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Autore: Kimly    19/07/2020    1 recensioni
Sono trascorsi anni dalla sua ultima avventura sull'Isola Che Non C'è e, per Wendy Darling, è arrivato il momento di fare i conti con il proprio passato e il proprio futuro.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Peter Pan, Wendy Darling
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La Mamma e il Bimbo Sperduto
 
 
 
Michael Darling soffiò sulle candeline e tutti esplosero in applausi concitati. Mary e George Darling si avvicinarono al figlio per baciargli entrambi le guance e John, da vero gentiluomo inglese, gli allungò una mano con un sorriso.
«Nove anni, vecchio mio», disse, mentre Mary portava la torta in cucina per tagliarla «È un traguardo importante».
«Grazie, John!», esultò Michael e Wendy, appoggiata allo stipite della porta, non poté trattenere un sorriso divertito. Il suo fratellino stava crescendo, ma per lei continuava ad essere ancora il piccolo di casa che seguiva lei e John dappertutto.
Nana, oramai vecchia e stanca, stava sonnecchiando nella sua cuccia, incurante della festa organizzata per il suo bambino preferito.
Dalla sala da pranzo si accomodarono tutti nel salotto, ma Wendy rimase ancora sulla soglia, scrutando ogni invitato con il solito sguardo carico d’affetto.
Nonostante il padre gli avesse proposto una festa in pompa magna, circondato dai più illustri cittadini di Bloomsbury, Michael aveva voluto qualcosa di semplice. Il piccolo Darling, infatti, aveva dichiarato di voler invitare esclusivamente i suoi amici.
Wendy sorrise ancora al ricordo di quell’affermazione: gli amici di Michael erano i Bimbi Sperduti. 
O almeno, lo erano stati. Anni e anni prima, in una vita che sembrava sempre più lontana, sempre più un sogno.
Quante volte Wendy si era ritrovata a dover raccontare a loro e ai suoi fratelli le storie di Peter Pan, di Capitan Uncino, di Spugna e di tutti gli abitanti dell’Isola Che Non C’è e ogni volta le reazioni erano state peggiori delle precedenti. I ricordi stavano via via svanendo e la ragazza sapeva che era solo questione di tempo. Prima o poi Michael, John e tutti gli altri non le avrebbero più creduto, avrebbero continuato le loro vite con tranquillità, incapaci di capire di aver perso una parte della loro infanzia, non sapendo di aver dimenticato quella che, per tanto tempo, era stata la loro casa.
Tootles le si avvicinò per passarle un piatto con una fetta di torta e Wendy lo ringraziò, ma non la mangiò. 
Perché per lei era più difficile dimenticare? Ricordare tutto era un dono, ma anche una condanna.
Tempo prima, quando i Bimbi Sperduti avevano deciso di seguire lei e i fratelli, aveva creduto che averli vicino sarebbe stato sufficiente per colmare l’assenza di Peter. In fondo, erano i loro figli. Vederli crescere con lei sarebbe stato come crescere con una parte di Peter, nonostante tutto. E invece stavano volando via anche loro, lasciandosi dietro tutte le avventure passate insieme.
Avevano persino dimenticato i nomi che Peter aveva dato loro. Con l’eccezione di Tootles, ovviamente, ma Tootles era sempre stato un’eccezione.
Curly, che adesso si faceva chiamare Curt, non le rispondeva più quando Wendy provava ad usare il suo soprannome. Così come i gemelli, Tim e Tod, che crescendo avevano iniziato a distinguersi sempre di più. Wendy trattenne una risata nell’immaginare l’espressione scioccata di Peter nel vedere quanto i gemelli fossero cambiati.
Nibs/Neil stava suonando il pianoforte, accompagnato da Curt e Tootles che avevano improvvisato un coretto allegro.
John, che con i suoi quattordici anni era cresciuto all’improvviso, ballava con sua madre, mentre Michael si era avvicinato a Nana nel vano tentativo di svegliarla.
George parlava con Tim e Tod, chiedendo loro notizie su scuola e famiglia.
Wendy non era più la loro mamma da un bel pezzo.
