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Autore: Angelo Azzurro    22/07/2020    1 recensioni
Il Cell game è finito, Goku si è sacrificato per coloro che ama e per la Terra e adesso Vegeta si ritrova senza più uno scopo per andare avanti e senza le sue certezze che l'avevano sostenuto fino a quel momento. Riuscirà ad uscire da questo profondo stato di crisi esistenziale?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Vegeta volò speditamente verso la Capsule Corporation, aveva deciso che era ora di tornare a casa, in tutte quelle settimane che aveva passato nel crogiolarsi nelle sue visioni oscure aveva perso di vista la cosa più importante: Karoth era morto e quindi ora nessuno avrebbe potuto fermarlo, poteva davvero fare quello che più desiderava, era libero finalmente per la prima volta nella sua vita.

E poi quel vecchio aveva perfettamente ragione poteva tornarsene a casa e riprendere la sua vita, nessuno avrebbe osato rendergliene conto, nemmeno Bulma, se ci avesse provato l’avrebbe rimessa al suo posto, quel pianeta ora era alla sua mercè e quella donna gli avrebbe costruito tutto ciò che gli sarebbe servito per diventare sempre più forte. E anche se al momento ancora non riusciva a trasformarsi non era poi così importante, si sarebbe allenato duramente come aveva sempre fatto e avrebbe superato nuovamente i suoi limiti, ora non c’era proprio niente e nessuno che avrebbe potuto provare a fermarlo.

Si diede dello sciocco per aver perso tutto quel tempo: aveva vissuto come un miserabile in tutte quelle settimane, ma ora si sarebbe rifatto, sarebbe ritornato il principe di un tempo e tutto sarebbe tornato al posto giusto. Non aveva bisogno di nessuna acqua miracolosa per tornare quello di prima, doveva solo ritrovare la sua crudeltà.

Arrivò quindi alla Capsule Corporation che era notte fonda, per un momento contemplò l’idea di entrare dalla porta principale sfondandola, ma alla fine notando che la finestra della stanza di Bulma era aperta lasciò perdere, sarebbe entrato da lì e l’avrebbe fatto sua, poi una volta soddisfatto quel tipo di appetito, le avrebbe ordinato di fargli da mangiare e poi le avrebbe spiegato i nuovi macchinari che gli avrebbe dovuto costruire immediatamente per i suoi allenamenti.

Era certo che lei non si sarebbe opposta e se avesse osato ostacolarlo o addirittura provare pena per lui l’avrebbe fatta pentire amaramente: le avrebbe portato via Trunks, grazie a quella minaccia era certo di poterla controllare pensò con malvagia soddisfazione.

Entrò quindi dalla finestra, la stanza era buia, ma la donna non era a dormire come immaginava, notò allora una piccola fessura di luce che proveniva dal bagno, si nascose quindi meglio nell’oscurità della stanza e attese pazientemente che uscisse per coglierla di sorpresa.

Bulma uscì dal bagno e si sentì stringere da dietro e poi udì la voce roca del principe dei sayan annunciarle il suo ritorno a casa e che si aspettava una degna accoglienza.

“Senti, Vegeta, ora non ho davvero tempo per le tue crisi d’identità, nostro figlio sta molto male e devo tornare immediatamente al suo capezzale, lasciami andare per favore!” gli ordinò Bulma e il principe dei sayan la lasciò bruscamente andare come se scottasse.

La donna accese la luce e si trovò davanti il compagno in condizioni davvero pessime: indossava abiti quasi da teenager, era decisamente dimagrito, pallido e con una barba incolta che gli occupava buona parte del viso facendolo assomigliare ad un profeta folle, ma in quel momento non aveva davvero tempo di preoccuparsi per lui, erano giorni che Trunks stava molto male e nemmeno il medico sapeva che pesci pigliare e lei stava morendo di preoccupazione.

“Che cos’ha?” le chiese il principe con tono circospetto.

“Mi vuoi far credere che ora t’importa di Trunks? Dalla nostra ultima conversazione mi era parso di capire l’esatto contrario!” rispose la donna che complice la stanchezza e la preoccupazione non era riuscita a misurare le parole da rivolgere al principe.

