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Autore: littlegiulyy    21/07/2020    0 recensioni
Bra Brief. Da sempre poco avvezza alla lotta, alle battaglie ed alle avventure della squadra Z, con il passare del tempo si renderà conto di quanto le stia stretta la sua vita sulla Terra. Proprio quando quando capirà di aver bisogno di dare un cambio di direzione alla strada che le è sempre stata disegnata davanti, finirà per un caso fortuito nell'avventura che le cambierà la vita. Conoscerà lo spazio, lo stesso in cui suo padre ha vissuto per trent'anni, comprendendo finalmente l'altro lato della medaglia, un altro lato di sé.
Dal Capitolo 1:
"Quando sei l’erede di una delle multinazionali più importanti del pianeta che altra scelta potresti avere?
Nessuna, se non fare quello che tutti si aspettano che tu faccia.
...
Era la figlia della donna più geniale dell’Universo e di uno dei guerrieri più forte di tutte le galassie, i suoi amici erano tutti straordinari con poteri fuori dal comune… e lei? Quella sensazione che ormai aveva appiccicata addosso, la sensazione di essere ordinaria non accennava a staccarsi da lei da qualche giorno.
Insoddisfazione. Questo era quello che provava."
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Pan/Trunks
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 4 "Exchange"

Lentamente i suoi sensi iniziarono ad acuirsi sempre di più, ed un ovattato ma fastidioso bip risuonò martellante nella sua testa ritmicamente. Un lieve flusso d’aria nel naso le donava un po' di sollievo, rendendo il suo respiro più fisiologico e meno doloroso e permettendo così la totale espansione della cassa toracica.
Assaporare con soddisfazione la sensazione di respirare aria pulita non era mai stato così bello ma, prima ancora che aprisse gli occhi, un dolore lancinante invase ogni parte del suo corpo, riscuotendola da quel leggero torpore in cui si trovava. Raccimolando tutte le sue forze, provò a muovere il braccio destro, ma si rese conto immediatamente di non riuscire a muovere neanche le dita della mano. Possibile che un gesto così semplice le richiedesse tutta quella fatica?
Si sentiva incredibilmente fiacca. Fiacca e dolorante.
La sensazione di morbido sotto di lei le fece intuire di trovarsi su un letto probabilmente, ma, sempre tenendo ben chiusi gli occhi, un odore più asettico e decisamente diverso da quello di casa sua e delle sue lenzuola invase le sue narici. Restando al buio delle sue palpebre, cercò di ripercorrere con la mente tutto ciò che era successo nelle ultime ore, ricordando improvvisamente di trovarsi su una navicella nello spazio, e diretta chissà dove.
Non aveva alcun motivo per restare calma in quella situazione precaria, anzi, avrebbe avuto tutti i motivi del mondo per essere preoccupata e dare di matto, com’era solita fare molto spesso; tuttavia, il suo cuore era leggero ed il suo diaframma stranamente rilassato. La rabbia che aveva corso nelle sue vene poco prima che perdesse conoscenza, adesso sembrava svanita e lasciava spazio ad uno strano senso di serenità che non provava da molto tempo.
Non riusciva proprio a capire cosa le stesse prendendo, ma improvvisamente non le importava più niente del suo rapimento, della sua vita perfetta ma che riteneva troppo ordinaria, del suo piano di fuga per tornare a casa e dello sguardo di disprezzo che le aveva rivolto il misterioso Sayan.
Un senso di pace rendeva il suo riposo decisamente pacifico, come non accadeva da molto tempo. Sarebbe stato tutto perfetto e stranamente pacificio, ma un rumore incessante in sotto fondo stonava con il suo senso di quiete interiore e questo la costrinse a rinvenire totalmente, facendola tornare alla realtà.
Aprì gli occhi lentamente, con difficoltà, ed una luce bianca investì i suoi occhi chiari costringendola a richiuderli subito gemendo di dolore. Riprovò con cautela, aprendo prima un occhio e poi l’altro, abituando gradualmente le sue iridi chiare alla luce bianca prodotta dai neon della stanza.
