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Autore: Soul Mancini    24/07/2020    7 recensioni
«Vorrebbe tanto imparare a sfiorare la pelle e l’anima di chi la circonda, vorrebbe imparare a superare la paura e il senso di oppressione che prova quando qualcuno le si avvicina, ma non riesce a chiedere aiuto. [...]
Vorrebbe tanto imparare a lasciarsi andare e a lasciarsi amare, a credere in un sentimento tanto dolce da smussare gli spigoli del suo carattere, ma non sa come si fa. [...]
Vorrebbe davvero imparare a ridere e a scherzare come tutti gli adolescenti, vorrebbe mostrare il fuoco che arde dentro la sua crisalide di ghiaccio, ma quando prova a sorridere sul suo viso si dipinge solo una raccapricciante smorfia. [...]
Vorrebbe imparare a vedere i suoi avversari come dei compagni di viaggio e non dei nemici da annientare, vorrebbe condividere con loro le sue paure, le sue insicurezze, le sue fatiche e magari scoprire che anche loro hanno una storia simile alla sua da raccontare.
Ma nessuno le ha mai insegnato che insicurezza non è sinonimo di debolezza. [...]
Jia l’arrogante. Jia la taciturna. Jia la snob. Jia la stronza
- SETTIMA CLASSIFICATA al contest "Villain's Ballad" indetto da _Vintage_ sul forum di EFP.
Genere: Angst, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ice'
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About hurting and getting hurt
 
 
 
 
 
 
Fredda. Quasi glaciale.
Come il ghiaccio su cui volteggia, in equilibrio sulle lame che la sorreggono con sicurezza.
Come i suoi occhi colmi di distacco, come il viso di una bellezza tutta sua ma perennemente indurito da un broncio; un’espressione troppo seria e triste per una ragazzina.
Come il suo cuore troppe volte ferito e incapace di amare.
 
 
♦♦♦
 
 
“Pattinaggio di coppia?” Jia si porta le mani sui fianchi e fulmina con lo sguardo Celia, la sua allenatrice.
La donna si stringe nelle spalle. “Non mi sembra una cattiva idea. Mi piacerebbe iniziare a formare anche delle coppie, dato che per tanto tempo ho pattinato con un partner, e ho pensato subito a te. sei una delle mie migliori allieve e ti muovi con la giusta scioltezza…”
La ragazzina sposta lo sguardo da lei a Randy, colui che teoricamente dovrebbe essere il suo partner. È stato lui a insistere per concretizzare questa pessima idea, ne è certa.
Incrocia le braccia al petto. “Io non pattino con nessuno” sputa in tono acido e fermo.
“Dai, Jia! Sarà un sacco divertente, ti prometto che non ti farò cadere” la supplica Randy, facendo un passo avanti e sbattendo un paio di volte le palpebre con fare da cerbiatto.
Ma Jia indietreggia – e che Randy non si azzardi a toccarla. Sposta ancora una volta lo sguardo da Celia a Randy ed è talmente arrabbiata e irritata che vorrebbe mollare un pugno a entrambi, madre e figlio. Come gli è saltato in mente di proporre una cosa del genere?
“Ho detto che io non pattino con nessuno, non esiste! Tanto meno con te.” Il tono di Jia è gelido mentre pronuncia       quelle parole, non ha bisogno nemmeno di sollevare la voce. Si limita a incenerire Randy con lo sguardo e lui capisce, ammutolisce, si rassegna.
“Jia, smettila di parlare così e soprattutto…” comincia a rimproverarla Celia con quel suo fare severo e quasi minaccioso.
Ma Jia la interrompe subito con rabbia: “Non mi esibisco con Randy solo perché è tuo figlio. E poi non ho nessuna intenzione di dividere la scena con un’altra persona, cercatevi un’altra cavia”.
Dà le spalle alla sua allenatrice e al suo migliore amico – vorrà ancora esserlo, dopo che l’ha offeso così? – e scappa via, corre negli spogliatoi del palaghiaccio; vuole essere lasciata in pace.
Non sa perché è stata così cattiva, non sa perché non si è scusata nemmeno quando ha visto le iridi verde bottiglia di Randy riempirsi di delusione.
Ma sa che non vuole pattinare in coppia perché questo implicherebbe stare a stretto contatto con un’altra persona e lei detesta essere toccata.
Jia non sa cosa sia il contatto umano, cosa sia un gesto d’affetto; nella sua famiglia queste cose non sono mai esistite, non ha mai imparato a dare e ricevere un abbraccio, non ha mai imparato a stringere una mano.
Sua madre non ha mai avuto tempo per prenderla in braccio e lasciare che si accoccolasse sul suo petto mentre le accarezzava i capelli.
Suo padre non le ha mai lasciato una carezza sulla guancia mentre lei gli raccontava la sua giornata scolastica.
E non ha mai visto i suoi genitori scambiarsi un bacio, uno sguardo affettuoso, un gesto d’amore.
Non l’ha fatto apposta, non voleva ferire Randy e non voleva reagire con tanta rabbia. È che certe cose sono troppo difficili da spiegare.
Vorrebbe tanto imparare a sfiorare la pelle e l’anima di chi la circonda, vorrebbe imparare a superare la paura e il senso di oppressione che prova quando qualcuno le si avvicina, ma non riesce a chiedere aiuto.
 
