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Autore: miss yu    24/07/2020    2 recensioni
[Stucky | AU Omegaverse | Slash | Fluff primi capitoli | Angst senza badare a spese | H/C | No mpreg]
In un mondo in cui lo stato di diritto, deciso e gestito dagli Alpha che detengono tutte le posizioni di potere, considera gli Omega quasi alla stregua di animali domestici, Steve riceve un regalo che, anche se lui non lo sa ancora, cambierà per sempre il suo modo di pensare e di amare.
La storia penso sia comprensibile anche a chi non ha molta familiarità con questo AU o addirittura a chi non ne sa nulla.
Dal testo:
"Senta facciamo così, le dò qualche giorno di tempo, ci dorma sopra,
vada a vedere qualche altro posto, parli con qualcuno che può consigliarla,
tanto Bucky non va da nessuna parte,
come avrà capito non c’è la fila per acquistarlo.”
Genere: Angst, Omegaverse, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10: The little things that give you away.


Quando Steve telefona alla clinica di Pasadena dove Bucky è ricoverato già da parecchi mesi, è la prima volta che si fa vivo e non sa cosa aspettarsi. Quando ha lasciato la stanza d’ospedale quel giorno, ha accettato la richiesta di Pepper di lasciare a lei il compito di organizzare e seguire la degenza di Bucky in clinica, senza voler più intromettersi.
Alla receptions di fronte alla titubanza dell’addetto però fa valere il fatto di essere il leggitimo proprietario e di essere nel pieno diritto di sapere come stanno andando le cose.
“Vorrei avere semplicemente notizie del mio Omega” chiede, cercando di non perdere la calma, quando finalmente gli viene passato lo psichiatra di riferimento.
Il medico tossicchia per nascondere lo sconcerto: “Mi scusi signor Rogers pensavo che fosse stato avvertito, Virginia Potts mi ha assicurato che avrebbe provveduto lei a comunicarglielo.”
“Cosa avrebbe dovuto dirmi che non mi ha detto?” risponde Steve cercando di non far tremare la voce, pronto ad affrontare un’altra sciagura.
“Bucky è stato dimesso tre giorni fa, la signorina Potts è venuta a prenderlo.”
“Dimesso?”
“Sì, è stata una bella soddisfazione, siamo riusciti a disinnescare l’attivazione mentale, direi che ora da quel punto di vista può stare tranquillo, è completamente libero da qualsiasi condizionamento, inoltre è stato sottoposto ad una disintossicazione da farmaci, che servivano ad inibire alcuni meccanismi di controllo e a rendere più facile per i comandi ipnotici strutturarsi nella mente, quindi possiamo dire che anche fisicamente è “pulito”. Ha iniziato una terapia per il disturbo da stress che continuerà anche a casa, gli ho fornito il nominativo di un collega a New York molto bravo. Per quanto riguarda il problema della memoria sarà un processo di recupero molto lungo e frammentario, non posso garantire che recupererà tutti i ricordi, ma penso che poco per volta riuscirà a fare più chiarezza nella sua mente. In agosto ha avuto il calore che abbiamo inibito completamente per poter continuare le cure, glielo dico perché questo potrebbe sfasare il ciclo. Abbiamo consegnato la cartella clinica alla signorina Potts, mi dispiace se non l’ha avvertita.”
“Non si preoccupi, Bucky in questo periodo è sotto la sua tutela, non c’è problema” taglia corto Steve, che appena chiusa la comunicazione chiama immediatamente Pepper. E’ arrabbiato e si sente tradito: da Pepper, da Tony e naturalmente da Bucky che non lo ha neppure degnato di una telefonata o almeno di un messaggio per dirgli che sta meglio e che sta tornando a casa.
“Pepper sono Steve, ho saputo che Bucky è stato dimesso, quando avevi intenzione di mettermi al corrente?”