Sbattè un paio di volte le palpebre, ed i contorni dell’ambiente intorno a lei si fecero sempre più definiti, riuscendo finalmente a vedere distintamente il posto in cui si trovava.
Analizzò attentamente ogni dettaglio intorno a lei, registrando abilmente qualsiasi cosa vedessero i suoi occhi.
Doveva trovarsi in una specie di ospedale, a giudicare dall’arredo dell’ambiente. Le pareti bianche metalliche le confermarono di essere ancora nello spazio, lontano dalla Terra. Nessuno sul suo pianeta si sarebbe mai sognato di costruire un ospedale con delle pareti totalmente d'acciaio e soprattutto la tecnologia presenta era estremamente diversa da quella che era solita vedere fin da quando era bambina.
Numerosi dispositivi medici erano appesi sui muri ed una serie di medicinali tra siringhe, fiale e pastiglie erano sistemati ordinatamente su uno scaffale davanti al suo letto. Una luce bianca da sala operatoria illuminava un lettino in centro alla stanza, lontano da lei, e finalmente riuscì ad individuare da dove provenisse quel fastidiosissimo suono che continuava a martellarle il cervello incessantemente. Il bip che sentiva da quando si era risvegliata, non era altro che l’allarme del monitor a cui era stata attaccata, che segnalava il suo risveglio e l’evidente variazione dei suoi parametri vitali.
Sospirò richiudendo gli occhi, rilassando nuovamente i muscoli doloranti di tutto il corpo.
Aveva capito di essere in una specie di ambulatorio, ma non aveva idea di dove si trovasse, se fosse ancora su una navicella o se si trovasse su un pianeta, ne aveva idea in quale galassia fosse.
Sommato a tutta la confusione nella sua testa, adesso aveva talmente tanto dolore in ogni parte del suo corpo che, anche solo l’ipotesi di una fuga in quel momento, le sembrava molto remota.
“Si è risvegliata”
Una voce sconosciuta attirò la sua attenzione, facendole voltare la testa per capire chi avesse parlato.
Un alieno dalla pelle ambrata ed una barba molto lunga, mai visto prima di allora, se ne stava in piedi fermo sulla soglia della stanza, accanto ad un altro alieno con sembianze simili alle sue.
Li osservò meglio e per un attimo si chiese mentalmente chi fossero, ma il camice che indossavano le tolse ogni dubbio; dovevano essere dei medici, o quello che si avvicinava di più a dei medici nel posto in cui si trovava.
“Vai ad avvisare Bardack” disse uno dei due alieni all’altro “vorrà sicuramente vederla ed assicurarsi che sia viva” aggiunse guardandola molto attentamente.
Bra non distolse lo sguardo da loro e vide uno dei due uscire dalla stanza rapidamente, sparendo così dalla sua vista. Rimase in silenzio per un attimo, in attesa che l’alieno sulla porta dicesse qualcosa, ma non arrivò alcun suono a riempire l’aria pesante che si respirava nella stanza. Forse avrebbe potuto chiedere a lui qualche informazioni sulle coordinate del posto in cui si trovava, giusto per sapere dov’era finita e soprattutto chi l’aveva portata lì.
Aveva ricordi piuttosto confusi, ma ricordava quasi tutto.
Provò a muovere un braccio per spostarsi quelle che dovevano essere delle cannule nasali, ma il dolore al braccio la bloccò immediatamente, facendole scappare un lamento di dolore.
“Sei ancora troppo debole, non fare sforzi” disse l’alieno avanzando verso di lei improvvisamente. Si avvicinò al suo letto, osservando attentamente il monitor appeso affianco a lei in silenzio, mentre la mente di Bra iniziò a vagare nuovamente con la mente sulle loro parole.
Come ci era arrivata lì? Era stato quel Sayan a soccorrerla?
“Cosa mi è successo?” chiese debolmente, schiarendosi la voce ancora impastata.
“Emorragia interna, hai avuto una parziale lacerazione della milza” disse l’alieno portando gli occhi su di lei “sei stata fortunata… la rottura della milza avviene in due tempi, ti abbiamo presa appena in tempo… per fortuna Bradack ti ha portata subito qui” le spiegò guardandola negli occhi. Poi, le tolse le cannule nasali per l’ossigeno, liberandola finalmente da qualche filo.
