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Autore: Soul Mancini    19/07/2020    5 recensioni
[Raccolta di quattro piccole shot scritte in occasione dei compleanni dei Queen ♥]
Estate: tempo di sole e spensieratezza, tempo di giochi improvvisati per strada, di risate e di piccole avventure.
Brian, Roger, John e Freddie sono quattro bambini che abitano nello stesso vicinato e non vedono l'ora di animarlo con la loro allegria; sarà un'estate all'insegna di piccoli amici da accudire, programmi televisivi più o meno appassionanti, vecchie radio scassate e bauli che racchiudono infiniti mondi.
- La terza one shot, "La nostra nuova vecchia radio", si è CLASSIFICATA QUARTA al contest "Folclore d'Italia" indetto da _Vintage_ sul forum di EFP.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: AU, Kidfic, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Brimi
Gli uccelli hanno la gabbia toracica?
 
 
Happy birthday, Brian ♥
 
 
 
 
 
 
“Venite a vedere cos’ho trovato!”
Roger, Freddie e John, seduti a chiacchierare sul gradino del marciapiede all’ombra di un grande melo, ammutolirono all’esclamazione di Brian e si lanciarono occhiate perplesse.
Si alzarono, cercarono di indovinare da quale direzione fosse provenuta la voce e quando, svoltato l’angolo, raggiunsero il loro amico, lo trovarono in ginocchio di fronte a un’aiuola, il capo chinato e una cascata di riccioli che gli pioveva sul viso arrossato.
“Che cos’è?” si incuriosì subito Roger, accovacciandosi accanto a lui e sbirciando con insistenza: notò che Brian aveva posto le mani a coppa, come a racchiudere e proteggere qualcosa.
“Piano, non gridare” gli intimò subito il bambino riccio, lanciandogli un’occhiata severa per poi tornare a concentrarsi sulla sua nuova scoperta.
“Ma siamo curiosi” protestò allora Freddie, piazzandoglisi alle spalle e affilando lo sguardo per poter vedere a sua volta. Quando i suoi occhi si posarono sul piccolo agglomerato di piume grigiastre che si muoveva appena tra le dita del bambino, non poté impedirsi di spalancare occhi e bocca sorpreso.
“È un uccellino” soffiò allora Brian con delicatezza, carezzando piano la testolina dell’animale. “L’ho trovato qui nell’aiuola, incastrato tra i rami del cespuglio.”
“Che figo! Come lo chiamiamo?” strepitò Roger entusiasta, balzando in piedi di scatto.
Brian aggrottò nuovamente le sopracciglia, fulminandolo con lo sguardo. “Rog, abbassa la voce e non fare movimenti bruschi! Questa creaturina è molto spaventata, poverina… dev’essere così piccolo, sicuramente ha provato a volare e non ci è riuscito, ora non sa come tornare al nido.”
“Potrebbe essere ferito” osservò John, prendendo a guardarsi attorno. Si trovavano di fronte a un grande giardino colmo di alberi, chissà da quale ramo era caduto quell’uccellino…
“Penso proprio di sì, non riesce a stendere bene un’ala” constatò Brian, per poi tornare a concentrarsi sul suo nuovo amico e prendere a parlargli con voce vellutata. “Ma adesso c’è qui il tuo Brian pronto a medicarti. Non avere paura, piccolino: guarirai e poi potrai volare, tornare dalla tua mamma e dal tuo papà.”
John sorrise intenerito alla vista degli occhi del suo amico che brillavano come stelle mentre coccolava l’animale con premura. “Hai mai pensato di fare il veterinario, Bri?” gli domandò.
“Potrei pensarci, se proprio non riuscissi a diventare un astronauta.” Detto questo, si mise lentamente in piedi, stando attento a non fare movimenti troppo bruschi, poi sorrise ai suoi amici. “Avvicinatevi a vederlo, uno alla volta. Se promettete di stare attenti, potete anche accarezzargli la testolina, è morbidissima!”
Roger sorrise raggiante e si piazzò subito di fronte al moro, che dischiuse un poco le mani. “Mmh…” rifletté il biondino, scrutando con attenzione il piumaggio della bestiola. “Secondo me potremmo chiamarlo Spider! Pensateci, con un nome del genere diventerà di sicuro una forza, l’uccello più veloce di tutti i cieli! Ehi, campione, tu sei d’accordo?” aggiunse poi, accostando maggiormente il viso all’uccellino e scoccandogli un sorriso accattivante.
In tutta risposta, lui tremò appena tra le mani di Brian.
“Bene, il tuo turno è finito, allontanati!” decretò quest’ultimo, facendo un passo indietro.
“Uffa, ma non l’ho nemmeno accarezzato!” si offese Roger.
“Con la tua delicatezza finiresti per schiacciargli la gabbia toracica…”
“Perché, gli uccelli hanno la gabbia toracica?” domandò confuso il biondo, tastandosi distrattamente il costato attraverso la maglietta.
Intanto John si era accostato cautamente a Brian e, dopo un secondo di esitazione, aveva posato un polpastrello sul capo dell’animaletto e lo sfiorava come se potesse rompersi da un momento all’altro. Non disse una parola, ma le sue labbra si incresparono in un sorriso intenerito, via via sempre più ampio.
