ad avanzare nell’oscurità mentre i rami più bassi degli alberi gli rigavano il volto. Raggiunse infine un corso d’acqua che serpeggiava nella foresta.
Lì la luce lunare offriva una modesta illuminazione.
Nella speranza di raggiungere l’altra sponda, l’uomo entrò nel fiume ma si rese subito conto che era troppo profondo. Un rumore alle sue spalle lo fece istintivamente voltare.
L’ombra l’aveva trovato e infine raggiunto. Fissava immobile il traumatizzato guerriero.
Capendo che non poteva più fuggire, l’uomo cercò di dominare i tremori del suo corpo.
Agguantò la sua spada con entrambe le mani e si mise in posizione di guardia: “vieni e affrontami!” Urlò al suo oscuro nemico.

L’ombra sollevò la sua spada e iniziò ad avanzare.
Per un momento, la luce lunare rivelò i suoi crudeli occhi. Il guerriero li vide e sperimentò un terrore mai provato in tutta la sua vita.
La lenta camminata dell’ombra si tramutò improvvisamente una celere carica. In un istante raggiunse il suo avversario e iniziarono a duellare.
Le loro spade cozzarono sulle loro teste.
Ma l’ombra era incredibilmente rapida e agile. Roteò la sua arma e colpì con possente fendente il guerriero, aprendogli uno squarcio dal collo fino al ventre.
L’uomo spalancò gli occhi per la paura e il dolore, aprì la bocca ma non riuscì ad emettere alcun suono.
Perse rapidamente le forze, il suo corpo si inarcò all’indietro per poi cadere nel fiume.
La corrente iniziò a trascinarlo via e, mentre moriva, le acque si tinsero del cupo colore del suo sangue.
 

Benvenuti alla locanda dei desideri




Il canto delle cicale era assordante.
Per molte persone, tutto quel frinire poteva risultare fastidioso, ma per Milla era una piacevole melodia.
Si trovava nel retro della sua locanda, in quello che aveva ribattezzato il suo angolo privato di mondo.
Era un piccolo spiazzo di terra battuta, abbracciato da moltissimi fiori dell’equinozio, bellissimi e rossi come il fuoco.
Era una splendida giornata e Milla stava facendo un bagno, immersa in una grande botte di legno di ciliegio piena d’acqua. Le sue braccia erano adagiate sul bordo della botte e il sguardo era rivolto verso l’orizzonte. Sotto i suoi occhi si apriva un’ampia vallata. Lì sorgeva l’immensa Vecchia foresta: le chiome dei diversi alberi tessevano uno sconfinato manto dalle varie tonalità di verde.
I vari fiumi che percorrevano il bosco erano come delle scie d’avorio, scintillati sotto la luce del sole.
E ancora più avanti si trovava un banco di nuvole bianche sospinte da un vento frizzante.
Oltre le nubi si potevano ammirare le cime di alte montagne celesti come il cielo.
Milla adorava quel panorama, la riempiva di un senso di infinita serenità.
Si chiese quali e quanti misteri si nascondevano nel bosco, quali creature volteggiavano tra le nuvole e se dei draghi avessero scelto le montagne celesti per i loro nidi.