Bulma aveva ragione, perché gl’importava? Non sapeva darsi una spiegazione, ma l’espressione stanca e preoccupata di quella dannata donna lo stava contagiando, sentiva dentro se stesso salire il tarlo della preoccupazione per quel moccioso che fino a quel momento si era rifiutato categoricamente di tenere anche solo in braccio o di dedicargli più di un fugace sguardo, il paragone con l’altro Trunks faceva sempre e ancora troppo male.

“Ti ordino di dirmi cos’ha mio figlio, Bulma!” esclamò secco il principe stupendosi delle sue stesse parole.

“Ha la febbre alta da giorni, continua a piangere e il medico non ha idea di cosa possa avere, nessuna medicina ha sortito effetto fino ad ora” rispose Bulma con voce stanca.

“E si può sapere perché non mi hai contattato? Sono certo che sapevi benissimo dove mi trovavo” gridò Vegeta rabbioso.

“Hai detto molto chiaramente che non t’importava nulla di Trunks e poi scusa ma ti sei visto ultimamente allo specchio? Sembri un folle, credi che non sappia quello che hai combinato nel bar o da maestro Muten?” chiese lei gridando con altrettanta rabbia.

“Sciocchezze! Sono suo padre, ho il diritto di sapere se mio figlio è malato così gravemente come dici!” rispose lui a voce sempre alta, chiedendosi perché questa cosa lo facesse tanto arrabbiare, dopotutto era normale che i bambini si ammalassero, forse la stava facendo più grave di quello che era e forse lui stava davvero perdendo la ragione.

“Molto bene, allora fai il padre, va da tuo figlio, io non ti trattengo!” lo sfidò Bulma e Vegeta la scansò e si diresse di gran passo verso la stanza del figlio.

Ancora prima di entrare potè sentire distintamente i pianti disperati del bambino, spalancò la porta e vide i due vecchi chini sul lettino che fissavano il nipote con sguardo disperato.

Appena lo videro entrare sussultarono, ma compresero che era il caso di lasciare la stanza e così fecero, anche se potè distintamente sentire i commenti della vecchia gallina riguardo alla sua barba, ma decise che non era proprio il momento di pensarci.

Si avvicinò al lettino e notò che il bambino era paonazzo in viso, piangeva e gridava con tutta la forza che aveva nei polmoni, con una sconvolgente delicatezza gli tastò la fronte e constatò che scottava moltissimo, troppo anzi, si voltò verso Bulma, che l’aveva seguito a ruota, e le chiese cosa avesse intenzione di fare il medico a riguardo.

 “Il medico non sa più cosa fare, dice che potremmo ricoverarlo, ma fino ad ora mi sono opposta, se dovessero fargli degli esami più approfonditi potrebbero scoprire che non è del tutto umano. E poi qui dispongo di tutti i macchinari che ci sono in un ospedale” rispose la donna stupendosi della preoccupazione dipinta sul volto di Vegeta.

Vegeta continuando a fissare il figlio malato fu attraversato da un fulmine, quel moccioso non aveva nessuna malattia terrestre, ma una malattia sayan, come aveva fatto non pensarci subito e soprattutto si stupiva che Bulma non ci fosse ancora arrivata.

“Credo che potrebbe essere una malattia del mio popolo, i bambini sayan venivano tenuti immersi diverse ore al giorno nelle vasche di rigenerazione fino ai 3 anni per rinforzare il loro sistema immunitario, perché spesso venivano colpiti inspiegabilmente da una febbre altissima che portava spesso alla morte” le spiegò Vegeta sforzandosi di mettere insieme i ricordi che aveva del suo pianeta e di quel tipo di malattia; non riuscì comunque a prevedere lo schiaffo che ricevette da Bulma in pieno viso, gli occhi della donna erano fiammeggianti e colmi di lacrime e in cuor suo comprese immediatamente che quello schiaffo era più che meritato e anche quelli che arrivarono subito dopo.