“Freddie, tu lo vuoi vedere?” domandò Brian qualche istante dopo, notando che il bimbo corvino era rimasto in disparte con le braccia incrociate al petto e uno strano broncio dipinto in viso.
“No, non ci tengo, grazie.”
Brian sgranò gli occhi. “Pensavo ti piacessero gli animali.”
“A me piacciono gli animali. Ma, Brimi, l’hai raccolto da terra… e se avesse le pulci? E se avesse qualche malattia contagiosa?” spiegò Freddie con una smorfia disgustata e quasi terrorizzata.
Roger scoppiò a ridere sguaiatamente e gli assestò una leggera spinta. “Certo, ti contagia la peste… questa è bella!”
L’altro mise il broncio, offeso. “Pensa se invece le pulci le avesse davvero e si annidassero tra i capelli di Brian… poi se li dovrebbe tagliare!”
Alla sola idea, il diretto interessato sentì un brivido corrergli lungo la schiena, nonostante fosse luglio e si morisse di caldo; amava troppo i suoi ricci ribelli per poter anche solo pensare di perderli. Lanciò un’occhiata preoccupata al suo uccellino e sibilò: “Non hai le pulci o i pidocchi, vero? Non ce li hai”.
“E comunque tienitelo pure, io non voglio morire di malaria a dieci anni” concluse Freddie in tono solenne.
“Sapete cosa ci vorrebbe?” si illuminò a quel punto Brian, guardandosi attorno come se cercasse qualcosa.
Gli altri tre lo osservarono curiosi, invitandolo a continuare.
“Sta cominciando a stare male tra le mie mani, è scomodo. Ci vorrebbe qualcosa di morbido per sistemarlo, qualcosa che possa fargli da nido, come una sciarpa…”
“E dove la trovi una sciarpa a luglio?” gli fece notare Roger, aggrottando le sopracciglia.
“Era per dire… andrebbe bene anche una maglietta. Ecco, ci sono! Chi di voi si toglie la maglietta?”
“Toglitela tu, l’uccello è il tuo!” ribatté subito Freddie, distogliendo lo sguardo come a volersene tirare fuori.
“Non posso muovermi, ce l’ho tra le mani” gli fece notare il riccio, poi posò il suo sguardo speranzoso su John e Roger.
“Lo farei volentieri, ma non posso prendere sole, l’altro giorno al mare mi sono bruciato la schiena” spiegò John.
“La mia è nuova e se mia madre mi vede tornare a casa senza mi mette in punizione per tutta l’estate” aggiunse Roger, accennando con un gesto alla maglia a righine sottili e colorate che aveva addosso.
A quel punto Brian sospirò, lanciò un’occhiata all’uccellino che cominciava ad agitarsi e infine tornò a guardare Freddie con aria implorante.
“Che vuoi da me?” bofonchiò lui.
“Dai Fred, ti prego… è urgente… ti prometto che ti faccio tutti i compiti di matematica delle vacanze!”
Freddie sorrise sornione, allettato da quella proposta. “E va bene, sacrificherò la mia bellissima canottiera per quella bestia piena di parassiti! Avete visto quanto sono generoso?” pigolò mentre si sfilava l’indumento bianco e lo porgeva al suo amico, stando ben attento a non avvicinarsi troppo.
“Ti ha solo fatto un favore: col caldo che c’è, si sta meglio a petto nudo” costatò John, trattenendo una risatina.
“E, ti avverto,” precisò Freddie, mentre osservava Brian avvolgere l’uccellino nel cotone fresco in modo da creargli un giaciglio, “non provare a rendermela, quella è tua e non la voglio neanche più vedere. Ci manca solo che il tuo nuovo amichetto mi contagi il colera…”
“Grazie Freddie” gli rispose solamente Brian, grato.
“Non ringraziarmi, ricordati che tutto ciò ha un prezzo!”
Il riccio sospirò rassegnato, domandandosi come mai gli avesse fatto quella promessa stupida appena qualche minuto prima. D’accordo che era bravo in matematica, ma i suoi esercizi erano già abbastanza.
“Senti, Brimi…” Roger gli si accostò, assumendo un fare cospiratorio. “Dato che anche io ti ho dato il mio contributo e ti ho aiutato a scegliere il nome per Spider… che ne diresti di fare anche i miei compiti?”
Brian sollevò gli occhi al cielo mentre John scoppiava a ridere.
 
 
 
 
♥ ♥ ♥
 
 
AUGURIIIII BRIIIIIIIII *________*
Bene bene… non so nemmeno io da dove salti quest’idea folle XD però è TROPPO divertente immaginare i Queen quando erano ancora dei marmocchi! Soprattutto queste avventure da vicinato si adattano alla perfezione al periodo estivo… perché, ammettiamolo, d’estate torniamo tutti un po’ bambini :3
So che non è niente di che, è una storiella senza pretese, ma mi sono divertita un mondo a scriverla :P
Che dice, vi convince la versione schizzinosa di Freddie? Secondo me è assolutamente credibile AHAHAHAHAH
E Roger è un adorabile idiota XDD poteva forse evitare di chiamare il povero uccellino con il nome di un’auto?
Beh, che altro dire? Ancora TANTISSIMI AUGURI a Brian, il nostro dolce chitarrista dal cuore d’oro; non lo ringrazierò mai abbastanza per mettere tanta passione e tanto sentimento nella sua musica e per gli assoli stratosferici che mi mettono addosso una carica pazzesca! *______*
E grazie a tutti voi per essere giunti fin qui, ci risentiamo il 26 per il compleanno di Roggieeee! ♥
 
 
   
 
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