La donna rimane sorpresa soprattutto per il tono di Steve, non solo deciso ma colmo di una rabbia a stento trattenuta che non ha mai sentito, neanche nei momenti più difficili.
“Scusa Steve siamo tornati ieri sera, ci siamo fermati a Los Angeles per fare un giro della città, ti avrei chiamato in questi giorni.”
“Un giro in città? Bene sono contento che vi siete presi una vacanza” il tono è sarcastico, anche se il sarcasmo non è mai stato un suo punto di forza, “Ho bisogno di parlare con Bucky.”
“Bucky è un po’ stanco e poi devi lasciagli il tempo di riabituarsi ai ritmi della vita normale.”
“Fra un ora sono lì, questo è tutto il tempo che sono disposto a lasciargli.”
“Non mi sembra una buona idea, forse è...”
Pepper sente la comunicazione interrompersi e dopo un'ora puntuale, Steve è all’ingresso.
“Ascolta …” ma Steve non le lascia il tempo di continuare.
“No ascolta tu… Io devo vedere Bucky, non mi interessa se è stanco, se non vuole vedermi, non accetto nessuna scusa, devo vederlo, ho bisogno di parlargli.”
“Non stai facendo la cosa giusta, pensavo che avessi capito.”
“Mi dispiace ma sei tu che non stai facendo la cosa giusta, tu vuoi proteggerlo ma non è proteggendolo da me che lo aiuterai.”
“E invece tu sai come aiutarlo?”
“No non lo so, ma so che ho aspettato anche troppo, adesso si fa a modo mio.”
Pepper lo guarda con un misto di astio e di compatimento.
“D’accordo se vuoi rovinare tutto il lavoro fatto in questi mesi accomodati, è nella sua stanza.”
Quando entra Bucky è in piedi e da le spalle ad una finestra, ha i capelli corti e solo un accenno leggero di barba, che Steve al contrario in quel periodo si è lasciato crescere.
“Ciao Steve” lo saluta con una voce gentile ma fredda, poi sorride, “Hai cambiato look, ti sta bene la barba, sembri più maturo.”
“E tu sembri un ragazzino… Con un braccio nuovo vedo.”
Bucky ha una protesi che sembra usare con la stessa disinvoltura del braccio che ha perso.
“E’ opera di Tony, un suo prototipo che ha messo a punto per me, funziona alla perfezione ed è leggerissimo.”
“Sono contento, ma non sono venuto qui per scambiarci complimenti sul nostro attuale aspetto.”
“Già e per cosa sei venuto? Mi sembra che l’ultima volta che ci siamo visti ci siamo detti tutto quello che c’era da dirsi, oppure vuoi darmi lo schiaffo che non mi hai dato” fare del sarcasmo invece è una delle cose che a Bucky riesce meglio.
Steve stringe le labbra, non è venuto per farsi provocare, non per farsi di nuovo trascinare in una discussione: “Sono stato uno stupido a starti a sentire in ospedale, non ho pensato alla cosa più ovvia.”
“Sarebbe?”
“Se tra noi si è stabilito un legame dell’anima quello che provo per te è reciproco, se per me tu sei la persona più importante così è anche per te, tutto quello che mi hai detto sono bugie.”
Bucky sorride triste: “Il legame dell’anima? Non esiste Steve, è solo una bella favola che si racconta ai bambini Omega, chi ti ha raccontato questa stupidaggine?”
“Certo che esiste, deve esistere perchè la mia vita senza di te è senza senso.”
“Mi dispiace te l’ho già detto, ma non posso farci nulla.”
“Anche la tua lo è, ti dispiace anche per la tua?”
Bucky sbuffa.
“E’ inutile continuare a fare questo discorso.”
“Infatti non sono venuto per parlare, prepara le tue cose, vieni via con me, torniamo a casa.”
Bucky aggrotta le sopracciglia e sbuffa di nuovo:” Non stai parlando sul serio vero?”