“L’ossigeno non ti serve più” le disse continuando ad osservarla attentamente.
In altre circostanze si sarebbe innervosita se qualcuno l’avesse guardata così tanto, decisamente più del dovuto, ma da quando si era risvegliata si sentiva incredibilmente serena e pacifica, come non le era mai successo.
“Cosa mi avete dato?” indagò, convinta che fosse l’effetto di qualche medicinale alieno che le avevano somministrato. La testa era troppo leggera e lei era stranamente tranquilla.
“Qualche sedativo ed abbiamo dovuto darti anche dei potenti analgesici per tenerti buona… qualche ora e sarai come prima, il sangue Sayan nelle tue vene aiuta di certo, brucia tutto rapidamente. Siete ossi duri voi Sayan”
Bra sussultò alle parole dell’uomo, rendendosi conto che era la prima volta che le veniva rivolta una frase del genere.
Il suo sangue Sayan
le aveva salvato al vita probabilmente.
“Dove ci troviamo?” chiese debolmente, ma consapevole di poter estorcere qualche informazione utile a quell’alieno che si stava rivelando particolarmente collaborante.
“Sul pianeta Darkans signorina… eravate diretti verso Kapthos, ma Bardack ha deviato verso di noi avendo capito subito la gravità della situazione” le spiegò dettagliatamente.
Bra ascoltò le parole dell’uomo, cercando di registrare tutto.
Non aveva idea di dove si trovasse il pianeta Darkans, ne tanto meno il pianeta Kapthos. Lo spazio per lei era totalmente sconosciuto, ma l’idea di aver già visto così tante forme aliene in meno di ventiquattro ore in un certo senso la emozionava. Si guardò intorno, considerando il fatto che probabilmente era la prima terrestre a vedere tutte quelle apparecchiature extraterrestri.
Mezza terrestre, le ricordò la sua voce interiore.
“Quindi mi ha portata qui… Bardack?” chiese curiosa, riportando la sua attenzione sul medico davanti a lei.
L’alieno annuì “si, il generale ti ha salvato la vita” confermò serio.
“Generale?” ripeté confusa senza capire.
“Dalle analisi che abbiamo svolto dovrebbe avere all’incirca vent’anni… giusto?” le chiese l’alieno, non rispondendo alla sua domanda. Bra annuì guardandolo confusa, senza riuscire a comprendere cosa c’entrasse in quel momento la sua età.
“Avete intenzione di tenermi attaccata a questo monitor ancora molto?” chiese sbuffando “questo suono mi fa venire mal di testa…” aggiunse seccata.
I suoi nervi erano a pezzi, quasi quanto il suo corpo, e quel suono incessante e ritmico non faceva altro che renderla ancora più nervosa, stimolando il suo apparato sensorio continuamente.
L’alieno aprì la bocca per rispondere, ma qualcosa che catturò il suo sguardo sulla porta lo fece ammutolire all’istante.
La ragazza si voltò per capire cosa avesse catturato la sua attenzione, e comprese immediatamente di cosa si trattasse, o meglio, di chi si trattasse.
Il medico fece un passo indietro restando in silenzio, senza distogliere lo sguardo dal ragazzo ancora fermo sulla soglia dell’infermeria ed improvvisamente dritto come una bacchetta.
“Generale…” esclamò sorpreso abbassando lo sguardo intimorito “la ragazza si è svegliata, abbiamo fatto come ha richiesto” dichiarò, prima di congedarsi velocemente, dando l’idea di voler scappare da quella presenza minacciosa e inquietante che era all’ingresso.
Gli occhi di Bardack seguirono attenti i movimenti del medico in silenzio e, quando uscì dalla stanza lasciandoli soli, abbassò a sorpresa il suo sguardo scuro e fissò il pavimento davanti a lui meditabondo, senza dire una parola.
Bra, senza rendersene conto, si soffermò sulla sua espressione pensierosa, chiedendosi a cosa stesse pensando; non riusciva proprio a capire perché l’avesse salvata, ne tanto meno perché l’avessero rapita. Mille incognite si sfidavano tra loro nella sua testa senza darle un attimo di tregua, nonostante una buona dose di sedativo fosseancora in circolo, a giudicare dal senso di leggerezza che provava in tutto il corpo.