“E tu mi vieni a dire questa cosa solo ora? Io ho fatto qualunque cosa per te, senza mai pretendere nulla in cambio e tu eri così accecato dall’idea di diventare più forte di Goku da non ricordarti nemmeno che tuo figlio poteva rischiare la vita a causa di questa stramaledetta malattia del tuo popolo. In fondo credo che tu faccia bene a darti la colpa per la morte dell’altro Trunks, tutto quello che è successo è colpa tua e del tuo dannato orgoglio. Ascolta bene le mie parole principe dei sayan: se Trunks dovesse morire sappi che io ti ucciderò, non avrò la tua forza, ma dispongo di altri mezzi!” gli gridò Bulma continuando a tempestarlo di schiaffi.

Vegeta non schivò gli schiaffi, non gli stava facendo realmente male, ma le sue parole bruciavano come ferri roventi invece, aveva perfettamente ragione, era stato talmente tanto accecato dal suo voler diventare super sayan e addirittura superare pure quel limite che non si era mai minimamente preoccupato di suo figlio, sangue del suo sangue; no, non avrebbe permesso a quel Trunks di morire a causa sua, lui l’avrebbe salvato, doveva farlo, altrimenti sarebbe morto nel tentativo di farlo.

Gli tornarono in mente le parole del maestro Muten, l’acqua miracolosa poteva guarire qualunque tipo di malattia, poteva essere quella la risposta e se avesse dovuto scalare l’obelisco di Balzar a mani nude con solo le sue forze l’avrebbe fatto immediatamente.

“Smettila di colpirmi, ti farai solo male, so cosa fare, andrò a prendere l’acqua miracolosa all’obelisco di Balzar, penso sia la nostra unica speranza” le annunciò Vegeta prendendole dolcemente i polsi.

“E allora va, ma se non torni con qualcosa che possa salvare nostro figlio, non disturbarti a rimettere piede qui!” gli rispose lei avvicinandosi al capezzale del bambino.

Vegeta li fissò un attimo come per imprimere nella sua mente la loro immagine e poi volò via sfrecciando verso l’obelisco di Balzar.

Ancora una volta non sarebbe stato lui a risolvere la situazione, ma qualcosa di soprannaturale, ma vista la gravità della situazione decise che non era il momento per certe recriminazioni.

Suo figlio non poteva morire, non doveva morire, aveva sbagliato tutto con Mirai Trunks, ma non avrebbe sbagliato di nuovo, non poteva permetterselo; se fosse riuscito a salvare suo figlio si sarebbe impegnato a fargli da padre, nei limiti delle sue possibilità ovviamente, ma non se ne sarebbe mai più andato si ripromise, mentre si dirigeva alla meta a velocità folle.

Giunse ai piedi dell’obelisco e provò a volare verso la cima, ma fu ricacciato indietro andandosi a schiantare sul terreno. Bene, ora era certo che per arrivare in cima avrebbe dovuto davvero usare le sue sole forze, provò allora a trasformarsi in super sayan, ma ovviamente non accadde nulla, non che se lo aspettasse ovviamente, ma non importava sarebbe arrivato in cima a qualunque costo.

Iniziò quindi a salire e notò subito che dopo il primo tratto abbastanza facile, tutto diventava sempre più pesante, lui era sempre più stanco, le mani gli si tagliavano contro gli speroni di rocca lasciando impresso il suo sangue, ma non si sarebbe comunque fermato. Aveva sempre più freddo e dovette passare in mezzo ad una tempesta di pioggia battente che per poco non lo fece precipitare a terra e poi in mezzo alla neve che gli congelò le dita delle mani e dei piedi, nella fretta non si era nemmeno cambiato, aveva ancora indosso gli abiti terrestri dati da C18 del tutto inadatti a quell’impresa.

Ormai forse stava salendo da ore, se non addirittura da giorni o settimane, più saliva e più perdeva la nozione del tempo, ma a spaventarlo maggiormente erano le forze che lo stavano abbandonando e per un attimo valutò quanto sarebbe stato doloroso precipitare da quell’altezza, perse la certezza di riuscire ad arrivare fino in cima, ma quando ormai la prese delle sue mani si stava allentando sentì una voce femminile a lui sconosciuta: ”ehi non ci pensare nemmeno a lasciare la presa, sappi che se non nascerò per colpa tua non te lo perdonerò mai papà!”.

Mah, probabilmente oltre alla fatica immane ora aveva pure le allucinazioni, lui stava salendo l’obelisco solo per Trunks, per suo figlio, un figlio maschio, già nato, chissà a chi apparteneva quella voce, ma comunque il suo richiamo aveva avuto il merito di riportarlo alla realtà e motivarlo nella salita.