“Sono serissimo, mi rendo conto che tu non voglia più essere trattato come un Omega, mi rendo conto che ci saranno cose che dovranno cambiare nel nostro rapporto e io sono pronto a farlo, ma ora tu non mi lasci scelta, fai come ti ho chiesto, prepara le tue cose.”
“Non essere ridicolo Steve, che te ne fai di un Omega come me?”
“Come te? In che senso Bucky?”
“Uno che ti ha detto chiaramente che non ha nessun interesse nei tuoi confronti.”
“Ah… Pensavo volessi dire uno che ha una protesi al posto del braccio, uno che ha ucciso, uno che ha buchi di memoria, insomma un Omega fortemente danneggiato.”
Bucky lo guarda con rabbia e Steve lo vede stringere la mascella e ficcarsi i denti nel labbro inferiore.
“Anche quello sì.”
“Diciamo che sono un amante delle cause perse, in ogni caso tu sei ancora una mia proprietà, non ho firmato ancora nessun contratto di cessione a Stark, quindi te lo chiedo con gentilezza, altrimenti dovrò andare per vie legali: prepara la tua roba e muoviti.”
Escono dalla camera e Pepper quando vede Bucky con il borsone a tracolla non può credere ai suoi occhi.
“Che significa? Cosa pensi di fare Steve, me lo vuoi spiegare? Dove lo stai portando?”
“A casa nostra, fino a prova contraria sono io il suo proprietario, mi sto riprendendo solo quello che è mio.”
“Sei impazzito? Ti senti quando parli? Pensavo fossi una persona equilibrata e ragionevole, Bucky ti ha detto chiaramente che non ha interesse per te, perché ti comporti così? Cosa speri di ottenere? Lui ti sta seguendo perché è costretto lo sai vero? E’ questo che vuoi? Se veramente come dici gli hai voluto bene lascialo qui con noi, è quello che vuole.”
“Che ne sai di quello che vuole.”
“E tu invece lo sai non è così? Sei un conservatore integralista, lo stai trattando come un oggetto di tua proprietà.”
“Non mi avete lasciato scelta ne tu ne lui ed ora se permetti io e il mio Omega ce ne torniamo a casa.”
“Spero che tu non debba pentirti di quello che stai facendo” Pepper con delusione può solo scuotere la testa e abbracciare Bucky, aprendo la porta d’ingresso.
“Lo spero anch’io.” gli fa eco Steve con voce bassa.

Quando entrano nell’appartamento di Steve, Bucky è investito da quell’odore inconfondibile che per lui è “casa”, è l’odore di Steve fresco e pulito mescolato a quello delle loro cose; poi vede i suoi libri, i suoi appunti lasciati a metà, la sua tazza del caffè preferita, tutto è rimasto come quando lo ha lasciato quasi un anno prima, senza che Steve abbia toccato niente. Ricaccia in gola un nodo di commozione che minaccia di soffocarlo, tossicchia e stringe i denti, sapendo che non deve lasciarsi sopraffare dalla nostalgia e dal desiderio di poter rivivere una vita, che per lui ormai è diventata impossibile.
“Penso che sia meglio che tu dorma in camera tua.” dice Steve stancamente e lui si lascia sfuggire un sospiro di sollievo che non sfugge all’Alpha e se ne va senza una parola nella sua stanza, dove comincia a sistemare le sue cose.
I giorni passano e Steve si chiede con sempre maggior forza se veramente la decisione che ha preso ha un senso o se si è comportato come un irresponsabile dispotico, fidandosi delle parole di Peggy per il semplice motivo che vuole con tutto se stesso che quelle parole siano vere: che il legame dell’anima non sia una favoletta ma quello che lega lui e Bucky. Ha sperato che riportandolo a casa, nel loro appartamento dove sono stati felici, le cose potessero cambiare, ci ha creduto con tutte le sue forze, ma le cose non stanno andando nel verso giusto.
