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Emma
era da un anno ormai che viveva a Storybrooke, se avesse pensato tempo addietro
di ritrovarsi a vivere con il figlio che aveva dato via e la madre adottiva,
non ci avrebbe mai creduto: eppure.
Regina
le aveva chiesto di andare a vivere con loro, per avere la tranquillità di una
coppia normale, anche se tutto erano fuorché quello. Beh, la mora era un lupo
mannaro e l’ex Regina Cattiva, mentre Emma la Salvatrice, la sua nemesi per
antonomasia eppure, vivevano insieme. I Charming, non avevano obiettato, infondo
la loro “bambina” era cresciuta e sapevano che contrastarla non avrebbe dato
nessun risultato; ormai avevano imparato a conoscere Regina, meglio di come
avevano fatto nella Foresta Incantata. Sapevano che nonostante l’assumere una
forma animale, mai avrebbe fatto loro del male, adesso che l’imprinting con
Emma, aveva placato la natura originaria del lupo. Lo sarebbe rimasta per
sempre forse, ma a lei bastava che Emma l’amasse e l’accettasse così. E lo
aveva dimostrato in quell’anno passato, e continuava a farlo.
L’aveva
sentita arrivare alla sua cripta, pensava avrebbe fatto tardi quella sera per
via dell’organizzazione di una festa, eppure era lì, che entrava. Lasciò
accostata la porta, non sapendo se lei fosse dentro o in giro, Regina non
attardò ad avanzare con le zampe sul terreno solido, fino ad entrare nella
cripta di famiglia. Scese le scale e la vide seduta sul suo baule, una scatola
poggiata sulle gambe e un pezzo di pizza che stava per toccare la sua lingua.
Fece un mezzo sorriso da lupo, e la vide fissarla, la trovava adorabile quando
mangiava così buffamente, perché moriva di fame.
Ciao
principessa, divoratrice di pizza – restò seduta a distanza.
Scusami
morivo di fame, è stato un turno massacrante oggi – sorrise per poi
mangiucchiare – Tu? Tutto bene? – chiese sempre non perdendo il contatto visivo
con la sua lupacchiotta.
Tutto
bene, ci sono dei lavori da fare sul ponte dei troll, ha ceduto un'altra volta –
ammise.
Vedrò
di parlarne con il sindaco – ridacchiò facendole un occhiolino. Poi restarono
qualche minuto in silenzio, ed Emma abbassò lo sguardo per recuperare le olive
che erano cascate dal suo pezzo di pizza. Quando lo riportò su, si ritrovò
Regina davanti in tutta la sua maestosità pelosa e profumata- Mi vuoi fare
morire? – chiese e la vide leccarsi i baffi – Ecco mi sembrava – la lupa, mosse
il muso sullo scatolo e la guardò con gli occhioni nocciola – Ruffiana! – prese
uno dei tre spicchi rimasi e lo avvicinò al musone dell’altra. L’addentò piano,
senza farle male e la trangugiò – Alla faccia della regina raffinata – rise
Emma e di tutta risposta, il lupo, le mise una zampa sulle gambe – Okay
facciamo a metà! Pensavo che tu e Ruby aveste mangiato arrosto di cervo! –
scherzò – La prossima volta prendo una intera per te okay? – le accarezzò il
mento e prese una fetta per lei e una per la cucciolona.
Grazie
di essere passata ugualmente, sento che sei stanca –
disse poggiando completamente la testa sulle sue cosce, Emma non perse
occasione per coccolarla dolcemente.
Verrò
sempre, lo sai, poi mi piace dormire con te, amore mio – le carezzò dietro le
orecchie e Regina scodinzolò felice – Ti piace eh! Vuoi che ti legga qualcosa?
– chiese mentre massaggiava il muso.
Sì,
mi piacerebbe molto piccola – si sollevò e recuperò un libro poggiato
su un altro baule, lo prese delicatamente con le fauci, senza addentarlo, era
diventata davvero brava in quello.
Non
è un po’ da bambini questo? – lesse: “Il piccolo Principe”
È
breve e mi fa ricordare come mi sento io quando ti aspetto –
allargò le fauci in un sorriso – Andiamo di là?
Emma
si sedette sul letto dopo aver sfilato gli stivali e Regina appoggiò il muso
sul materasso ascoltandola.
–
Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora – disse la volpe. – Se tu vieni,
per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere
felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le
quattro, incomincerò ad agitarmi e a inquietarmi; scoprirò il prezzo della
felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora
prepararmi il cuore… – lesse Emma. Pian piano, si addormentò e
Regina la guardò incantata, era davvero dolce. Tirò con il muso la coperta
sulla sua ragazza e le lasciò un bacio sulla guancia, si accucciò allora al
fianco del letto, sul tappeto e restò vigile, finché non si addormentò anche
lei.
Un
mese dopo
Oddio
ma siete tutti fracidi – Emma spalancò la porta bianca del 108 di Mifflin
Street e li guardò. Henry aveva i capelli bagnati e i vestiti zuppi, Regina dal
canto suo aveva il pelo arruffato e umido.
Non
ci provare Regina – la additò -Fa il giro, tu Henry subito a fare una doccia
calda.