Non aveva mai provato alcuna droga, sua madre era sempre stata molto severa al riguardo, ma in quel preciso istante ringraziò qualsiasi cosa le avessero fatto in vena, perché un dolore come quello che aveva provato non l’aveva mai avvertito prima.
Restò in silenzio senza sapere cosa dire, in attesa che il ragazzo parlasse e spezzasse il silenzio creatosi da quando l’alieno era uscito dalla camera.
Bardack fece un passo per entrare nella stanza e ne approfittò per guardarlo meglio, finalmente illuminato da una luce artificiale che le avrebbe permesso di analizzare meglio la figura davanti a lei. Quando aveva avuto modo di vederlo in precedenza, il dolore le offuscava la mente e lo sguardo, non permettendole di captare tutti quei dettagli che in quel momento la sua mente stava registrando d’istinto, senza volersi fermare.
I suoi occhi azzurri scesero rapidi sul corpo del guerriero, notando immediatamente i muscoli ben definiti e che avevano tutta l’aria di essere decisamente solidi. Risalì il suo corpo con lo sguardo con cautela, studiando ogni elemento dell’alieno davanti a lei, raggiungendo infine il suo volto.
Improvvisamente, quasi le avessero tolto un velo dagli occhi, si rese conto di avere davanti a sé una molto simile copia di Goku, ma con molti anni in meno ed un viso decisamente più giovane.
“Per la miseria…” le sfuggì sotto voce per la sorpresa, mentre i suoi occhi continuavano a fissarlo intensamente. Cercò di nascondere il più possibile la sua sorpresa, restando in religioso silenzio, ma la somiglianza con l’amico di famiglia e padre dei due Son era tangibile a chilometri di distanza.
“Bardack…” sussurrò pensierosa, cercando di ricordare dove avesse già sentito quel nome. Si rese conto immediatamente di aver parlato forse troppo a voce alta, quindi serrò le labbra immediatamente, pregando che il guerriero non l’avesse sentita. Non era mai stata una paurosa, ma dovette ammettere a sé stessa di aver perso tutto il suo coraggio per la paura di ricevere altre ripercussioni fisiche. Non era certa di poter sopportare altre lesioni in quel momento; nonostante il suo sangue Sayan l’avrebbe sicuramente mantenuta in vita ancora una volta, le sue condizioni erano ancora troppo precarie.
Dimenticava sempre che i guerrieri Sayan erano nati per combattere e, per quanto non si sentisse una di loro, in parte lo era, tanto quanto suo fratello Trunks.
Sospirò rasserenata rendendosi conto che il ragazzo sembrava talmente assorto nei suoi pensieri che non doveva averla sentita pronunciare il suo nome, quindi si decise a parlare.
“Suppongo di doverti ringraziare” disse accigliata guardandolo, spezzando il silenzio che vigeva nella stanza.
Gli occhi scuri del ragazzo finalmente si alzarono su di lei, permettendole di osservarli meglio.
I suoi occhi.
Erano così decisi e fermi, tanto da farla sprofondare nel loro innaturale nero che si estendeva in tutta l’iride.
Occhi neri, tipico dei Saiyan da quello che le aveva sempre detto suo padre, ma in quel nero ci si sarebbe potuta perdere da quanto le sembrò profondo.
“Non ringraziarmi…” disse serio “tra qualche giorno non lo vorrai aver fatto” aggiunse incrociando le braccia al petto continuando a guardarla.  
Un battito si perse nel suo piccolo torace, mentre il suo cuore iniziò a martellare preoccupato alle sue parole.
“Cosa intendi dire?”
“Ti ho salvato la vita solo perché ci servi viva, altrimenti ti avrei lasciata morire” ammise sincero, senza avere la minima decenza di mentire.
Bra osservò bieca il ragazzo, ma la sua tonalità le fece capire che stava dicendo il vero.
Trattenne un sorriso rassegnato, se non avessero avuto bisogno di lei probabilmente sarebbe già morta.