Bucky sembra un condannato ai lavoro forzati, risponde a monosillabi solo quando è costretto da domande precise, altrimenti se ne sta zitto anche tutto il giorno, legge, guarda la Tv, lo accompagna in giro se è lui a chiederlo, comportandosi come un automa e Steve non sa più cosa fare per ricucire un rapporto che, ormai ne è convinto, solo lui ritiene importante. Conoscendo la sua testardaggine e la sua caparbietà sa che non è con le parole che lo potrà convincere a cambiare idea e, anche se lo desidera molto e ogni volta che gli si avvicina vorrebbe stringerselo addosso, sa che anche questa non è la strada giusta, perché Bucky non dimostra nessun cedimento, nessuna tenerezza e se provasse ad abbracciarlo è sicuro che gli opporrebbe solo freddezza e silenzio e questo per Steve sarebbe molto peggio che un pugno in faccia.
Si trova senze risorse, senza appigli, tanto che decide di riportare indietro Bucky da Pepper e di dargli un addio definitivo alla fine della settimana.
E’ al lavoro quando Peggy lo chiama al telefono.
“Ho un paio di ore libere che ne dici se vengo da te e facciamo la pausa pranzo insieme?”
Steve ha voglia di sfogarsi con qualcuno e Peggy in fondo è la persona giusta.
Seduto su una panchina del parco approffitando della giornata di sole, Steve vede arrivare Peggy che gli si siede accanto infreddolita: “Dalla prossima volta ci troviamo un posto al calduccio promettimelo.”
Steve sorride suo malgrado, Peggy ha la capacità di risollevargli il morale, di farlo sentire migliore di quello che lui pensa di essere, di rasserenarlo e infondergli fiducia, è una donna preziosa, forte e positiva, capace di infondere queste qualità anche negli altri.
“Allora come stanno andando le cose?” chiede addentando il suo panino.
“Male Peggy, ho seguito il tuo consiglio, non mi sono arreso, ho costretto Bucky a ritornare a casa sperando che i sentimenti che sento per lui fossero ricambiati, ma ti sbagliavi, il legame dell’anima non esiste, Bucky è indifferente, anzi sembra tollerarmi a fatica, penso che sia stato tutto inutile, ma almeno non avrò rimorsi quando lo riporterò da Stark, ho tentato di tutto per riaverlo ma ho fallito.”
Peggy rimane qualche minuto in silenzio, poi lo osserva con quello sguardo risoluto e senza incertezze, con occhi che sembrano palpitare di sdegno.
“Ti stai già arrendendo? Non ci credo Steve, non è da te! Il legame dell’anima non è una favola, esiste, è raro ma esiste, cosa pensi che ci sia tra Tony Stark e Virginia Potts se non un legame dell’anima?”
Steve per un attimo si sente a scuola scrutato dall’occhio severo della sua maestra, poi scuote la testa.
“Sono innamorati, sono stati molto fortunati a trovarsi, ecco tutto!”
“Ascolta ho fatto parecchie ricerche in proposito, il legame dell’anima non appare all’improvviso, non è un colpo di fulmine, nasce dopo il primo calore passato insieme ma si rinsalda con i calori successivi, di solito le due persone se ne rendono conto dopo circa un anno di convivenza; è un legame fisico, emozionale ed intellettuale, ma anche biochimico, è come se le cellule dell’uno e dell’altro si riconoscessero, come se due metà separate si ritrovassero, è per questo che il legame assicura la reciprocità, è per questo che sono sicura che Bucky sta recitando una parte che si è imposto.”
“Ma perché santo Dio, io non capisco.”
“Perché è convinto di essere un individuo con troppi peccati sulla coscienza e che nessuno lo potrà perdonare fino in fondo, è convinto che lui per te è un cattivissimo affare, ti sta proteggendo da se stesso, sa che tu gli vuoi bene, sa che tu non lo lasceresti mai, ma proprio per questo ha deciso di ragionare anche per te.”