Il volto di Milla era ciò che lei stessa amava definire una faccia-da-volpe: il mento affusolato, la punta del naso rivolta all’insù e un sinuoso taglio degli occhi, molto espressivi e di color verde scuro.
La sua pelle era olivastra e i suoi lunghi capelli erano di un intenso mogano. Le punte delle sue ciocche galleggiavano sulla superficie dell’acqua della botte.
D’un tratto si alzò un dolce e piacevole vento.
Milla chiuse gli occhi e assaporò quel momento. Si sentì in pace e in comunione con la natura.
Nulla poteva disturbarla… o almeno era ciò che pensava.
Kyleen, apparsa improvvisamente, si sedette sullo sgabello posto al fianco della botte. Distese la parte superiore del suo corpo sull’orlo della botte e immerse un braccio nell’acqua.
I suoi movimenti erano intenzionalmente rudi e scomposti.
Per Milla fu come essere travolta da una mandria impazzita: “ti delizia il tormentarmi?” Chiese contrariata.
Kyleen rispose con voce annoiata: “era il mio intento, ma fa troppo caldo anche per provocarti.”
“Cosa ti aspetti? Siamo in piena estate!”
“Da dove vengo io, nevica anche d’estate.”
Kyleen non esagerava. Era nata nelle lontane terre del nord, dove regnava un perenne gelo pungente.
Il suo aspetto era tipico dei popoli del settentrione: i suoi capelli, che portava corti, erano ondulati e scintillanti fili d’oro. I suoi occhi erano grandi gemme azzurre.
Erano meravigliosi ma Kyleen li considerava troppo distanti tra di loro.
Milla fece scioccare la sua lingua sul palato per poi commentare: “una terra costantemente sommersa dal bianco della neve, che luogo triste in cui vivere.”
Kyleen replicò: “dovresti visitarlo prima o poi. E’ un posto pieno di pace e silenzio.”
Milla le tirò sul volto un po’ d’acqua e stirò un ampio sorriso: “anche questo posto era pieno di pace e silenzio… prima che arrivassi tu.”
Le due iniziarono una lotta di schizzi e spruzzi d’acqua, ridendo e smanacciando.
Alla fine si abbracciarono e si tennero per mano.
Per diverso tempo restarono in silenzio, intende a rilassarsi.
Kyleen poi si fece seria e chiese: “li hai avvertiti anche tu?”
Anche Milla aveva smesso di sorridere: “si, sono in cinque” rispose.
“E invece sono quattro.”
“Ti dico che sono in cinque, ci scommetto un grifone.”
“Sfida accettata!” Replicò Kyleen, sicura di se.
Un grifone corrispondeva a una moneta d’oro, con quella somma si poteva comprare un pranzo sontuoso in molte locande del regno.
“Aiutami ad uscire, mio fiore di ghiaccio. Dobbiamo prepararci” disse infine Milla mentre iniziava ad alzarsi.
Kyleen le diede un piccolo bacio sulla fronte: “si, mia scintilla ardente.”

-.-.-.-.-.-

Al tramonto Milla e Kyleen sedevano l’una accanto all’altra, sotto la veranda della loro locanda, intente a fissare il sole sparire oltre le montagne occidentali. Le due ragazze vestivano abiti marroni e bianchi, molto simili tra loro.
A quell’ora della sera, il cielo si tingeva di ardenti sfumature d’arancio e porpora.
La locanda era circondata da rigogliosi alberi di un fitto bosco, attraversato da un esile sentiero che passava proprio d’innanzi l’edificio.
Verso sud apparve poi un gruppo di cavalieri. Galoppando lasciavano dietro di loro una coltre di polvere e terra. Si stavano avvicinando alla locanda e solo in quel momento Milla e Kyleen si resero conto che erano in cinque.
Kyleen sbuffò contrariata e lanciò, con uno scatto del pollice, un grifone alla sua compagna.
Lei intascò la moneta senza dir nulla, ma non riuscì a trattenere un sorriso beffardo.
I cavalieri avevano quasi raggiunto la locanda.
Kyleen si voltò verso Milla: “allora, cosa facciamo questa volta? Cugine? Amiche?”
“Restiamo su qualcosa di semplice…” rispose Milla “…propongo di essere sorelle.”
“Genitori morti?”
“Genitori morti.”
 