 
♦♦♦
 
 
È dal primo giorno di scuola che Jimmy la osserva, la guarda, la scruta, la esamina. Quando sono entrati in classe, lui si è seduto nel banco accanto a lei e il gesto è parso del tutto casuale, ma Jia ha sentito da subito gli occhi scuri del ragazzo addosso.
Lei non ama stare al centro dell’attenzione quando non si trova sulla pista di pattinaggio, non è abituata e si sente a disagio.
Magari potrebbe parlarci, provare a capire come mai la guarda così spesso, ma non trova niente da dirgli e così preferisce chiudersi nel silenzio e ignorarlo. Qualche volta Jimmy prova a rivolgerle la parola e a sorriderle con fare complice, ma lei non sa mai cosa rispondere e si limita a borbottare qualche monosillabo, per poi distogliere lo sguardo e voltarsi dall’altra parte.
Ogni tanto sente i suoi compagni di classe parlottare tra loro, bisbigliare che Jia è snob o Jia è arrogante, oppure ancora che Jia è cattiva; ma Jimmy non sembra dare ascolto a queste dicerie, trova sempre la voglia e il pretesto per sorriderle di tanto in tanto.
“Ehi, Jia” si fa avanti il ragazzino un giorno, stringendo forte il bordo della sua t-shirt nera per dissimulare il tremore delle mani – è agitato, nemmeno lui sa bene come cominciare il discorso.
L’intervallo è cominciato da poco e Jia, cuffie alle orecchie, ha già cominciato a mangiucchiare il suo tramezzino. Non si aspettava affatto che qualcuno le rivolgesse la parola, in genere riesce sempre a rendersi perfettamente invisibile; si lascia scivolare via l’auricolare destro dall’orecchio e punta lo sguardo su Jimmy, in attesa che prosegua.
“Ho notato che durante la pausa stai sempre da sola e… insomma, mi stavo chiedendo se… ti va di uscire in cortile insieme a me, così prendiamo una boccata d’aria.” Alla fine del discorso, le guance di Jimmy si sono fatte di fuoco per l’imbarazzo.
“No, non mi va.”
“Oh, beh… okay, non importa e… scusa se ti ho disturbato.”
Jia vede il suo compagno di classe abbassare lo sguardo e fuggire via, uscire dalla classe di tutta fretta. E lei non sa bene come sentirsi.
Non sa bene come si rifiuta un invito del genere, sa solo che si è sentita inadeguata quando Jimmy le ha chiesto di andare fuori con lui e ha reagito d’impulso.
In realtà non sa nemmeno perché ha detto di no.
L’unica cosa che sa è che Jimmy fa il carino con lei perché ci vuole provare e lei non vuole dargli corda, non vuole fargli credere che lei lo possa ricambiare. A lei non interessa frequentare nessuno né tanto meno trovarsi un ragazzo, le basta il pattinaggio per essere felice.
La verità è che lei nell’amore non ci crede, non l’ha mai visto con i suoi occhi e non potrà mai viverlo sulla sua pelle.
E ha paura di tutti quegli sguardi maliziosi che i ragazzi le rivolgono, ha paura che si avvicinino, che le sorridano e le parlino. Per allontanarli, l’unica soluzione che conosce è mostrarsi distaccata e disinteressata.
Non l’ha fatto apposta, non voleva ferire Jimmy e non voleva declinare in maniera così scortese. È che certe cose sono troppo difficili da spiegare.
Vorrebbe tanto imparare a lasciarsi andare e a lasciarsi amare, a credere in un sentimento tanto dolce da smussare gli spigoli del suo carattere, ma non sa come si fa.
 