Non seppe mai in quanto tempo giunse alla cima dell’obelisco, fatto sta che si sentiva addosso almeno 10 anni di più, era stremato, stava per perdere conoscenza quando si trovò davanti il faccione odioso di Jirobay che con voce terrorizzata gli chiedeva come mai fosse giunto fino lassù.

Vegeta si avventò su di lui e lo alzò da terra tenendolo saldamente per il collo:” ti ordino di darmi l’acqua miracolosa se non vuoi che ti uccida all’istante!”.

“Principe dei sayan, il povero Jirobai non ti può dare nulla, sono io che ti posso accontentare, ma se pensi di ottenere l’acqua miracolosa uccidendomi ti sbagli di grosso. Se mi uccidi lei svanirà con me!” gli spiegò Balzar incedendo lentamente verso di lui.

Vegeta allora lasciò cadere a terra Jirobai che lo fissò con uno sguardo di derisione e per un attimo contemplò l’idea di ucciderlo comunque, non sarebbe stata una grave perdita, lui lo odiava, era stato così vigliacco da colpirlo alle spalle al loro primo incontro e non aveva mai avuto occasione di vendicarsi, ma si sforzò di mettere a tacere il suo istinto, lui era lassù per salvare suo figlio e l’avrebbe fatto a qualunque prezzo, chiese quindi a Balzar cosa dovesse fare per ottenere l’acqua miracolosa.

“Dovrai chiedere in ginocchio, mi dispiace, ma questo è l’unico modo, dovrai fare un atto di umiltà per ottenere ciò che desideri!” gli rispose il gatto, mentre sentiva i risolini di Jirobai che si era prontamente nascosto dietro di lui.

Doveva inginocchiarsi, lui il principe dei sayan che aveva passato buona parte della sua vita in ginocchio ad adulare Freezer aspettando solo il momento propizio per farlo fuori, si era umiliato tante volte, aveva ingoiato diversi bocconi amari, ma solo perché sapeva che un giorno avrebbe avuto la sua vendetta. E ora? L’ennesimo atto di umiliazione valeva la vita di suo figlio? Se non quei due personaggi lassù nessuno avrebbe visto cosa avrebbe fatto, ma ne sarebbe stato davvero in grado?

Sì, quella era la giusta punizione per non essersi curato come meritavano di Mirai Trunks, di suo figlio Trunks e anche di Bulma, forse sarebbe riuscito finalmente a liberarsi da quel senso di colpa continuo che lo tormentava e quindi si lasciò cadere in ginocchio, purtroppo il suo corpo sapeva esattamente come fare, si era ritrovato in quella indegna posizione un migliaio di volte, anche la testa si abbassò di riflesso fino a toccare quasi il pavimento e a quel punto chiese umilmente l’acqua miracolosa per salvare la vita di suo figlio.

Non era la prima volta che s’inginocchiava, ma bruciava terribilmente come sempre e forse quella volta bruciava anche più di tutte le altre, gli sembrava quasi di essere inginocchiato su dei cocci rotti e che la sua testa fosse tenuta china da un peso tremendo, fece comunque del suo meglio per mantenere il suo contegno da principe dei sayan anche in quell’umiliante situazione, ma in quel momento avrebbe  davvero fatto qualunque cosa per salvare Trunks, anche ignorare lo sguardo divertito di Jirobay, ci sarebbe stato tempo per la vendetta si ripromise.

Jirobay vai a prendere una boccetta di acqua miracolosa e tu alzati principe dei sayan!” esclamò Balzar dopo quasi un minuto di completo e totale silenzio in cui i due avevano potuto assistere all’umiliazione del temutissimo guerriero che anni prima aveva invaso la Terra con lo scopo di distruggerla insieme ai suoi abitanti.

Vegeta si rimise in piedi e poi strappò dalle mani di Jirobay la preziosa boccetta; stava per volare via, ma Balzar lo fermò:” principe tu non hai bisogno di quell’acqua, sono certo che il tuo problema si sia già risolto, perché non tingi ora di oro i tuoi capelli arriverai sicuramente prima da tuo figlio così!”.