Lasciata alla deriva nello spazio aperto.
Quando un soffio di aria condizionata la raggiunse in sordina, un brivido percorse la sua schiena nuda, lasciata scoperta dal camice che le avevano messo addosso probabilmente dopo averla medicata.
Se era vero quello che diceva, doveva capire a cosa sarebbe andata incontro.
“Perché vi servo viva?” indagò senza distogliere lo sguardo da quello del ragazzo, decisa più che mai ad andare in fondo a quella storia.
Se voleva fuggire, doveva conoscere il più possibile dei piani dei suoi rapitori.
Per un attimo le sembrò di vederlo tentennare, ma con uno scatto sovrumano annullò la distanza tra loro prendendola alla sprovvista, e si fermò a poco meno di un metro dal suo letto. Il suo sguardo scuro ed inespressivo era illeggibile, sembrava privo di pensieri e sensazioni, e lei non riusciva proprio a comprendere le emozioni del giovane alieno davanti a lei, rendendolo ancora più criptico.
“Quando arriveremo su Kapthos ti consegneremo al suo sovrano e poi lui farà di te ciò che vorrà” disse atono, come se le stesse comunicando i programmi del giorno.
Per un istante le mancò il fiato e con uno scatto si mise a sedere nel letto per guardarlo meglio.
“Perché proprio io?” chiese confusa senza capire il senso di tutto quello “lavori per il sovrano di Kapthos quindi?”
Il ragazzo sembrò tentennare per un istante nella risposta, ma alla fine un ghigno si stampò sul suo volto facendola rabbrividire.
“Un prigioniero per un prigioniero, questo è l’accordo che abbiamo con il sovrano… e a lui serve una Principessa” disse mostrando una linea di denti bianchi perfettamente allineati.
Bra per un attimo pensò di non aver sentito bene.
“Come scusa?!” disse sconcertata “barattate la mia vita con quella di un altro prigioniero? E avete preso me solo perché io sarei una… principessa?” chiese sempre più allibita.
Ma dov’era finita? Nel Medioevo?!
Bardack non rispose, si limitò ad osservarla con un ghigno sempre più soddisfatto, facendole saltare definitivamente i nervi ormai tesi da troppo. Scattò in piedi per fronteggiarlo, definitivamente fuori di sé.
“Credi davvero che ve lo lascerò fare? Credi davvero che vi permetterò di barattarmi con un’altra persona? Sei fuori strada” sentenziò alzando la voce di varie tonalità “io non vado da nessuna parte!” urlò infine guardandolo stralunata.
Il guerriero continuò ad osservarla con le braccia incrociate al petto, sempre più divertito.
I suoi occhi analizzarono le gote della ragazza arrossate per la rabbia, e per un istante desiderò metterla al suo posto nell’unico modo che conosceva, la violenza. Tuttavia, era consapevole che il sovrano di Kapthos non avrebbe mai accettato lo scambio se non avesse trovato la ragazza abbastanza bella, quindi decise di preservare il suo bel faccino.
“E smettila di ridere come un idiota, io non intendo fare ciò che volete voi” urlò ulteriormente la ragazza, dandogli uno spintone istintivamente e facendolo arretrare di qualche centimetro.
Bardack si lanciò colpire deliberatamente, guardando stupito la ragazza mentre il suo ghigno sparì repentinamente dal suo viso, sostituito immediatamente da uno sguardo cupo e tetro.
Nessuno aveva mai osato tanto nei suoi confronti, e chi lo aveva fatto non aveva fatto una bella fine.
Dopo tante urla, il silenzio piombò nella stanza,  incrementando il volume dei pensieri nella testa di Bra.
Si rese immediatamente conto dell’errore commesso e fece un passo indietro d’istinto, ma non abbassò lo sguardo, decisa più che mai su ciò che aveva detto.
Se pensavano che si sarebbe lasciata barattare come un pacco regalo si sbagliavano di grosso, avrebbe trovato una via d’uscita e avrebbe dovuto trovarla in fretta.
“Sei solo fortunata che mi servi illesa, dannata ragazzina...” disse a bassa voce facendo un passo verso di lei, e Bra indietreggiò d’istinto nuovamente, ma senza abbassare lo sguardo.
