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Autore: _Alexya    24/07/2020    0 recensioni
'Le emozioni esistono ma non si possono toccare con mano'
Ciò rimase verità per molto tempo fin quando un giorno esse dopo anni vissuti sotto forma immateriale presero vita.
Un terremoto percosse ogni luogo del mondo e ciò che era stato immateriale divenne materiale.
L'Abisso, popolato dal male, e il Regno alato, popolato dal bene, si crearono vivendo in equilibrio l'uno distante dall'altro.
Ma il male, assetato di potere, vuole ben oltre ciò che già possiede.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il prato diviene completamente bianco.

Sospiro, siedo per terra e abbraccio le mie ginocchia.

Un piacevole calore mi avvolge eppure l'aria che i miei polmoni respirano è gelida.

Mi ricorda l'inverno, la neve.

La stagione in cui ho insistito di voler nascere a tutti i costi nonostante non fossi pronta. La stagione in cui tutto diviene bianco ma nero, silenzioso ma chiassoso, gelido ma caldo, immobile eppure in movimento, buono ma malvagio.

Dipende poi dai punti di vista... puoi vederlo dal lato positivo e amarlo o vederlo dal lato negativo e odiarlo. Io guardo sia un lato che l'altro e lo trovo affascinante.

Un mal di testa interrompe i miei pensieri, porto le mani a questa stringendola e una sensazione di panico invade il mio petto. Sospiro cercando di calmarmi e immediatamente porto le mani davanti a me e le osservo, tremo.

Lux si posa sul mio ginocchio e mi osserva preoccupata.
 

"Hey... è tanto forte?" Chiede a bassa voce.
 

Gli sorrido e scuoto la testa in segno di no e lei sorride abbassando le ali tristemente.

Espiro, posso vedere il mio respiro nell'aria proprio come in inverno. L'unica differenza è che l'aria intorno a me è calda mentre quella che è nel mio corpo è gelida.

Un tiepido vento muove i miei capelli eppure nulla... nessun rumore.

L'unico rumore che posso sentire è il mio respiro, come se fosse amplificato di dieci volte rimbomba nel silenzio e nella mia testa.
 

"Ale?"
 

Una voce esterna mi riporta alla realtà e tutto torna normale, rimango ancora stordita e cerco di non agitarmi.

"A cosa pensi?" Mi chiede il Cavaliere sedendosi faticosamente per terra.

"Nulla,nulla" Borbotto io.

"Solo dopo la morte non si pensa nulla" Risponde lui.

"Nulla di importante allora" Dico un poco sorpresa dalla sua risposta e gli sorrido.

"Mh" Mugola lui poco convinto. 

"Ascolta,come va?" Aggiunge con un tono un po' distaccato riferendosi alla mia ferita.

"Oh? Ah si!" Ridacchio divertita.

"Me ne dimentico quasi, va già molto meglio"

"Menomale" Sussurra sollevato lui.
 

Distolgo lo sguardo da lui notando che il suo è ricaduto di fronte a noi.

Il panorama che si può vedere dalla zona rialzata in cui ci troviamo è alquanto bizzarro e un poco spaventoso, eppure riserva un fascino veramente spettacolare.

Una città di lucine poco lontana illumina il buio e dei fiori luminosi partono da intorno ad essa e si disperdono pian piano.

La loro luce bluastra dona una bellezza e una luminosità tale da affascinare mentre di rado grandi ma pochi alberi si innalzano neri e ricurvi senza foglie.

Come fanno a crescere se non vi è luce?

Semplice, si nutrono del buio e prendono forza dall'abisso crescendo in modo anormale: i loro rami spogli terminano in punte alquanto aguzze, il loro tronco è forato e affatto diritto, le radici enormi spuntano dalla terra e il loro legno sembra putrefatto. La terra invece è ricoperta di un prato nero in cui sporge ogni tanto qualche fungo la cui grandezza è di poco fuori dalla norma.
 