Le due ragazze si alzarono quando arrivarono i cinque cavalieri.
Erano uomini stanchi e dall’aspetto trasandato. Vestivano abiti scuri e logori, le loro armature erano sporche e piene di ammaccature. Avevano con se molte armi: spade, asce e pugnali.
In testa ai cavalieri c’era un giovane e tarchiato uomo dal volto rotondo, occhi piccoli e capelli rossicci.
Al suo fianco cavalcava un gigante: un guerriero imponente, dalle ampie spalle e braccia possenti. Aveva occhi azzurri e una lunga treccia dorata. I suoi tratti erano tipici dei popoli nordici, il luogo d’origine di Kyleen. Dietro il colosso si trovava un cavaliere di mezz’età, con capelli e barba argentata e una cicatrice che solcava il suo volto, passando sopra il suo occhio sinistro.
A chiudere il gruppo vi erano due ragazzini, molto giovani, dai capelli e occhi scuri.

“Buonasera, miei signori” Milla li salutò portando le mani all’altezza del ventre e assumendo una posizione composta. Kyleen restava in silenzio al suo fianco.
L’uomo dai capelli rossi alzò lo sguardo verso l’insegna dell’edificio e la lesse ad alta voce: “la locanda dei desideri…” rivolse poi un sorriso a Milla e le chiese “…siete davvero in grado di esaudire desideri?”
La ragazza sorrise di rimando prima di rispondere: “se è della birra e un pasto caldo ciò che desiderate, posso senz’altro accontentare voi che i vostri uomini, mio signore.”
“Come fate a sapere che sono il capo di questi uomini?”
Milla alzò le spalle: “è solo la mia intuizione.”
Ma l’uomo dai capelli rossi insistette, incrociò le mani sulla sella per stare più comodo e continuò: “vi prego, non siate così modesta. Spiegatemi come avete fatto.”
C’era qualcosa in quel cavaliere che innervosiva Kyleen. Giudicava il suo sorriso e il suo atteggiamento troppo spavaldo.
Milla non se ne accorse e rispose: “voi, mio signore, siete il solo ad aver alzato lo sguardo verso l’insegna della mia locanda. Sapete leggere quindi avete ricevuto un’istruzione.
Forse siete un lord… decaduto dato che la vostra armatura è uguale a quella degli altri cavalieri.
O forse appartenente a una famiglia abbiente e questo vi ha permesso di studiare in qualche monastero. Ma siete un uomo quindi avete ricevuto anche lezioni di scherma.
Una persona del vostro calibro merita un ruolo di comando in un gruppo di cavalieri.”
L’uomo stirò ancora più il suo sinistro e spavaldo sorriso: “siete forse una strega?”
Milla ridacchiò: “la mia capacità d’osservazione si è affinata grazie al mio lavoro di locandiera. Ho avuto molti uomini e donne come clienti e ho ascoltato centinaia di storie.
Ma, vi prego, entrate. Sarete affamati…” indicò poi Kyleen al suo fianco “…mia sorella si preoccuperà dei vostri cavalli.”
L’uomo però alzò una mano e replicò: “non serve. Sarà uno dei miei uomini a portare i cavalli nella stalla.”
Si voltò poi verso uno dei due giovani: “Rodd, pensaci tu.”
Il ragazzo smontò dalla sella e portò via i cavalli, mentre tutti gli altri entravano nella locanda.
Prima di chiudere la porta d’ingresso, Kyleen rivolse un ultimo sguardo verso gli animali e notò una macchia di sangue su una delle selle.

-.-.-.-.-.-

La locanda dei desideri era costituita tra tre strutture: la prima struttura era una stalla posta verso sud, la seconda consisteva in un lungo edificio centrale in cui si trovava la sala da pranzo, le cucine, la dispensa e un piano superiore che contava diverse camere da letto. L’ultima struttura, situata a nord, era una costruzione alta tre piani, di base quadrata, il cui accesso era vietato a ogni cliente.