“Non farò quello che volete, mai” disse decisa trattenendo il fiato.
“Lo farai eccome invece… o te ne pentirai amaramente” la minacciò il ragazzo avvicinandosi ulteriormente a lei, ma questa volta la turchina non indietreggiò.
“Pensi che la mia vita valga meno di quella di qualcun altro?” chiese guardandolo con disprezzo “e sentiamo… chi varrebbe la mia vita?” indagò analizzando lo sguardo del ragazzo davanti a sé. Per un attimo, giurò di aver visto un guizzo nei suoi occhi scuri, ma non poteva esserne certa.
Attese in silenzio che le rispondesse, ma Bardack non sembrò intenzionato a farlo.
“Io non sono una principessa” disse improvvisamente, più a sé stessa che al suo interlocutore “non lo sono e non lo sarò mai, quindi se il sovrano di questo pianeta chissà dove nello spazio ha bisogno di una principessa… beh non faccio al caso suo” concluse seria.
Lo guardò per un istante, distogliendo poi lo sguardo da quegli occhi fastidiosamente neri.
Lo odiava.
Si sedette nuovamente sul letto lentamente, incrociando le braccia al petto e fissando lo sguardo sui suoi piedi meditabonda.
Una principessa… quante sciocchezze.
Suo padre era il Principe dei Sayan, è vero, ma che importanza poteva avere possedere un titolo nobiliare quando non avevi più un popolo su cui regnare? Nessuna.
 Inoltre era convinta che, usare il suo titolo per usarla come merce di scambio, sarebbe stato un affronto peggiore che rinnegare il suo titolo e suo padre sarebbe stato sicuramente d’accordo con lei.
“Che tu lo voglia o no, dentro alle tue vene scorre il sangue di Re Vegeta, lo stesso sangue che scorre nelle vene del Principe Vegeta…” disse improvvisamente il ragazzo, ancora in piedi davanti a lei.
Alzò lo sguardo ascoltando le sue parole, riportata alla realtà dal tono duro del soldato.
“Solo sei ore fa stavi per morire, adesso ti sei alzata come se niente fosse e sei riuscita a colpirmi… il sangue Saiyan nelle tue vene ti ha permesso di diventare più forte dopo essere stata ridotta in fin di vita” aggiunse catturando completamente la sua attenzione.
Bardack aveva ragione.
Si era alzata dal letto e non aveva sentito alcun dolore.
“A me non importa chi tu sia o cosa faccia, a me interessa solo concludere l’accordo” concluse infine guardandola serio.
Bra sostenne il suo sguardo, potendo giurare di aver visto una strana luce nei suoi occhi.
“Perché il sovrano di quel pianeta vuole una principessa?” chiese atona.
“Non lo so, ma ha qualcosa che è mio, ed intendo riprendermelo” concluse il ragazzo con fermezza.
Bra non disse niente, abbassando lo sguardo sul pavimento davanti a lei. Fissò le sue unghie laccate di nero; forse una volta su Kapthos avrebbe avuto più chance di fuggire; non aveva idea di che pianeta fosse, ne di che tecnologie potessero essere dotati, ma pregò con tutta sé stessa che avessero delle navicelle.
Quella era la sua ultima speranza, fuggire una volta arrivata su Kapthos.
“Alyne verrà a darti una mano per vestirti” disse improvvisamente il guerriero. La guardò per un istante, ma non appena incrociò il suo sguardo cristallino, si voltò e si diresse verso l’uscita della stanza rapidamente.
Bra fissò confusa la sua schiena, mentre si allontanava sempre di più.
“Aspetta un attimo… e Alyne chi sarebbe?” urlò prima che sparisse al di là della porta, ma nessuna risposta raggiunse le sue orecchie.

Ciao! Spero che il capitolo vi sia piaciuto...
La storia si sta evolvendo sempre di più; chi sarà questo misterioso prigioniero con cui vogliono scambiare Bra? E perchè il sovrano ha bisogno proprio di lei?
Fatemi sapere che ne pensate, i feedback sono sempre molti apprezzati.
Grazie a tutti i lettori.

 
  
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