Ognuno di loro aveva trovato una casa in cui vivere e, presto, avrebbero tutti intrapreso la strada degli adulti: c’era chi sognava di lavorare in banca, seguendo le orme di George Darling, chi ambiva ad un lavoro d’ufficio e chi avrebbe voluto mettere su famiglia presto. Almeno quell’ultimo sogno, si ritrovò a pensare Wendy, era un desiderio provocato dall’inconscio di aver vissuto una parte della loro vita senza una famiglia vera e propria. Traccia di un passato che avrebbero dimenticato presto.
«Dovresti smetterla di farlo», le sussurrò qualcuno all’orecchio e Wendy, suo malgrado, sussultò.
Avrebbe dovuto aspettarselo. Era l’unico che non aveva visto festeggiare in salotto ed era l’unico che si sarebbe accorto che c’era qualcosa che non andava in lei.
Slightly – o per meglio dire, Stephen – le spuntò da dietro e le fece un sorriso incoraggiante. Gli occhi scuri che illuminavano la sua carnagione chiara.
Gli occhi di Peter sono azzurri, ricordò la sua mente.
Wendy distolse velocemente lo sguardo da quello di Stephen.
«Fare cosa?»
«Farci da mamma. Siamo cresciuti oramai».
«Ti ricordi anche chi era il papà?», soffiò lei, temendo quasi la risposta.
Stephen non replicò e Wendy dovette voltarsi verso di lui, scontrandosi con un’espressione seria che la fece quasi rabbrividire.
«Mi ricordo ancora di Peter».
Wendy sembrò rilassarsi e lui continuò.
«Ma non ricordo più il suo viso e presto dimenticherò anche la sua voce», Stephen guardò verso la sala, «E il suono della sua risata. Aveva una risata che ti metteva allegria».
«Ce l’ha ancora», ribatté Wendy, quasi offesa «Non è morto. È solo… Da un’altra parte».
«Lontano», insistette Stephen e la guardò.
«Lontano». Wendy ricambiò lo sguardo, agitata.
Stephen le fece cenno verso la cucina e Wendy annuì e, prima di seguirlo, diede un’altra occhiata alla stanza di fronte a sé.
Dopo aver chiuso la porta dietro di sé, Wendy si avvicinò al tavolo, posò il piatto, ma non si sedette. Appoggiò, invece, le mani sullo schienale di una sedia e rimase lì, in attesa che Stephen parlasse.
«Vorrei parlare con tuo padre».
«E allora dovevi invitare lui in cucina», provò a scherzare lei, ma non riusciva a sostenere il suo sguardo.
«Volevo prima chiederti se per te va bene», Wendy sentì Stephen avvicinarsi e, nonostante volesse allontanarsi, le gambe sembravano diventate di cemento. «La questione riguarda entrambi»
«Cosa gli vorresti chiedere? Ho sedici anni e tu diciassette», spiegò Wendy, continuando a rimanere immobile, mentre Stephen si avvicinava ancora. «È un po’ presto per organizzare qualcosa».
«Vorrei chiedergli la tua mano», disse Stephen con un sorriso. Wendy non riuscì a non arrossire «Così sarò libero di starti accanto senza avere paura che la società ci giudichi».
«Davvero ti preoccupa cosa pensano gli altri di te?», domandò Wendy e il pensiero andò immediatamente a Peter. Era a conoscenza del fatto che, se Peter l’avesse seguita a Londra, sarebbe cresciuto anche lui e quindi cambiato; ma nel suo cuore era certa che Peter, a differenza dei Bimbi Sperduti, sarebbe rimasto fedele a se stesso fino alla fine. Non avrebbe badato al giudizio della società.
Peter si sarebbe preoccupato solo di lei e nient’altro.
«No», rispose Stephen con sincerità, «Mi preoccupa quello che pensano di te. Sono stato un orfano e, nonostante adesso abbia una famiglia che mi ami, rimarrò per sempre un orfano. Se mai volessi accettare di diventare mia moglie, dovrai sopportare i giudizi delle persone che non mi reputeranno mai alla tua altezza. Non posso cambiare il mio passato e nemmeno lo voglio. Ma almeno posso comportarmi come la società si aspetta da un vero gentiluomo. Voglio rispettare l’etichetta».
Wendy rimase stupita da quel discorso e poi gli fece un sorriso divertito.
«L’etichetta non prevede baci rubati».
Stephen, che era oramai di fianco a lei, allungò una mano verso Wendy, che la ragazza strinse senza problemi.
Le mani di Peter erano diverse, ricordò Wendy, sempre sporche e con le unghie rosicchiate, ben lontane da quelle ben curate di Stephen.