I cavalieri seguirono Milla e Kyleen nella grande sala da pranzo.
Era una stanza di forma rettangolare, fatta unicamente in legno e, in quel momento, era immersa nella penombra della sera. I tavoli rotondi erano disposti ordinatamente tra le varie colonne che sorreggevano il soffitto.
Kyleen si occupò di accendere lanterne e candele.
La luce cremisi delle fiammelle ondeggiava sulle pareti e sulle colonne, rivelando diverse pregiate incisioni sulle loro superfici. Raccontavano, attraverso varie immagini, alcune delle favole più popolari del regno.
Si potevano ammirare dei cavalieri in marcia contro dragoni a guardia di castelli, duelli tra spadaccini, scontri tra stregoni, driadi danzanti e molte altre creature silvane.
Vicino il bancone era esposta una spada dall’elsa dorata che attirò l’attenzione dei cavalieri.
“Come fanno due sorelle a possedere una locanda?” Chiese sempre l’uomo dai capelli rossi mentre si guardava attorno. I suoi occhi notarono una botola posta vicina a un camino della sala.
Milla rispose mentre si recava dietro il bancone: “fu nostro padre a costruirla. Io e mia sorella l’abbiamo ereditata dopo la sua morte in battaglia.”
“Capisco. E vostra madre?”
“E’ morta molto prima di lui per una polmonite.”
“Sono desolato” commentò l’uomo, visibilmente disinteressato nel sentire quella storia.
Infine anche il giovane Rodd entrò nella sala da pranzo.
Tutti i cavalieri si sedettero su un grande tavolo posto vicino a una finestra.
Fu in quel momento che il gigantesco uomo del nord posò sul tavolo un curioso forziere di metallo, chiuso da un pesante lucchetto.
La curiosità di Kyleen la spinse a indicare il forziere e a chiedere agli uomini cosa ci fosse al suo interno.
Ma il cavaliere dai capelli argentati la fulminò con uno sguardo e rispose: “ragazza, ti consiglio di rivolgere il tuo sguardo altrove.”
Si generò immediatamente una sgradita tensione ma l’uomo dai capelli rossi intervenne: “suvvia, non è il caso di essere così scortesi. Perché non iniziamo a bere?”
“Buona idea…” rispose subito Milla per poi rivolgersi a Kyleen “…porta una birra a ognuno dei nostri graditi ospiti. Io penso alla loro cena.”
La ragazza propose diverse pietanze che era in grado di cucinare.
I cavalieri discussero con lei per diverso tempo. Ma il loro capo era di ottimo umore, batté la mano su una gamba e infine esclamò: “per gli Dei, io e i miei uomini dobbiamo festeggiare. Concediamoci il lusso della carne.”
Milla sorrise: “posso suggerire della carne di cervo alle noci ed erbe aromatiche?”
I cavalieri annuirono con entusiasmo.
“Allora vi lascio in compagnia di mia sorella, Kyleen. Tornerò presto con la vostra cena.”

Milla, prima di recarsi nelle cucine, si avvicinò al bancone dove Kyleen era intenta a spillare della birra doppio malto.
“Vedi di comportarti bene, Kyleen” le sussurrò volgendo uno sguardo furtivo verso i loro ospiti.
I cavalieri erano intenti a chiacchierare tra di loro e a fumare dalle loro pipe.
“Non devi riprendermi, io sono sempre calma.” Rispose Kyleen.
Milla annuì mentre continuava a scrutare i cavalieri: “hai visto il bestione che è con loro?”
“Difficile non notarlo” Kyleen aveva appena finito di riempire l’ultimo boccale di birra.
“Viene dal nord, come te.”
“Lo so… e sembra anche un bell’uomo.”
Milla assottigliò gli occhi fino a ridurli a due piccole fessure: “che intendi dire?”
Kyleen adorava la spropositata gelosia di Milla nei suoi confronti e per questo si dilettava nel provocarla. Si limitò ad ammiccare mentre portava le birre ai cavalieri.
Milla soffiò via dalla sua fronte una ciocca dei suoi capelli color mogano, si voltò e raggiunse le cucine con passi pesanti.