Mamma,
non puoi farle fare il giro – disse entrando.
Leva
le scarpe Henry, tua madre è la prima che si lamenta, avete i piedi pieni di
terreno – disse e Regina per dispetto le stampò una zampa sulla camicia bianca;
il ragazzo scoppiò a ridere, vedendo quella scena – Con te facciamo i conti –
disse affacciandosi dal portico, guardando il lupo ancheggiare via.
Non
la fai entrare? È casa sua – la guardò imbronciato – E fuori piove!
Lo
so, tu va di sopra e fa una doccia calda, prima che ti ammali – chiuse la porta
– A tua madre penso io, non preoccuparti – lo spinse su per le scale.
Vieni
forza – disse aprendo la porta sul retro. Ovviamente nella fase di plenilunio,
Regina aveva deciso di restare lupo, e adesso però c’era il problema della
pulizia, non poteva girare per casa piena di terra e acqua piovana, Emma aveva
ragione.
Grazie,
scoiattolo – ridacchiò mentalmente, era adorabile quando voleva
sembrare l’adulta cazzuta.
Sfotti
poco Mills, dovrai farmi tornare nuova questa camicia e poi che cosa avete
combinato? – disse accogliendola.
Abbiamo
giocato! Dai Henry era così felice, non mi puoi relegare – la
guardò.
No,
voglio farti un bagno, bello profondo – la guardò – Quelle zampe.
Vuoi
che ti stampi di nuovo? – chiese alzandole.
Basta
una macchia grazie – disse togliendo la camicia, lasciando il lupo
boccheggiare, quella dannata canottiera – Forza entra! – disse preparandosi
psicologicamente al lago di acqua. Regina entrò con un balzo e si lasciò
insaponare per benino, sentiva le dita di Emma frizionarle il pelo ed era
sempre piacevole ricevere le coccole di Emma; ogni tanto dava una leccata sul
viso della donna, per infastidirla – Regina sta buona! – disse accarezzandole
il manto. Quando finì, non poteva certo immaginare che la lupacchiotta si
scrollasse e la bagnasse completamente. Sentì l’acqua scorrerle per tutta la
fronte, cadendo sul petto, percorrendo la linea della sua spina dorsale, sbuffò
rassegnata.
Ops – ammise
la lupa.
Ops,
un corno Mills, ti toso la prossima volta! – disse lasciandola uscire e poi
prese il phon.
Uhm
mi piace – si accucciò davanti a lei ed Emma non poteva essere
davvero arrabbiata con lei. Con una spazzola pettinò il suo pelo lungo e soffice,
che nonostante quell’uso si gonfiò, Regina allora si scrollò un'altra volta e si
ammirò allo specchio.
Vanitosa
– la prese in giro – Dai adesso esci! – ma l’animale non si mosse – Non puoi
guardarmi mentre faccio la doccia su – disse arrossendo.
Starò
buona qui, promesso! – la guardò.
Come
avevi promesso, che sareste rientrati prima che piovesse – ammise.
Scusa,
Henry ha insistito e io in questa forma voglio essere libera –
sorrise.
Okay
resta lì, buona – ridacchiò mentre sistemava il delirio di Regina e poi
denudandosi entrò in doccia. Dette le spalle alla lupacchiotta e si insaponò la
schiena e tutto il corpo, Regina non si perse un momento di tutta la doccia, si
sarebbe divertita tra un paio di giorni.
Adesso
siamo entrambe profumate – disse il licantropo.
Poi
dirlo forte – sorrise abbracciandola, con indosso l’accappatoio. Dopo che si fu
rivestita, andò ad ultimare la cena e fu Regina a recuperare Henry mezzo
assonnato, dalla sua cameretta. Si misero a tavola, nonostante Regina avesse
già avuto la sua razione giornaliera. Poi davanti alla tv, crollarono Regina ed
Henry, che si era accoccolato sul fianco della madre.
Che
monello – ridacchiò prendendolo in braccio per andare a lasciarlo nella sua
camera. Quando tornò, Regina era ancora lì, prese una coperta distendendola sul
pavimento e si accoccolò a lei.
Qualche
giorno dopo
Aveva
da poco aperto gli occhi, quella mattina doveva essere a lavoro ed incontrare
anche il sindaco. Si mosse nel letto e sperò che la fase di Regina fosse
passata, non avrebbe mai perso un appuntamento. Si infilò le pantofole e andò
davanti all’armadio che condivideva con Regina: era appesa la sua camicia.
Lavata, profumata e stirata! Non sia mai che il mio
sceriffo, abbia sulla camicia una zampona stampata di terreno fresco – R
Recitava
il bigliettino posto sull’appendiabiti su cui era sistemato l’indumento.
Sei terribile – mugugnò tra sé Emma, era bellissimo vivere con Regina, si prendevano cura una dell’altra e ovviamente anche di Henry: erano una famiglia a tutti gli effetti.
Ecco
qui un nuovo aggiornamento! Un ringraziamento va alla "recensora" per i
due suggerimenti! Resto sempre in attesa anche se si delinea dagli
ultimi pensieri di Emma, cosa possa avere in mente! Che ne dite? Alla
prossima xoxo