Wendy ricordava la prima volta che Stephen l’aveva presa per mano. Era stato durante un ballo. Wendy non conosceva nessuno eccetto Stephen, che l’aveva invitata a danzare con lui. All’inizio era stato divertente, ma, ballo dopo ballo, l’allegria di Wendy aveva lasciato il posto alla preoccupazione. Quella morsa allo stomaco, quelle mani sudate e quel rossore alle guance lei li aveva già sperimentati e, una volta capito dove e soprattutto con chi li avesse già provati, era subentrata la paura. 
Aveva sempre saputo che sarebbe successo.
Aveva detto addio a Peter con la consapevolezza che avrebbe creato una famiglia – una vera famiglia, non quella fittizia dell’Isola Che Non C’è – con un’altra persona e non con lui.
Eppure, sapere che quel qualcuno avrebbe potuto essere un Bimbo Sperduto, un amico di Peter, l’aveva terrorizzata più del dovuto.
Non era così che sarebbe dovuta andare.
«Se non sbaglio il primo te l’ho rubato io, ma il secondo è stato voluto da entrambi» le sussurrò Stephen «E il terzo, e il quarto e il quint…».
Wendy lo baciò per farlo stare zitto e, come tutte le volte, si stupì di quel sentimento nuovo, così forte da farle dimenticare tutto. 
Tutto.
Persino Peter.
«Sei», contò Wendy, allontanandosi da lui quel tanto che bastava per vedere il ragazzo sorridere. La luce della cucina faceva risplendere i suoi capelli biondi.
Quelli di Peter erano più scuri, ripeté a se stessa la ragazza.
Stephen era stato uno dei suoi figli. Doveva per forza essere strano.
Wendy sorrise ancora, scacciando quel pensiero stupido dalla testa.
Stephen non era stato davvero suo figlio. Lei non era stata davvero una mamma.
Era stato solo un gioco; ma i tempi dei giochi erano finiti e Stephen e Wendy stavano diventando adulti. Insieme.
«È solo una formalità, Wendy», disse Stephen, sistemandole un boccolo dorato dietro l’orecchio «Potrai far durare il fidanzamento quanto vorrai. Non ci sposeremo subito».
«Questo è certo. Mio padre potrà anche darti la sua benedizione, ma non penso di essere pronta a diventare una moglie».
«Come mamma hai già qualche esperienza», scherzò lui e Wendy si rabbuiò, il volto di Peter le balenò in mente all’improvviso.
Stephen notò il cambiamento d’umore e l’abbracciò teneramente. 
«Non ho intenzione di costringerti a fare niente che tu non voglia. E so che una parte di te sarà sempre di Peter, ma tu sei cresciuta, mentre lui rimarrà un bambino per sempre».
Wendy fece una smorfia e si lasciò stringere.
«Forse sì», mormorò lei, «O forse no. Forse, prima o poi, troverà qualcuno per cui valga la pena crescere».
Stephen la fissò, capendo che c’era di più.
«È solo che a volte mi chiedo come potrei reagire se vedessi Peter crescere accanto a qualcuno che non sono io», Wendy gli baciò il mento, «Conosci i miei sentimenti per te, ma sapere che una ragazza potrebbe riuscire dove io ho fallito… Non lo so, mi fa stare male. Se Peter scegliesse di abbandonare l’Isola Che Non C’è per un’altra, passerei la vita a chiedermi perché».
Stephen attese che la ragazza continuasse. Sapeva quanto difficile fosse per Wendy dire quelle cose ed era altrettanto difficile per lui sentirle, ma era necessario essere sinceri fin da subito.
«Non ero abbastanza per lui? Ho forse qualcosa che non va?»
Stephen le baciò la testa e la strinse ancora di più.
«Non hai niente che non vada. Forse non sei riuscita a convincere Peter a rimanere qui con te, ma hai convinto me».
«Stephen…»
«Peter ha scelto l’Isola Che Non C’è, Wendy, ma io ho scelto te», la interruppe lui con decisione.
Wendy fece un altro sorriso e annuì, alzandosi in punta di piedi per baciarlo ancora.
Stephen era sempre stato il più alto dei Bimbi Sperduti. 
Forse era quello il motivo che aveva spinto Peter a nominarlo il suo secondo.
O, forse, Peter si fidava di Stephen a tal punto da affidargli tutta la sua truppa in caso fosse successo qualcosa.
E qualcosa era successo.
Peter era lontano, oramai, e Slightly doveva occuparsi di tutti loro.
Era lui il capo adesso.
Era lui, in un certo senso, il papà.
E il papà avrebbe fatto di tutto per prendersi cura della mamma.
Per sempre.
 