“E’ un idiota… Nessuno gli ha chiesto di farlo, glielo ho ripetuto in mille modi che quello che voglio è che torniamo insieme, possibile che non si renda conto che sto male.”
“Certo che se ne rende conto, anche lui sta male ma pensa che poi ti passerà, che te ne farai una ragione come succede per tutti gli Alpha, lo sai meglio di me come siamo fatti, non vuole che tu ti senta responsabile per lui, è danneggiato, non vuole pesare su di te.”
“Cosa posso fare per convincerlo che sta sbagliando?”
“Lasciagli un po’ di tempo, cerca di stringere i denti e non mollare, non riportarlo indietro, non ancora, questo è quello che ti posso consigliare.”

Il giorno dopo nel pomeriggio Bucky sta cercando di leggere anche se da mezz’ora è fermo sulla stessa pagina. Non riesce a concentrarsi, troppi pensieri, ricordi, emozioni minacciano di soffocarlo se solo dà loro un po’ di spazio. Spera con tutto se stesso che la tortura a cui Steve lo sta sottoponendo finisca presto, che alla fine si stanchi, butti la spugna, si arrenda e lo riporti da Pepper e Tony. Lì potrà iniziare una nuova vita, potrà riprendere gli studi, lavorare, chiudersi in casa imbottendosi di sopressori durante i giorni di calore, senza aver più bisogno di un Alpha che diriga la sua vita; è sicuro che sarà una bella vita, una vita quasi come quella di un Alpha, quasi con le stesse possibilità, le stesse occasioni. Riuscirà a dimenticare le violenze, le crudeltà che ha subito recentemente e che poco a poco stanno ritornandogli alla memoria, insieme ai flash più remoti della sua infanzia felice, della sua adolescenza disastrata, della desolazione nei laboratori di Zola, del degrado al Ricovero, che sono come stilettate nel cervello di cui vorrebbe volentieri fare a meno. Riuscirà a vivere con il peso dei sensi di colpa che non cesseranno mai di pesare sulla sua anima, riuscirà ad accettare di aver fatto quello che ha fatto assumendosene la responsabilità, senza cercare scuse ne perdoni che non avrebbero senso. Quello che invece è sicuro di non riuscire mai a fare è dimenticare Steve, spezzare quel sentimento che lo lega a lui, pensare di poter stringere il legame con qualcun altro; ma è proprio per questo, perché Steve è la persona più importante per lui, che non è giusto rovinargli la vita più di quello che ha già fatto. Ci sono troppi peccati, troppo dolore per poter vivere una vita spensierata e per poter far vivere a Steve la vita che si merita.
I suoi pensieri ad un tratto sono interrotti dal campanello che suona.
Guardando dallo spioncino vede una giovane donna che con una mano si aggiusta una ciocca di capelli scuri, ha occhi di velluto e labbra rosse, sembra tranquilla e non pericolosa, apre con cautela, perché la paura è una brutta bestia ed è difficile liberarsene completamente.
“Sono Margaret Carter” si presenta sorridendogli, come se il suo nome debba significare qualcosa.
Bucky rimane perplesso.
“Se sta cercando Steve non c’è, è al lavoro.”
“Sto cercando te, sei Bucky vero?”
Bucky non riesce a frenare l’impulso di indietreggiare e di chiudere la porta, ma la donna è pronta e si mette sulla soglia ad impedirgli di lasciarla fuori.
“Tranquillo ho solo bisogno di parlarti, non ci metterò molto ma preferirei farlo dentro che sul pianerottolo.”
Bucky si sposta suo malgrado facendola entrare: “D’accordo, di cosa deve parlarmi?”
“Possiamo darci del tu, chiamami pure Peggy come fanno tutti.”
“Peggy??” Bucky non può fare a meno di sbottare sorpreso, “Quella Peggy? La ragazza di Steve?”
“La ragazza di Steve??” risata, “Oddio non sono abituata ad essere definita la ragazza di qualcuno. Comunque direi che è più corretto dire: la ragazza che frequentava Steve.”
