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Autore: Sabriel Schermann    22/07/2020    7 recensioni
Gezelligheid è una parola olandese intraducibile nella maggior parte delle lingue del mondo: indica una sensazione di profondo benessere e piacevolezza scaturita da paesaggi, persone, ambienti e oggetti.
Ognuno può scegliere la propria personale interpretazione di gezelligheid.
Per Sindy, gezelligheid ha tanti nomi, ma solo uno risponde a qualsiasi declinazione: Rickard.
[Raccolta partecipante alla challenge "Things you said" indetta da Juriaka sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Casa di Cristallo'
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Gezelligheid

 

 

 

 

 

 

{Gezelligheid è una parola olandese intraducibile nella maggior parte delle lingue del mondo.
Indica una sensazione di profondo benessere e piacevolezza scaturita da paesaggi, persone, ambienti e oggetti.
Ognuno può scegliere la propria personale declinazione di gezelligheid.}

 

 

 

 

 

 

[Le cose che hai detto quando avevi paura]

Volto il capo per osservare il tuo viso, anche se le mie mani sono legate e non posso stringerti come vorrei.
La tua espressione non lascia trasparire il panico che ti attanaglia l'animo, ma le guance sono bagnate dalle lacrime che vedo luccicare nei tuoi occhi.
Le labbra tremano e sembrano più rosse del solito, forse a causa di tutti i morsi e le grida che hai tentato di soffocare, perché resistere è l'unica scelta che hai.
«Devo fare la pipì» sussurri prima che la voce ti muoia in gola. «Non ce la faccio più...»
E io continuo a guardarti in silenzio come si osserva un tulipano sul punto di essere reciso.

 

 

 

[Le cose che hai detto quando eravamo in cima al mondo]

Osservo il linguaggio del tuo corpo con sguardo divertito: come sei buffo quando cerchi un modo per stare in equilibrio su un paio di lame di metallo!
Ti porgo una mano per aiutarti a entrare in pista e tu non esiti ad aggrappartici con foga, rilassandoti un poco: so bene quanto pattinare ti metta a disagio, ma questa volta ho voluto farti una sorpresa speciale, qualcosa che difficilmente potrà scomparire dalla tua memoria.
«Non lasciarmi per nessuna ragione!» mi ammonisci con un sorriso, ma io decido di interpretarlo in un altro modo, forse perché per me pattinare è naturale tanto quanto amarti. «Sembra di stare sulla cima di una montagna» sospiri.
Questa sera saremo solo tu ed io, su una pista sul ghiaccio all'aperto, sotto le nuvole che coprono il cielo, ma con il sole nel cuore.

 

 

 

[Le cose che hai detto e che non avrei dovuto sentire]

«Non capisco quale sia il tuo problema, davvero!» mi sbraiti alle spalle. «Sei gelosa di me?!»
Devi essere davvero adirato, perché ti alzi di scatto coprendoti la bocca con un palmo. Che cosa volevi dirmi di tanto orribile da fermarti, Rickard?
«Ancora non voglio credere che tu le abbia detto che sei la mia fidanzata!» continui a gridare in un tono che non ti ho mai sentito assumere prima.
Se non ti conoscessi bene, se quell'espressione iraconda che hai dipinta sul volto non mi ferisse, quasi avrei paura di te.
Ma come potrei temere la mia stessa anima? E come potrei lasciare che un'altra ragazza se ne impadronisca, mettendomi da parte?

 

 

 

[Le cose che hai detto quando ci incontrammo per la prima volta]

Esco dal bagno e ti trovo lì, di fronte a me con lo sguardo fisso sulla mia figura. Non avrei dovuto essere nel bagno dei maschi, ma sai che in questa scuola di merda le ragazze al cesso ci vanno solo per fumare di nascosto.
«Scusami, io... scusa» biascico col cuore in gola, come se avessi involontariamente macchiato la felpa scura che indossi rovesciandoci qualche bevanda.
Mi avvicino al lavandino e ne approfitto per osservarti. Tutto di te mi trasmette un'immensa dolcezza: il tuo viso a forma di cuore, i tuoi occhi castani che alla fine formano un lieve arco e che mi ipnotizzano.
La luce, ecco che cosa ci vedo dentro.
«Tranquilla, figurati!» mi sorridi, e subito mi calmo, perché mi illumini.
Credo di avere appena trovato un amico in questa scuola di merda.

 

 

 

[Le cose che hai detto con le mie labbra poggiate sul tuo collo]

Ti sento ridere e fremere allo stesso tempo, le tue mani cercano delicatamente di allontanarmi dalla pelle morbida e calda fra la clavicola e l'orecchio.
So quanto è sensibile questa parte del tuo corpo, per questo motivo ne approfitto per tormentarla appena riesco.
«La devi smettere di lasciarmi i lividi!» sbraiti con quella tua voce profondamente affettuosa. «Poi la gente li vede e pensa che stiamo insieme!»
«Me ne frego di che cosa pensa la gente» ribatto con un ghigno serafico, osservando il risultato del mio lavoro con orgoglio.
So che i miei denti sulla tua carne devono essere fastidiosi, ma proprio non posso fare a meno di lasciarti un segno del mio passaggio.
Tutti devono sapere che appartieni alla mia anima.