 
♦♦♦
 
 
Jia ci ha pensato tanto prima di accettare. Avrebbe preferito andare al palaghiaccio ad allenarsi un po’, ma Randy le ha assicurato che le sue compagne di classe sono delle persone molto carine e tranquille, così ha deciso di provare.
Lei non è la classica adolescente che trascorre lunghe serate con gli amici; forse perché di amici non ne ha, a parte Randy.
Ma mentre si incamminano verso la pizzeria, si accorge di non averci pensato abbastanza a lungo. Ha decisamente sbagliato a uscire con loro: Randy ride e scherza con le sue due amiche, loro ribattono in maniera così disinvolta e sembrano capirsi al volo, mentre Jia si limita a osservarli in silenzio. Ascolta le loro battute e vorrebbe ridere con loro, ma non ci riesce. Forse non l’ha mai fatto.
Resta in silenzio, seria e composta, finché non prendono posto dentro il locale e una delle compagne di Randy – la biondina, si è presentata come Taylor – occupa la sedia accanto alla sua, rivolgendole un sorriso. “Allora, Jia…”
Lei si limita a osservarla con fare diffidente.
“Randy mi ha parlato molto di te, dice che sei una bravissima pattinatrice” prosegue la ragazza in tono allegro, per nulla turbata dal suo silenzio.
“Il pattinaggio è la mia vita” ribatte Jia con sicurezza. Non sa bene come comportarsi, quindi nel dubbio è meglio partire da cose certe.
Gli occhi di Taylor si riempiono di ammirazione. “Io non so proprio come fate, tu e Randy. Cioè, state in equilibrio sul ghiaccio… se ci provassi io, sicuramente scivolerei per tutta la pista, ma di culo dopo essere caduta!”
Randy e l’altra sua compagna – la mora, Jia si è già scordata il nome – prendono a sghignazzare e forse lei dovrebbe fare lo stesso, ma non ci riesce. Non lo fa apposta, non vuole risultare antipatica, ma non è brava a mostrare le sue emozioni e ancora meno il suo divertimento.
Solo quando Taylor le lancia un’occhiata interrogativa si accorge che sta continuando a fissarla con sguardo freddo e serio, allora si costringe ad abbassarlo e puntarlo sulla tovaglia a quadri rossi e bianchi che ricopre il tavolo.
“Ehi Tayl, posso sempre insegnarti io!” si propone Randy, aprendosi in un sorriso raggiante.
Jia allora coglie l’occasione al balzo: forse stavolta può davvero entrare nella conversazione, può provare a scherzare come tutti i ragazzi della sua età.
Solleva nuovamente lo sguardo e lo posa su Taylor. “Lascia perdere Randy, non ti fidare. Probabilmente ti manderebbe all’ospedale!”
È una battuta, ma pronuncia quelle parole in un tono così serio e tagliente che nessuno lo capisce.
Solo Randy coglie l’ironia della sua affermazione, perché lui ormai la conosce troppo bene: ridacchia e le strizza l’occhio. “Grazie mille per la fiducia, amica mia!”
Taylor invece la scruta leggermente a disagio, indecisa su cosa rispondere. Solo dopo qualche istante sulle sue labbra spunta un accenno di sorriso imbarazzato. “Ma no, non sarà poi così terribile! Male che vada cadiamo entrambi e all’ospedale ci finiamo in due!”
Jia non lo fa apposta, è che non sa davvero come si sorride. Pensa a un sacco di battute carine, ma non riesce mai a portarle fuori in modo che facciano ridere.
È cresciuta in una casa dove le risate non sono mai esistite: sul viso di suo padre ha sempre scorto espressioni severe quando la rimproverava per non essere la figlia che ha sempre desiderato e sguardi neutrali quando lei tornava a casa con un bel voto; il volto della madre invece è sempre stato sconvolto dalla stanchezza dopo giornate intere passate tra tribunali e studi legali.
In casa Huang nessuno fa battute, nessuno ride, nessuno è contento.
E Jia, tra le fredde e silenziose mura di quella casa troppo grande e vuota, ci è cresciuta.
Non voleva ferire Taylor, non voleva risultare cattiva nei confronti di Randy, voleva solo strappare un sorriso e risultare simpatica; ma la maschera di indifferenza e distacco che indossa da tutta la vita ormai ha preso il posto del suo viso e lei non riesce più a togliersela di dosso.
Vorrebbe davvero imparare a ridere e a scherzare come tutti gli adolescenti, vorrebbe mostrare il fuoco che arde dentro la sua crisalide di ghiaccio, ma quando prova a sorridere sul suo viso si dipinge solo una raccapricciante smorfia.
 