Quello strano gatto lo stava sfidando a trasformarsi, sicuramente doveva aver intuito il suo problema, e se non ci fosse riuscito, sarebbe stata l’ennesima umiliazione, eppure notò grande serenità nello sguardo di Balzar e quindi concentrò le sue forze, chiuse gli occhi e si lasciò andare ad un grido di battaglia.

E questa volta non venne affatto tormentato dalle immagini accusatorie di Mirai Trunks o Karoth, riuscì nell’intento di trasformarsi in super sayan sotto lo sguardo di approvazione di Balzar; non avrebbe mai saputo se a risolvere il suo problema fosse stato la salita dell’obelisco o quell’atto di umiltà, ma poco importava, finalmente era tornato completo, finalmente attorno a lui brillava la luce del super sayan.

Volò quindi speditamente a casa dove trovò Bulma e il figlio dello stesso letto, la donna dormiva stremata, mentre il bambino piangeva piano, ormai stava esaurendo le energie, la febbre lo stava consumando totalmente. Lo sollevò dal letto, prendendolo in braccio per la prima volta e constatò che era più pesante di quello che immaginava, gli fece quindi bere l’acqua miracolosa, non senza alcune deboli proteste da parte del bambino, poi sempre tenendolo in braccio si sistemò su un poltrona e notò che progressivamente suo figlio stava riacquisendo le energie, la temperatura stava scendendo e lo vide addormentarsi sereno tra le sue braccia.

Finalmente, sollevato di avergli salvato la vita, si prese del tempo per esaminarlo e appurò che effettivamente somigliava a Mirai Trunks, ma allo stesso tempo la sua aura era leggermente diversa e la trovò una cosa curiosa, notò anche che nonostante il colore di capelli gli somigliava proprio e prese a fantasticare che dopotutto sarebbe stato interessante allenare suo figlio, il suo erede. Ora aveva di nuovo una ragione per combattere, per suo figlio e poi chissà magari un giorno Karoth sarebbe davvero tornato dall’al di là e in quel caso lui sarebbe stato pronto per avere la sua più che meritata vendetta.

“A quanto pare moccioso avrai un padre, non ti assicuro di vincere il premio padre dell’anno, ma proverò a fare meglio del mio, ma vedi di non starmi troppo nei piedi, intesi?” chiese Vegeta al bambino, il quale però dormiva sereno; era una sensazione così strana tenere in braccio un bambino così piccolo, così delicato e così forte allo stesso tempo, non si sarebbe certo sprecato in smancerie con lui, a quello avrebbero sicuramente pensato la madre e la nonna, ma se ora chiudeva gli occhi e dormiva un po’ anche lui con in braccio suo figlio, nessuno l’avrebbe mai saputo, soprattutto lui non ne sarebbe mai venuto a conoscenza.

Bulma aveva dormito alcune ore, era l’alba quando si svegliò di soprassalto, come aveva fatto ad addormentarsi col suo bambino così tanto malato e soprattutto perché non lo sentiva più piangere? Che fosse morto forse? Pensò la donna rabbrividendo con le lacrime agli occhi, ma avvicinandosi al lettino lo trovò vuoto, ma prima che si mettesse a gridare vide che sulla poltrona c’era Vegeta con in braccio loro figlio addormentato che la invitava al silenzio con dito indice sulle labbra.

Era la prima volta che Trunks era in braccio a suo padre e per Bulma era la scena più dolce e bella del mondo, se avesse avuto in quel momento a disposizione una macchina fotografica l’avrebbe immortalata.  Vegeta comprese che Bulma voleva parlargli e quindi si alzò lentamente dalla poltrona e adagiò il figlio del lettino e questo proseguì a dormire placidamente.

I due uscirono e si allontanarono un po’ dalla camera di Trunks e Bulma gli si gettò tra le braccia senza che lui riuscisse a respingerla e tra le lacrime di gioia e sollievo lei ruppe il silenzio:” oddio sei riuscito a salvare nostro figlio, te ne sarò grata per tutta la vita. E ti chiedo perdono, Vegeta, non avrei dovuto dirti quelle parole, ma ero così sconvolta, non è colpa tua se Mirai Trunks è morto e per tutto il resto e…”.