 

 

 

[Le cose che hai detto dopo esserti innamorato]

Ti guardo e comprendo subito il motivo del tuo strano comportamento degli ultimi tempi. Te lo leggo negli occhi: qualcuno si è insinuato teneramente nella tua vita, stringendoti il cuore in una morsa che difficilmente si allenterà.
È capitato anche a me tempo fa, prima che quella sensazione venisse accantonata in qualche angolo della memoria. Tuttavia, in quel periodo dovevo avere il tuo stesso sguardo, quello che si ha quando si pensa tanto a una persona e nonostante ciò non ci si stanca né ci si annoia.
«Chi è il fortunato?» domando incuriosita, accorgendomi troppo tardi di aver appena infranto il nostro tacito vincolo di rispetto reciproco.
Già, perché io non dovrei sapere che ti piacciono i ragazzi, Rickard. E invece l'ho capito quando ti ho parlato per la prima volta, quando mi invitasti al tuo compleanno, quando mi dicesti che Margherita ti aveva lasciato per “tutta una serie di motivi” che non mi spiegasti mai.
L'ho capito perché io e te siamo la stessa persona in due corpi separati.
«Che cosa stai insinuando?» sbuffi infastidito, alzandoti dal letto senza nemmeno aspettare una risposta.
E io capisco di non essermi mai sbagliata.

 

 

 

[Le cose che hai detto dopo che ti dissi qual era il mio gruppo musicale preferito]

«Sai che non amo il rock, ma... direi che, tra tutti, i migliori sono i Nothing But Thieves» butto lì tra un boccone e l'altro. «Fanno musica di qualità. Sono dei grandi!»
I tuoi occhi si riempiono di stupore e quasi soffochi con la foglia di insalata che ti solletica la lingua.
«Ma scherzi? Io li adoro!» sbraiti con gioia, facendo volare la forchetta sul pavimento. «Dovresti pattinare su un loro pezzo, sai? Ci hai mai pensato? Sarebbe troppo forte!»
Le pupille ridono, come le tue labbra. Sei felice perché per una volta i nostri gusti musicali combaciano alla perfezione.
Non te lo dico, ma ho già in mente anche la coreografia. E sarà su Amsterdam, la canzone dedicata alla città che ci ha accolto e in cui le nostre anime si sono incontrate.

 

 

 

[Le cose che hai detto al telefono]

La tua telefonata arriva inaspettata come lo scoppio di un palloncino che si stringe tra le dita.
Mi precipito a rispondere senza leggere il nome sullo schermo, troppo timorosa che il mittente riattacchi; quando sento la tua voce sussurrare il mio nome, però, è come se un palloncino mi sia appena scoppiato dentro.
L'ultimo ricordo che ho di te risale a qualche settimana fa, prima che partissi per l'Italia per lasciarti in quell'ospedale di città, sospeso tra la vita e la sua antitesi.
«Mi manchi...» sospiri, e le mie lacrime si trasformano subito in singhiozzi che non riesco a controllare, perché finalmente capisco che sei salvo.

 

 

 

[Le cose che avresti voluto dire ma non ne hai mai avuto l'occasione]

Abbiamo vissuto insieme e separati, nella stessa stanza e in luoghi diversi; per qualche tempo ci hanno diviso chilometri e per qualche altro periodo della nostra vita solamente lo spessore di un lenzuolo s'insinuava tra i nostri corpi.
Nemmeno ora, che ti tengo la mano e non sento più il tuo respiro, mi pare di essere lontana da te: se non esiste un'altra vita, se non c'è una dimensione in cui potremo rincontrarci, allora dico che non ci siamo mai separati per davvero.
Se tu fossi ancora in vita, Rickard, penseresti la stessa cosa: perché noi siamo la stessa anima, la medesima essenza, in due mondi per sempre paralleli.

 

 

 

[Le cose che hai detto quando eravamo più felici di quanto non fossimo mai stati]

«Ce l'ho fatta!» grido puntando lo sguardo sull'obiettivo della telecamera. Da quando ho ottenuto il secondo posto alle Olimpiadi Invernali mi sembra di vivere una realtà che temo terminerà troppo presto, come quando qualcosa che si desidera da tanto tempo è troppo bello per essere finalmente reale.
«Sei stata semplicemente sublime, Sindy! Sei un sogno, te l'ho sempre detto!» gridi in preda all'euforia. Se potessimo toccarci, invece di osservarci attraverso uno schermo, sicuramente ti stringerei forte e ti infilerei la mia medaglia al collo, perché l'abbiamo vinta insieme.
Ricordo perfettamente che cosa mi dicesti prima di partire: «Da qualche parte, nascosta dietro la tua maschera d'atleta, dietro l'ansia e le classifiche, c'è una bambina che vive solo per pattinare. Prima di gettarti in pista, ricorda quella bambina e la sua emozione quando s'infilò i pattini per la prima volta. E non lasciarla andare, per nessuna ragione al mondo, Sindy».

   
 
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