 
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Jia si porta una mano sul capo per controllare che lo chignon in cui ha raccolto i capelli sia impeccabile. Abbassa lo sguardo sul costume di scena: nero e attillato, come sempre. Stavolta ha scelto il raso, lo trova molto elegante ed efficace per l’impatto scenico.
È pronta per la sua esibizione; lascerà a bocca aperta pubblico, giuria e sfidanti, si porterà a casa un’altra vittoria. Ne è certa.
Quando si tratta delle gare e del suo amato pattinaggio, ogni dubbio scivola via.
“Sei perfetta così” la rassicura Celia, notando il modo in cui si liscia il costume con le mani e si esamina attentamente.
Jia solleva lo sguardo e annuisce brevemente alla sua allenatrice.
“Mi raccomando, mostra a tutti quanto vali” ammicca la donna accennando un sorriso, e i suoi occhi verde bottiglia – esattamente lo stesso colore di Randy – si riempiono d’orgoglio.
Jia si stringe nelle spalle. “Ovvio.”
La pattinatrice si volta verso l’ingresso della pista, da cui proprio in quel momento fa ritorno Sheila, l’ultima ragazza in gara prima di lei. È bellissima, con l’abito color ghiaccio intonato ai suoi occhi che la fa sembrare una principessa nordica, e ha danzato davvero bene stasera.
Jia serra le labbra in un broncio. Lei è ancora più bella e pattina ancora meglio.
Sheila le passa accanto, diretta verso i camerini, e le rivolge un sorriso. “Buona fortuna!”
Non c’è traccia di malvagità o ironia nella sua voca, in fondo quella ragazza non è cattiva e non ha mai serbato rancore per Jia, nonostante sia la sua rivale.
Ma la mora le rivolge un’occhiata tagliente. “Non ne ho bisogno.”
Sheila si ferma di botto e sostiene il suo sguardo senza esitazione. “Perché devi essere sempre così cattiva e altezzosa? Cosa ci guadagni di preciso?”
“E a te che importa? È inutile che fai la carina con me, non saremo mai amiche. Ficcatelo bene in testa” ringhia Jia.
La odia. Semplicemente perché è incantevole, brava, gentile con tutti e vuole rubarle la scena nell’unico ambito in cui riesce a ottenere dei risultati.
“Jia, è il tuo momento” annuncia Celia a gran voce, richiamando la sua attenzione con un cenno.
Lei rivolge un’ultima occhiata a Sheila prima di dirigersi verso la pista. “Ora scusami, ma vado a soffiarti il posto nel campionato” sibila, prima di lasciarsela alle spalle.
Jia è tremendamente competitiva, ma nemmeno lei sa spiegarsi il perché. Quando si tratta della sua più grande passione, diventa arrogante, agguerrita, maleducata e troppo sicura di sé.
La verità è che ha dovuto convincersi di essere la migliore perché nessuno ha mai creduto in lei e a nessuno è mai importato dei suoi risultati.
È difficile spiegare come si è sentita tutte le volte che suo padre le ha rinfacciato di perdere tempo dietro a uno stupido hobby, quando avrebbe potuto spendere le sue energie per studiare e diventare una donna d’affari. Per lui esiste soltanto quel lavoro, l’arte non è contemplata nei progetti che aveva in mente per sua figlia.
Ed è difficile spiegare quanto l’abbia ferita lo sguardo assente di sua madre quando le ha proposto di andare al palaghiaccio con lei, in modo da renderla partecipe dei suoi progressi. Quello sguardo precedeva sempre un rifiuto, perché una donna di legge come lei aveva altro a cui pensare.
E Jia è caduta tante volte sul ghiaccio, da sola. Ha lanciato tante grida di frustrazione, da sola. Ma, sempre da sola, si è rialzata tante volte ed è diventata un’agonista, contando solo sulle proprie forze.
Ora che è giunta così in alto, ha bisogno di mostrarsi così sicura di sé per scacciare dalla sua mente la voce dei genitori che la screditano.
Non voleva ferire Sheila, ha solo avuto paura che lei la superasse e la facesse vacillare.
Vorrebbe imparare a vedere i suoi avversari come dei compagni di viaggio e non dei nemici da annientare, vorrebbe condividere con loro le sue paure, le sue insicurezze, le sue fatiche e magari scoprire che anche loro hanno una storia simile alla sua da raccontare.
Ma nessuno le ha mai insegnato che insicurezza non è sinonimo di debolezza.
 