“Sì invece è colpa mia, ma ho cercato di rimediare salvando la vita almeno a questo Trunks!” le rispose lui secco, pensando ancora a quanto gli era costato, ma ne era valsa assolutamente la pena, grazie a quel gesto finalmente poteva perdonarsi per tutto il resto.

“E adesso? Hai intenzione di rimanere ed essere un padre per tuo figlio?” gli chiese Bulma seria allontanandosi leggermente da lui per poterlo guardare negli occhi.

“Io ci proverò, farò a modo mio ovviamente, ma non me ne andrò!” le rispose lui che dopo aver passato ore a vegliare sul figlio non sarebbe più stato in grado di lasciarlo, era ufficialmente diventato la sua seconda debolezza dopo Bulma ovviamente.

“Molto bene, allora vai nella tua stanza e datti una bella ripulita, disinfettati le ferite che hai sulle mani, stai sporcando di sangue dappertutto, fatti la barba perché ti fa sembrare un vecchio pazzo e potresti spaventare Trunks e…intanto che ci sei, indossa qualcosa di meno imbarazzante!” gli ordinò Bulma, che ormai sollevata dal fatto che il principe dei sayan non se ne sarebbe andato era tornata subito alle vecchie abitudini di provocarlo e dargli ordini.

E così il principe dei sayan sprofondò di nuovo nella normalità, era finalmente a casa e quella donna si era messa a sbraitare le sue pretese, ma non gli diede così fastidio come pensava, anzi per certi versi era quasi rassicurante, era una sensazione calda e famigliare e quindi una volta tanto non discusse con lei, anche perché non vedeva l’ora di tornare esteriormente quello di prima, visto che finalmente la sua anima era guarita.

“E va bene vado, vado! Ma solo perché questi abiti non sono assolutamente adatti al principe dei sayan!” le rispose lui dirigendosi verso la sua stanza.

Si fece la doccia più lunga della storia, saccheggiando quasi tutti i prodotti di pulizia che trovò nel bagno, diede poi fuoco ai ridicoli vestiti che era stato costretto ad indossare con una controllata sfera di energia e li guardò bruciare con soddisfazione; a Bulma non sarebbe certo garbato trovare tutta la cenere sul pavimento, ma a lui non importava affatto, quei vestiti erano il simbolo della sua crisi e andavano inceneriti.

Mancava solo la barba da fare, ma iniziò a perdere del tempo, si rimirò nello specchio del bagno, la barba gli copriva buona parte del viso e finiva sotto il mento, improvvisamente notò la somiglianza con suo padre e non riusciva a decidere se la cosa gli faceva piacere oppure se lo faceva infuriare.

Certo che si era fatto una promessa: avrebbe eliminato la barba solo se fosse riuscito a trasformarsi di nuovo, sì all’obelisco la trasformazione era riuscita, ma forse potevano essere delle condizioni particolari, era meglio riprovare.

Concentrò quindi le sue energie e quasi temette che davanti agli occhi gli si ripresentassero le odiose immagini che per settimane l’avevano mandato in crisi e invece con suo immenso sollievo davanti agli occhi aveva solo l’immagine del figlio che tranquillo stava dormendo sano e salvo nel suo letto e quindi quando aprì gli occhi allo specchio vide solo se stesso trasformato in super sayan e con un certo divertimento notò che anche la barba aveva raggiunto una tonalità dorata e per un attimo contemplò l’idea di tenersela.

Dopo essersi assicurato che tutto era tornato alla normalità, tornò con i capelli corvini e si diede da fare per eliminare la barba: la promessa era stata mantenuta.

Una volta uscito dal bagno indossò i suoi vestiti e finalmente prestò attenzione alla fotografia della giovane Bulma che aveva tolto dalla tasca dei pantaloni prima di dargli fuoco.

Avrebbe dovuto bruciare anche quella, eppure più la guardava e più la trovava quasi divertente, se Bulma l’avesse vista probabilmente si sarebbe infuriata, eppure no, non aveva voglia di distruggerla, l’avrebbe nascosta nella stanza e chissà magari un giorno gli sarebbe tornata utile, oppure l’avrebbe guardata lui nei giorni no si disse nascondendola per bene.

QUATTRO ANNI DOPO….