 
 
 
 
 
Angolo Kimly:
 
Allora, non chiedetemi che cosa sia perché in realtà non lo so neanch’io.
Ho rivisto di recente alcune versioni di Peter Pan e ho deciso di seguire l’ispirazione.
Ho sempre creduto che Wendy, da sempre così legata alle avventure dell’Isola Che Non C’è, abbia sposato uno dei Bimbi Sperduti, una persona che le ricordasse quel passato oramai lontano.
Ho letto i libri di Peter Pan tanti anni fa, quindi non ricordo molto, ma ho amato quasi tutte le versioni cinematografiche, quindi in questa storia c’è un po’ di tutto.
C’è un po’ del Peter Pan del 2003, dove è esplorato maggiormente il sentimento fra Peter e Wendy.
C’è un po’ di Hook – Capitan Uncino, soprattutto nella previsione di Wendy che un’altra ragazza possa riuscire a far crescere Peter. Ma anche nel personaggio di Tootles, che in quel film adoro alla follia. In generale amo quel film alla follia, nonostante mi riduca in lacrime tutte le volte!
C’è un po’ del cartone Disney nella descrizione di Slightly e c’è un po’ del libro nella descrizione degli altri Bimbi Sperduti.
I loro nomi, invece, li ho presi proprio dal libro, mentre quelli “reali” li ho inventati io, non seguendo i nomi proposti da Barrie.
Ho scelto Slightly come futuro marito, proprio perché è da sempre considerato il vice, quindi immagino sia il più grande della truppa.
E con questa storia volevo far capire che sì, probabilmente Wendy sarà sempre legata a Peter, al ricordo di lui e al desiderio di sapere come sarebbe stato se fossero cresciuti insieme, ma poi è andata avanti. 
Per lei Peter sarà sempre una sorta di primo amore, quell’amore puro e innocente che si può provare solo da ragazzini, ma poi Wendy è cresciuta ed ha conosciuto un altro tipo d’amore.
Così come Peter, probabilmente, se volete vedere questa storia una sorta di prequel al film con Robin Williams.
Credo di aver chiarito tutto.
Alla prossima :3
   
 
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