Rimasta da sola con il gruppo di cavalieri, Kyleen si rivolse al loro capo: “come vi chiamate, mio signore?”
“Il mio nome è Orber” rispose quest’ultimo.
La ragazza iniziò a posare le birre sul tavolo: “signor Orber, posso domandarvi cosa festeggiate con i vostri cavalieri?”
L’uomo indicò il forziere con un cenno del capo e rispose: “ci siamo scontrati con un gruppo di orchi, li abbiamo uccisi e abbiamo preso il loro bottino.”
“Frottole” esclamò istintivamente Kyleen.
“Non credete all’esistenza degli orchi?”
“Ci crederò quando ne vedrò uno.”
Orber ampliò il suo sorriso e offrì un po’ della sua birra alla ragazza. Lei rifiutò educatamente.
L’uomo dai capelli d’argento intanto aveva preso, da sotto il suo mantello, un piccolo liuto.
“Della musica!...” Commentò sorridendo Kyleen “…non potevo chiedere di meglio.”
Orber le avvicinò di nuovo il boccale di birra e disse: “suoneremo se vi unirete a noi in un brindisi.”
Questa volta la ragazza bevve un lungo sorso di birra e le prime note del liuto iniziarono a riempire la stanza.
Dopo un po’ Kyleen spillò altre birre per i suoi ospiti.
Il sole era tramontato da tempo e fuori dalla finestra si vedeva solo una sconfinata oscurità.
Orber le rivolse un’altra domanda: “voi e vostra sorella non avete molti clienti.”
Kyleen trascinò una sedia vicino al tavolo dei cavalieri, si sedette e, mentre sorseggiava altra birra, rispose: “avete ragione. Del resto questa locanda si trova sulla cima della montagna, un luogo piuttosto isolato.
Qualcuno potrebbe dire che il numero dei nostri clienti è esiguo… ma è un numero che io e mia sorella riusciamo a gestire.”
“E non avete mai pensato di assumere un aiutante?”
Kyleen trattenne a stento una risata: “oh, no! Per carità. Milla cucina e io le do una mano. Non ci serve alcun aiuto.”
Orber si avvicinò a lei inclinando in avanti il corpo: “e per quanto riguarda la vostra protezione?”
Anche la ragazza si sporse in avanti, stirò un sorriso beffardo e rispose: “per quella basto io.”
Gli altri uomini sghignazzarono e chiesero altre birre.

Finalmente Milla tornò nella sala da pranzo, portando con se delle ciotole piene di carne fumante.
I cavalieri mangiarono rapidamente e con incredibile voracità.
Chiesero ancora da bere mentre l’uomo dai capelli argentati tornò a suonare. Questa volta le melodie erano più allegre e frenetiche.
Orber chiese alle due ragazze se sapevano cantare.
Milla aveva una voce stupenda ma non  lo avrebbe mai rivelato a quelle persone.
Sia lei che Kyleen rifiutarono cortesemente anche un invito a ballare.

Gli uomini erano ormai storditi dal troppo bere, eppure continuavano a ordinare altre birre.
Kyleen portò un altro boccale al colossale uomo del nord, quest’ultimo si rivolse a lei…  ma era così ubriaco che parlò nella sua lingua nativa.   
Disse alla ragazza che aveva degli occhi bellissimi.
Kyleen lo ringraziò istintivamente nello stesso idioma. Del resto quella era anche la sua lingua madre.

