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Autore: RetroCarnival    24/07/2020    1 recensioni
In un futuro remoto la Terra è ormai in rovina, preda di condizioni climatiche avverse che hanno preso, col tempo, una piega assai spiacevole. Le città rimaste integre, diventate Città-Stato, sono barricate sotto enormi cupole di metallo per difendersi dalle gocce di pioggia taglienti come rasoi e dalla neve incredibilmente pesante e resiliente alle alte temperature. In questo tempo, nella città di New York, un detective è chiamato a risolvere un caso apparentemente inspiegabile come se ne trovano nei film. Seguiremo le sue indagini, giorno dopo giorno, grazie al suo diario.
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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12 Settembre 2349

Piove. Le gocce possono essere sentite tranquillamente anche da terra nonostante la parte più alta della cupola di New York sia a circa ottocento metri dal manto stradale.
Sono arrivato in treno dopo un viaggio di dodici ore per via sottomarina, scendendo dal mezzo solo alle nove della mattina.
Non sono mai stato un fan delle città americane essendo nato nel vecchio continente ma il lavoro spinge l'uomo a fare di necessità virtù. Appena fuori dalla stazione un uomo ben piazzato sulla quarantina mi invita a salire sull'auto che mi avrebbe portato lungo le vie del centro fino all'abitazione di un certo signor Merlot, presumibilmente di origine francese dato il cognome. Come vorrei esistesse ancora Parigi.

Il traffico, congestionato come sempre, non ci permette di procedere con celerità costringendoci spesso allo stallo, interrotto dalle notizie alla radio delle solite brutture quali  rapine, omicidi e quant'altro. Oggi però non sono qui per questo. Sono stato anticipatamente pagato, profumatamente oserei dire, per risolvere un caso di omicidio ai danni di Rosalinda Merlot, la ormai defunta moglie del signor Merlot.

Tale misfatto ancora non mi è chiaro e devo attendere maggiori informazioni che mi verranno fornite dall'affranto marito. Ci impieghiamo quasi un'ora ad arrivare all'hotel dove in quel momento soggiorna il signor Francis Merlot. Vengo accolto tra i ringraziamenti che sembrano sprecarsi per poi far piombare nuovamente la stanza in un serio silenzio a cui fa eco solo un tuono, accompagnato dalla pioggia battente.

Una delle prime affermazioni del signor Merlot è chiara e concisa. "Mia moglie è stata assassinata"

Mi faccio poi spiegare nei dettagli la situazione: I signori sono due impresari di una galleria d'arte, lui esponeva i quadri e le sculture e la moglie, vena artistica della famiglia, creava. Negli ultimi tempi, circa un mese fa, il signor Francis ha ricevuto una lettera la quale sembra incolpare la sua attività di plagio, truffa e altro tramite le frasi più che dirette "ignobile falsario" o "non sei altro che l'ombra dei veri artisti" e così via.
Due settimane fa lui si reca in viaggio d'affari al Cairo con uno dei primi treni disponibili, lasciando sua moglie a casa. Lei era solita ritirarsi nel suo laboratorio, o atelier artistico che dir si voglia, per giorni, uscendo solo per mangiare. Le uniche persone rimaste in sua compagnia sono la dama di compagnia, stranamente non ancora abolite dal 1200 e il maggiordomo, il quale però il presunto giorno dell'omicidio era in permesso per andare a trovare i suoi parenti fuori città, a Los Angeles.

Ovviamente il signore presume sia stata la dama di compagnia, tale Melida Sari, corrotta da qualcuno, ad uccidere la moglie ma l'atelier era chiuso dall'interno. Nessun segno di effrazione e la signora era stata ritrovata già in avanzato stato, quasi come se il tempo fosse stato alterato notevolmente, anche se non era stata trovata traccia di alcuna attrezzatura utile a tale scopo, dato che le uniche che si conoscono al momento lascerebbero tracce sul terreno ove sono appoggiate, usando un'enorme quantità di energia cinetica per accelerare il tempo.

Chiedo dunque di poter visitare l'atelier ma non otterrò il permesso prima di domani. Passo le successive due ore a sopportare i piagnistei di un povero cinquantenne fino a che non decide che posso ritirarmi, avendo ancora le valigie a portata di mano. Prendo anche io stanza allo stesso hotel, non avendo voglia di riaffrontare il crescente traffico, sempre maggior con l'andare avanti della pioggia che sembrava scalfire la cupola.
Firmai alla reception con un nome fittizio e presi stanza al numero 256 del Crimson Hotel.

Durante la rimanenza della giornata organizzai il mio lavoro, il mio studio all'interno della stanza, ritirandomi solo a mangiare durante i pasti. Le ipotesi da film quali botole, mimetizzazioni con l'ambiente e così via scorrono nella mia mente ma non può essere così facile. 

L'indomani avrei parlato con la dama di compagnia e avrei ben esplorato il luogo del presunto omicidio. Forse uno dei casi più importanti di sempre, in grado di cancellare i miei passati errori, mi si era finalmente presentato tra le mani e non potevo perderlo. Non ora.

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Note dell'autore
Il fatto che il protagonista non abbia nome è voluto, quindi non chiedetelo perché non lo saprete.
Spero che questo primo capitolo vi attiri e che vi spinga ad andare avanti nel mentre che io, con calma, provvedo a continuare a scriverlo e a pensarlo.
Buona Lettura.
   
 
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