"Prima di entrarci me lo immaginavo totalmente buio" Mi racconta il cavaliere.

"È come guardare il cielo di notte, buio eppure luminoso per le stelle" Penso a voce alta.

"Mh"
 

Minuti di quiete passano lentamente...

Il leggero rumore del vento accompagna il silenzio solito regnante di questo lugubre posto che viene spezzato solo quando vi è un combattimento.

Pare che i mostri quasi si nascondano... o forse si confondono solo con il buio.
 

"Tu perché sei nell'abisso?" Chiedo curiosa al cavaliere.

"Preferisco non raccontartelo" Dice dopo qualche secondo di silenzio.

Rimango muta per qualche istante.

"Sicuro?" Chiedo timorosa.

Elias non mi risponde, si alza, sbuffa infastidito e se ne torna in casa.

"Ma.. Hey!" Lo chiamo quasi arrabbiata.

"Sei la solita" Interviene Lux.

"Stai zitta"

"Sei una testona,ti ha detto che non voleva dirtelo e hai chiesto di nuovo" Continua lei che è comodamente sdraiata sulla mia gamba.

"Si,lo so" Sospiro.
 

Sono la solita idiota.

Stupida, incapace, strana, ignorante, antipatica, invadente, testarda.

Insulti su insulti iniziano e gridare nella mia testa, gli occhi si inumidiscono mentre le urla diventano sempre più forti.
 

"Smettila!" Mi urla Lux alzandosi.
 

Trattengo a fatica le lacrime che ormai offuscano la mia vista.

Improvvisamente poi una sensazione a me familiare mi colpisce.

Niente più lacrime, occhi spalancati, mi alzo di botto e Lux mi segue. Mi guardo intorno velocemente.

Una sensazione di vuoto mi prende, un leggero fischio solletica i miei timpani e il mio cuore inizia ad accelerare come se fosse eccitato da quella sensazione.

È lei... Dov'è?

Faccio per cominciare a correre verso non so dove ma Lux mi ferma.
 

"Dove vuoi andare? Non sappiamo dove sia e tu sei anche ferita"

"Hai ragione" Dico grattandomi la testa imbarazzata.

Mi volto ed entro in casa di corsa.

"Quando partiamo?" Chiedo precipitosa.

Il cavaliere mi osserva confuso.

"Dove vuoi andare ridotta cosi?" Chiede tranquillamente Holin sorseggiando un tè.

"Perché?" Chiedo non capendo.

"Emh.. Ale... sanguini" Sussurra un po' inorridita Lux.
 

Abbasso lo sguardo e osservo la mia maglietta sporca di sangue.

Mi accorgo solo ora di quanto la testa mi pesi, poggio una mano sulla maglietta e questa diventa completamente rossa.

Holin si alza e viene tranquillamente nella mia direzione.

Barcollo e lui prontamente mi afferra.
 

"Vieni, mettiti a letto"

"Ok" Rispondo io improvvisamente debole.
 

 

        

 

 

Sospiro, non va bene di questo passo ripartiremo tra chissà quanto.

Il guardiano ritorna dalla stanza dove ha portato Ale e il suo sguardo ricade per un attimo su di me.
 

"Un goccio di tè?"

"No grazie, preferirei del caffè" Rispondo rimanendo un istante ad osservare la sua tranquillità.

"Ok" Risponde lui andando in cucina.
 

Sposto lo sguardo sulla mia destra e accavallo le gambe.

La mia armatura è appoggiata su un apposito manichino pronta per partire nuovamente. Comincio a sbattere nervosamente il piede a terra e distolgo lo sguardo.
 

"Datti una calmata" Dice il vecchio porgendomi il caffè.

Sbuffo, prendo la tazzina e mi gusto il sapore amaro.

"E tu come va?"

"Bene"
 

Holin prende il suo solito libro che poggia sulle sue gambe e inizia a scrivere. Noto che non è un libro, le sue pagine sono completamente bianche ed è lui a scriverci.