Ma le sue parole furono uditi da tutti i presenti.
“avete parlato la lingua del nord?!” Commentò sorpreso Orber.
Kyleen non sapeva cosa rispondere, si voltò verso Milla che intanto la stava fissando con occhi carichi di rimprovero e preoccupazione.
“E’ vero…” intervenne il gigante biondo “…la ragazza ha parlato nella lingua del nord.”
Kyleen tornò a guardare i cavalieri e inventò rapidamente una bugia: “il fatto è che… ecco …avevo un amato che veniva dal nord.”
Il colossale cavaliere ribadì: “la vostra pronuncia è perfetta, difficile da ottenere se non si è nati nel nord.”
Il sospetto iniziò a serpeggiare tra i cavalieri mentre gli occhi di Kyleen rivelavano tutta la sua paura. Il gigante parlò nelle sua lingua a Milla ma quest'ultima non capì neanche una parola.
Orber si alzò in piedi: “non avevate detto di essere sorelle? E allora come mai solo una di voi parla alla perfezione la lingua del nord?” Chiese mentre avanzò verso le due ragazze.
Il giovane Rodd chiamò il suo capo, supplicandolo di non muoversi.
Ma le sue richieste non furono ascoltate.
Orber continuò ad avvicinarsi alle locandiere: “non mi piace quando qualcuno mi mente.”
Anche gli altri uomini si alzarono dal tavolo, assumendo un atteggiamento minaccioso.
“M-miei signori…” rispose Milla “…così mi spaventate.”
“Sul serio?!” Orber era visibilmente deliziato nel vedere la ragazza agitarsi.
Lei indicò la porta e rispose: “si è fatto tardi. Pagate la cena e rimettetevi in viaggio.”
“E se non volessimo pagare? Credo proprio che invece prenderemo i vostri grifoni e tutto ciò che nascondete lì dentro…” l’uomo indicò la botola vicino al camino “…è da quando sono entrato che mi chiedo cosa nascondete lì dentro.”
“Non sono affari vostri” replicò Milla che stava iniziando ad arrabbiarsi.
Rodd era visibilmente spaventato e si mosse rapidamente per interporsi tra Orber e la ragazza.
Si rivolse poi a quest’ultima: “vi prego, mia signora, non cercate di opporre resistenza. Noi non siamo cavalieri! Siamo ladri e assassini. Abbiamo rubato quel forziere agli uomini di un villaggio vicino questa montagna.”
Orber lo sgridò ma il ragazzo non aveva ancora finito di sfogarsi: “no, Orber. Sono stanco della tua violenza. Avevi detto che avremmo solo rubato alla gente di quel paesino… invece li abbiamo massacrati.
Basta con tutto questo sangue!
Lasciamo stare queste locandiere, non ci hanno fatto nulla.”
Orber smise di recitare la parte dell’uomo calmo e urlò furiosamente al ragazzo, ordinandogli di farsi da parte.
Rodd però si rivolte a lui e ai suoi compagni: “a quale scopo abbiamo ucciso quelle persone? Non vi sopporto più. Quanto vorrei vedervi morti, tutti voi!”
Le ultime parole del giovane fecero sussultare Milla. Il suo corpo si irrigidì per poi essere pervaso da spasmi involontari. Tutti i presenti la stavano fissando.
Milla mosse rapidamente la mano e immediatamente tutte le serrature delle porte e delle finestre scattarono.
Gli uomini iniziarono ad innervosirsi.
Tentarono di aprire le porte o di rompere i vetri delle finestre, ma non riuscirono nei loro intenti.
In preda al panico, Orber avanzò verso Milla: “che cosa hai fatto?” Urlò.
Usò la spada su Rodd per spingerlo via.
Fu un colpo brutale che squarciò il ventre del ragazzo. Lui cadde a terra e iniziò a strisciare sul pavimento, lasciando dietro di se una lunga scia di sangue.