C’era troppo caldo per allenarsi nella gravity room quel pomeriggio e quindi Vegeta decise di fare qualche esercizio in giardino, ma i suoi programmi furono presto rovinati dal fatto che il giardino era occupato da due irritanti mocciosi.

Uno era suo figlio, mentre l’altro era il figlio minore di Karoth, nonostante le sue proteste i due erano diventati amici, quella parola gli dava l’orticaria, i sayan non avevano amici e soprattutto suo figlio non avrebbe mai dovuto essere amico del figlio del suo rivale. Goten oltretutto veniva spessissimo a casa loro a giocare e quando avveniva lui in genere se ne andava per non avere sotto gli occhi l’immagine di Karoth in miniatura.

Avrebbe fatto così anche quel pomeriggio, se non avesse notato che i due bambini non stavano assolutamente giocando, ma stavano litigando, cosa abbastanza insolita in realtà, rimase quindi ad osservarli da lontano.

I due piccoli mezzi sayan stavano litigando per un giocattolo a quanto pareva, ed entrambi lo stavano tirando dalla propria parte, finchè suo figlio per avere la meglio aveva dato una terribile spinta a Goten facendolo cadere a terra e questo si era messo a piangere come una femminuccia. Anche il giocattolo era caduto a terra, ma a quel punto i due bambini avevano iniziato ad azzuffarsi tra loro urlando, graffiandosi, mordendosi e tirandosi i capelli, una scena imbarazzante per il principe dei sayan, indeciso se intervenire o meno. In quanto padre qualcosa gli diceva che era suo dovere dividere i due litiganti, d’altra parte non si era mai occupato di queste cose futili, era compito di Bulma, chissà dov’era in quel momento si chiese oziosamente, continuando ad osservare la lite a distanza.

Improvvisamente Trunks per liberarsi dalla presa di Goten gli diede una potentissima testata che fece sanguinare il naso al bambino, il quale iniziò a piangere molto forte e sporco di sangue corse verso casa chiamando la madre; Trunks una volta rimasto solo aveva il fiatone a causa della lotta, poi dovendo aver compreso che aveva esagerato si era diretto verso casa a testa bassa pronto a ricevere i rimproveri della madre.

Vegeta decise di non lasciare la Capsule Corporation quel pomeriggio, ritornò silenziosamente in casa e si ritirò nella gravity room, sicuro che a breve sarebbe arrivata Bulma a disturbarlo con quella questione.

Appunto dopo aver prestato le prime cure a Goten, Chichi aveva riportato a casa il figlio tirandolo per un braccio e Bulma aveva rimproverato severamente Trunks, ma la donna non essendo appunto soddisfatta del pentimento del figlio lo prese per un orecchio e lo trascinò verso la stanza di allenamento del padre.

Per Trunks le cose si stavano mettendo davvero male, suo padre non gli prestava mai molta attenzione, gli rivolgeva la parola pochissime volte e anche pochissime volte l’aveva rimproverato, solo per cose grosse e secondo sua madre questa volta l’aveva combinata davvero grossa, al bambino vennero le lacrime agli occhi, aveva provato a spiegare alla mamma che non aveva fatto apposta, si sentiva una strana energia mentre combatteva e quindi non era più riuscito a pensare a cosa fosse giusto o sbagliato, ma poi aveva provato a chiedere scusa a Goten, ma lui gli aveva fatto la linguaccia per tutta risposta, ovviamente mentre Chichi non guardava.

Bulma spalancò la porta della gravity room e Vegeta continuò imperterrito a fingere di meditare, la stava aspettando è che non si aspettava che si fosse trascinata dietro pure il figlio.

“Ehi tu, smettila immediatamente di meditare, tuo figlio ha appena picchiato Goten facendogli uscire il sangue dal naso, non è in grado di controllarsi e questa è anche colpa tua. Quindi mi aspetto che tu faccia la tua parte di padre!” gridò Bulma rossa in viso.

Vegeta aprì gli occhi e si rimise in posizione eretta, sospirando sonoramente, e notò appunto che Bulma era fuoriosa e il bambino invece cercava di trattenere disperatamente le lacrime, ci mancava solo che si mettesse a frignare, non l’avrebbe tollerato.