“Lei... Tu sei molto bella” non può fare a meno di dire Bucky, che chissà perché l’ha sempre immaginata diversa, “Steve mi ha detto che è finita tra di voi, non capisco perché.”
“Davvero non lo sai? Tra noi c’era parecchia intesa e potevamo essere una bella coppia ma lui ha deciso in un altro modo, ha deciso che eri tu la persona con cui voleva passare la vita.”
“Io sono solo un Omega, Steve ha diritto di farsi una famiglia.”
“Steve ha diritto di decidere quello che vuole fare senza che altri decidano per lui, ieri abbiamo parlato, ti rendi conto che gli stai facendo parecchio male?”
Bucky abbassa gli occhi e fissa la punta delle sue scarpe.
“Mi dispiace ma non so che farci, io non provo più...”
“Per piacere non raccontarmi tutte le stronzate che vai raccontando a Steve.”
“Non sono str...”
“Zitto e ascoltami. Ne ho visti molti come te, ragazzi tornati dalle tante guerre che infiammano il mondo, alcuni si buttano il passato alla spalle, altri rimangono intrappolati dalle azioni che hanno commesso, chiusi nel loro lato oscuro del quale magari non sospettavano neppure l’esistenza. So che non ti basta sentirti dire che non è colpa tua, per questo ti dico che anche se tu ti senti una brutta persona che non merita di essere perdonato, Steve non ti vede così e lui non sbaglia mai a giudicare le persone. Io lo conosco bene, è un uomo leale e onesto e ha la capacità di riuscire a individuare se gli altri lo sono altrettanto, se tu fossi la persona che pensi di essere, Steve non potrebbe mai amarti e invece lui ti ama…Tu non sei un omicida Bucky, sei un veterano con un po’ troppi traumi sulla pelle. Datti un po’ di tregua, permettigli di darti una mano e permetti a lui di essere felice, questo glielo devi. Gli stai dando del filo da torcere e lui è la persona più testarda che conosca, quindi non so che effetto avranno le mie parole su uno zuccone come te, ti chiedo solo di riflettere bene… Bene direi che quello che volevo dirti te l’ho detto. Ora devo proprio andare” si alza sistemandosi la gonna, “Mi accompagni alla porta?”
“Steve ha ragione, sei davvero molto carino” gli sussurra prima di andarsene con un sorriso sulle labbra rosso fuoco.
Quando Steve entrando in casa dopo il lavoro trova la casa vuota pensa che Bucky se ne sia andato senza aspettare che lui lo riporti da Pepper e non riesce a sentirsi arrabbiato, in fondo ha fatto la cosa giusta che lui da giorni rimanda, poi lo vede sul balcone con addosso una sua felpa e le braccia strette intorno al petto e decide di ignorarlo. E’ Bucky, quando si accorge di lui, a rientrare rabbrividendo e a salutarlo aggiungendo in sovrappiù un sorrisino timido.
“E’ successo qualcosa?” risponde Steve sorpreso.
“E’ da questa mattina che mi sento agitato, così ho pensato di mettermi la tua felpa, sai che il tuo odore mi tranquillizza.”
“E…”
“E sembrava funzionasse, poi è venuta a trovarmi Peggy Carter.”
“Peggy? Ma che diavolo è saltato in mente a quella donna.”
“E’ stato molto istruttivo sentirla parlare, è una donna in gamba, non mi meraviglio che ti piaccia.”
“Senti Bucky…”
“Mi ha fatto sentire un cretino.”
“Con Peggy succede spesso” boffonchia Steve.
“La verità è che ha ragione… Su tutto… Sul fatto che ti ho raccontato un sacco di stronzate, sul fatto che l’ho fatto perché ho paura. So che tu mi vuoi bene e anch’io te ne voglio, ma già le cose per me erano difficili prima ma ora, dopo quello che è successo, sono inacettabili. Ho ucciso delle persone a sangue freddo, non so quante, non lo ricordo ma non importa, stavo per uccidere anche te.”