Un silenzio imbarazzante cala nella stanza.
 

"Lo sai vero che lei non vuole tornare in superficie?"

"Non mi importa"

Un sorrisetto compare sulle sue labbra.

"Non sarà cosi semplice convincerla" Dice continuando a scrivere.

"E allora che rimanga qui con te, io di certo non me la porto dietro"

"Vieni a ridirmelo tra uno o due giorni" Dice lui convinto.
 

Sbuffo, ma chi si crede di essere con quell'espressone convinta... io di certo non me la porto dietro.

Se dovesse rimanere ferita... o qualcosa di peggio non me lo perdonerei mai. Nessuno deve venire con me, non voglio che qualcuno passi quello che passo io.

D'improvviso mi rendo conto di cosa ho appena sentito e i nervi cominciano a uccidermi.
 

"Uno o due giorni? Scherzi?"

"Se vuoi partire e ritrovarti in una battaglia sfiatato, affannato e non in grado di sostenerla vai pure" Dice lui continuando a bere il suo tè.
 

Porto una mano a massaggiarmi la tempia cercando di calmarmi e chiudo gli occhi, devo mettermi l'anima in pace.

Sospiro, riapro gli occhi e osservo il camino. Il fuoco scoppietta flebilmente riempiendo l'aria e il suo calore riscalda ogni angolo della casa, il mio sguardo si fissa su di esso e mi rilasso.

Quest'uomo non è una persona normale, affatto.

È come se già conoscesse tutto di me nonostante non mi sia mai aperto ne con lui ne con Ale, come se fosse un investigatore che da un indizio minuscolo riesce ad arrivare al crimine.

Lo osservo, continua a scrivere e ogni tanto si sistema gli occhiali... ma cosa scrive?

La sua scrittura è elegante e raffinata, potrei dire anche antica e faticosamente riesco a leggere qualcosa data anche la distanza che ci separa.

Appoggio la schiena sul divano finalmente calmo e incrocio le braccia, guardo il tappeto collocato davanti al camino dove Astral dorme tranquillo.

Abyss invece è sveglio e mi osserva, i suoi occhi così luminosi in contrasto con il nero del suo pelo mettono quasi in soggezione... ma non a me.
 

"Hey,vieni qui"
 

Lo chiamo facendogli posto sul divano.

Abyss si alza scodinzolando come un cagnolino e sale sul divano accucciandosi accanto a me. Lo accarezzo dolcemente e lui poggia il muso sulla mia gamba, il suo pelo è morbido e folto e io adoro accarezzarlo.
 

"Un lupo nero e uno bianco eh?" Sorride il vecchio osservandomi un secondo.

"Bei colori" Aggiunge poi facendo finta di nulla.

"Ti diverti a farmi innervosire o cosa?" Rispondo io calmo.

"Perdonami,a volte mi sento ancora un bambino dispettoso" Ridacchia lui tornando a scrivere.
 

Sorrido leggermente e torno ad accarezzare il mio lupo.

Sarà la terza o la quarta volta che sono in viaggio verso la superficie... Incontro qualcuno e lo riporto al di fuori, Ale è la quarta se non erro.

Ripenso allo stato in cui si trovava quando la ho incontrata e un disagio mi coglie, perché ora mi pesa? Per quale ragione il suo stato in questo momento mi fa quasi male?

Ora è una persona totalmente diversa da quella che ho incontrato, mi chiedo allora quale delle due sia quella di sempre.

Scuoto il capo, cosa mi importa? Non la conosco e non mi interessa conoscerla.

Mi alzo lasciando Abyss sul divano che piega la testa su un lato confuso e mi avvio verso la mia camera.
 

"Buona notte Elias"
 

Ignoro totalmente il padrone di casa sbattendo la porta dietro di me e mi butto sul letto.

 

   
 
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