“E cosa dovrei fare? Rimproverarlo? Punirlo?” chiese alla donna rivolgendo uno sguardo malvagio verso il bambino, il quale prese visibilmente a tremare.

“Fai quello che è giusto. Questa volta ha esagerato, Chichi è furiosa e ha ragione, non è la prima volta che tuo figlio nei giochi non si controlla!” esclamò Bulma.

“Certo quando si comporta male è mio figlio giusto? E va bene, lascialo qui, faremo due chiacchiere!” le rispose Vegeta e la donna lasciò la stanza ancora inviperita.

Il bambino con gli occhi lucidi guardò la madre andarsene poi si girò verso il padre e impaurito abbassò la testa per nascondere le lacrime che ormai avevano rotto gli argini degli occhi, mentre si sfregava l’orecchio che finalmente la madre si era decisa a lasciare poco prima di andarsene.

Trunks non frignare, non lo sopporto, se non smetti immediatamente ti chiudo nella tua stanza e butto la chiave!” lo minacciò Vegeta, ma questo provocò ancora più lacrime nel bambino e quindi comprese che stava seguendo una linea di comportamento sbagliata.

“Senti, non ti farò nulla e non ho certo intenzione di rimproverarti perché hai picchiato il figlio di Karoth. Ma ti ordino di spiegami cosa è successo! E non balbettare, non lo sopporto” gli ordinò Vegeta.

Trunks allora alzò gli occhi e sforzandosi di tornare calmò spiegò al padre con un filo di voce che stavano giocando e poi entrambi volevano usare la stessa macchinina e quindi avevano litigato e poi lui aveva visto tutto rosso, aveva voglia di combattere contro Goten, di vincere, di batterlo e allora gli aveva dato quella testata con tutta la forza che aveva.

A Vegeta fu tutto chiaro, ecco perché Bulma gli aveva scaricato senza troppe cerimonie Trunks, finalmente stava uscendo la furia combattiva del figlio ed era tempo che lui facesse la sua parte per incanalarla ed allenarla.

“Capisco, Trunks, …che ne dici se ti insegno come si tira un pugno?” gli chiese sotto lo sguardo allibito del bambino, che non si aspettava certo questo da suo padre, ma accettò comunque con entusiasmo.

I due passarono un’ora insieme in cui Vegeta gli insegnò i rudimenti della lotta e notò l’espressione gioiosa del figlio mentre combattevano, non sarebbe stato così male allenarlo dopotutto e presto avrebbe avuto una degna spalla con cui allenarsi.

“D’ora in poi ci alleneremo insieme un paio d’ore tutti i giorni! Ma dovrai impegnarti molto, non mi piacciono gli scansafatiche e soprattutto non dovrai intralciare i miei allenamenti” gli annunciò Vegeta sotto lo sguardo entusiasta del bambino che accettò ovviamente.

“Ah un’ultima cosa…a tua madre dirai che ti ho rimproverato severamente per il tuo pessimo comportamento e vedi di non fare più uscire il sangue al figlio di Karoth, non voglio altre scocciature!” gli ricordò prima di far uscire Trunks dalla gravity room.

Trunks uscì da quella stanza al settimo cielo, pensava che il padre l’avrebbe sbranato e invece gli aveva addirittura dedicato del tempo, quella giornata era diventata improvvisamente strepitosa.

Vegeta una volta rimasto solo fece un lungo sospiro, provava una strana sensazione, era stranamente sereno, non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma era stato interessante passare del tempo con suo figlio. Finalmente era giunto il momento di allenarlo e ci avrebbe messo tutto il suo impegno, suo figlio avrebbe dovuto superare i figli di Karoth, sicuramente avrebbe dovuto sconfiggere Gohan un giorno: ora aveva un nuovo scopo e ci si sarebbe buttato a capofitto, forse iniziava davvero a piacergli avere una famiglia.

Ed ecco l’ultimo capitolo, non è stato semplice dare una finale a questa storia, ma spero di avervi soddisfatto. Grazie mille per aver seguito questa storia! A presto.

PS. Ho un’altra idea molto simpatica in testa in cui il principe dei sayan si troverà a dover sfidare un personaggio disney piuttosto noto….vedremo però quando riuscirò a scriverla.

 

  
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