Fu in quel momento che Kyleen agguantò la spada dal manico dorato e si mise tra Milla e i quattro cavalieri.
Il tempo sembrò cristallizzarsi mentre la tensione continuava a crescere.
Kyleen puntava la spada contro i quattro uomini. Respirava lentamente mentre strisciava i piedi a terra, invece di camminare, e piegava leggermente le gambe, tenendo sempre il ginocchio destro più avanti del sinistro. Gli uomini potevano vedere, oltre la lama affilata, i suoi occhi azzurri ardere di rabbia.
Lei non smetteva mai di fissare i quattro cavalieri.
Lentamente abbassò la spada per provocare un attacco da parte loro.
Orber fu il primo a cadere in quel tranello e caricò Kyleen.
La ragazza sollevò di nuovo l’arma e sventrò Orber. Continuò ad avanzare e con un movimento fulmineo recise la gola dell’uomo dai capelli d’argento.
Kyleen era incredibilmente veloce, i suoi attacchi troppo rapidi per poter essere seguiti con lo sguardo.
In quel momento il colossale guerriero del nord agguantò la sua ascia e riuscì a trovare un punto scoperto nelle difese di Kyleen.
Ma l’uomo era troppo ubriaco e la sua arma impattò su una delle colonne della locanda. La lama rimase conficcata nel solido legno.
Kyleen la fissò con occhi carichi di terrore, ma approfittò immediatamente della sua fortuna e conficcò la spada nella pancia del gigante.
Sangue, viscere e cervo parzialmente digerito fuoriuscirono da quella ferita.
La ragazza richiamò a se la sua arma mentre l’uomo moriva lentamente.

Kyleen avanza con determinazione verso l’ultimo cavaliere rimasto in vita.
Ma il suo avversario era troppo spaventato per reagire, del resto si trattava solo di un giovane. Probabilmente aveva la stessa età di Rodd.
Quel ragazzo gettò a terra la spada e alzò la mani in segno di resa.
Arretrò fino a toccare una parete della locanda con la schiena.
Tremava sempre di più mentre iniziava a piangere e sudare.
Kyleen lo guardò con rammarico: “chiudi gli occhi” disse al ragazzo.
Lui però era paralizzato dalla paura.
“Chiudi gli occhi!” Questa volta Kyleen alzò la voce e il giovane obbedì.
Continuava a piangere e tremare.
Kyleen gli recise rapidamente la gola. Fu un colpo potente e ben assestato. La morte giunse rapidamente e senza alcuna sofferenza.

Il duello era durato una manciata di secondi e ora la sala da pranzo era disseminata di cadaveri.
Pozze di sangue si propagavano sul pavimento.
Immersa in un silenzio irreale, Kyleen osservò il suo macabro operato.
Alzò poi lo sguardo verso Milla e le domandò se era ferita.
“Sto bene” rispose lei con un filo di voce.

Un gemito di dolore fu avvertito da entrambe le ragazze.
Si resero conto che il giovane Rodd era ancora vivo… ma lo squarcio che aveva sul ventre lo avrebbe presto portato alla morte. Il ragazzo era a terra, con la schiena contro una parete e con una mano faceva pressione sulla ferita. Stava perdendo moltissimo sangue.
Piangeva a dirotto: “c-cos’è successo?” Chiese alzando lo sguardo verso le due ragazze.
Kyleen si avvicinò a lui e rispose: “hai espresso il desidero di veder morti i tuoi compagni. Ebbene, ora guarda ciò che hai chiesto” indicò con la spada i corpi senza vita dei cavalieri.
Rodd era così spaventato e confuso che riuscì solo ad emettere qualche suono senza senso.
Milla intervenne: “in questa locanda si esaudiscono sul serio i desideri. Non potevamo dirvelo prima altrimenti non si sarebbero mai realizzati.”
“Ma v-voi chi siete?” Chiese il ragazzo.
Rispose Kyleen: “noi realizziamo i desideri. Purtroppo però ogni desiderio comporta delle conseguenze e nel tuo caso… ecco …sono conseguenze fatali per te.”
Rodd scostò la mano dal ventre per controllare la ferita: attraverso quella lacerazione poteva vedere le sue interiora.
“Stai soffrendo?” Chiese Kyleen, provando pietà per quel ragazzo.
Lui si limitò ad annuire.
Milla avanzò di un passo ma Kyleen le fece cenno di non muoversi: “ci penso io.”
La ragazza sollevò la sua spada, pronta a colpire Rodd con un poderoso fendente.
L’ultima cosa che il giovane vide, fu un arco d’argento tracciato dalla lama della spada sotto la sua gola.

 

 

fiore

   
 
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