“Non eri tu a farlo Bucky.”
“Lo so ma l’ho fatto e questo non si può cancellare, ma la cosa peggiore che non ti ho mai detto è che il Soldato d’inveno non è un’invenzione di questi mesi, esisteva già prima che Pierce venisse incarcerato, l’ultimo anno in cui sono stato di sua proprietà c’erano già stati combattimenti mortali, io avevo già ucciso e senza che nessuno mi condizionasse, io sono un assassino e veramente Steve tu non meriti uno come me.”
“Che cosa è successo allora?”
“Erano cinque anni che lottavo per lui, poi mi ha fatto entrare nel giro dell’Hydra. Io ho detto che non lo avrei mai fatto e che avrei preferito morire, Pierce ha riso; quando al primo combattimento il mio avversario ha cercato di soffocarmi ho reagito d’istinto e ho avuto la meglio, non volevo morire, me ne fregava se dovevo uccidere qualcuno ma non volevo morire.”
“Ed è un peccato grave non voler morire a vent’anni? Senti io sono stato un soldato, non sono mai andato in missione operativa ma se avessi continuato la mia carriera lo avrei fatto, avrei dovuto mettere in conto di poter uccidere altri uomini che non conoscevo neppure, per potermi salvare la pelle, se non vuoi morire devi uccidere per primo, è questa la prima regola di chi combatte.”
“Sono un assassino, sono instabile psicologicamente, con una memoria strappata e ricucita male, con una protesi al posto di un braccio, cazzo Steve non so se valgo tutto questo.”
Steve si blocca un attimo, poi sorride.
“Mi hai già detto questa frase ti ricordi?”
Bucky socchiude gli occhi, sforzandosi di trovare il bandolo della matassa.
“No.”
“Era il primo Natale che passavamo insieme, eravamo stati dai miei, lì abbiamo litigato e tu mentre tornavamo a casa mi hai detto le stesse parole.”
“Sì è vero, adesso mi ricordo, pensavo che non avessi sentito perché non mi hai risposto.”
“Avevo sentito, anche se tenevi la voce bassa, ma non ti ho risposto perché quando mi hai fatto quella domanda mi sono chiesto: -Forse ha ragione, forse lui non vale tanto: litigare con i miei, rovinare la festa a tutti, andarsene incazzati il giorno di Natale-, l’ho pensato ma ora non ho nessun dubbio, tu vali tutto questo.”
Bucky ha gli occhi che gli pizzicano, non ha più obiezioni, non sa più cosa replicare e soprattutto non vuole mettersi a piangere, così si avvicina a Steve e lo abbraccia.
“Dio quanto mi sei mancato” mormora Steve tra i suoi capelli stringendolo.
Bucky sprofonda il viso nell’incavo della spalla e aspira l’odore di Steve e senza rendersene conto gli esce un mugolio basso e roco e un brivido gli percorre la spina dorsale.
“Bucky che sta succedendo?” sussurra Steve con il naso nei suoi capelli, “Il tuo odore è cambiato, è così eccitante...”
Bucky cerca la bocca di Steve e gli morde leggermente il labbro inferiore per poi introdurre la lingua e approfondire il bacio, mentre si stringe di più al corpo dell’Alpha cercando di strusciare il bacino contro il suo. Steve chiude gli occhi e corrisponde al suo bacio con tutta la passione che ha trattenuto da troppo tempo.
Mentre lo bacia e sente le mani di Bucky che gli sollevano la maglia e cominciano ad accarezzargli la schiena ricorda le parole del dottore di Pasadena: -La soppressione del calore potrebbe sfasare il ciclo-, sorride tra sé pensando che ha tempo dopo di dire a Bucky che il calore è arrivato in anticipo e che non ci sono soppressori in casa.
  
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