 
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Jia l’arrogante. Jia la taciturna. Jia la snob. Jia la stronza.
Jia, che viene da una famiglia ricca ed è abituata ad avere tutto e subito. Jia la viziata.
Jia la lunatica, che non esita un attimo ad aggredire, ringhiare, sputare veleno.
Jia, che fin da bambina fulminava tutti con lo sguardo e non sorrideva mai.
 
Jia e i pugni che ha ricevuto la sua anima ogni volta che non voleva essere toccata.
Jia e i cristalli di ghiaccio che si sono depositati sul suo cuore ogni volta che ha rifiutato un invito.
Jia e le lacrime che ha versato ogni volta che non è riuscita a ridere.
Jia e i brividi di paura che le hanno attraversato l’anima ogni volta che ha gareggiato.
Jia e tutte le volte che ha ferito gli altri dopo essere stata ferita.
Nessuno sa chi si nasconde dietro la maschera di rabbia e freddezza che indossa.
Nemmeno Jia lo sa.
 
 
 
 
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Nemmeno io so cosa pensare di questa storia. È stranissima e forse non ha né capo né coda XD
Ma provavo il bisogno viscerale, non tanto di ‘giustificare’ Jia – perché per alcune cose che fa la prenderei a pugni io stessa ahahah –, ma di spiegare come vive lei ciò che le capita. Chi segue la serie l’ha vista comportarsi in maniera discutibile, portando fuori rispostacce e mostrando una sfrontatezza quasi fastidiosa.
Non credo che questa storia cambierà l’opinione dei miei lettori – e non è quella la mia intenzione, anzi, io mi diverto un sacco a leggere gli insulti che le vengono rivolti AHAHAHAHAH – però mi piaceva l’idea di spiegare quanto Jia ci stia male per il suo stesso atteggiamento. Sa di essere diversa dal resto del mondo, sa che le manca quel senso dell’umorismo di cui avrebbe bisogno, sa di esagerare con le parole, ma non sa come uscirne.
E ho pensato che riportare alcuni momenti sparsi della sua adolescenza fosse il metodo più efficace ^^
Per chi non segue la serie – tipo Vintage – spero di aver caratterizzato il personaggio in maniera abbastanza efficace e di aver spiegato tutti i riferimenti al suo vissuto!
L’unica cosa che ci tengo a specificare, nel caso non fossi stata abbastanza chiara nel testo, è il rapporto di parentela tra Randy e Celia: quest’ultima è l’allenatrice di Jia e madre di Randy. Spesso porta suo figlio con sé al palaghiaccio durante le lezioni, tanto che lui stesso è un suo allievo (anche se non ha mai intrapreso la carriera agonistica come Jia); lui e Jia si sono conosciuti proprio alla primissima lezione della ragazza – all’epoca ancora bambina – e sono praticamente cresciuti assieme!
Grazie a tutti coloro che si sono avventurati nella lettura di questo mezzo delirio e, per chi si avventura nella serie per la prima volta, spero che i miei figlioletti vi abbiano incuriosito *-*
Alla prossima!!! ♥
 
 
   
 
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